Gruppo di ricerca della Zancan Formazione - Assemblea Legislativa

sociali; riduzione delle distorsioni cognitive; superamento del trauma relativo a
un abuso subìto; acquisizione di una capacità auto regolativa” (Ibidem, p. 147).
Proposito tanto implicito quanto fondamentale alle differenti impostazioni resta,
comunque, la prevenzione rispetto alla reiterazione del reato, avendo peraltro
bene a mente che proprio nei reati di tipo sessuale tali ricadute sono
particolarmente frequenti.
Appare allora evidente come i presupposti alla base dell’art. 25 Legge minorile
siano di fatto compatibili con le finalità che i vari interventi si prefiggono di
raggiungere, qualora si tratti di lavorare con un minore accusato di reati
sessuali. Gli aspetti psicopedagogici, da un lato, e quelli socio-relazionali,
dall’altro, appaiono qui particolarmente enfatizzati, identificando nel processo
d’assunzione di responsabilità rispetto alla propria condotta, ed alla
comprensione delle effettive conseguenze della stessa per sé, la parte offesa e
per la società nel suo complesso, gli elementi cardine sui quali modulare i vari
pezzi di quel particolare puzzle che configura nel suo insieme l’intervento
amministrativo. Così, se le richieste della procura hanno più spesso indicato
come strada maestra l’affidamento del minore ai servizi sociali e,
congiuntamente, il collocamento dello stesso presso una comunità (in quattro
casi su sette), il tribunale ha disposto l’affidamento del ragazzo ai servizi nella
maggior parte dei casi ed il collocamento in comunità in due su sette,
riconoscendo le difficoltà della famiglia ad affiancare il giovane in tale percorso.
E riconoscendo la necessità per lo stesso di usufruire di un sostegno
psicologico di natura particolarmente qualificata.
D’altra parte un progetto d’intervento di questo genere verso minori segnalati
per un’unica irregolarità, assai difficile da accertare trattandosi di ragazzi non
imputabili, apre aspetti piuttosto controversi, attraversati da ambivalenze e
contraddizioni che necessitano di essere affrontate più approfonditamente e
con il contributo di esperti provenienti dai differenti ambiti a vario titolo coinvolti
(procura, tribunale, servizi sociali, comunità, etc.). Ciò al fine di meglio
modulare, ed integrare, gli interventi diretti ai minori - particolarmente se
infraquattordicenni che hanno compiuto un reato. In tal caso gli strumenti di
intervento possono, anzi devono, essere di volta in volta identificabili entro il
ventaglio più ampio delle possibilità; senza mai dimenticare, tuttavia, la
peculiarità della condizione di questi minori e dunque la necessità, anche in
funzione della medesima, di non perdere mai di vista le necessarie garanzie
processuali: così come la nostra Legge impone.
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