Gruppo di ricerca della Zancan Formazione - Assemblea Legislativa

Ragionare in questi termini permette di prefigurare forme nuove di intervento
preventivo sulla responsabilità individuale degli adolescenti, da integrare con
gli interventi sulla responsabilità dei genitori e, più in generale, della società
adulta.
Per quanto riguarda l’autorità giudiziaria (Tribunale per i Minorenni e Procura
per i minorenni), infine, è possibile riprendere alcuni spunti proposti nei focus
group e collegati ai dati raccolti, in particolare ai profili.
In particolare si rilancia la necessità di un lavoro attento di individuazione delle
situazioni su cui intervenire con queste misure, al fine di evitare di incidere
negativamente sulla cultura e sulle prassi esistenti, che considerano i
comportamenti “critici” degli adolescenti come segnali di disagi e difficoltà di
contesto (familiari, scolastici ecc.) e non imputabili esclusivamente agli
adolescenti stessi.
Un’altra attenzione fortemente sottolineata è quella di evitare di intercettare
giudiziariamente situazioni che dovrebbero essere affrontate nell’ambito delle
relazioni educative (in famiglia, a scuola, nei centri, ecc.) per non colludere con
quelle figure (genitori, insegnanti, ecc.) che si sentono disarmati di fronte alla
complessità delle problematiche adolescenziali e hanno la tentazione di
delegare l’intervento all’Autorità giudiziaria.
Per contro è doveroso ricordare che tali procedure – secondo i magistrati –
offrono l’opportunità di dare risposte immediate alle esigenze degli adolescenti
e delle famiglie, aumentando la chance di intervenire in modo temporalmente
vicino ai fatti e alla loro segnalazione e, in questo senso, aumentando la
probabilità di efficacia dell’azione giudiziaria.
Inoltre, il loro utilizzo permette di attivare la rete dei servizi e della comunità per
garantire, se possibile, interventi di prevenzione secondaria, senza attendere
che i sintomi di disagio si stabilizzino o aumentino di criticità.
Tuttavia, non va omesso come l’applicazione di misure amministrative a minori
come a quelli presentati in questo rapporto (soprattutto quando gli stessi minori
sono accusati di reati e/o sono infraquattordicenni, quindi non imputabili)
presenti più di un argomento di discussione.
Un primo punto sul quale sarebbe opportuno produrre un approfondimento
maggiore riguarda la nozione stessa di imputabilità e le sue relazioni con le
misure amministrative, soprattutto per quanto concerne gli infraquattordicenni.
Come è noto, l’ordinamento giuridico esige che, affinché possa attuarsi un
intervento di natura penale verso un soggetto che ha commesso un reato,
occorre stabilire che l’autore sia un soggetto cosciente e volente. Mentre nel
caso di soggetti con età compresa fra i quattordici ed i diciotto anni tale
condizione va sempre verificata caso per caso - e mentre per gli adulti la
stessa è, in generale, considerata come presunta -, rispetto al minore
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