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Bollettino di Numismatica n. 36-39 - Portale Numismatico dello Stato

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BdN <strong>36</strong>-<strong>39</strong> (2008)<br />

AndreapSaccocci<br />

Rex. Nessun dubbio sembra sussistere, pertanto, che proprio questa serie rappresenti la prima emissione degli<br />

imperatori sassoni in Italia. Delle serie successive, soltanto quelle a legenda Augustus e (Im)Tercius sono rappresentate<br />

da un numero significativo <strong>di</strong> dati. Per entrambe il ripostiglio più antico presenta un terminusppost<br />

quem (tpq) che corrisponde ad un cambiamento istituzionale ai vertici delle compagine imperiale: le monete<br />

a legenda Augustus sono attestate già nel ripostiglio <strong>di</strong> Coira in Svizzera, databile a dopo 973, anno della<br />

morte <strong>di</strong> Ottone I e quin<strong>di</strong> inizio del regno <strong>di</strong> Ottone II come solo imperatore; quelle a legenda Tercius nel<br />

ripostiglio <strong>di</strong> Gralewo II (Polonia), il cui tpq è il 996, anno dell'incoronazione <strong>di</strong> Ottone III come imperatore.<br />

Sembra quin<strong>di</strong> piuttosto probabile che queste serie appartengano rispettivamente ad Ottone II solo imperatore<br />

(973­983) ed ad Ottone III imperatore (996­1002). A prima vista si potrebbe obbiettare che, per accettare<br />

questa datazione, le monete italiane coniate dai due regnanti avrebbero dovuto "schizzare subito<br />

all'estero, per essere presenti già in ripostigli databili al primo anno della loro emissione. A parte che questo<br />

non è affatto impossibile, se teniamo conto <strong>di</strong> una delle funzioni più probabili <strong>di</strong> questo circolante, quella del<br />

pagamento degli eserciti imperiali durante le spe<strong>di</strong>zioni in Italia, come vedremo meglio nelle conclusioni.<br />

Tuttavia tale coincidenza cronologica è più apparente che reale e riguarda semplicemente i criteri <strong>di</strong> determinazione<br />

del tpq. In entrambi i ripostigli tale termine è offerto da monete tedesche databili rispettivamente<br />

proprio ad Ottone II e ad Ottone III, e quin<strong>di</strong> testimonia unicamente che i gruzzoli furono occultati quando<br />

queste erano già in circolazione, non che essi furono interrati esattamente nel 973 e nel 996. Di conseguenza<br />

ci <strong>di</strong>ce anche che le due serie <strong>di</strong> monete pavesi sono attestate nei ripostigli soltanto da quando cominciarono<br />

ad essere emesse, da altre zecche, coniazioni a nome delle due autorità emittenti sopra ricordate: niente<br />

<strong>di</strong> più probabile, quin<strong>di</strong>, che anch'esse appartengano alle stesse autorità.<br />

La probabile successione delle serie OttopPiuspRex, Augustus, Tercius, oltre che dalla cronologia dei<br />

ripostigli in certi casi sembra anche confermata dalla composizione interna delle monete pavesi presenti.<br />

Nei tar<strong>di</strong> ripostigli <strong>di</strong> Salerno, Grottaferrata, Alife e Montescaglioso, ad esempio, le monete pavesi tipi<br />

Augustus e Tercius si presentano in numero maggiore rispetto a quelle Piusp Rex, esattamente come<br />

avremmo dovuto aspettarci qualora fossero più tarde e quin<strong>di</strong> più vicine alla data <strong>di</strong> interramento del<br />

materiale. <strong>36</strong>) Anche la maggiore presenza <strong>di</strong> monete del tipo Augustus rispetto al tipo PiuspRex, in ritrovamenti<br />

da scavo costituiti da materiale in genere più tardo, soprattutto nell'Italia Centro­Meri<strong>di</strong>onale,<br />

sembra confermare la loro recenziorità. 37)<br />

<strong>36</strong>)<br />

A Salerno abbiamo soltanto un denario tipo Tercius, a Grottefarrata 12 denari Tercius, 8 denari Augustus e soltanto 2 PiuspRex; ad<br />

Alife 2 Augustus ed 1 PiuspRex; a Montescaglioso 18 Tercius, 2 Augustus e nessuno PiuspRex; per la bibliografia dei ripostigli, v. sotto, appen<strong>di</strong>ce.<br />

Per i dati del ripostiglio <strong>di</strong> Alife, riportati solo sinteticamente in bibliografia, dobbiamo ringraziare Ermanno Arslan, che ci ha fornito la<br />

schedatura del materiale.<br />

37)<br />

Unicamente denari <strong>di</strong> tipo Augustus e Tercius, associati a materiale prevalentemente più tardo, sono stati rinvenuti ad esempio a Mistair,<br />

nei Grigioni in Svizzera (DIAZ TABERNERO 1998, p. 108); ad Alba in Piemonte (BARELLO 1999); alla Crypta Balbi a Roma (ROVELLI 1989, pp. 66­67,<br />

ROVELLI 1990, pp. 170, 187); a San Vincenzo al Volturno in Molise (ROVELLI 1995, p. 88); a Scribla in Calabria (FINETTI 1981); ad Otranto in Puglia<br />

(TRAVAGLINI 1992, p. 261, n. 229) e sicuramente in molti altri siti che ci sono sfuggiti. Al momento non è stato specificato invece a quale imperatore<br />

appartengono gli ottolini rinvenuti negli scavi <strong>di</strong> Farfa nel Lazio e del Foro <strong>di</strong> Nerva a Roma (segnalati in ROVELLI 2000, pp. 411, 413), in quelli<br />

<strong>di</strong> Santa Severina in Calabria (ROVELLI 1995, p. 88) ed in quelli <strong>di</strong> Monte Sant' Angelo in Puglia (MEC, 14, p. 428, n. S 29). Al contrario, negli scavi<br />

che hanno restituito anche una quantità statisticamente rilevante <strong>di</strong> materiale precedente al tempo degli Ottoni non mancano esemplari <strong>di</strong> tipo Pius<br />

Rex, come ad Aosta (ORLANDONI 1983, pp. 92­93), a Lomello presso Pavia (ROVELLI 1995, p. 83) e negli scavi della Confessione <strong>di</strong> S. Pietro a Roma<br />

(SERAFINI 1951, p. 233). Assolutamente probante, riguardo alla maggior antichità del tipo PiuspRex rispetto alle altre serie degli Ottoni, risulta il fatto<br />

che tra le quasi 200 monete italiane rinvenute in tombe ungheresi (tutte precedenti al 950 e quin<strong>di</strong> all'impero Sassone), l'unico esemplare posteriore<br />

sia un pezzo pavese del tipo PiuspRex (v. KOVAA CS 1989, p. 95). Una eccezione a questo quadro è rappresentata dai rinvenimenti nello scavo della chiesa<br />

<strong>di</strong> Santa Cornelia a Roma, dove la moneta me<strong>di</strong>oevale più antica, su sei esemplari, è un pezzo pavese <strong>di</strong> tipo PiuspRex (TRAVAINI 1991).<br />

172<br />

http://www.numismatica<strong>dello</strong>stato.it

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