Gruppo di ricerca della Zancan Formazione - Assemblea Legislativa

Capivi che c’era davvero un processo di liberazione. Con i ragazzi.. non lo so.
Sono troppe le variabili, e anche le oppressioni contro cui combattere sono
molto più sfumate, e per certi versi diffuse appunto anche a tutti gli altri.
D. Mi vengono in mente tanti ragazzi che arrivano in tribunale perché
hanno commesso un’azione illegale, ad esempio un furto a scuola o
un’aggressione a un compagno, e parlando con loro ti accorgi che la
legge non è un confine riconosciuto come significativo. Il senso della
legalità è tutto da costruire.
La difficoltà di condividere un’idea del “meglio” è legata a questo. È difficile
intervenire su dei legacci interni, non su una camicia di forza. Il ragazzo che
trasgredisce con certi modelli di divertimento o di consumo, anche di
stupefacenti, può obiettare che la Riviera è il luogo dello sballo, c’è tutto un
mondo predisposto per questo, c’è tutta un’industria che li invita al consumo…
e loro si sentono in grado di sballare e anche di controllare, impotenti e potenti
contemporaneamente come appunto si è in adolescenza. Nell’incontro li vedi
limitati, costretti, e capisci che occorre un progetto di crescita di libertà, ma i
lacci che li tengono sono meno evidenti e a volte non riconoscibili a loro stessi.
O meglio, alcuni lacci sono evidentissimi: questa società, con questa
televisione, dove la prima industria del paese è la mafia e la seconda è il gioco
d’azzardo… Che cosa ci aspettiamo? La cosa più normale è che sognino di
andare al Grande Fratello, e se non sono una velina o gioco male a pallone
lascia almeno che mi sballi. Li vedi in trappole che non sono la camicia di forza,
il reparto separato, ma le condizioni già separate di un società nella quale la
miseria si accompagna ad una possibilità di consumi. Un tempo la cocaina la
prendeva solamente Agnelli, ora chi è lo sfigato che non può permettersi un
tiro? Solo che gli effetti sono diversi, se sei Agnelli o se sei uno sfigato.
E allora dovremmo indicare il “meglio”? Chi crede che ci può essere di meglio?
Un meglio collettivo non esiste.
D. Parliamo allora dell’obiettivo che si è posto con questa ricerca, come
Difensore Civico regionale.
È altrettanto forte, e mi costringe a un bilancio di mezzo secolo, la riflessione
che, in quanto Difensore Civico, mi porta a questa ricerca.
Non c’è solo il fatto che i cittadini più giovani sono quelli che mi interessano di
più, perché una qualche speranza di riuscire meglio degli adulti ce l’hanno
ancora. È proprio che nel leggere le difficoltà che li attraversano si legge la
difficoltà propria di questa società. E la tensione a utilizzare al meglio uno
strumento anche controverso come questo, la tensione a mettere vino nuovo
negli otri vecchi – che non è mai stato consigliato, ma queste sono le botti che
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