Bollettino di Numismatica n. 36-39 - Portale Numismatico dello Stato
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BdN <strong>36</strong>-<strong>39</strong> (2008)<br />
Raccolte Numismatiche e scambi antiquari a Bologna fra Quattrocento e Seicento Parte II<br />
Modena allo scopo <strong>di</strong> venderne. 424) Il nostro aveva trattato con Davia pezzi rarissimi quali il Bruto d'oro e<br />
il Lepido d'oro, e proprio quest'ultimo pezzo del tesoro brescellese aveva offerto la possibilità a<br />
Magnavacca <strong>di</strong> incontrare un collezionista come il barone Philipp Von Stosch (16911757), che soggiornava<br />
in Italia, occasione rischiarata dalla visione dell'aureo come <strong>di</strong> qualcosa mai visto prima (1714). 425)<br />
Anche la relazione <strong>di</strong> Giusto Fontanini (17171723), in seguito pubblicata da Montfaucon, ricorda che<br />
molte monete del tesoro <strong>di</strong> Brescello furono acquistate da Magnavacca e molte ne ebbe il car<strong>di</strong>nal Davia. 426)<br />
Magnavacca risulta presente nelle riunioni accademiche bolognesi in casa <strong>di</strong> Luigi Fer<strong>di</strong>nando Marsili<br />
(16581730) fin dal 1709 e tra i primi soci dell'Accademia Clementina, <strong>di</strong> cui nel 1710 fu eletto depositario,<br />
ovvero doveva presso <strong>di</strong> s custo<strong>di</strong>re fedelmente tutto ciò che gli verrà in mano pertinente alla<br />
Accademia, carica a vita dalla quale chiese <strong>di</strong> essere esentato, essendo pervenuto a molta decrepità, e quasi<br />
privo affatto della luce degli occhi, cosa che fu decisa nella seduta del 21 giugno 1722. 427) uesti acciacchi<br />
sono infine confermati dalla viva penna <strong>dello</strong> stesso antiquario, che scrive con mano tremante ad un ignoto<br />
destinatario, all'età <strong>di</strong> ottantadue anni (quin<strong>di</strong> 1721), lamentando i mali dell'età, ma <strong>di</strong>mostrando una<br />
grande serenità, per la rara occasione <strong>di</strong> scrivere, e in un brano scritto con toccante linguaggio ricorda la<br />
visita ricevuta da parte <strong>di</strong> Mons. [Francesco] Bianchini e la sua gratitu<strong>di</strong>ne anche per Davia, due vecchi<br />
amici che continuano a inviargli lettere. 428)<br />
La figura <strong>di</strong> Magnavacca che esce dal panorama del suo epistolario è quella <strong>di</strong> un personaggio dalle<br />
ampie relazioni, apprezzato per la sua esperienza e capacità visiva in campo numismatico: non per niente<br />
doveva aver fatto stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno ed è detto sempre pittore, anche se non pare aver mai esercitato compiutamente<br />
questa arte. Egli era invece il miglior consulente sia del collezionista, che dell'eru<strong>di</strong>to, vigile<br />
or<strong>di</strong>natore e raffinato perito, capace <strong>di</strong> scoprire l'inganno del falso, grazie alla sua lunga esperienza acquistata<br />
sul campo.<br />
Nella Pinacoteca Nazionale <strong>di</strong> Bologna si trova oggi - proveniente dalla raccolta Zambeccari -<br />
una immagine <strong>di</strong> antiquario nella quale periti bolognesi accademici clementini quali Angelo Ferri e<br />
Domenico Pedrini hanno identificato in un inventario della fine del XVIII secolo proprio le fattezze <strong>di</strong><br />
Magnavacca (fig. 29).<br />
L'attribuzione a Carlo Cignani appare però come la più probabile se <strong>di</strong>amo peso ad una espressione <strong>di</strong><br />
Antonio Capello contenuta in una sua lettera al nostro. Da Venezia, proprio il 14 <strong>di</strong>cembre 1682 egli scrive « Per<br />
quello [che] riguarda il quadro del Cignani gl'attesto che caro mi riuscirà un parto della sua mano virtuosa»: è<br />
quantomeno significativo che in tutto l'epistolario magnavacchiano, fin qui conservatosi solo in questa lettera vi<br />
sia un accenno a Cignani, soprattutto ad un suo quadro che sembra in corso <strong>di</strong> elaborazione proprio in quello stesso<br />
momento, e non sembra un'opera pittorica oggetto <strong>di</strong> qualche commercio; anche l'accenno alla «mano vir<br />
424)<br />
ASBo, FMC, s. IV, b. 18/678, lett. 46, <strong>di</strong> Prospero Nufez a Magnavacca, da Roma, 10 agosto 1715.<br />
425)<br />
CALZOLARI (1987), pp. 4748 e n. 8.<br />
426)<br />
CALZOLARI (1987), p. 51 e n. 17.<br />
427)<br />
ZANOTTI (17<strong>39</strong>), I, pp. 14, 29, 41, 68 (quasi cieco), 70 (morte). Sulla cecità e sull'ultimo periodo della sua vita si v.a. ZANOTTI (17<strong>39</strong>),<br />
I, p. 193 in cui è descritto come figura barcollante che si reca alle funzioni religiose, poi costretto alla permanenza in casa. La sua casa, se nel<br />
frattempo non era mutata, doveva trovarsi proprio <strong>di</strong>rimpetto a San Petronio, secondo l'in<strong>di</strong>rizzo che scriveva Patin su molte delle sue lettere,<br />
una anche con semplice piantina ad uso del latore della lettera, in BCABo, ms. B. 1715. Spesso Patin faceva consegnare le sue lettere a una vecchietta<br />
<strong>di</strong> Padova, che si recava a Bologna a vendere sorbetti e ne perse una fermandosi in un'osteria, lett. 57, da Padova, 26 agosto 1689.<br />
428)<br />
ASBo, FMC, s. IV, b. 57/717, lett. 82, <strong>di</strong> Giuseppe Magnavacca.<br />
263<br />
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