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Gruppo di ricerca della Zancan Formazione - Assemblea Legislativa

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invece, il 21,3% vive con la madre ed un nuovo partner che nella quasi totalità<br />

dei casi è italiano. Sono tutte quelle storie <strong>di</strong> migrazione dove la madre si<br />

trasferisce per prima in Italia in cerca <strong>di</strong> lavoro, costruisce una relazione<br />

importante con un uomo italiano e si fa raggiungere dai figli, in genere qualche<br />

anno dopo, comportando per il minore l’impatto con un Paese, una lingua, un<br />

uomo sconosciuti. Sarà forse anche per questo che quasi un quarto dei minori<br />

ricongiunti ha vissuto per un periodo presso una comunità etero familiare<br />

contro il 17% degli italiani e il 10% dei minori <strong>di</strong> seconda generazione. È<br />

un’esperienza più frequente per chi vive in un nucleo monoparentale o in una<br />

famiglia ricostituita.<br />

Non vive con il padre il 30% dei ragazzi stranieri e il 44% degli italiani. La<br />

<strong>di</strong>fferenza è significativa ed è certamente legata alla maggior frequenza <strong>di</strong><br />

separazioni coniugali tra le famiglie italiane piuttosto che tra quelle immigrate.<br />

Tra gli italiani, un terzo <strong>di</strong> chi non vive con il padre ha con lui rapporti frequenti<br />

mentre i due terzi lo incontrano spora<strong>di</strong>camente o mai. Le proporzioni sono ben<br />

<strong>di</strong>verse tra i ragazzi stranieri dove spesso la <strong>di</strong>stanza dal padre è anche<br />

geografica: su 36 stranieri che non vivono con il padre solo 1 ha con lui una<br />

relazione nella quoti<strong>di</strong>anità, 7 non sanno neppure se sia ancora vivente e tutti<br />

gli altri hanno col padre rapporti spora<strong>di</strong>ci (soprattutto i minori <strong>di</strong> seconda<br />

generazione) oppure sospesi da anni o mai avuti (soprattutto i minori<br />

ricongiunti alla madre).<br />

Hanno vissuto la morte del padre 5 ragazzi stranieri e 14 italiani.<br />

Un’altra <strong>di</strong>fferenza riguarda la ricchezza delle possibilità: gli affi<strong>di</strong> familiari, per<br />

quanto pochi, sono riservati esclusivamente agli italiani, mentre gli stranieri che<br />

non vivono in famiglia si trovano in una comunità educativa.<br />

Il vissuto familiare è <strong>di</strong>fferenziato anche dalle con<strong>di</strong>zioni socio-economiche e<br />

dalla modalità <strong>di</strong> intendere i ruoli maschile e femminile in famiglia: è casalinga il<br />

16% delle mamme italiane e il 26% <strong>di</strong> quelle straniere; nei nuclei familiari<br />

italiani il 10% delle mamme lavora in proprio oppure è <strong>di</strong>rigente o libera<br />

professionista; lo 0% tra gli stranieri. Quanto ai padri, tra gli italiani è<br />

significativa la quota <strong>di</strong> impiegati, impren<strong>di</strong>tori e <strong>di</strong>rigenti, che non esistono tra<br />

gli stranieri. Ancora, tra i nuclei autoctoni troviamo il 22% <strong>di</strong> papà operai, 46%<br />

tra i ricongiunti e 60% nella seconda generazione.<br />

Le famiglie italiane però paiono più problematiche o, quantomeno, le <strong>di</strong>fficoltà<br />

emergono più spesso. Sono più numerosi, anche in proporzione, i padri con<br />

problemi <strong>di</strong> alcol o droghe o con la giustizia e le madri con <strong>di</strong>fficoltà<br />

psicologiche. I genitori seguiti in<strong>di</strong>vidualmente dal Servizio per le<br />

Tossico<strong>di</strong>pendenze, dal Centro <strong>di</strong> Salute Mentale o dall’Ente Locale sono <strong>di</strong><br />

meno <strong>di</strong> quelli che risultano avere problematiche in queste <strong>di</strong>rezioni, e<br />

comunque sono quasi tutti italiani.<br />

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