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Bollettino di Numismatica n. 36-39 - Portale Numismatico dello Stato

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BdN <strong>36</strong>-<strong>39</strong> (2008)<br />

Raccolte Numismatiche e scambi antiquari a Bologna fra Quattrocento e Seicento ­ Parte II<br />

In questo quadro si notano gli elementi più significativi: il rapporto fra collezionismo pubblico e privato,<br />

il processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione delle collezioni, il legame fra collezionismo e categorie professionali e sociali.<br />

Proprio questo rapporto fra il collezionismo privato e quello pubblico è l'altro punto nodale della situazione<br />

bolognese nel secolo XVII: Bologna si presenta ai nostri occhi come un ideale terreno per la comprensione<br />

<strong>di</strong> questa relazione, soprattutto osservandone il collezionismo numismatico, che è un importante in<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> atteggiamenti e cultura nella storia del gusto. La convivenza nella stessa città fra le prime forme del collezionismo<br />

pubblico, proveniente da quello privato (Aldrovan<strong>di</strong>, 1603 e Cospi, 1660 donano al Senato bolognese),<br />

con il collezionismo dei particolari, 680) ha un grande significato per gli storici. Il collezionismo numismatico<br />

dei privati bolognesi del secolo XVII <strong>di</strong>mostra <strong>di</strong> essere il vero serbatoio del collezionismo numismatico<br />

pubblico (che nei due secoli successivi avrà maggiore risalto), avendo essi ampiamente contribuito a<br />

formare e rafforzare una mentalità <strong>di</strong> apprezzamento e interesse eru<strong>di</strong>to verso questo tipo <strong>di</strong> materiali antichi.<br />

Un ruolo chiave in questo rapporto è poi giocato dall'Istituto delle Scienze <strong>di</strong> Luigi Fer<strong>di</strong>nando Marsili<br />

(1658­1730). L'Istituto già nel 1715 possedeva un mobile per contenere medaglie antiche, un mobile basso<br />

con cassetti e tiratori, anche se lo sviluppo delle raccolte numismatiche in questa sede si avrà solo a <strong>di</strong>stanza<br />

<strong>di</strong> alcuni anni, a seguito <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse donazioni. 681)<br />

importante ricordare i movimenti dei materiali: le raccolte della seconda metà del secolo XVII si<br />

<strong>di</strong>sperdono alla morte dei loro possessori, a partire già dalla seconda metà degli anni '70 e per i due decenni<br />

successivi.<br />

La seconda metà del Seicento vede in Bologna l'Antiquariorum Italiae Princeps, Giuseppe<br />

Magnavacca, che pur essendo più un personaggio attento alle immagini (pittore), che non un eru<strong>di</strong>to in<br />

senso stretto, ebbe una vastissima rete <strong>di</strong> rapporti. Nel suo epistolario - anche se soltanto riflesso nelle<br />

risposte dei suoi corrispondenti - ritroviamo assai vivo il clima dell'ambiente antiquario­numismaticoartistico<br />

della Bologna seicentesca. 682)<br />

significativo notare come Magnavacca, che si è formato negli anni centrali <strong>di</strong> questo processo -<br />

circa nel 1660­1675 per lo più a Roma, ma facilmente a contatto con la bolognesità <strong>di</strong> Marc'Antonio<br />

Sabatini - tenda a contenere la forza <strong>di</strong> <strong>di</strong>aspora delle raccolte, cercandone un reimpiego all'interno<br />

dell'ambiente antiquario citta<strong>di</strong>no.<br />

L'unico che pare resistere è proprio l'elemento costante e unificante <strong>di</strong> questo quadro, Giuseppe<br />

Magnavacca, che però in <strong>di</strong>rezione della vecchiaia, con l'arrivo del nuovo secolo, desidera <strong>di</strong>sfarsi delle<br />

sue medaglie, tentandone la <strong>di</strong>fficile ven<strong>di</strong>ta. Alla fine sono proprio i viaggiatori inglesi che portano via<br />

una parte consistente delle sue fatiche <strong>di</strong> collezionista, in perfetta coerenza con il quadro evidenziato per la<br />

vasta produzione pittorica locale e per le altre collezioni da Raffaella Morselli. 683) Di Magnavacca resta<br />

comunque ancora un patrimonio che non riesce ad essere raccolto dall'Istituto, ma prende la via «oltramontana»,<br />

verso Vienna.<br />

680)<br />

Ad ampia <strong>di</strong>fusione soprattutto per le arti maggiori, come la pittura, sostenute da una mentalità comune volta ad apprezzare e valorizzare<br />

le forme più tipiche della produzione artistica locale, non <strong>di</strong>sgiunte dagli altri elementi <strong>di</strong> un museo «enciclope<strong>di</strong>co».<br />

681)<br />

GUALANDI (1979), p. 252.<br />

682)<br />

In sintesi, sul collezionismo bolognese tra Sei e Settecento si v. GUALANDI (1979), DE MARIA (1983), Dalla Stanza delle Antichità al<br />

Museo Civico. Storia della formazione del Museo Civico Archeologico <strong>di</strong> Bologna, a cura <strong>di</strong> C. MORIGI GOVI e G. SASSATELLI, Casalecchio <strong>di</strong><br />

Reno [Bologna] 1984, sull'aspetto numismatico MORIGI GOVI (1986) e da ultima sulle quadrerie bolognesi MORSELLI (1997) e MORSELLI (1998).<br />

683)<br />

MORSELLI (1997), pp. XXXII­XXXIII.<br />

309<br />

http://www.numismatica<strong>dello</strong>stato.it

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