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Gruppo di ricerca della Zancan Formazione - Assemblea Legislativa

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L’esperienza <strong>della</strong> vittimizzazione costituisce innegabilmente un evento che, in<br />

considerazione del suo non essere esperito normalmente nella quoti<strong>di</strong>anità<br />

delle persone, determina un’interruzione nella continuità temporale del<br />

soggetto, dando luogo ad un “prima” e ad un “dopo”. Tale interruzione del<br />

percorso esistenziale si accompagna alla percezione, più o meno consapevole,<br />

più o meno tangibile, <strong>di</strong> una identità violata e spezzata, e ad una consistente<br />

<strong>di</strong>minuzione dell’autostima che necessiterebbero - per venire comprese e<br />

superate - <strong>di</strong> essere innanzitutto riconosciute ed adeguatamente fronteggiate. Il<br />

rischio è la se<strong>di</strong>mentazione, appunto, <strong>di</strong> caratteristiche quali la passività, la<br />

debolezza, il ripiegamento su se stessi che aprono la strada, da un lato, a<br />

nuovi processi <strong>di</strong> vittimizzazione e, dall’altro lato, all’eventualità <strong>di</strong> condotte<br />

contrassegnate, per converso, da trasgressione, ma anche da aggressività,<br />

violenza e negazione dell’altro.<br />

Il trauma derivante dell’interruzione del proprio percorso esistenziale,<br />

soprattutto quando ciò sia avvenuto in giovane età, può essere fronteggiato<br />

solo a patto <strong>di</strong> riuscire a dar voce alla rabbia, al senso <strong>di</strong> impotenza, alla<br />

frustrazione esperiti, così come a tutte quelle emozioni che hanno<br />

accompagnato la frattura <strong>di</strong> sé.<br />

Dunque, riuscire ad implementare strategie <strong>di</strong> intervento che tengano conto<br />

anche <strong>di</strong> questi fattori, del pregresso <strong>di</strong> vittimizzazione che contrassegna molte<br />

delle storie <strong>di</strong> questi ragazzi segnalati ex artt. 25 e 25 bis, appare <strong>di</strong> importanza<br />

centrale significando, innanzitutto, immaginare interventi ab origine in grado <strong>di</strong><br />

sospingere verso il rispetto <strong>di</strong> sé e la conservazione <strong>della</strong> propria <strong>di</strong>gnità.<br />

Ossia, significa impegnarsi per definire percorsi in grado <strong>di</strong> escludere<br />

innanzitutto che il minore si ridefinisca come vittima, identificandosi con<br />

l’immagine negativa <strong>di</strong> colui che può solo subire; al contempo, tali interventi<br />

dovrebbero evitare pure che il giovane si faccia “protagonista” delle varie<br />

interazioni che lo vedono via via coinvolto impiegando armi <strong>di</strong> controllo quali il<br />

biasimo, la denigrazione dell’altro, l’imposizione e la violenza quali modalità <strong>di</strong><br />

riappropriazione del proprio vissuto, restituendogli la possibilità <strong>di</strong> essere<br />

riconosciuto nelle emozioni più nascoste e recon<strong>di</strong>te e, a partire dalla propria<br />

storia, sostenuto.<br />

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