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(intero volume in formato PDF ( 4 MB circa) - Provincia di Padova

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Trasferendoci sull’altro dei due percorsi <strong>di</strong> <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e <strong>di</strong> cui si è<br />

detto <strong>in</strong> apertura, occorre subito mettere <strong>in</strong> rilievo che se il Boccaccio<br />

e il Decameron sono stati, come si è visto, alquanto “snobbati” dalla<br />

corrente, per così <strong>di</strong>re, “<strong>di</strong> superficie” della ricezione balcanica, perché<br />

la preferenza è andata ad altri, assai più “eccelsi” ed “<strong>in</strong>signi”<br />

autori, ben altra è stata <strong>in</strong>vece la collocazione loro riservata dalla<br />

fruizione che potremmo chiamare “sotterranea” (se non “sovversiva”,<br />

che pare attributo ancor più calzante). Dovendo ragionare <strong>in</strong><br />

term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> competizione sportiva, si potrebbe <strong>di</strong>re che qui non c’è<br />

stata partita, per mancanza <strong>di</strong> degni rivali, fossero pure da annoverare<br />

tra i “classici”. Come “emerge” (ed è proprio il vocabolo che fa al<br />

caso nostro) da recenti ricerche, che hanno preso <strong>in</strong> esame i testi e i<br />

proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> alcuni dei “padri” della breve narrativa serba 19 , spetta<br />

proprio all’opera del Boccaccio il merito <strong>di</strong> aver fornito l’esempio <strong>di</strong><br />

un concreto modello operativo a prosatori della stazza <strong>di</strong> un Vuk<br />

Boccaccio, Napoli, Bibliopolis, 1983, p. 90). È il caso <strong>di</strong> aggiungere, come rilevato, ancora,<br />

dal Russo (pp. 90-91), e riba<strong>di</strong>to da C. DELCORNO (Gli scritti danteschi del Boccaccio, <strong>in</strong><br />

Dante e Boccaccio. Lectura Dantis scaligera 2004-2005 <strong>in</strong> memoria <strong>di</strong> Vittore Branca, a cura <strong>di</strong><br />

E. SANDAL, Roma-<strong>Padova</strong>, Antenore, 2006, pp. 109-137), che questa <strong>di</strong>fferenziazione <strong>di</strong> ord<strong>in</strong>e<br />

etico-estetico era stata, con ogni probabilità, raccolta dal Boccaccio dalla Vita nuova<br />

(XIX, 1) e dall’Inferno (XVIII 66) danteschi. Nasce da qui la sostanziale necessità <strong>di</strong> rendere<br />

questa contrapposizione anche nella traduzione. Se è vero che gli equivoci e le controversie<br />

<strong>in</strong> term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> <strong>in</strong>terpretazione, dai tempi dei Deputati ad oggi, sono stati regolarmente all’ord<strong>in</strong>e<br />

del giorno <strong>di</strong> coloro che si sono occupati del Decameron, ciò non toglie che sia legittimo<br />

attendersi, dal lavoro del traduttore, una fondamentale aderenza all’orig<strong>in</strong>ale anche – e soprattutto<br />

– <strong>in</strong> quelle circostanze che possono dar a<strong>di</strong>to a facili fra<strong>in</strong>ten<strong>di</strong>menti. Per ricorrere<br />

a qualche esempio, se nella versione serba si <strong>di</strong>ce che il libro è de<strong>di</strong>cato alle “Ïene” (cioè alle<br />

femm<strong>in</strong>e, nella traduzione <strong>di</strong> Mraoviå) o che la brigata è composta <strong>di</strong> “sedam Ïena” (sette<br />

femm<strong>in</strong>e, nella traduzione <strong>di</strong> Dobriå), non pare proprio <strong>di</strong> poter esprimere un apprezzamento<br />

per la soluzione adottata: il testo viene sì adeguato all’orizzonte culturale del lettore<br />

(già <strong>di</strong> per sé avvezzo ad una maggiore rigi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> atteggiamento), ma si smarriscono i presupposti<br />

che ne hanno guidato (e motivato) la stesura, compromettendo gravemente le f<strong>in</strong>alità<br />

stesse della traduzione (o che tali dovrebbero essere reputate, secondo i parametri comunemente<br />

accettati).<br />

19 Le ricerche <strong>in</strong> questione si sono occupate della trasposizione del modello novellistico<br />

italiano nel quadro della letteratura serba, nei suoi s<strong>in</strong>goli aspetti e con particolare riferimento<br />

al genere breve. Sull’argomento, si veda: S. MILINKOVIå, Primeri transko<strong>di</strong>fikacije i<br />

<strong>in</strong>tertekstualnosti u Vrπeviåevim zbirkama narodnih priπa, “Filolo∫ki pregled”, XXX, 2, 2003,<br />

pp. 123-137; ID., “Drugaπiji pogled” na Ïanrovski problem “priπe”, “XVIII vek”, knj. 6, “Nova<br />

viπenja”, Novi Sad 2007, pp. 63-78. È <strong>in</strong> corso <strong>di</strong> stampa il lavoro (dal titolo Novela od S.M.<br />

Ljubi∫e do S. Matavulja i italijanska novelistiπka tra<strong>di</strong>cija), <strong>in</strong> cui sono stati sistemati gli esiti<br />

<strong>di</strong> un’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e più approfon<strong>di</strong>ta sui legami tra la cultura italiana e la produzione novellistica<br />

serba e montenegr<strong>in</strong>a della seconda metà dell’Ottocento.<br />

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