Gruppo di ricerca della Zancan Formazione - Assemblea Legislativa

90% se ne andrà dopo qualche ora. Quando invece arriva con le unità di
strada, vuol dire che ha seguito un percorso educativo e motivazionale. Perciò
si può dire che «è più facile che i minorenni arrivino con le forze dell’ordine, ma
è più facile che quelli che restano arrivino con le unità di strada»” (C. Barlucchi,
op. cit., p. 27).
Non può non colpirci il fatto che, nei tre anni indagati, nessun procedimento ex
art. 25 bis sia stato avviato in seguito ad una segnalazione proveniente dalle
Unità di Strada del progetto Oltre la strada. Questo dipende sicuramente da
vari fattori, tra cui la difficoltà di avvicinare i minori di età eludendo le raffinate
strategie di nascondimento messe in atto dalle organizzazioni criminali, il
problema ulteriore di identificarli come minorenni e infine quello di coinvolgerli
in un programma di protezione.
È inoltre possibile che la scarsa conoscenza del procedimento amministrativo
tra gli operatori sociali in genere – vedi più avanti quanto emerge dai focus con
gli operatori – si allarghi all’art. 25 bis e che sia quindi opportuno proporre
momenti di conoscenza reciproca tra la giustizia minorile e il sistema degli
operatori che vengono in contatto con gli adolescenti prostituiti. Questo
potrebbe in parte ovviare anche uno dei problemi segnalati nell’indagine del
Ministero del Lavoro, ovvero le lungaggini nell’ottenimento del permesso di
soggiorno o il suo rilascio, da parte di alcune Questure, solo a seguito di
denuncia del proprio sfruttatore.
c. Oltre la Strada per i minori: l’esperienza di Bologna
Tra gli interventi predisposti dal progetto Oltre la Strada segnaliamo almeno
due esperienze interessanti. La prima si è svolta a Bologna, dove l’Unità di
Strada ha coinvolto un’operatrice del servizio di accoglienza minori, presenza
che ha permesso di incrociare i dati raccolti con quelli della locale struttura di
accoglienza per minorenni, e due operatori del progetto nomadi per progettare
interventi nel settore della prostituzione maschile.
Nel campo della prostituzione femminile gli operatori hanno lavorato
prevalentemente con ragazze rumene che rimanevano nello stesso posto non
più di due mesi e viaggiavano di frequente tra la Spagna e l’Italia. Vengono
descritte condizioni di particolare fragilità. “Non hanno una coscienza esatta
della loro situazione/condizione né di dove si trovano e di come ci sono
arrivate. Spesso non sono in grado di rapportarsi con il territorio, con i servizi e
le strutture importanti per la loro salute. Sono ragazze provenienti da situazioni
familiari difficili, da condizioni di estremo disagio sociale da cui sono scappate.
La sensazione è che la propria esperienza venga vissuta secondo parametri e
valori completamente falsati rispetto alla realtà, e che le condizioni presenti
siano spesso un riflesso dell’esperienza passata. Molte di loro prendono
coscienza del livello reale di sfruttamento a cui sono sottoposte solamente
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