Bollettino di Numismatica n. 36-39 - Portale Numismatico dello Stato
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BdN <strong>36</strong>-<strong>39</strong> (2008)<br />
Il ripostiglio dall'area "Galli Talli" <strong>di</strong> Lucca<br />
Lucca: 4 denari <strong>di</strong> Ottone II / Ottone III imperatori (973983/1002), cat. nn. 1821<br />
<strong>Stato</strong> della Chiesa, Roma: 4 denari <strong>di</strong> Papa Benedetto V (964965), cat. nn. 2225<br />
Venezia: 2 denari <strong>di</strong> Ugo <strong>di</strong> Arles (926947), cat. nn. 2627<br />
Anglo-sassoni: 2 denari ante riforma <strong>di</strong> Edgar re, del monetiere Jthelweald (954973), cat. nn. 2829<br />
1 denario ante riforma <strong>di</strong> Edgar re, del monetiere Marscalc, cat. n. 30<br />
Magonza: 1 denario <strong>di</strong> Ottone imperatore (962973), cat. n. 31<br />
Incerta: 1 imitazione <strong>di</strong> (area tedesca) <strong>di</strong> moneta islamica (1/2 <strong>di</strong>rhem), cat. n. 32.<br />
Nel complesso, anche con le cronologie attualmente accettate, il materiale risulta estremamente<br />
omogeneo, concentrandosi tutto nel periodo compreso fra il 925 ed 983. Tuttavia alcuni elementi consentono<br />
probabilmente <strong>di</strong> restringere tale periodo, perché la composizione <strong>dello</strong> stesso ripostiglio sembra<br />
in contrad<strong>di</strong>zione con le datazioni proposte proprio per le serie meglio rappresentate, che sono quelle <strong>di</strong><br />
Pavia e Lucca. Come vedremo meglio in seguito, infatti, nel materiale sono presenti monete precedenti<br />
agli imperatori <strong>di</strong> Sassonia ma, per quanto riguarda il periodo degli Ottoni, non compaiono le serie pavesi<br />
e lucchesi oggi considerate tra le più antiche, mentre sono attestate serie più recenti. Questa specie <strong>di</strong><br />
"gap" cronologico potrebbe anche essere spiegato con la ristrettezza numerica del campione portato alla<br />
luce, che potrebbe aver dato origine a qualche anomalia statistica. Tuttavia un'ulteriore scoperta del collega<br />
Ciampoltrini, questa volta archivistica, <strong>di</strong> fatto ha eliminato questa possibile spiegazione. Come è<br />
illustrato in appen<strong>di</strong>ce al saggio precedente, dove il documento è interamente trascritto, nell'archivio<br />
della Soprintendenza per i Beni Architettonici etc. <strong>di</strong> Firenze, Pistoia e Prato è stata rinvenuta una perizia<br />
relativa ad un nucleo <strong>di</strong> monete acquisito dall'autorità granducale <strong>di</strong> Toscana nel 1766 e del tutto<br />
simile a quello <strong>di</strong> Lucca, anche se più consistente. Sulla base della descrizione, il complesso appare costituito<br />
da 119 monete: 68 esemplari pavesi <strong>di</strong> Ugo e/o Lotario II, 11) 4 pavesi <strong>di</strong> Berengario II e Adalberto<br />
(4), 12) 14 sempre pavesi <strong>di</strong> Ottone I e Ottone II (14); 13) 11 pezzi lucchesi <strong>di</strong> Ottone II; 14) 22 monete probabilmente<br />
veneziane <strong>di</strong> Berengario I. 15) Nessun dubbio che anche questo rappresenti un ripostiglio rinvenuto<br />
da qualche parte in Toscana e giunto come tale al medagliere granducale: ne fanno fede sia il<br />
numero <strong>di</strong> pezzi identici (per altro <strong>di</strong> scarso interesse antiquario nel '700), sia il fatto che poi soltanto<br />
pochi esemplari rimasero in collezione, almeno a giu<strong>di</strong>care dall'inventario del 1787 (evidentemente,<br />
come suggerisce sopra il Ciampoltrini, si fece una cernita ed il resto andò <strong>di</strong>sperso, forse fuso). La stessa<br />
attenzione per la qualità del metallo, esplicitamente <strong>di</strong>chiarata nella richiesta della perizia, rappresenta<br />
un'ulteriore prova del fatto che queste monete non erano certo state acquisite singolarmente per il loro<br />
interesse numismatico.<br />
11)<br />
Nel catalogo del 1787 delle Monete del R. Gabinetto <strong>di</strong> Firenze, dove è probabile sia confluita parte del nucleo del 1766 (v. appen<strong>di</strong>ce<br />
al saggio precedente), si trovano sia esemplari pavesi <strong>di</strong> Ugo e Lotario che <strong>di</strong> Lotario II. Poiché i due tipi <strong>di</strong> monete sono quasi identici (cfr.<br />
MEC, 1, nn. 10251027), è probabile che nella nota del 1766 non si sia <strong>di</strong>stinto fra le due serie.<br />
12)<br />
CNI, IV, p. 477, nn. 67; una moneta del genere è presente anche nel ripostiglio Galli Tassi.<br />
13)<br />
CNI, IV, p. 478479, nn. 111; si tratta <strong>dello</strong> stesso tipo <strong>di</strong> monete pavesi del ripostiglio lucchese.<br />
14)<br />
CNI, XI, pp. 6364, nn. 112; anche questi pezzi lucchesi sono presenti al Galli Tassi.<br />
15)<br />
Dalla descrizione (. d'argento <strong>di</strong> Berengario primo, concave e più larghe delle antecedenti [cioè <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> Lotario II]), dovrebbe<br />
trattarsi <strong>di</strong> pezzi del tipo attribuito a Venezia dal Grierson e descritte in MEC, 1, n. 1020.<br />
169<br />
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