Gruppo di ricerca della Zancan Formazione - Assemblea Legislativa

civili e penali e con le progettualità e interventi di tipo preventivo che il territorio
regionale costruisce e realizza attraverso i Piani di Zona, o tramite i progetti
nell’area minori (ex-lege 285), o con altri progetti ai sensi della legge regionale
sulle politiche giovanili.
L’interesse verso i contenuti proposti in questo studio sono strettamente legati
anche alle difficoltà che gli enti e i servizi stanno vivendo in questo ultimo
periodo per il venire meno di risorse e di opportunità di intervento, e per la
crescente sensazione di aumento delle problematiche tra i minori, soprattutto
quelli vicini alla maggiore età.
3. Il ruolo dei coordinamenti provinciali e la situazione delle politiche per i
minori
Prima di entrare nel merito delle osservazioni inerenti i contenuti della ricerca è
doveroso raccogliere quanto emerso nei focus in ordine al quadro degli
interventi a favore dei minori, sia nella prospettiva della tutela sia in quella
preventiva.
Per quanto attiene in specifico l’Emilia-Romagna è assolutamente centrale il
ruolo recentemente assunto dai Coordinamenti provinciali dedicati alla tutela
dei minori, che si occupano di progettualità e interventi connessi all’adozione,
all’affidamento e al maltrattamento e abuso. Tali dispositivi – pur nella loro
differenziazione territoriale - costituiscono uno snodo essenziale delle politiche
territoriali in quei settori, con un lavoro di tipo promozionale, di coordinamento
tecnico e di scambio metodologico.
Solo recentemente, anche a seguito di sollecitazioni pervenute dal Tribunale
per i minorenni e dalle Forze dell’Ordine, alcuni Coordinamenti hanno
cominciato ad occuparsi di problematiche connesse alla devianza minorile
inserendo questi temi nei programmi provinciali.
I temi oggetto dello studio sull’art. 25 risultavano abbastanza estranei alla
maggior parte dei Coordinamenti tecnici, ritenuti più inerenti i progetti in
attuazione della legge 285/97, che da diversi anni non ha più una specifica
realizzazione in quanto i piani e i progetti relativi all’infanzia e adolescenza
sono rientrati nella programmazione zonale globale.
Manca una riflessione sulla prevenzione primaria, con particolare attenzione
alla tipologia di famiglie che arrivano ai servizi e a quelle che effettivamente
sono “prese in carico”, su quali aspetti della vita familiare non hanno funzionato
o perché non sono state intercettate in precedenza. Dai dati emergeva infatti
una quota significativa di ragazzi sottoposti a misure amministrative mai
conosciuti dai Servizi prima di allora, lasciando immaginare situazioni di disagio
che, sommerse nell’infanzia, si siano rivelate “improvvisamente” in
adolescenza.
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