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(intero volume in formato PDF ( 4 MB circa) - Provincia di Padova

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fon<strong>di</strong>re (<strong>in</strong>dagare) e <strong>di</strong> rendere più profondo, il che significa che lo<br />

sforzo degli schiavi <strong>di</strong> capire il segreto doloroso del “Poète” ha come<br />

effetto quello <strong>di</strong> rendere il segreto sempre più profondo, un segreto<br />

che sempre si sottrae alla comprensione. Il “far più vivo” luziano<br />

non esclude, mi sembra, questa importante ambiguità.<br />

Se proprio si volesse andare a cercare il pelo nell’uovo, allora si<br />

potrebbe osservare che si ottiene un risultato un po’ banalizzante<br />

traducendo con “spazioso” l’aggettivo, tipicamente baudelairiano,<br />

“vaste”. Dire “portici spaziosi” non è lo stesso che <strong>di</strong>re “de vastes<br />

portiques”, dove quel “vastes”, <strong>di</strong>versamente da “spaziosi” (mi pare),<br />

apre a <strong>di</strong>mensioni che non escludono l’impossibile, il soprannaturale.<br />

Infatti, mentre l’italiano spazioso ha natura decisamente materiale,<br />

vaste può facilmente riferirsi ai valori psichici e morali (una vasta<br />

mente non è riducibile a una mente spaziosa). Non ha certo avuto<br />

torto Gaston Bachelard a riconoscere nell’aggettivo vaste una delle<br />

parole-chiave del lessico baudelairiano, una parola che lo stu<strong>di</strong>oso<br />

ritenne capace <strong>di</strong> riunire <strong>in</strong> suprema s<strong>in</strong>tesi i contrari 1 . D’altra parte,<br />

questo particolare aggettivo vaste trova rispondenza temporale prima<br />

nell’avverbio “longtemps” (verso 1) e poi <strong>in</strong> quei “soleils mar<strong>in</strong>s”<br />

(al plurale) del secondo verso. Luzi, coerentemente alla riduzione<br />

operata con “spaziosi”, ha soppresso “longtemps” (ricuperandolo<br />

però all’<strong>in</strong>izio delle terz<strong>in</strong>e) e contraendo i “soleils mar<strong>in</strong>s” al s<strong>in</strong>golare<br />

“mar<strong>in</strong>a”, term<strong>in</strong>e certo suggestivo (vagamente dantesco, l’<strong>in</strong><strong>di</strong>menticabile<br />

“tremolar de la mar<strong>in</strong>a”), ma privo dell’<strong>in</strong>def<strong>in</strong>ita e<br />

appunto ‘vasta’ durata suggerita dalla versione <strong>di</strong> Baudelaire.<br />

Ma non si può pretendere troppo da una traduzione, com’è questa,<br />

che già raggiunge il quasi miracolo <strong>di</strong> far passare <strong>in</strong> modo del<br />

tutto eccellente il senso, rispettando con molta eleganza e senza apparente<br />

sforzo rime e ritmi.<br />

Nessuno può <strong>di</strong>menticare che tradurre Baudelaire è sempre<br />

un’impresa pressoché <strong>di</strong>sperata.<br />

1 La Poétique de l’espace, Paris, Presses Universitaires de France, 1957, pp. 174 ss.<br />

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