Gruppo di ricerca della Zancan Formazione - Assemblea Legislativa

Ritengo, in altri termini, che lo strumento penale sia, paraddossalmente, più
garantista per il soggetto coinvolto.
Tendo a fare un’assimilazione, pur se mi rendo conto che questo caso è
diverso, con le misure amministrative disposte dai sindaci per il controllo dei
comportamenti che sono diventati strumenti di controllo del territorio e per
rendere penale ciò che il sistema sociale non ha la forza e il coraggio di
definire tale (ad esempio, la prostituzione).
Se un comportamento è considerato reato, necessariamente è definito in
specifico, pur essendoci sempre una quota di discrezionalità, mentre per
quanto concerne i comportamenti negli spazi pubblici nelle ordinanze di tipo
collettivo tutto dipende dal sindaco (o da chi su lui esercita pressioni) e da ciò
che egli definisce come problema di comportamento antisociale.
In questo caso, il provvedimento amministrativo ha un intento anche di tipo
protettivo verso la persona proprio per non indirizzare i giovani verso percorsi
penali e, al tempo stesso, per responsabilizzarli personalmente.
Il rischio maggiore mi sembra, in sostanza, quello della discrezionalità di analisi
e giudizio. Questo lo penso senza avere, però, una conoscenza precisa di
quanto e come il giudice minorile opera nella valutazione dell’esistenza di
irregolarità nella condotta e nel carattere di un minorenne.
L’altro nodo che l’indagine mette in luce è quello dell’efficacia di questi
interventi. In altri termini la domanda che è doveroso porsi è quale esito ci si
attende dalle misure amministrative: tenere sotto controllo alcuni
comportamenti? Risolvere il problema di alcuni minori?
Il rischio che intravedo è che la definizione del problema resti eccessivamente
vaga e impedisca di chiarire il quadro delle responsabilità dei soggetti in gioco.
Sotto certi aspetti l’uso crescente delle misure amministrative è una forma di
reazione istituzionale forte, che di fatto assegna un’etichetta, in questo caso a
individui molto giovani.
Il nodo è cosa succede dopo l’ordinanza: è un prendersi carico reale del
problema delle persone in tutte le sue dimensioni?
La questione, per sintetizzare, si pone a monte, laddove si tratta di rendere
l’uso di questi strumenti il meno discrezionale possibile (accentuando, invece,
gli aspetti di protezione e non di stigmatizzazione sociale) e a valle, laddove vi
dovrebbero essere le conseguenze pratiche intorno a ciò che si può realmente
fare.
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