Gruppo di ricerca della Zancan Formazione - Assemblea Legislativa

l’esercizio tout court di un’attitudine com-passionevole indispensabile
al fine di una sostanziale, e non solo formale, reintegrazione nel
tessuto comunitario);
b) l’assoluta difficoltà, per qualsiasi operatore sociale, nel rimuovere gli
ostacoli presenti nell’ambiente al quale tornerà il soggetto al termine
del progetto, così che inevitabilmente egli sarà suo malgrado costretto
a fronteggiare una realtà che, pur essendo mutato lui, molto
probabilmente non lo avrà seguito in tale evoluzione.
Ora, benché sia indubbio che tali critiche contengono più di un elemento di
verità, e pertanto se ne condividono alcuni passaggi, va osservato come nel
caso dei procedimenti amministrativi l’idea di “rieducazione” si sostanzi proprio
nella volontà di rendere possibili, e dunque concretamente praticabili, gli
incontri e le proposte offerte al giovane. Entro il fitto sistema di relazioni,
rimandi e riferimenti, in funzione dei numerosi attori sociali chiamati in gioco, il
richiamo a valori positivi - come ad esempio quelli indicati nella Costituzione -
non dovrebbe apparire come qualcosa di teorico e astratto, lontano e
irraggiungibile; piuttosto, l’obiettivo è quello di offrire al minore sì nuove, ma
reali e tangibili, occasioni per ampliare le sue possibilità di scelta, potendo
allargare il proprio sguardo fin verso l’eventualità di strade differenti da quelle
percorse sino a quel momento.
Perciò, occorre trovare un modo adatto per avviare e adattare
progressivamente un percorso di crescita. Quando nel Tribunale per i
minorenni si dispone l’affidamento di un ragazzo ai servizi, e magari il suo
inserimento in una comunità o qualche altra misura che nel caso concreto
appaia possibile, l’auspicio è sempre che un percorso iniziato in maniera
coercitiva lo porti, ad esempio, a conoscere un educatore significativo, a
trovare un nuovo riferimento familiare e a sentire in sé quella scintilla che si
realizza attraverso l’incontro.
C’è un nucleo preventivo nei percorsi amministrativi, presente anche nel
procedimento penale minorile, rappresentato tipicamente da un processo di
responsabilizzazione e mirato a produrre non una socializzazione passiva ma
una partecipazione di cittadini responsabili, per la loro felicità e per il
funzionamento di questa società che, come è noto, secondo la Costituzione
non può funzionare bene escludendo chi è in difficoltà, potendo piuttosto
realizzarsi solo attraverso processi di inclusione e valorizzazione di tutti.
1. Presupposti, obiettivi e modalità di intervento
La legge istitutiva del Tribunale per i minorenni o legge minorile (r.d.l. 20 luglio
1934, n. 1404, in seguito modificato con legge 25 luglio 1956, n. 888), aveva
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