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Gruppo di ricerca della Zancan Formazione - Assemblea Legislativa

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Intervista a Daniele Lugli<br />

Difensore Civico <strong>della</strong> Regione Emilia-Romagna<br />

D. La <strong>ricerca</strong> sui minori segnalati per irregolarità <strong>della</strong> condotta presso il<br />

Tribunale per i Minorenni <strong>di</strong> Bologna è stata possibile essenzialmente<br />

grazie al suo supporto. Che cosa l’ha convinta a promuovere questo<br />

stu<strong>di</strong>o?<br />

Favorire una <strong>ricerca</strong> sui minori segnalati per irregolarità <strong>della</strong> condotta è stato<br />

per me un riprendere un percorso <strong>di</strong> quarant’anni fa, e più precisamente dalla<br />

metà degli anni Sessanta alla metà degli anni Settanta. Leggere nel testo<br />

dell’art. 25 “istituti me<strong>di</strong>co psicopedagogici” accanto a “case <strong>di</strong> rieducazione” mi<br />

riporta all’impegno per un’azione contro l’istituzionalizzazione dei minori<br />

devianti, in particolare <strong>di</strong> quelli con <strong>di</strong>sturbi del comportamento etichettati come<br />

psichici. Spesso il ricovero negli istituti era l’anticamera del manicomio.<br />

D. Di che cosa si occupava in quegli anni?<br />

Avevo la responsabilità dell’assistenza dell’Amministrazione Provinciale <strong>di</strong><br />

Ferrara e affiancai come potevo l’azione <strong>di</strong> un’assessora particolarmente<br />

impegnata nel togliere il più possibile i ragazzi dagli istituti, e costituire dei<br />

gruppi famiglia ai quali affidarli. In parallelo si avviava il processo <strong>di</strong> progressivo<br />

superamento degli stessi manicomi, in primo luogo aprendone i reparti più<br />

chiusi e poi con la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> servizi ed esperienze sul territorio.<br />

Nei primi anni Settanta come Assessore alla Pubblica Istruzione proseguii e<br />

affiancai questo impegno nel superamento delle classi <strong>di</strong>fferenziali e speciali,<br />

ritenendo dannoso per i minori ogni trattamento fortemente <strong>di</strong>fferenziato dai<br />

coetanei, tanto da <strong>di</strong>venire segregante. L’idea era quella <strong>di</strong> evitare ogni forma<br />

<strong>di</strong> istituzione separata, <strong>di</strong> sostenere e accompagnare i minori in <strong>di</strong>fficoltà a<br />

con<strong>di</strong>videre il più possibile attività ed esperienze “normali”. Usciti dagli istituti<br />

psicopedagogici e affidati a gruppi famiglia frequentavano colonie estive, centri<br />

ricreativi e attività scolastiche con gli altri ragazzi.<br />

Il mio interesse rispetto alla <strong>ricerca</strong> era dunque da un lato comprendere quali<br />

passi in avanti concreti si fossero fatti ponendo, in luogo degli istituti e delle<br />

case <strong>di</strong> rieducazione, le comunità educative, e dall’altro se vi fosse un progetto<br />

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