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RAPPORTO SULLO STATO DELL'AMBIENTE DEL ... - Regione Lazio

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BIOSFERA<br />

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esercitata su uova e giovani da animali selvatici quali cinghiali e cani randagi, gli incendi, la<br />

distruzione e la frammentazione dell’habitat forestale mediterraneo, ambiente di elezione della<br />

specie. La comprensione dell’impatto di tali fattori di minaccia sulla Testuggine terrestre nel <strong>Lazio</strong><br />

è di fondamentale importanza, visto il ruolo chiave rivestito dalle popolazioni dell’Italia centrale<br />

per la salvaguardia della sottospecie nominale T. h. hermanni.<br />

Uno dei Rettili italiani più rari e localizzati è certamente la Vipera dell’Orsini (Vipera ursinii),<br />

specie a diffusione europea ed asiatica, ma presente in Italia solo su alcuni rilievi montuosi<br />

dell’Appennino centrale. Legata ad ambienti steppici montani, è presente nel <strong>Lazio</strong> solo nelle<br />

province di Rieti e Frosinone, in particolare sui Monti della Laga, Duchessa, Terminillo e nel<br />

versante laziale del Parco Nazionale d’Abruzzo, mentre sono da considerarsi erronee le<br />

segnalazione relative al Monte Navegna (Bologna et al., 2000). La salvaguardia di questa specie è<br />

legata alla conservazione ed alla corretta gestione degli habitat montani.<br />

Numerose specie di Uccelli nidificanti nella nostra regione sono considerate a livello nazionale ad<br />

elevato rischio di estinzione, e per tale motivo sono inseriti nel libro rosso della fauna nella<br />

categoria “in pericolo in modo critico” (CR). Tra gli Anatidi vi sono la Canapiglia (Anas strepera)<br />

e la Moretta (Aythya fuligula). Nel <strong>Lazio</strong> queste due specie sono discretamente comuni durante<br />

l’inverno (Brunelli et al., 1998), anche se per la Moretta le maggiori sono presenti soltanto in due<br />

zone umide, laghi Lungo e di Ripasottile (RI) e Lago di Vico (VT), entrambi ritenuti di importanza<br />

nazionale per questa specie (Serra et al., 1997). La Canapiglia occupa durante l’inverno una<br />

quindicina di zone umide con una popolazione costituita da 315 a 790 individui (censiti nel periodo<br />

1993-1998) per lo più concentrata in tre siti; il più importante è il Lago di Alviano, situato in<br />

Umbria, al confine con il <strong>Lazio</strong>; gli altri due sono le lagune costiere del Parco Nazionale del Circeo<br />

e il Lago di Vico. La popolazione nidificante delle due specie nella regione è costituita da meno di<br />

10 coppie complessive. Tra le minacce che possono incidere su queste due specie ci sono l’attività<br />

venatoria e la riduzione delle zone umide.<br />

La Coturnice (Alectoris graeca) e il Picchio dorsobianco (Picoides leucotos) sono altre due specie<br />

ornitiche minacciate nel <strong>Lazio</strong>, anche se con intensità diverse. La prima è inserita infatti tra le<br />

specie “vulnerabili”, mentre la seconda tra quelle “in pericolo”. Entrambe presentano comunque<br />

delle popolazioni regionali molto ridotte e frammentate, localizzate nella fascia montana ed<br />

altomontana.<br />

Nel <strong>Lazio</strong> la Coturnice è sedentaria, occupa gli ambienti medio ed alto montani, le praterie<br />

montane e d’altitudine, con pendii rocciosi e vegetazione discontinua erbacea ed arbustiva, con una<br />

consistenza numerica stimata in sole 50-200 coppie. Il calo numerico e la contrazione dell’areale<br />

sarebbero dovuti principalmente alla riduzione del suo habitat a seguito dell’espansione dei boschi<br />

nei comprensori montani e submontani ed alla caccia. Per questa specie è indispensabile mantenere<br />

il divieto di caccia e avviare studi e monitoraggi sui nuclei relitti, prevedendo in alcuni<br />

comprensori montani degli studi di fattibilità per la sua reintroduzione.<br />

Il Picchio dorsobianco è estremamente localizzato in poche faggete mature montane<br />

dell’Appennino ed è essenzialmente legato alla conservazione di questi habitat forestali, dove si<br />

riproduce in cavità scavate su alberi vetusti e si alimenta su alberi deperienti o morti. La<br />

conservazione di questo Picide, attraverso pratiche forestali maggiormente compatibili,<br />

permetterebbe tra l’altro la conservazione di altre specie legate alle foreste mature montane, quali<br />

la Rosalia alpina (Rosalia alpina) e la Balia dal collare (Ficedula albicollis), entrambe minacciate<br />

ed inserite tra la fauna protetta ai sensi delle direttive comunitarie Habitat 92/43 ed Uccelli 79/409.<br />

Tra i Mammiferi, i Carnivori annoverano alcune tra le specie che destano le maggiori<br />

preoccupazioni, soprattutto la Lontra (Lutra lutra) e l’Orso bruno marsicano (Ursus arctos<br />

marsicanus), una sottospecie endemica dell’Italia centrale, la cui distribuzione è relegata<br />

principalmente al Parco Nazionale d’Abruzzo, <strong>Lazio</strong> e Molise, ma con alcuni avvistamenti, forse<br />

testimonianza della presenza di piccoli nuclei, anche su altri rilievi montuosi, quali i Simbruini,<br />

Lucretili e Monte Cervia e Navegna. Le principali minacce per la salvaguardia dell’Orso bruno<br />

marsicano consistono nella continua uccisione di individui, sia ad opera di bracconieri che in

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