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(intero volume in formato PDF ( 4 MB circa) - Provincia di Padova

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esigenza <strong>di</strong> carattere e<strong>di</strong>toriale, a un espe<strong>di</strong>ente suggestivo capace <strong>di</strong><br />

attirare l’attenzione, <strong>di</strong> suscitare la curiosità del pubblico. A meno<br />

che, al <strong>di</strong> là della poesia <strong>di</strong> Michaux, non sia ipotizzabile la generica<br />

idea <strong>di</strong> una raccolta <strong>di</strong> testi stranieri (le Ande) caratterizzati per essere<br />

un <strong>in</strong>sieme <strong>di</strong> alte e varie cime (la Cor<strong>di</strong>gliera).<br />

Comunque sia, il contenuto del libro <strong>di</strong> traduzioni ci porta a<br />

formulare la seguente osservazione: quando Luzi si poneva <strong>di</strong> fronte<br />

al testo da tradurre, dava ascolto alle esigenze, alle pre<strong>di</strong>lezioni estetiche<br />

e all’estro personale del momento, si lasciava guidare dalle prevalenti<br />

suggestioni tratte dalla lettura, dalle soluzioni dettate da una<br />

sorta <strong>di</strong> ispirazione momentanea.<br />

È dunque assai arduo, a mio parere, cercare <strong>in</strong> lui delle costanti<br />

e ancor più, come si è detto, l’esistenza <strong>di</strong> un metodo rilevabile dalla<br />

prassi. I tempi <strong>di</strong>versi e le occasioni più varie che hanno determ<strong>in</strong>ato<br />

il suo lavoro <strong>di</strong> traduttore non mi sembrano consentire un’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e<br />

critica complessiva e unificante.<br />

L’unica via praticabile appare dunque soltanto quella che prende<br />

<strong>in</strong> considerazione le soluzioni via via adottate per i s<strong>in</strong>goli testi.<br />

In questa occasione mi fermerei pertanto brevemente sulle due<br />

traduzioni che a me sembrano senz’altro fra le più riuscite e, comunque,<br />

fra le più rivelatrici <strong>di</strong> una <strong>in</strong>terpretazione poetica d’autore.<br />

I testi tradotti sono tutt’e due celebri. Il primo è <strong>di</strong> Ronsard, il<br />

sonetto Comme on voit sur la branche au mois de may la rose. L’altro<br />

è La Vie antérieure <strong>di</strong> Baudelaire, anch’esso un sonetto.<br />

Sono entrambi <strong>in</strong> alessandr<strong>in</strong>i (ossia il verso più glorioso della<br />

tra<strong>di</strong>zione poetica francese, un verso costituito <strong>di</strong> 12 sillabe, con<br />

cesura me<strong>di</strong>ana).<br />

Per tradurre il primo, quello <strong>di</strong> Ronsard, Luzi si è avvalso del<br />

doppio settenario, che mima abbastanza esattamente il ritmo<br />

dell’alessandr<strong>in</strong>o. Per il secondo si è impegnato <strong>in</strong> un’impresa più<br />

<strong>di</strong>fficile: ha optato per l’endecasillabo, certamente il verso che, <strong>in</strong><br />

Italia, corrisponde, per uso e per gloria, alla funzione che ha l’alessandr<strong>in</strong>o<br />

<strong>in</strong> Francia.<br />

Ma leggiamo senz’altro la traduzione da Ronsard (pubblicata per<br />

la prima volta nel 1942).<br />

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