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quello che avverrà con la traduzione lat<strong>in</strong>a della Div<strong>in</strong>a Comme<strong>di</strong>a,<br />

eseguita da Giovanni Bertol<strong>di</strong> da Serravalle <strong>in</strong> occasione del Concilio<br />

<strong>di</strong> Costanza (ca. 1417) 12 . Chaucer demolisce questa strategia riportando<br />

la storia <strong>di</strong> Griselda nell’ambito <strong>di</strong> un vernacolo, ma la scelta<br />

<strong>di</strong> Petrarca, e il lungo elogio del poeta italiano che precede il racconto<br />

vero e proprio, riba<strong>di</strong>scono la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> <strong>in</strong>trattenere un rapporto<br />

<strong>di</strong>retto con il primo autore della novella, Giovanni Boccaccio.<br />

Nello scegliere un testo come le Seniles <strong>in</strong> cui Petrarca def<strong>in</strong>isce il<br />

suo rapporto con Boccaccio secondo le modalità maestro-<strong>di</strong>scepolo<br />

(vale la pena <strong>di</strong> ricordare che 18 delle 132 epistole sono <strong>in</strong><strong>di</strong>rizzate a<br />

Boccaccio), Chaucer sembra a sua volta collocare Boccaccio nel ruolo<br />

<strong>di</strong> allievo e lettore <strong>di</strong> Petrarca – un ruolo che peraltro lo scrittore<br />

<strong>in</strong>glese reclama anche per sé, attraverso la f<strong>in</strong>zione del clerk <strong>di</strong><br />

Oxford, e del suo <strong>in</strong>contro a <strong>Padova</strong> con il poeta laureato. Nell’attribuire<br />

la paternità dell’opera a Petrarca Chaucer segue un modello a<br />

cui si confanno scrittori e lettori <strong>in</strong> tutta Europa 13 ; ma propone anche,<br />

implicitamente, un modello <strong>di</strong> Boccaccio lettore che verrà poi<br />

ripreso dai poeti del Quattrocento <strong>in</strong>glese, come si vedrà, e <strong>di</strong> cui lo<br />

stesso Chaucer aveva già fatto uso nel servirsi dell’Amorosa visione<br />

come testo che potesse fungere da <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario tra il modello<br />

dantesco e la sua House of Fame 14 .<br />

È stato notato che Chaucer usa i testi italiani <strong>di</strong> Boccaccio <strong>in</strong><br />

modo più ampio e articolato <strong>di</strong> qualunque altro gruppo <strong>di</strong> testi <strong>in</strong><br />

qualunque l<strong>in</strong>gua 15 . La stessa lentezza da parte della critica nel riconoscere<br />

l’immensità <strong>di</strong> questo debito è un’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione della sottigliezza<br />

delle strategie letterarie chauceriane. Ciò detto, bisogna comunque<br />

riba<strong>di</strong>re che il rapporto tra Chaucer e Boccaccio, sia pure velato<br />

<strong>di</strong> silenzi, è un rapporto privilegiato. Anche se fosse possibile <strong>di</strong>mostrare<br />

un largo uso del Decameron da parte <strong>di</strong> Chaucer, e un suo<br />

accesso alla versione italiana del testo, bisognerebbe comunque tenere<br />

12 Su questa traduzione si veda D. WALLACE, Dante <strong>in</strong> Somerset: Ghosts, Historiography,<br />

Perio<strong>di</strong>zation, <strong>in</strong> New Me<strong>di</strong>eval Literatures 3, a cura <strong>di</strong> D. Lawton, W. Scase, R. Copeland,<br />

Oxford, Oxford University Press, 1999, pp. 9-38.<br />

13 W. FARNHAM, England’s Discovery of the Decameron, “Publications of the Modern<br />

Language Association”, 39 (1924), pp. 123-139, p. 128.<br />

14 D. WALLACE, Chaucer and the Early Writ<strong>in</strong>gs of Boccaccio, Woodbridge, D.S. Brewer,<br />

1985, pp. 5-22.<br />

15 Ivi, p. 1.<br />

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