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de la tarde”; un lettore colto <strong>di</strong> l<strong>in</strong>gua spagnola non potrà fare a<br />

meno <strong>di</strong> sentire risuonare nel proprio orecchio il celebre “a las c<strong>in</strong>co<br />

de la tarde” del Llanto por Ignacio Sánchez Mejías <strong>di</strong> Federico García<br />

Lorca 9 . Nella traduzione <strong>di</strong> questo verso sono stato a lungo <strong>in</strong>deciso<br />

tra due soluzioni alternative: “cerco il sole alle c<strong>in</strong>que della sera” vs<br />

“cerco il sole del tardo pomeriggio”. La seconda rendeva impercettibile<br />

il riferimento a Lorca, che la prima <strong>in</strong>vece manteneva, anzi<br />

rendendolo pers<strong>in</strong>o più evidente che nell’orig<strong>in</strong>ale, dato che “le c<strong>in</strong>que<br />

della sera” è un’espressione che nell’uso dell’italiano non suole<br />

comparire... se non nelle pr<strong>in</strong>cipali traduzioni del Llanto <strong>di</strong> García<br />

Lorca. Il rischio era dunque quello <strong>di</strong> calcare la mano, dare al<br />

riferimento <strong>in</strong>tertestuale un peso maggiore rispetto all’orig<strong>in</strong>ale.<br />

D’altro canto, il “tardo pomeriggio” non corrisponde esattamente<br />

alle c<strong>in</strong>que, e potrebbe suggerire al lettore una tonalità <strong>di</strong> luce più<br />

sfumata <strong>di</strong> quella proposta da Paz. È per questo motivo che ho alla<br />

f<strong>in</strong>e deciso <strong>di</strong> far prevalere le “c<strong>in</strong>que della sera”.<br />

C’è <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, pur mantenendosi fedeli alle prime tre accortezze, un<br />

ulteriore pericolo: che il proprio <strong>in</strong>tervento, nello specifico legittimo<br />

e <strong>in</strong>dolore, sommato ad altri dello stesso tipo, ciascuno <strong>di</strong> per sé<br />

legittimo e <strong>in</strong>dolore, f<strong>in</strong>isca però per determ<strong>in</strong>are nel complesso un<br />

significativo spostamento dell’equilibrio stilistico del testo. Per tornare<br />

al caso degli enjambements – che ho <strong>in</strong> alcune circostanze dovuto<br />

abolire, e <strong>in</strong> altre creare –, se l’<strong>in</strong>sieme <strong>di</strong> questi <strong>in</strong>terventi avesse<br />

reso molto più (o molto meno) presente tale fenomeno nel poema,<br />

ciò avrebbe costituito un problema. Ma credo non sia stato così.<br />

È un aspetto su cui mi sono <strong>in</strong>terrogato <strong>in</strong> particolar modo rispetto<br />

ai versi sdruccioli, che appaiono <strong>in</strong> effetti nella mia traduzione <strong>in</strong><br />

numero un po’ maggiore rispetto all’orig<strong>in</strong>ale. C’è però da <strong>di</strong>re che<br />

i motivi sono <strong>in</strong>nanzitutto nella l<strong>in</strong>gua, dato che l’italiano presenta<br />

molte più parole sdrucciole dello spagnolo. Inoltre, <strong>in</strong> molti casi le<br />

mie parole sdrucciole sono verbi <strong>in</strong> terza persona plurale, che Octavio<br />

Paz colloca spesso a f<strong>in</strong>e verso, e che sono tendenzialmente sdruccioli<br />

9 L’allusione risulta ancor più significativa dato che <strong>in</strong> almeno un altro paio <strong>di</strong> passaggi<br />

del testo sono percepibili richiami ai versi <strong>di</strong> Federico García Lorca. Si tratta della “entrevista<br />

muchacha recl<strong>in</strong>ada / en los balcones verdes de la lluvia” dei vv. 111-112, che ricorda la<br />

protagonista del Romance sonámbulo, che “[...] sigue en su baranda, / verde carne, pelo<br />

verde”. Ancora più puntuale il richiamo tra i versi “y en el fondo del hoyo los dos ojos / de<br />

una niña ahogada hace mil años” (vv. 243-244) e la lorchiana “Niña ahogada en el pozo”.<br />

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