(intero volume in formato PDF ( 4 MB circa) - Provincia di Padova
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<strong>in</strong> italiano, ma sempre piani <strong>in</strong> spagnolo. In questo caso, se avessi<br />
mo<strong>di</strong>ficato la costruzione delle frasi con l’obiettivo <strong>di</strong> portare i verbi<br />
all’<strong>in</strong>terno del verso per avere parole piane <strong>in</strong> posizione f<strong>in</strong>ale, avrei<br />
rime<strong>di</strong>ato al male peggiorando la situazione, cioè mo<strong>di</strong>ficando un<br />
aspetto più rilevante (una tipologia caratteristica <strong>di</strong> costruzione delle<br />
frasi) per salvaguardarne uno <strong>in</strong> fondo trascurabile. Come <strong>in</strong> quest’esempio,<br />
<strong>in</strong> tutte o quasi le scelte <strong>di</strong> traduzione ci si trova <strong>di</strong> fronte<br />
al conflitto tra la “fedeltà” a due o più aspetti che risultano <strong>in</strong>compatibili<br />
per il traduttore, e dei quali si deve valutare il peso specifico<br />
per potere operare.<br />
Più che una lista <strong>di</strong> priorità, le quattro norme all<strong>in</strong>eate sono, o<br />
meglio sarebbero, altrettante regole impresc<strong>in</strong><strong>di</strong>bili: <strong>in</strong> una situazione<br />
ideale, solo se non si corre nessuno dei rischi appena elencati si<br />
può “mo<strong>di</strong>ficare” con animo sereno, ma nella pratica dei testi non è<br />
affatto così. Una traduzione, soprattutto se si impone dei v<strong>in</strong>coli<br />
metrici, dovrà spesso e malvolentieri sacrificare qualcosa; tuttavia<br />
credo sia <strong>in</strong><strong>di</strong>spensabile avere ben <strong>in</strong> mente un quadro degli aspetti<br />
da salvaguardare per sapere come regolarsi nell’<strong>in</strong>tervenire sul testo.<br />
Questo è possibile a patto che le compensazioni non vengano<br />
operate con l’<strong>in</strong>genuità <strong>di</strong> credere che “cambiando l’ord<strong>in</strong>e dei fattori,<br />
il prodotto non cambia”. È proprio la consapevolezza che, qualsiasi<br />
comportamento si assuma, il testo prodotto cambierà, a obbligare<br />
il traduttore a rimettere <strong>in</strong> circolazione l’<strong>in</strong>sieme dei segni e valori<br />
(i fattori) del testo <strong>di</strong> partenza, per produrre un nuovo testo che<br />
non potrà non avere equilibri propri, autonomi e, perciò, <strong>in</strong> certa<br />
misura <strong>di</strong>versi (cosa ben <strong>di</strong>versa da “<strong>in</strong>fedeli”) rispetto all’orig<strong>in</strong>ale.<br />
D’altra parte, da questo punto <strong>di</strong> vista, la traduzione non si <strong>di</strong>fferenzia<br />
più <strong>di</strong> tanto da una qualsiasi lettura <strong>di</strong> un testo letterario.<br />
L’<strong>in</strong>terpretazione del lettore, o del critico, costruisce un testo che<br />
sarà <strong>di</strong>verso per ogni lettura.<br />
Riflettendo sulla “<strong>in</strong>evitabile ambiguità” <strong>in</strong>sita <strong>in</strong> ogni processo<br />
<strong>di</strong> comunicazione letteraria, Cesare Segre propone <strong>in</strong> uno dei saggi<br />
del suo illum<strong>in</strong>ante Semiotica filologica il concetto <strong>di</strong> “simulacro <strong>di</strong><br />
testo”. Partendo dal presupposto che nella produzione del testo letterario<br />
convivono, da parte dell’emittente, elementi consci ed elementi<br />
<strong>in</strong>consci, Segre osserva che il ricevente, al cospetto del testo:<br />
a<strong>di</strong>birà la sua ragione, la sua parte conscia, a <strong>di</strong>stricare gli elementi consci<br />
e quelli <strong>in</strong>consci del testo. Ma anche il ricevente ha la sua parte <strong>in</strong>conscia.<br />
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