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Bollettino di Numismatica n. 36-39 - Portale Numismatico dello Stato

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BdN <strong>36</strong>-<strong>39</strong> (2008)<br />

Pìero dell'Amìco, Francìsca Pallarés<br />

tali tipi presentano non consentono <strong>di</strong> inserirli in quell'unico contesto definito genericamente dallo<br />

Hayes «africano». 67) Per la stessa ragione, per quanto riguarda le forme, abbiamo fatto riferimento a quelle<br />

già date dal Lamboglia, in quanto egli aveva ritenuto, per ridurre al massimo il numero delle stesse e<br />

per maggior semplicità, <strong>di</strong> mantenere lo stesso numero per quelle forme già presenti nelle tipologie delle<br />

classi ceramiche prodotte nei secoli precedenti. 68)<br />

Un buon terzo del carico del relitto <strong>di</strong> Fontanamare sembra, come abbiamo detto, costituito dalla<br />

terra sigillata chiara «africana». Questa è rappresentata dalle forme più tipiche della C (seconda metà del<br />

III sec. d.C.) e da quelle più antiche della D (inizio del IV sec. d.C.), ma la <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> colore e composizione<br />

dell'argilla e della vernice che presenta questo materiale appare assai <strong>di</strong>versa da quella dei tipi<br />

tra<strong>di</strong>zionali classificati dal Lamboglia. Presenta invece notevoli affinità con la terra sigillata chiara A<br />

tarda anche se risulta arduo sostenere l'ipotesi, alle conoscenze attuali, che possano derivare da un centro<br />

<strong>di</strong> produzione comune.<br />

La terra sigillata chiara <strong>di</strong> tipo C rappresenta un ciclo <strong>di</strong> produzione chiaramente successivo ai tipi<br />

A e B. Questo tipo ha avuto una espansione abbastanza generale in tutte le province dell'Impero 69) e il<br />

suo epicentro è ancora da in<strong>di</strong>viduare anche se in base ai <strong>di</strong>versi rinvenimenti effettuati finora si potrebbe<br />

forse propendere per un'area centro­tunisina. 70) Le caratteristiche esterne sono l'argilla rosso arancione<br />

intenso, molto depurata, le pareti sono sottili e il suono metallico. La vernice, arancione scura, appa­<br />

67)<br />

Nel 1972, J.W. HAYES ha pubblicato a Londra il volume Late Roman Pottery (HAYES 1972), col successivo supplemento A Supplement<br />

to Late Roman Pottery, (HAYES 1980). Tale pubblicazione è simile alla veste tipografica del volume An Introductìon to the Study oj Terra Sìgìllata<br />

<strong>di</strong> F.OSWALD e T.D. PRYCE per la sigillata gallica, ma molto lontana dalla prassi e dal metodo <strong>di</strong> quei padri della ceramologia romana che seppero<br />

assorbire, innovandole, le formule e le classificazioni <strong>di</strong> inglesi, tedeschi ed altri europei e <strong>di</strong> fonderli in un sistema fino ad oggi non ancora<br />

superato. Tuttavia egli ha tentato, sia pur provvisoriamente e con molte possibili lacune, <strong>di</strong> tracciare una prima serie <strong>di</strong> cartine <strong>di</strong> espansione della<br />

sigillata chiara. Queste cartine mostrano il graduale espandersi <strong>di</strong> tale ceramica, da un'area <strong>di</strong> produzione che si suppone nordafricana, a partire<br />

dal II secolo e durante il III­IV secolo, su tutta l'area me<strong>di</strong>terranea, seguendo <strong>di</strong> pari passo il processo <strong>di</strong> totale unificazione del Me<strong>di</strong>terraneo. In<br />

questo processo evolutivo anche la sigillata chiara B della valle del Rodano e la sigillata lucente hanno un loro preciso significato in quanto rappresentano,<br />

nell'alterna vicenda tra impulsi me<strong>di</strong>terranei e impulsi continentali, due deboli tentativi <strong>di</strong> reazione e, al tempo stesso, <strong>di</strong> imitazione<br />

o adeguamento, delle fabbriche occidentali più vicine al Me<strong>di</strong>terraneo, al nuovo gusto me<strong>di</strong>o e tardo­imperiale per una ceramica fine <strong>di</strong> colore più<br />

tenue del precedente. Il libro <strong>dello</strong> Hayes ha invece il torto <strong>di</strong> non mantenere chiara, con le sue 200 forme (troppe a nostro avviso per essere utilizzate<br />

con frutto e praticità e, tra l'altro, nessuna coincidente con quelle classificate dal Lamboglia), le <strong>di</strong>stinzioni <strong>di</strong> pasta, <strong>di</strong> vernice e <strong>di</strong> altre<br />

caratteristiche che permettono <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere tra <strong>di</strong> loro i tipi A, C, e D, che egli fonde in un unico contesto definito «africano». Il principale pregio<br />

dell'opera <strong>dello</strong> Hayes è quello <strong>di</strong> averci dato, nella seconda parte del volume (capp. V­VIII) un quadro chiaro e sistematico dei vari tipi <strong>di</strong><br />

sigillata chiara identificati nel Me<strong>di</strong>terraneo orientale: «çandarli Ware» per il II­III secolo; «Late Roman C Ware» (da non confondere con la<br />

sigillata chiara C) per il IV­VII secolo, e infine le imitazioni egiziane, <strong>di</strong>vise in tre sottogruppi, prodotte fra il V e l'VIII secolo. Tutte quante coincidono<br />

col fiorire dell'Impero <strong>di</strong> Bisanzio, mentre l'Occidente era sommerso dalle invasioni. Basta uno sguardo rapido ai tipi <strong>di</strong> questa sigillata<br />

tarda ed esclusivamente orientale per comprendere che essa (e altre imitazioni che certo esistono e che non sono ancora state ben in<strong>di</strong>viduate e<br />

spazialmente circoscritte) segue un filone del tutto autoctono rispetto all'Occidente, ormai improduttivo e, per <strong>di</strong> più, che nessuna <strong>di</strong> esse ha<br />

riscontro, salvo per qualche vaga analogia <strong>di</strong> forme, nel mondo occidentale, sia precedente sia coevo. Occorre perciò, fino a prova contraria, pensare<br />

ad una forte contrazione dei commerci marittimi <strong>di</strong> lunga portata, almeno per quanto riguarda la ceramica, e ad un conseguente frazionamento<br />

regionale delle singole produzioni orientali, come avviene del resto nel continente europeo occidentale già nel III­IV secolo.<br />

68)<br />

Oltre a mantenere lo stesso numero per le forme <strong>di</strong> sigillata chiara uguali a quelle riscontrate in precedenza per altre classi ceramiche,<br />

il Lamboglia aveva lasciato dei vuoti nella numerazione delle forme <strong>di</strong> sigillata chiara quando non aveva trovato il riscontro tra queste ultime e<br />

forme esistenti in classi ceramiche precedenti, affinchè l'eventuale, futura scoperta <strong>di</strong> una forma <strong>di</strong> sigillata chiara identificabile nelle tipologie<br />

precedenti consentisse <strong>di</strong> mantenere lo stesso numero. Il Lamboglia ha dato dei numeri nuovi solo a quelle forme <strong>di</strong> sigillata chiara non coincidenti<br />

con nessuna <strong>di</strong> quelle classificate precedentemente nelle altre produzioni.<br />

69)<br />

TORTORELLA 1993, pp. 90­92 e 102.<br />

70)<br />

ID.<br />

46<br />

http://www.numismatica<strong>dello</strong>stato.it

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