You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
.<br />
PAGINA<br />
Dall'antico Battistero, a pochi passi<br />
dalla Cattedrale, è iniziato a Novara il<br />
solenne rito di chiusura del Grande Giubileo:<br />
un luogo quanto mai significativo<br />
per indicare il cammino di conversione<br />
che ogni cristiano è stato invitato a<br />
compiere in questo Anno Santo. Il Vescovo,<br />
Mons. Renato Corti, accompagnato<br />
dai canonici e da tanta gente ha<br />
svolto il rito secondo il formulario prescritto<br />
percorrendo poi tutta la navata<br />
della Cattedrale, mentre la Corale diretta<br />
da don Maurizio Gagliardini eseguiva<br />
i canti liturgici che sottolineavano i momenti<br />
significativi della funzione. «L'anno<br />
del Giubileo termina — ha esordito<br />
Mons. Corti nell'Omelia —, non termina<br />
invece l'anno di misericordia inaugurato<br />
dal Verbo di Dio fatto carne e di cui ha<br />
parlato Gesù nella sinagoga di Nazareth,<br />
inaugurando la sua vita pubblica. Quell'anno<br />
è cominciato, ma non finirà se<br />
non alla fine del mondo; tutto il tempo<br />
della storia è, per mezzo di Cristo, un<br />
tempo di misericordia, e dunque di speranza<br />
per tutti. Celebriamo questa Eucaristia<br />
insieme con fratelli che vengono<br />
da altre nazioni e culture, ricordando<br />
quanto il Papa proponeva con il messaggio<br />
del 1° gennaio. Invitava al dialogo<br />
tra le culture come strada per edificare<br />
la civiltà dell'amore e della pace. È un<br />
impegno che anche noi ci assumiamo. I<br />
popoli della terra, con la loro storia, la<br />
loro cultura, le loro tradizioni, sono una<br />
ricchezza per tutti. Siamo invitati a stare<br />
in ascolto reciproco e ad un amore<br />
sincero. Siamo chiamati a trovare nel<br />
seme del Vangelo, e soprattutto nella<br />
presenza viva di Gesù Cristo, il punto<br />
d'incontro che fa della diversità i colori<br />
dell'unità e della comunione tra gli uomini».<br />
Il Vescovo di Novara dopo aver sottolineato<br />
le occasioni di grazia avute dai<br />
«credenti» ha lanciato uno sguardo anche<br />
su coloro che «hanno l'impressione<br />
di essere lontani da Gesù (o credono di<br />
essergli lontano)». «Essi hanno potuto<br />
Un impegno per la diocesi di Chieti-<br />
Vasto: la missione. Ed una convinzione:<br />
l'Anno Santo, che ha chiuso le sue porte<br />
tra le solenni celebrazioni nella cattedrale<br />
di Chieti e nella concattedrale di Vasto,<br />
rimarrà speranza viva di una Chiesa<br />
che vuole annunciare la misericordia<br />
largamente sperimentata durante questo<br />
Giubileo. E anche per la diocesi abruzzese,<br />
la celebrazione di chiusura della<br />
Porta Santa ha rappresentato un momento<br />
di grande intensità e di rinnovato<br />
fervore per compiere una verifica attenta<br />
affinché questo tempo non sia trascorso<br />
invano ma si traduca in iniziative<br />
concrete di lavoro e preghiera.<br />
«Abbiamo vissuto un intero anno sotto<br />
la luce del Signore Gesù — ha spiegato<br />
l'Arcivescovo Mons. Edoardo Menichelli<br />
alla presenza numerosa del clero e<br />
del popolo della diocesi — facendo memoria<br />
della sua Incarnazione e riconoscendolo,<br />
con entusiasmo e fede, Figlio<br />
di Dio, nostro unico Salvatore ieri, oggi<br />
e sempre». È stato infatti un anno, questo<br />
trascorso, in cui «ogni ginocchio si è<br />
piegato» e «ogni lingua ha proclamato la<br />
sua signoria di misericordia»; un tempo<br />
durante il quale si è pregato ricevendo il<br />
dono della sua misericordia e della sua<br />
grazia. «È stato tutto — ha continuato<br />
Mons. Menichelli — un anno di pedagogia<br />
di salvezza. Ed ora?».<br />
Come i pastori che vanno alla grotta,<br />
vedono, adorano e ritornano; come i<br />
Magi che vanno, trovano il Bambino, lo<br />
adorano e ritornano; come il vecchio Simeone<br />
che va al tempio e, dopo aver visto<br />
Gesù, prorompe in una lode spirituale,<br />
atto di fede e di abbandono a Lui;<br />
come, infine, i discepoli che, saputa la<br />
risurrezione, corrono, vedono, credono<br />
e tornano a raccontare. Come queste<br />
icone evangeliche, così la Chiesa è stata<br />
chiamata ad incarnare alcuni atteggiamenti<br />
per un'autentica sequela e una<br />
concreta testimonianza.<br />
«Per dare senso — ha aggiunto il Presule<br />
— al lungo ed intenso diario giubilare<br />
che abbiamo celebrato dentro un'esperienza<br />
pellegrinante, quasi a raccontare<br />
la nostra condizione di viandanti, e<br />
con la quale abbiamo imitato l'andare a<br />
vedere di quanti allora mossero i passi<br />
dei piedi e del cuore verso Cristo, occorre<br />
una verifica ed un impegno». Perché<br />
l'Anno Santo, ha ricordato, non è stata<br />
la storia di un moto turistico, ma un atto<br />
di fede in cui Cristo è stato vero «ingresso»<br />
nella vita di comunione con Dio.<br />
«Questa — ha proposto — è l'indispensabile<br />
verifica dell'anno giubilare: se,<br />
cioè, anche noi abbiamo visto Cristo facendo<br />
di Lui un'esperienza di accresciuta<br />
consapevolezza (la Parola); se con Lui<br />
abbiamo intessuto un'intima comunione<br />
(i sacramenti); se per Lui abbiamo provocato<br />
la coscienza». E per una crescita<br />
di fede, che si tramuti in impegno concreto,<br />
ha evidenziato: «È importante che<br />
le comunità facciano e aiutino a fare un<br />
“ripasso spirituale” dei tanti gesti giubilari,<br />
perché si continui l'adorante incontro<br />
con Cristo, se ne sperimenti il gaudio<br />
consolante e si resti invasi dalla meraviglia<br />
di averlo conosciuto».<br />
Una consapevolezza, questa, da cui<br />
non può non scaturire un impegno: la<br />
narrazione missionaria di quanto si è<br />
vissuto. «Il Vangelo di Matteo — ha detto<br />
ancora Mons. Menichelli — chiude<br />
con l'invito teologico alla cattolicità. La<br />
Risurrezione ci ha posto in mano il dardo<br />
impaziente della missione». Questa è,<br />
4 .<br />
L'OSSERVATORE ROMANO Giovedì 11 Gennaio 2001<br />
Chiusura della Porta Santa<br />
nelle diocesi italiane<br />
NOVARA TRIESTE<br />
trovare nell'anno giubilare — ha continuato<br />
Mons. Corti — qualcosa di simile<br />
ad una stella che indica dove trovare<br />
Gesù. Per molti quella stella è stato probabilmente<br />
il vecchio Papa, così fragile<br />
e così forte, così sincero ed intenso, così<br />
deciso e misericordioso. Forse molte<br />
persone, che non hanno dimestichezza<br />
con la Chiesa, hanno potuto essere aiutati<br />
da qualche trasmissione radio-televisiva<br />
a riflettere, a far riemergere un<br />
cammino di fede che magari era stato<br />
realmente compiuto in passato. E poi<br />
per tutti era all'opera lo Spirito Santo<br />
che agisce segretamente nei cuori e che<br />
è stato il vero protagonista nascosto dell'anno<br />
giubilare. Lo sa bene chi, in silenzio<br />
e non senza commozione, ha attraversato<br />
la Porta Santa di San Pietro. Il<br />
cammino lungo dei Magi è molto istruttivo<br />
per una interpretazione adeguata<br />
del Giubileo. Certo, questa iniziativa della<br />
Chiesa Cattolica era per i cristiani.<br />
Ma era anche per tutto il mondo, proprio<br />
perché metteva in primo piano Cristo,<br />
unica speranza del mondo». Secondo<br />
il Vescovo di Novara questa speranza<br />
per l'umanità prende visibilità quando i<br />
cristiani si inoltrano sui sentieri qualificanti<br />
del Giubileo: quello di discendere,<br />
come ha fatto Cristo, verso ogni uomo,<br />
e quello, presente anche nella radice<br />
ebraica di Giubileo, della pratica della<br />
giustizia, che vuol dire rispetto della dignità<br />
di ogni uomo e anche salvaguardia<br />
del creato, messo da Dio a disposizione<br />
dell'uomo perché sia il custode, non il<br />
padrone, e perché resti una casa abitabile<br />
anche per le generazioni future. Camminare<br />
sui sentieri ricordati con forza<br />
dal Giubileo ebraico e cristiano significa<br />
«fare profezia»: fare oggi ciò che permetterà<br />
una vita veramente umana domani.<br />
Mons. Corti ricorda che si ha<br />
estremo bisogno di questa «profezia» soprattutto<br />
se, «come talvolta pare, nell'uno<br />
o nell'altro di noi, essa langue e neppure<br />
appare con luminosità sul volto di<br />
alcune delle nostre comunità». «L'anno<br />
del Giubileo — ha concluso il Vescovo<br />
di Novara — è stata una semina. Il contadino<br />
non abbandona il campo dopo<br />
che l'ha compiuta. Nemmeno noi dovremo<br />
farlo. Il Giubileo, in questo senso,<br />
non termina. La cerimonia della chiusura<br />
del Giubileo prevede che si indichino<br />
gli impegni per il futuro. Mentre si chiude<br />
la Porta Santa, quella porta che è<br />
Cristo rimane sempre aperta e attende il<br />
nostro passaggio, che è l'atto di fede.<br />
Propongo a ciascuno di voi che ogni<br />
mattino iniziate la giornata proprio così:<br />
passando la Porta Santa, che è Cristo,<br />
rinnovando il vostro atto di fede. Mentre<br />
si chiude l'anno giubilare, il segno<br />
della giustizia e della condivisione con<br />
l'uomo attende d'essere tenuto in primo<br />
piano, rimeditandolo e traducendolo in<br />
scelte concrete personali e comunitarie.<br />
Propongo a ciascuno di voi di iniziare<br />
ogni giornata ed affrontare le responsabilità<br />
familiari e professionali di ogni<br />
giorno in questo modo: decidendo sempre<br />
di nuovo che quel giorno sarà un<br />
giorno che vogliamo vivere secondo giustizia<br />
verso tutti, specialmente i più deboli;<br />
e che sarà un giorno durante il<br />
quale, come il buon samaritano, sapremo<br />
fermarci, chinarci su chi ha bisogno<br />
d'amore e d'aiuto, proprio come fece<br />
Gesù. È difficile in questo momento,<br />
non avvertire che quanto ci è stato, di<br />
giorno in giorno, proposto nei mesi del<br />
Giubileo, ha bisogno d'essere ripreso in<br />
mano e diventare una traccia stimolante<br />
del nostro cammino cristiano, personale<br />
e comunitario, per gli anni futuri, mentre<br />
comincia il nuovo millennio».<br />
Al termine della celebrazione proprio<br />
per sottolineare la concretezza del cammino<br />
cristiano, il vicario generale don<br />
Gregorio Pettinaroli, ha richiamato le<br />
comunità cristiane a continuare la revisione<br />
di vita secondo le indicazioni ricevute<br />
e a contribuire alla raccolta di fondi<br />
per la riduzione del debito estero.<br />
GIULIANO TEMPORELLI<br />
to a scrutare le Scritture Sante: lo Spirito<br />
ci dirà che parlano di lui.<br />
«Lo Spirito e la Parola a chi cercava<br />
verità e grazia — ha proseguito Monsignor<br />
Ravignani — l'hanno fatto passare<br />
attraverso la Porta Santa, che è Cristo,<br />
per introdurlo nel cuore della Chiesa<br />
che oggi annuncia e vive il Vangelo. So,<br />
per averlo vissuto con molti di voi e con<br />
i nostri giovani, quale sia stato il riflesso<br />
interiore della meraviglia e dell'entusiasmo<br />
che ci ha presi tutti nell'incontro<br />
con il Papa a San Pietro e nella Giornata<br />
Mondiale della Gioventù a Tor Vergata.<br />
Non era davvero esaltazione superficiale,<br />
non era affatto esteriorità di una<br />
manifestazione. Siamo stati profondamente<br />
toccati. La nostra fede ne è uscita<br />
rafforzata, il nostro impegno di testimonianza<br />
ancor più convinto».<br />
Ma, si è chiesto ancora il Vescovo, la<br />
nostra Chiesa di Trieste, che pure ha<br />
aperto le sue porte a chi poneva il gesto<br />
del pellegrinaggio e voleva rendere pure<br />
la sua fede, ha offerto l'autenticità della<br />
Parola di Dio e la gioia dell'unità che<br />
nasce dal dono dello Spirito? «Le celebrazioni<br />
giubilari ci hanno fatto fare<br />
esperienza di comunione fraterna; il dono<br />
della reliquia di san Giusto a tutte le<br />
parrocchie ha voluto unire alla cattedrale,<br />
e quindi al Vescovo, le nostre comunità».<br />
Tutto questo, ha aggiunto il Vescovo,<br />
è stato certamente significativo, ma non<br />
basta. «In una città nella quale molti<br />
giovani e non giovani cercano parole di<br />
verità, domandano comprensione e accoglienza,<br />
è divenuto per noi richiamo<br />
esigente alla missionarietà, che faccia<br />
uscire l'annuncio del Vangelo dal chiuso<br />
delle nostre parrocchie e le faccia luoghi<br />
aperti a quanti vorrebbero condividere,<br />
anche per un breve tratto, la nostra<br />
esperienza di fede e di vita cristiana».<br />
Monsignor Magnani ha ricordato dunque<br />
l'impegno della diocesi per questo<br />
nuovo cammino intrapreso nell'anno<br />
giubilare. Gli impegni assunti, ha ricordato<br />
il Presule, ci chiedono di «allargare<br />
e arricchire il dialogo con le diverse culture<br />
della nostra città, di rendere sempre<br />
più vivo il dialogo ecumenico e interreligioso,<br />
di proseguire nella purificazione<br />
della memoria da ogni traccia di<br />
amarezza per costruire insieme una civiltà<br />
dell'amore di aprire il cuore e di<br />
ampliare gli spazi dell'accoglienza nel rispetto,<br />
nella comprensione sincera e nell'aiuto<br />
solidale, di continuare con determinazione<br />
e slancio il nostro servizio<br />
missionario a Iriamurai nel Kenya. Così<br />
la nostra Chiesa testimonierà Cristo, che<br />
con il suo Spirito la raccoglie in unità e<br />
diverrà segno vivo della presenza di Dio,<br />
redentore di ogni uomo».<br />
In questi anni di preparazione al<br />
Grande Giubileo e nello stesso Anno<br />
Santo sono stati numerosi i segni della<br />
carità promossi dalla comunità diocesana.<br />
In questi anni, spiegano i responsabili<br />
della Caritas diocesana, il Centro di<br />
Ascolto ha potenziato il suo servizio attraverso<br />
la formazione degli operatori e<br />
la qualificazione del servizio in rete con<br />
i Servizi del territorio. È da ricordare in<br />
particolare la realizzazione della Casa di<br />
accoglienza «La Madre» per persone che<br />
vivono le difficili problematiche legate<br />
alla mancanza di un alloggio, e la Casa<br />
di accoglienza «Teresiano» aperta per rispondere<br />
ai problemi legati alla guerra<br />
in Kosovo e ai numerosi profughi giunti<br />
nel nostro Paese. La stessa casa ha poi<br />
accolto italiani e stranieri bisognosi di<br />
aiuto. La casa è attualmente chiusa per<br />
ristrutturazione, ma alla sua riapertura<br />
sarà in grado di ospitare 75 persone, di<br />
varie aree di disagio tra cui alcune ragazze<br />
vittime della tratta della prostituzione.<br />
Nel gennaio 2000 è stata aperta<br />
anche una comunità per minori stranieri,<br />
con il compito di avviarli a corsi di<br />
formazione per un futuro inserimento<br />
lavorativo.<br />
CLAUDIO ZERBETTO<br />
CHIETI-VASTO CARPI AREZZO-CORTONA-SANSEPOLCRO<br />
per la diocesi di Chieti-Vasto, la premura<br />
del dopo Giubileo; questa l'Epifania:<br />
la necessità di spalancare le porte della<br />
missione. «Accanto alla contemplazione<br />
del Signore — ha concluso l'Arcivescovo<br />
— deve esserci la passione del raccontare.<br />
Il compito post giubilare sta qui:<br />
sciogliere la Parola, dare testimonianza<br />
di Gesù». E tutto questo, per la Chiesa<br />
locale, si concretizzerà in due segni: la<br />
missione cittadina nei due centri di<br />
Chieti e di Vasto, e l'apertura a Chieti di<br />
una casa di accoglienza.<br />
Si è chiusa la Porta Santa: rimane<br />
aperto, però, il cuore alla speranza e alla<br />
misericordia, largamente sperimentata<br />
in questo anno. «La grazia di questi<br />
mesi — ha commentato Ermanno Di<br />
Bonaventura — non finisce: con cuore<br />
nuovo e rinnovato impegno bisogna<br />
continuare il cammino iniziato». E questo<br />
per dare valore a «quella Porta», sotto<br />
la cui architrave il cuore si è rigenerato<br />
nel passare. «Questo tempo — ha<br />
spiegato Maria Grazia — è stato di particolare<br />
misericordia. L'afflusso dei pellegrini<br />
nei luoghi della fede dimostra<br />
che la gente cerca Cristo. Provo nostalgia,<br />
perché si chiude un momento importante<br />
della storia; ma, nello stesso<br />
tempo, ho la convinzione che questo<br />
Giubileo lascia il segno profondo dell'amore<br />
di Cristo, manifestato attraverso la<br />
conversione di tante persone». E numerosi<br />
sono stati i doni del Signore; ora<br />
tocca a noi: «Ci rimane la grazia — ha<br />
spiegato suor Angioletta De Vincenzi —<br />
di essere passati per Gesù Cristo con la<br />
volontà di aderire a Lui secondo il suo<br />
programma».<br />
AGNESE PELLEGRINI<br />
alcuna in modo speciale ed efficace.<br />
Continua la normale catechesi e la pastorale<br />
ordinaria, ma con un'ottica e<br />
una insistenza speciale sul «Giorno del<br />
Signore», primordiale e fondamentale festa<br />
del cristiano, suo segno di appartenenza<br />
a Cristo e alla Chiesa e occasione<br />
privilegiata per vivere ciò che siamo.<br />
2) Sentire, alimentare, vivere la nostra,<br />
la mia identità di cristiano, sentendo<br />
e vivendo l'esigenza di parlare e<br />
di conversare adeguatamente col Signore<br />
ogni mattina e ogni sera (la preghiera),<br />
leggendo una pagina del Vangelo<br />
ogni giorno.<br />
3) Sentire, alimentare, vivere la nostra,<br />
la mia identità di cristiano, riscoprendo<br />
il venerdì, giorno della Passione,<br />
della morte e del dono supremo di<br />
amore di Cristo Signore per me, con<br />
adeguate e proporzionate rinunce e sacrifici,<br />
celebrando frequentemente il sacramento<br />
della confessione e della riconciliazione<br />
e permettendo al Signore<br />
di lasciarmi convertire, scegliendo un<br />
buon confessore, che mi guidi nel mio<br />
cammino di fede e di Chiesa.<br />
4) Sentire, alimentare, vivere la nostra,<br />
la mia identità di cristiano, accogliendo<br />
il programma dei Vescovi Italiani<br />
per il prossimo decennio:<br />
«Comunicare la fede», comunicando<br />
ciò che il Signore ci dona nella preghiera<br />
mattina e sera, nella lettura quotidiana<br />
del Vangelo, nella Messa domenicale,<br />
nelle confessioni frequenti, comunicandolo<br />
alle persone che incontro (che mi<br />
sono fratelli) con l'esempio e la coerenza<br />
della vita cristiana, con la carità e il<br />
servizio, con la parola e l'annuncio.<br />
OPPIDO MAMERTINA-PALMI MACERATA<br />
«Benedirò il Signore in ogni tempo /<br />
sulla mia bocca sempre la sua lode / io<br />
mi glorio nel Signore / ascoltino gli<br />
umili e si rallegrino»: con questa suggestiva<br />
salmodia il clero diocesano guidato<br />
dal Vescovo Mons. Luciano Bux ha dato<br />
inizio ai riti di introduzione nella Chiesa<br />
Stazionale di Maria S.S. del Soccorso in<br />
Palmi. Questa chiesa rappresenta un po'<br />
la memoria storica della città essendo<br />
legata all'Arciconfraternita della Madonna<br />
del Soccorso e del S.S. Sacramento<br />
alla quale nei secoli trascorsi i marinai e<br />
i pescatori della città di Cilea erano vincolati<br />
attraverso le opere della solidarietà<br />
e della condivisione.<br />
Dopo la preghiera e la munizione introduttiva<br />
del Vescovo il popolo col clero<br />
si sono mossi in processione lungo<br />
tutto il corso Garibaldi e via Rocco Pugliese<br />
per raggiungere in processione la<br />
concattedrale, dove si venera la prodigiosa<br />
effigie della Madonna Nera della<br />
Lettera Gorgoepikoos.<br />
Durante la processione sono state<br />
cantate le litanie dei santi arricchite di<br />
particolari invocazioni al Signore perché<br />
protegga il Papa Giovanni Paolo II,<br />
il Vescovo Mons. Luciano Bux, i ministri<br />
del Vangelo, le famiglie, i giovani, i<br />
defunti, tutti i cristiani perché possano<br />
un giorno ritrovarsi uniti. La corale supplica<br />
a Dio latore di ogni bene è stata<br />
avvalorata dal canto dei salmi 46-97-92 e<br />
71 dove ricorre prorompente il grido di<br />
giubilo perché sia cantato al Signore un<br />
canto nuovo / perché Egli ha fatto pro-<br />
Riceviamo dal Vescovo di Carpi, Elio<br />
Tinti.<br />
Termina l'anno del Grande Giubileo,<br />
non finisce però l'anno di grazia, che<br />
Gesù ha inaugurato nella sinagoga di<br />
Nazareth. Come Padre e Vescovo di<br />
questa s. Chiesa di Carpi, propongo alcuni<br />
impegni conseguenti la celebrazione<br />
del Grande Giubileo, come espressione<br />
di conversione pastorale e di testimonianza<br />
e di annuncio.<br />
1) Sentire, alimentare la nostra, la<br />
mia identità di cristiano, ciò che siamo,<br />
vivendo la Domenica giorno del Signore,<br />
realizzando i tre suggerimenti<br />
che sono contenuti nella mia lettera pastorale<br />
e che sono così espressi:<br />
Perché questa mia lettera possa essere<br />
utile come sottolineatura del «fatto» della<br />
domenica e possa produrre ulteriore<br />
frutto di grazia e di rinnovato impegno:<br />
propongo che se ne faccia oggetto di catechesi,<br />
di studio di programmazione<br />
non per un solo anno (che mi sembra<br />
troppo poco) ma almeno per due anni,<br />
ponendo l'insistenza su aspetti diversi.<br />
Mi sembra utile predisporre con la<br />
collaborazione delle persone competenti<br />
degli uffici liturgico-catechistico-pastorale-familiare-giovanile<br />
e delle Associazioni<br />
di A.C. e Agesci e degli atri importanti<br />
movimenti e gruppi ecclesiali preseti<br />
e operativi in diocesi alcuni schemi<br />
di catechesi, approfondimenti, riflessioni<br />
da predisporre con pubblicazione su<br />
quaderni e su Notizie.<br />
Chiaramente, non si devono sovrapporre<br />
in questi due anni altri temi o<br />
programmi speciali.<br />
Fare molte cose vuol dire non farne<br />
digi / i confini della terra / hanno veduto<br />
la salvezza del nostro Dio.<br />
Giunto in cattedrale il Vescovo ha<br />
asperso i fedeli tutti con l'acqua benedetta<br />
e ha proseguito la celebrazione<br />
della Santa Messa. Nel corso del sacro<br />
rito è stato messo in evidenza il significato<br />
dell'Epifania del Signore, che vuole<br />
connotarsi ancor oggi come una novella<br />
teofonia a tutti perché proprio tutti abbiamo<br />
bisogno dell'annuncio di Grazia<br />
del Cristo Salvatore. In tal senso lo stesso<br />
annuncio delle feste mobili annuali<br />
ha voluto significare che seppur nella<br />
Chiesa ci sono tempi particolari per la<br />
santificazione (settimana santa, Anno<br />
Santo, Natale, Pentecoste, etc.) di fatto<br />
non ci sono tempi «privilegiati» per chi<br />
con la resipiscenza della mente e il ravvedimento<br />
del cuore decide di intraprendere<br />
un cammino di conversione.<br />
Alla fine della Celebrazione Eucaristica<br />
nella concattedrale di Palmi, prima<br />
della Beatificazione e del Canto dell'Inno<br />
Giubilare, il Vescovo Mons. Bux ha<br />
ringraziato il Signore «per averci offerto<br />
un tempo prezioso di conversione e di<br />
perdono, di rinnovamento e di riscoperta<br />
della propria fede, di amore e di speranza»<br />
sentimenti questi che il Presule<br />
ha rivolto anche alla Beata Vergine Maria<br />
«che continuamente ci indica la via<br />
che conduce a Lui e grazie alla Quale riconosciamo<br />
le meraviglie compiute in<br />
noi dallo Spirito Santo».<br />
FILIPPO MARINO<br />
«L'Anno Santo del Grande Giubileo si<br />
chiude stasera. E ci lascia un'eredità di<br />
letizia e di amore. Essa va custodita e<br />
ravvivata dagli impegni pastorali che abbiamo<br />
preso durante l'anno giubilare».<br />
È quanto ha affermato il Vescovo di<br />
Trieste, Monsignor Eugenio Ravignani,<br />
durante il solenne rito di chiusura delle<br />
celebrazioni giubilari in diocesi.<br />
Nella cattedrale di san Giusto si sono<br />
ritrovati insieme per l'inno di ringraziamento<br />
e di lode a Dio sacerdoti, religiosi<br />
e religiose, rappresentanti delle diverse<br />
associazioni ecclesiali, autorità civili e<br />
militari.<br />
Nei giorni dell'anno del Grande Giubileo,<br />
ha proseguito il Vescovo, è apparsa<br />
la centralità di Cristo, unico salvatore<br />
dell'uomo. L'incredibile e, forse, insperato<br />
accorrere delle moltitudini a cercare<br />
indulgenza e grazia, ci ha rivelato pure<br />
la realtà della Chiesa. Del resto, si è<br />
chiesto il Presule, come potrebbero essere<br />
divisi il capo e il corpo? «Quante persone<br />
hanno varcato quella soglia che a<br />
loro apriva orizzonti di speranza. Penso,<br />
anzitutto, alla stanchezza delusa degli<br />
uomini i quali cercano il senso della vita,<br />
a quanti si chiedevano il perché non<br />
s'affermasse il primato dell'essere sull'avere,<br />
del dare sul chiedere, non vincesse<br />
la giustizia sull'iniquità, l'amore sulla<br />
violenza, l'egoismo sulla solidarietà. A<br />
tutti costoro veniva una volta ancora<br />
proposto Lui, il Cristo Gesù, che è verità<br />
e vita. Cercare altrove era disperdere<br />
tempo ed energie e abbandonarsi all'incertezza,<br />
al dubbio, a effimere promesse,<br />
all'amarezza di un fallimento interiore.<br />
E, magari, a smettere di cercare.<br />
«Non accade a pochi di sentire spegnersi<br />
nella tristezza quel desiderio forte<br />
come un bisogno che non dà pace: il bisogno<br />
di trovare verità. E non possiamo<br />
tacere che, oggi come allora, all'incontro<br />
con Cristo ci guidano una luce dall'alto<br />
e una parola che i libri sacri custodiscono.<br />
Occorre, allora, guardare in al-<br />
Numerose sono state le iniziative giubilari<br />
che hanno costellato l'anno appena<br />
trascorso nella diocesi di Macerata-<br />
Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia. Dopo<br />
l'apertura dell'anno giubilare il 25 dicembre<br />
1999 con una Messa solenne<br />
con tutti i parroci della diocesi.<br />
Spicca su tutto il Congresso Eucaristico<br />
diocesano svoltosi dal 7 al 14 maggio<br />
2000 che ha visto, oltre alla promulgazione<br />
del Libro del Sinodo, incontri con<br />
varie categorie. Il dibattito in Università<br />
con docenti e studenti si è incentrato sul<br />
tema del «sacrificio eucaristico». L'incontro<br />
di Ernesto Olivero del Ser.Mi.G.<br />
con un migliaio di giovani, il dibattito<br />
sulla figura di Pio IX, gli incontri su tematiche<br />
sociali e caritative con personalità<br />
nazionali hanno preceduto la solenne<br />
Concelebrazione Eucaristica ai giardini<br />
Diaz, dove hanno confluito fedeli da<br />
ogni angolo della diocesi. Durante l'anno<br />
oltre alla Lectio Divina del primo<br />
giovedì del mese presieduta da Mons.<br />
Conti, la giornata con le famiglie e il<br />
giubileo dei politici all'Abbadia di Fiastra,<br />
il giubileo degli sportivi a Macerata<br />
sono stati tra i momenti più significativi<br />
del percorso giubilare diocesano. Migliaia<br />
di persone si sono recate a Roma,<br />
sia con organizzazioni parrocchiali che<br />
con i movimenti come ad esempio durante<br />
la Giornata Mondiale della Gioventù<br />
a Tor Vergata. La Chiesa maceratese<br />
generosamente ha accolto nelle sue<br />
strutture e in alcune famiglie cinquecento<br />
ragazzi di varie nazionalità, con uno<br />
La Chiesa di Arezzo, Cortona e Sansepolcro<br />
si è unita al suo Pastore in occasione<br />
della cerimonia di chiusura dell'anno<br />
giubilare.<br />
I numeri certo non servono a testimoniare<br />
la fede e l'amore verso Dio che i<br />
fedeli hanno mostrato con la loro attenta<br />
e composta presenza nei vari momenti<br />
della conclusione di un evento che rimarrà<br />
patrimonio indissolubile nell'esistenza<br />
di ciascuno di noi.<br />
I duecento sacerdoti diocesani, vestiti<br />
con gli stessi paramenti che indossarono<br />
il 23 maggio 1993 in occasione della visita<br />
del Santo Padre ad Arezzo e lo scorso<br />
anno nel giorno di Natale, per l'apertura<br />
dell'anno giubilare, hanno guidato i fedeli<br />
dalla chiesa di s. Domenico, luogo<br />
di primo ritrovo, alla cattedrale. Canti<br />
di ringraziamento alternati a momenti<br />
di meditazione hanno accompagnato<br />
l'ingresso in Duomo dei cinquemila devoti<br />
giunti da ogni angolo della diocesi.<br />
La chiusura dell'anno giubilare ha visto<br />
un primo forte momento spirituale di<br />
purificazione con la benedizione dell'acqua<br />
santa.<br />
Mons. Gualtiero Bassetti, Vescovo di<br />
Arezzo-Cortona-Sansepolcro ai fedeli si è<br />
rivolto con parole paterne, lontane dalla<br />
retorica e a volte segnate da un'emozione<br />
che ha reso ancora più vicino il Pastore<br />
di Dio al suo Popolo. «Fratelli —<br />
ha affermato Mons. Bassetti —, durante<br />
il mio Ministero Episcopale fra voi, ho<br />
ricevuto la grazia di condividere momenti<br />
di gioia e di intensa preghiera in<br />
occasione del mio arrivo in questa diocesi,<br />
dell'apertura dell'anno giubilare lo<br />
scambio arricchente di esperienze sia<br />
per i giovani ospiti che per le comunità<br />
parrocchiali.<br />
Il Centro diocesano<br />
Padre Matteo Ricci<br />
A quattro secoli dall'ingresso di Padre<br />
Matteo Ricci in Cina, la Chiesa maceratese<br />
vuole sottolineare la figura e l'attualità<br />
di un suo grande concittadino che<br />
ha anticipato l'intuizione del Concilio<br />
Vaticano II sulla inculturazione della fede.<br />
Il 5 gennaio 2001, subito dopo la solenne<br />
concelebrazione del Vescovo diocesano<br />
in Cattedrale a Macerata, il Centro<br />
è stato inaugurato in Piazza san Vincenzo<br />
M. Strambi, in quelli che furono i<br />
locali di una nota tipografia maceratese,<br />
ristrutturati e resi funzionali per il nuovo<br />
utilizzo.<br />
Il programma pastorale<br />
per il nuovo decennio<br />
Il Vescovo all'inizio di questo nuovo<br />
secolo consegnerà una proposta di piano<br />
pastorale che sarà costruito con il contributo<br />
di tutti i componenti della comunità<br />
ecclesiale. Ma la novità in assoluto<br />
di questo progetto è che saranno chiamati<br />
a contribuire alla formulazione anche<br />
le persone che pur lontane dalla fede<br />
vogliano mettersi a camminare insieme<br />
per un progetto comune.<br />
LUIGI TALIANI<br />
scorso Natale e oggi, giorno di chiusura<br />
del Giubileo».<br />
L'esortazione del Vescovo affinché anche<br />
noi come i Magi possiamo riprendere<br />
il nostro cammino sulle strade che il<br />
Signore ci indica.<br />
«Tutti noi — ha ricordato Mons. Bassetti<br />
—, sull'esempio del Verbo fatto<br />
carne, siamo chiamati ad essere Epifania,<br />
cioè manifestazione e testimonianza<br />
viva di Dio. L'invito ai sacerdoti ad essere<br />
luce per il Popolo di Dio, ma anche<br />
ai consacrati e ai laici che il Santo Padre<br />
ha ricordato essere primi testimoni<br />
di Cristo».<br />
S.E. Mons. Bassetti si è rivolto anche<br />
ai politici, ai responsabili della nostra<br />
comunità perché con il loro operare<br />
possano essere da esempio di una rinnovata<br />
fratellanza e di una giustizia che<br />
vede l'uomo mai privarsi della propria<br />
dignità.<br />
Un pensiero particolare è stato rivolto<br />
dal Vescovo alla «famiglia», piccola chiesa<br />
domestica e ai suoi componenti con<br />
un particolare riguardo ai giovani.<br />
«Alzatevi e rivestitevi di luce», ha detto<br />
Mons. Bassetti ai numerosissimi ragazzi<br />
e ragazze presenti in Duomo.<br />
Riportiamo una testimonianza per tutte,<br />
quella di Simone, giovane aretino devoto<br />
alla Madonna del Conforto, che ricorda<br />
come «la Parola di Dio, attraverso<br />
il Giubileo si compie oggi nella nostra<br />
vita.<br />
«L'anno giubilare finisce, ma non finisce<br />
la misericordia di Dio e la presenza<br />
di Cristo salvatore in mezzo a noi».<br />
S.E. Mons. Gualtiero Bassetti concludendo<br />
la sua riflessione ha esortato la<br />
Chiesa di Arezzo a mettersi in cammino.<br />
«Tu Chiesa aretina in questo anno giubilare<br />
hai iniziato un lungo percorso<br />
per incontrare il Cristo, il redentore dell'uomo.<br />
Abbiamo colto in questo anno la presenza<br />
salvifica di Dio e da oggi siamo<br />
chiamati a rinverdire la nostra storia, le<br />
nostre tradizioni e la nostra cultura con<br />
il Suo messaggio salvifico.<br />
«Si chiude il Giubileo, ma occorre sapersi<br />
ricentrare sull'essenzialità, su Cristo<br />
stesso. Tanti doni questo Giubileo ci<br />
ha portato, il perdono dato e ricevuto, il<br />
ricordo dei martiri, la testimonianza di<br />
fede».<br />
La chiusura dell'anno giubilare per la<br />
diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro<br />
significa anche raccogliere i frutti del<br />
Giubileo e assumersi gli impegni per il<br />
prossimo futuro.<br />
Dalle parole di Monsignor Franco<br />
Agostinelli si è appreso che il 29 gennaio<br />
verrà inaugurato il nuovo «centro di accoglienza»,<br />
gestito dalla Caritas Diocesana<br />
a disposizione dei più poveri e bisognosi.<br />
Presto il «centro pastorale di s. Leo»<br />
rappresenterà un luogo di incontro per<br />
centinaia di giovani che proveranno,<br />
guidati dalla sapiente opera dei padri salesiani,<br />
il fascino di poter vivere le attività<br />
di un oratorio.<br />
Infine un pensiero agli anziani sacerdoti<br />
della Diocesi, per loro saranno costruiti<br />
dei mini appartamenti.<br />
Il Giubileo davvero non è finito anche<br />
se ai sentimenti della gioia e dell'emozione<br />
si aggiunge oggi la nostalgia.<br />
ANDREA BARBIERI