Gruppo di ricerca della Zancan Formazione - Assemblea Legislativa

politiche pubbliche, comprese quelle per la sicurezza (ad esempio attraverso le
ordinanze dei sindaci).
In specifico mi ha colpito, invece, una tavola che evidenzia la non rilevanza –
tra i giovani immigrati rispetto ai coetanei italiani – nell’adozione di
comportamenti a rischio o di comportamenti violenti verso altri.
Questo dato conferma i risultati ottenuti nella nostra ricerca sugli stranieri di
seconda generazione nelle medie inferiori. Anche in quella ricerca le difficoltà
nell’assumere comportamenti conformi e nell’adattarsi alle regole sociali sono –
paradossalmente – più basse tra i giovani stranieri che per quelli italiani. Da
quello che il lavoro di ricerca ci ha mostrato sembra che ad incidere sia l’ambito
familiare più che quello dei gruppi sociali etnici di appartenenza.
Se questo risultato dovesse essere confermato anche da altre indagini,
varrebbe la pena di interrogarsi sulle ragioni, e sul perché in età più alte si
interrompano i percorsi virtuosi, con maggiori difficoltà da parte dei giovani
immigrati.
L’interrogativo che lo studio ci lascia è quale contributo può dare un ente come
la Regione per il miglioramento di uno strumento di questo genere. Rispondere
a questa domanda richiede, però, di considerare attentamente i rischi – sul
piano dell’etichettamento sociale – connessi all’uso di questo strumento e quali
sono gli strumenti adeguati per evitare a questi minori di passare dalla
irregolarità della condotta e del carattere allo sviluppo di una carriera criminale.
D. Cosa pensa del tema della vittimizzazione e del rapporto con i
comportamenti agiti che emerge in modo rilevante nello studio?
È un tema che viene in evidenza anche dai contatti informali che curiamo
costantemente con le forze dell’ordine e di polizia attive nel territorio. È un
tema poco esplorato, soprattutto per gli stranieri. Ci chiediamo poco, infatti,
quanto incida la storia precedente all’evento migratorio su quanto avviene
dopo, nel nostro paese. Ad esempio, quanto e come incide l’essere vissuti in
un paese in guerra o con elevati livelli di violenza, o in contesti familiari e
sociali di forte deprivazione e violenza. Su questi temi, in futuro, si potrebbe
sviluppare qualche progetto finalizzato a raccogliere elementi utili a
comprendere meglio come si strutturano i processi di adattamento dopo la
migrazione.
D. Prima ha accennato alla criticità dell’uso degli strumenti amministrativi. Può
riprendere e approfondire la questione?
Tendo ad esser abbastanza critica sull’uso dello strumento amministrativo in
generale, soprattutto quando entra in gioco un’elevata discrezionalità sia nel
suo uso sia nella definizione di cosa si intenda per irregolarità della condotta e
del carattere.
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