Bollettino di Numismatica n. 36-39 - Portale Numismatico dello Stato
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BdN <strong>36</strong>-<strong>39</strong> (2008)<br />
Notiziario<br />
un argentarius, un operatore finanziario che nella antica Roma si occupava <strong>di</strong> far cre<strong>di</strong>to a quanti volessero<br />
partecipare alle ven<strong>di</strong>te all'asta, in questo caso <strong>di</strong> pesce, che si svolgevano presso il Macellum<br />
Magnum, il grande mercato fatto costruire da Nerone nel 59 d.C..<br />
Nel primo quadro storico, dal titolo Il denaro dei Romani: dal bronzo all'argento, dall'argento<br />
all'oro (età del ferro - V sec. d.C.), aes rude ed aes signatum, denari in argento <strong>di</strong> età repubblicana, oro,<br />
argento e bronzo del sistema monetario augusteo, e la gigantografia <strong>di</strong> un prezioso medaglione in oro <strong>di</strong><br />
Magnenzio (350353 d.C.) emesso dalla zecca <strong>di</strong> Aquileia, splen<strong>di</strong>do testimone della politica costantiniana<br />
che fondava sull'oro il risanamento <strong>di</strong> un'economia sempre più in crisi, sono stati accompagnati da<br />
classici latini che facevano riferimento all'uso della moneta: dalla testimonianza tacitiana Dieci assi al<br />
giorno erano valutati l'anima e il corpo <strong>di</strong> un legionario e da questa cifra andavano poi sottratte le<br />
spese per gli abiti, le armi, le tende, all'esaltazione delle smodate ricchezze <strong>di</strong> Trimalcione nel Satyricon<br />
<strong>di</strong> Petronio.<br />
Verso sistemi monetari chiusi (secc. VII-XIII) era il titolo del secondo quadro, dove campeggiava<br />
il monogramma <strong>di</strong> Carlo Magno e il suo denaro, arguto tentativo <strong>di</strong> coesione economica e politica <strong>di</strong><br />
realtà estremamente <strong>di</strong>verse. Ma se l'Europa <strong>di</strong> quei tempi aveva fondato sull'argento la propria economia<br />
e le maggiori città mercantili dell'Italia settentrionale tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo<br />
battevano esclusivamente «moneta grossa» in argento, in area me<strong>di</strong>terranea invece fu protagonista<br />
la moneta d'oro, in mostra egregiamente rappresentata dai bisanti dell'Impero d'Oriente, dai <strong>di</strong>nar e<br />
tarì arabi e dagli splen<strong>di</strong><strong>di</strong> augustali <strong>di</strong> Federico II. La compraven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> un'oca tra due personaggi nel<br />
foro, luogo de<strong>di</strong>to agli affari commerciali, raffigurata in miniatura su una pagina del De Universo del<br />
Rabano Mauro, esposto in fedele riproduzione facsimilare del manoscritto membranaceo del secolo<br />
XI, e la riproduzione del gran<strong>di</strong>oso mappamondo catalano, carta miniata della fine del XIV secolo,<br />
richiamavano l'attenzione del visitatore sulle ansie e le speranze che gli uomini <strong>di</strong> ogni terra hanno da<br />
sempre attribuito alla moneta.<br />
Il «Fiorinaio», registro membranaceo della zecca <strong>di</strong> Firenze del secolo XIV, proveniente dall'Archivio<br />
<strong>di</strong> <strong>Stato</strong> fiorentino, esposto nel terzo quadro dal titolo Il ritorno dell'oro in Europa (secc.XIII-XVI),<br />
intendeva documentare la straor<strong>di</strong>naria importanza acquisita dalle monete d'oro in Italia e in Europa sin<br />
dalla metà del Duecento, come valuta destinata agli scambi internazionali e intesa come riserva <strong>di</strong> valore.<br />
Nel 1475 genovini, fiorini, zecchini e ambrosini lasciano il posto allo scudo d'oro del sole, la moneta<br />
d'oro voluta dal re <strong>di</strong> Francia e largamente imitata dalla Spagna e poi da Genova, Venezia, Firenze,<br />
Roma e Napoli, tanto da dar vita ad una unione monetaria che indusse i sette stati ad uniformare le proprie<br />
monete d'oro nei cosiddetti scu<strong>di</strong> delle sette stampe.<br />
Una piacevole parentesi, de<strong>di</strong>cata all'arte <strong>di</strong> incidere moneta, apriva il quarto quadro, dal titolo<br />
Tutta la moneta che serve (secc. XVI-XIX), attraverso l'esposizione della autobiografia <strong>di</strong> Benvenuto<br />
Cellini, in manoscritto cartaceo proveniente dalla Biblioteca Me<strong>di</strong>cea Laurenziana in Firenze, e <strong>di</strong><br />
alcuni esemplari in oro e argento da lui magistralmente incisi sotto il pontificato <strong>di</strong> Clemente VII<br />
(15231534). Ma, se nei secoli precedenti l'oro era stato protagonista dell'economia europea, a partire<br />
dal Seicento si assistette ad un forte ritorno all'argento e il tallero <strong>di</strong>venne la moneta più ambita dai<br />
mercati internazionali (gli Spagnoli, ad esempio, adottarono i talleri tedeschi nelle loro colonie americane,<br />
chiamandoli doleras, da cui presero poi il nome i dollari americani). Nel secolo XVII, l'enor<br />
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