Gruppo di ricerca della Zancan Formazione - Assemblea Legislativa
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e i sacrifici richiesti dalle nuove scelte, per la fatica che ne potrà conseguire.<br />
Per il cambiamento che ne deriverà.<br />
A tal proposito, vi è da sottolineare come, oggi ben più <strong>di</strong> un tempo, ad essere<br />
confusi e <strong>di</strong>sorientati non siano soltanto gli adolescenti, ma anche i loro<br />
familiari: gli stessi che si presentano al colloquio con i giu<strong>di</strong>ci; gli stessi che<br />
dovranno successivamente relazionarsi con i servizi del territorio. Si tratta, e<br />
non <strong>di</strong> rado, <strong>di</strong> genitori che hanno <strong>di</strong>fficoltà a confrontarsi con le <strong>di</strong>fferenti<br />
agenzie educative; talvolta essi, non riuscendo più a gestire la situazione, si<br />
aspettano dal tribunale dei provve<strong>di</strong>menti “punitivi” o, ad<strong>di</strong>rittura, la delega a<br />
terzi <strong>della</strong> loro responsabilità educativa. E pare qui, assolutamente, opportuno<br />
il riferimento a quanto asserito dal filosofo tedesco Marquard, il quale nota:<br />
“Non è la <strong>di</strong>mensione infantile che manca agli adulti <strong>di</strong> oggi; anzi <strong>di</strong> questa ne<br />
hanno anche troppa. Per gli uomini del mondo moderno è vero invece che non<br />
si <strong>di</strong>venta più adulti, dal momento che viviamo nell’epoca dell’estraneità al<br />
mondo. Per questo anziché <strong>di</strong>ventare autonomi e cioè adulti, attraverso la<br />
crescita costante dell’esperienza e <strong>della</strong> cognizione del mondo, si scivola<br />
vieppiù in<strong>di</strong>etro nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> coloro per i quali il mondo è in prevalenza<br />
ignoto, estraneo e impenetrabile. La con<strong>di</strong>zione in altri termini dei bambini” (O.<br />
Marquard 1991, pp. 117-140).<br />
2.6. …Se rieducare fa rima con responsabilizzare.<br />
Come si evince, il fulcro <strong>di</strong> interesse <strong>della</strong> applicazione dei progetti è tutto<br />
incentrato sulla nozione <strong>di</strong> persona. Il tentativo è quello <strong>di</strong> condurre il minore,<br />
attraverso un percorso che lo vede <strong>di</strong>rettamente coinvolto ed attivo,<br />
responsabile delle scelte effettuate ma, al contempo guidato da attori del<br />
sistema sociale in grado <strong>di</strong> esercitare autorevolezza - e al bisogno anche<br />
autorità - su quelle stesse scelte, a riconoscersi in un’immagine positiva <strong>di</strong> sé,<br />
spingendolo a “(…) recuperare il senso <strong>di</strong> fiducia nelle proprie possibilità e<br />
nelle proprie capacità e ad elaborare una visione più ottimistica, ma pur<br />
sempre realistica, <strong>della</strong> vita e del mondo nella totalità dei suoi aspetti” (L. Milani<br />
1995, pp. 37-38).<br />
Proprio per tutto quanto appena detto il ricorso alla via delle misure rieducative<br />
può avere un effetto specifico e rappresentare una strada <strong>di</strong><br />
responsabilizzazione rispetto all’altra possibilità, da molti sostenuta, del ricorso<br />
ai provve<strong>di</strong>menti civili <strong>di</strong> limitazione <strong>della</strong> potestà ex art. 330 e segg. cod. civ.<br />
basati sulle eventuali carenze educative <strong>della</strong> famiglia. Quest’ultima<br />
impostazione, con ragazzi ormai <strong>di</strong> una certa età e alla <strong>ricerca</strong> dell’autonomia<br />
dalla famiglia, potrebbe invece indurre un effetto controproducente <strong>di</strong><br />
deresponsabilizzazione del giovane.<br />
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