Gruppo di ricerca della Zancan Formazione - Assemblea Legislativa
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serie <strong>di</strong> timori connessi al crescente utilizzo <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>spositivo da parte<br />
dell’Autorità giu<strong>di</strong>ziaria e con la percezione <strong>di</strong> possibili opportunità positive.<br />
Ferma restando la scarsa conoscenza <strong>di</strong> merito sui proce<strong>di</strong>menti<br />
amministrativi, che si manifesta anche con la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> avere piena coscienza<br />
dei contenuti dei provve<strong>di</strong>menti assunti dall’Autorità giu<strong>di</strong>ziaria, i principali<br />
timori degli operatori riguardano:<br />
‐ la possibilità che la riproposizione <strong>di</strong> questo strumento incida<br />
negativamente sulla cultura e sulle prassi esistenti, che considerano i<br />
comportamenti “critici” degli adolescenti come segnali <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagi e<br />
<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> contesto (familiari, scolastici ecc.) e non imputabili<br />
esclusivamente agli adolescenti stessi. In altri termini, appare elevato il<br />
rischio – secondo <strong>di</strong>versi operatori – che una maggiore focalizzazione<br />
sul ragazzo/a e sulle sue responsabilità possa far venire meno la<br />
tensione al lavoro sulle responsabilità degli adulti. Un aumento <strong>di</strong><br />
interventi <strong>di</strong> amministrativi potrebbe portare alla <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong><br />
interventi civili inerenti le capacità genitoriali;<br />
‐ la criticità che emerge quando si cerca <strong>di</strong> definire in concreto<br />
l’irregolarità <strong>della</strong> condotta e del carattere. In un mondo sempre più<br />
globalizzato e complesso, con situazioni <strong>di</strong>fficili da decifrare<br />
culturalmente (come emerge dalle stesse esperienze degli operatori<br />
che hanno relazioni quoti<strong>di</strong>ane con gli adolescenti a scuola e nel<br />
territorio), appare <strong>di</strong>fficile in<strong>di</strong>viduare un unico significato <strong>di</strong> “regolarità”.<br />
Il rimando è a quanto e cosa una società considera normale, e – per<br />
l’appunto – si avanza l’ipotesi che oggi definire quale sia la normalità<br />
dell’adolescenza rappresenti un compito “impossibile”;<br />
‐ la possibilità che un utilizzo sempre più consistente <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>spositivo<br />
porti ad intercettare giu<strong>di</strong>ziariamente situazioni che dovrebbero essere<br />
affrontate non in sede giu<strong>di</strong>ziaria ma nell’ambito delle normali relazioni<br />
educative (in famiglia, a scuola, nei centri, ecc.). Si teme, cioè, che<br />
aumenti la delega all’Autorità giu<strong>di</strong>ziaria soprattutto in quelle persone<br />
(genitori, insegnanti, ecc.) che si sentono <strong>di</strong>sarmati <strong>di</strong> fronte alla<br />
complessità delle problematiche adolescenziali, creando una<br />
collusione istituzionale con culture sociali <strong>di</strong>ffuse;<br />
‐ la potenziale sfasatura tra capacità <strong>di</strong> intercettazione delle<br />
problematiche adolescenziali e possibilità del sistema <strong>di</strong> intervenire in<br />
modo adeguato e efficace. Si paventa il rischio che da questo nuovo<br />
filone <strong>di</strong> azione dell’Autorità giu<strong>di</strong>ziaria ricada sui servizi territoriali un<br />
carico <strong>di</strong> lavoro che i servizi non possano affrontare, per la mancanza<br />
<strong>di</strong> risorse economiche e professionali ma, anche, <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi tecnici<br />
specifici. Nello specifico, ad esempio, si pone l’interrogativo se laddove<br />
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