Gruppo di ricerca della Zancan Formazione - Assemblea Legislativa
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In numerosi stu<strong>di</strong> longitu<strong>di</strong>nali emerge la continuità tra violenza, fattori <strong>di</strong> rischio<br />
in età adolescenziale e comportamenti devianti futuri. Robins (1996) realizzò<br />
un follow up su più <strong>di</strong> 400 bambini seguiti per comportamenti antisociali e ad<br />
<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 30 anni emerse che il 75% dei maschi ed il 45% delle femmine<br />
aveva subito un arresto per una grave infrazione <strong>della</strong> legge, e almeno il 50%<br />
dei maschi per un crimine grave. Farrington (2003) in una review del<br />
Cambridge Study in<strong>di</strong>cava una forte correlazione tra comportamento violento<br />
ed altri reati (86%) e segnalava che quasi 1/3 dei ragazzi maschi inglesi veniva<br />
giu<strong>di</strong>cato colpevole <strong>di</strong> qualche reato nel corso dell’adolescenza. Il 67% <strong>di</strong> tali<br />
reati risultava tuttavia concentrato nel 6% del campione dei cosiddetti<br />
trasgressori cronici. Inoltre il 75% dei ragazzi autori <strong>di</strong> reati fra i 10 e i 16 anni,<br />
lo erano nuovamente fra i 17 e i 24 anni e il 50% veniva ri-condannato fra i 25<br />
e i 32 anni. Nel medesimo stu<strong>di</strong>o veniva anche evidenziata la capacità<br />
pre<strong>di</strong>ttiva dell’aggressività in adolescenza con comportamenti violenti da<br />
adulto.<br />
Questi dati suggeriscono la trasferibilità e la stabilità dei pattern<br />
comportamentali violenti nel tempo e spesso attraverso le generazioni, e<br />
in<strong>di</strong>cano <strong>di</strong> conseguenza la necessità <strong>di</strong> intercettare con programmi <strong>di</strong> supporto<br />
psicopedagogico adeguati ed il più possibile precoci i percorsi <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong><br />
questi ragazzi e loro famiglie per mo<strong>di</strong>ficare traiettorie evolutive a forte rischio<br />
<strong>di</strong> devianza.<br />
Ulteriore complicazione proviene dal riuscire a <strong>di</strong>stinguere tra comportamenti<br />
trasgressivi legati alla fase specifica del ciclo <strong>di</strong> vita adolescenziale e<br />
l’instaurarsi <strong>di</strong> vere e proprie modalità relazionali violente che andranno a<br />
costituire strutturalmente l’identità personale dell’adolescente.<br />
Il profilo degli “Autori <strong>di</strong> violenze” è tra i più numerosi all’interno <strong>della</strong> nostra<br />
<strong>ricerca</strong>, quasi a testimoniare l’onnipresenza <strong>della</strong> violenza nella nostra realtà<br />
sociale. Questi ragazzi spesso raccontano le loro storie attraverso un<br />
linguaggio anestetizzato dal punto <strong>di</strong> vista emotivo, a tratti “normalizzando” i<br />
loro comportamenti, come se il rapporto quoti<strong>di</strong>ano stabilito con la violenza<br />
fosse una parte del loro essere che stentano a riconoscere come qualcosa <strong>di</strong><br />
intruso e pericoloso per sé stessi e per gli altri. Gran parte del lavoro con questi<br />
ragazzi è cominciare a renderli consapevoli dei legami tra i propri pensieri, le<br />
proprie azioni e le conseguenze dei loro comportamenti. Cominciare a tessere<br />
una storia che ricostruisca gli eventi tenendo insieme i fatti e i sentimenti.<br />
Trasformare gli agiti in parole. Responsabilizzare attraverso la possibilità <strong>di</strong><br />
intravedere il loro Sé come attore del proprio destino e non come Sé agito<br />
dall’impulso <strong>di</strong>struttivo e rabbioso. Aiutarli a riconoscere le vittime dei loro<br />
comportamenti ed attraverso questo cercare <strong>di</strong> far loro comprendere<br />
l’esistenza dell’“altro da Sé”, spesso terribilmente assente nelle storie <strong>di</strong> questi<br />
ragazzi. Connettere la parte ferita ad una loro parte <strong>di</strong> Sé spesso segnata da<br />
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