(intero volume in formato PDF ( 4 MB circa) - Provincia di Padova
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de che la richiesta <strong>di</strong> ripercorrere le tracce lungo le quali il Decameron<br />
si è, nel tempo, “riprodotto”, per giungere <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e alla meta delle o<strong>di</strong>erne<br />
annotazioni, impone <strong>di</strong> seguire due sentieri: l’uno scoperto, alla luce<br />
del sole, documentabile, l’altro velato, sottratto allo sguardo, per così<br />
<strong>di</strong>re “sotterraneo”.<br />
A giu<strong>di</strong>care dalle fonti bibliografiche che ci sono pervenute, non<br />
pare <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>re che l’opera <strong>di</strong> Giovanni Boccaccio abbia, <strong>in</strong> realtà,<br />
sollecitato un grande <strong>in</strong>teresse tra i critici, gli storici della letteratura<br />
e i traduttori d’oltre Adriatico. Se si esclude la penna prolifica <strong>di</strong><br />
Mate Zoriå, che era riuscito a ricavare, dai pochi spunti esistenti, un<br />
saggio <strong>di</strong> una trent<strong>in</strong>a <strong>di</strong> pag<strong>in</strong>e, c’è ben poco da riportare nei registri<br />
<strong>di</strong> un ipotetico ufficio contabile: si tratta, tirando le somme <strong>di</strong><br />
due secoli, <strong>di</strong> non più <strong>di</strong> una manciata <strong>di</strong> (brevi) contributi, cui si<br />
deve aggiungere una paritetica mole <strong>di</strong> traduzioni, non sempre, peraltro,<br />
<strong>di</strong> apprezzabile livello.<br />
Un bagaglio, dunque, tutt’altro che sod<strong>di</strong>sfacente e che <strong>di</strong> certo<br />
non <strong>in</strong>vita a cimentarsi con la prova <strong>di</strong> un bilancio, causa il pericolo,<br />
nient’affatto remoto, <strong>di</strong> essere tacciati <strong>di</strong> eccessiva <strong>in</strong>dulgenza nei riguar<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> coloro che non hanno saputo, <strong>in</strong> verità, suggerire dei motivi <strong>di</strong><br />
riflessione degni <strong>di</strong> particolare attenzione. E tuttavia, è proprio la segnalata<br />
sterilità a rivelarsi, <strong>in</strong> fondo, pregevolmente densa <strong>di</strong> significati, al<br />
punto da poterla assumere alla stregua <strong>di</strong> un privilegiato punto <strong>di</strong><br />
osservazione, atto a ricostruire, nel suo complesso, il quadro culturale<br />
balcanico dell’Ottocento e del Novecento e a coglierne gli umori prevalenti;<br />
quadro che, almeno da questa angolazione, <strong>di</strong> là dalle pur riscontrabili<br />
peculiarità dei <strong>di</strong>versi contesti, può senz’altro <strong>di</strong>rsi largamente<br />
omogeneo.<br />
I primi lavori <strong>in</strong> cui si r<strong>in</strong>viene qualche riferimento al Boccaccio e<br />
alla sua opera sono due articoli <strong>di</strong> Boåidar Petranoviå: il primo, apparso<br />
nel 1842 sul perio<strong>di</strong>co “Pe∫tansko-bu<strong>di</strong>mski skoroteπa” (La<br />
Staffetta <strong>di</strong> Budapest) e volto ambiziosamente ad offrire un Panorama<br />
generale della civiltà europea nel Me<strong>di</strong>oevo, il secondo, del 1864,<br />
recante il titolo Dalla letteratura italiana, <strong>in</strong>serito nella rivista<br />
“Ogledalo srbsko” (Lo specchio serbo) <strong>di</strong> Novi Sad. E non è certo<br />
lettivo, a cura <strong>di</strong> F. MAZZONI, Il Boccaccio nelle culture e letterature nazionali, Firenze, Leo<br />
S. Olschki, 1978, pp. 317-349. L’elenco nel suo <strong>in</strong>sieme co<strong>in</strong>cide con quello delle e<strong>di</strong>zioni<br />
catalogate presso la Biblioteca Nazionale <strong>di</strong> Belgrado e la Matica srpska <strong>di</strong> Novi Sad.<br />
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