Gruppo di ricerca della Zancan Formazione - Assemblea Legislativa

altri soggetti con cui la scuola collabori attivamente – servizi, centri educativi
pomeridiani… ma anche educatori o psicologi scolastici presenti nell’istituto –
in modo da formulare una proposta congiunta.
Un altro aspetto riguarda la possibilità di offrire agli adolescenti un supporto
psicologico non stigmatizzante ma sufficientemente continuativo da
accompagnarli nell’elaborazione di vissuti personali obiettivamente traumatici.
La ricerca di identità che accomuna Martina, Ann, Luce… ha bisogno di un
luogo nel quale ricomporsi, non negando le ferite o gli errori ma guardando
coraggiosamente avanti. L’unico terreno possibile sembra essere una relazione
importante con un adulto competente, consapevoli che il genitore è almeno
temporaneamente impossibilitato a svolgere questo ruolo perché a propria
volta sofferente e inevitabilmente giudicante il comportamento del figlio o della
figlia, troppo discosto dalle proprie aspettative. A fianco di questo percorso
sarebbe importante un accompagnamento parallelo rivolto ai genitori per
guidarli nella comprensione delle dinamiche psichiche che attraversano le vite
dei loro figli, diminuendo il gap tra le loro aspettative e la difficile ricerca
dell’identità vissuta dai ragazzi. Questo percorso psicoeducativo potrebbe dare
ai genitori gli strumenti per ricontattare il percorso evolutivo del minore in una
prospettiva di reale tutela e sostegno.
Su queste riflessioni ritornano i decreti del Tribunale quando dispongono un
percorso psicologico per gli adolescenti più in difficoltà che, durante l’udienza,
hanno aderito alla proposta di parlare di sé con un adulto accogliente. Quando
possibile, si tratta anche di sostenere i genitori nel ritrovare la centralità del loro
ruolo.
Il punto è allora la praticabilità dei progetti, ovvero la presenza di servizi sul
territorio che abbiano risorse sufficienti per rivolgere proposte a questa fascia
di adolescenti e alle loro famiglie, sia in modo diretto – attraverso il supporto
psicologico individuale – sia mediato da attività espressive o laboratoriali per i
ragazzi, spazi consulenziali e gruppi psicoeducativi per i genitori.
L’ultimo pensiero riguarda Monica e, con lei, altre ragazze di famiglia nomade
culturalmente indotte ad accettare relazioni affettive forzate e/o violente, una
realtà che può accompagnarsi con altre forme di disagio o devianza (Monica,
ad esempio, risultava nota alle forze dell’ordine per aver partecipato ad un
tentativo di furto insieme ad altri del campo nomadi). I servizi diffusi sul
territorio per lavorare in questo ambito sperimentano quotidianamente la
delicatezza di fare proposte rispettose della cultura rom o sinti ma al tempo
stesso capaci di inserire germi di ripensamento e possibilità di cambiamento
soprattutto per le giovani generazioni. Molto si è lavorato fin qui sulla
scolarizzazione dei minori, molto ci si preoccupa per il facile accesso a
condotte penalmente rilevanti come il piccolo furto, meno si è attualmente in
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