Gruppo di ricerca della Zancan Formazione - Assemblea Legislativa

perché il territorio non ha le risorse necessarie. Magari non c’è il centro
educativo pomeridiano, o la possibilità dell’educatore o del supporto
psicologico… E questo sempre ricordando che lavoriamo in Emilia
Romagna, cioè in un territorio fortunato.
Uno dei ragionamenti che posso fare come Difensore Civico, inteso anche
come attuale sostituto del Garante per i minori, è avere in mente che ci sono
stili di lavoro, mission e livelli decisionali diversi, e si tratta di armonizzare
questi processi. Quindi benissimo lavorare con le Province o addirittura a livello
distrettuale. La sfida vista su un piano di programmazione riappare con il
singolo progetto. Se le risorse non le trovi per la prevenzione secondaria, ti
costeranno in carcere. Anche in Italia la spinta è sempre di più verso
provvedimenti di carattere securitario, ma siamo in buona compagnia. In
Francia, sull’esempio degli USA, hanno iniziato a controllare il possesso di armi
tra gli studenti delle scuole superiori, in Inghilterra hanno abbassato l’età
imputabile… Noi ancora non ci siamo arrivati ma le tensioni in questo senso si
osservano da tempo. E scopri che per i metal detector o per le telecamere i
soldi ci sono, invece per gli educatori e i mediatori i soldi non ci sono mai.
D. ...e a volte mi pare che la questione vada oltre le risorse e investa il
piano metodologico, piuttosto spinoso quando si parla di prevenzione
secondaria o mirata ai gruppi a rischio.
Il fatto è che in passato c’era un pensiero che forse era ideologico ma
orientava l’azione. Oggi questo non esiste più e gli adolescenti, mi sembra, più
li studiamo e meno sappiamo quello che va fatto. Abbiamo in mente degli
obiettivi generali, siamo a corto di buone prassi.
La conoscenza diretta dei comportamenti che richiamano interventi di
prevenzione secondaria è consegnata ai luoghi frequentati dai giovani. I centri
giovanili già si pongono a cavallo tra l’intervento educativo diffuso e la
prevenzione secondaria. Ogni posto ha i suoi luoghi preferenziali.
C’è da rimettere al centro una competenza sul lavoro con gli adolescenti che è
larga, è diffusa, è tutt’altro che inesistente. Anche su questo mancano dei
confronti fatti come si deve. Un’attenzione su questo stimolerebbe un assieme
di competenze.
Voglio dire, non è solo che ci mancano delle conoscenze perché
l’approfondimento sta nelle Università; se ne sa poco anche perché una parte
delle competenze di cui disponiamo non vengono riconosciute da chi le ha. A
suo tempo si è capito di più del disagio mentale quando è stata data la parola
anche agli infermieri.
E accanto alle competenze degli operatori di base, ci sono quelle dei ragazzi
stessi. Se gli si dà la parola si acquisiscono più conoscenze, come voi onorari
19