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DAL MONDO<br />
MARIO AGNES<br />
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«L'OSSERVATORE ROMANO»<br />
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2 .<br />
Atlante geopolitico<br />
Atlante geopolitico<br />
Ex Zaire: la «prima guerra<br />
mondiale africana»<br />
PAOLO BEFANI<br />
L a<br />
guerra non si ferma nella Repubblica<br />
Democratica del Congo<br />
(Rdc, ex Zaire). E, con essa,<br />
continuano le sofferenze della popolazione<br />
e gli orrori. L'Ufficio di coordinamento<br />
per gli affari umanitari<br />
(Ocha) dell'Onu ha reso noto che le<br />
vittime dirette (combattimenti) e indirette<br />
(fame e malattie) del conflitto<br />
ammontano presumibilmente a un<br />
milione e 700 mila. Tra esse figurano<br />
600 mila bambini di età inferiore a<br />
cinque anni. La stessa fonte, nel denunciare<br />
il costante deterioramento<br />
della situazione umanitaria, sostiene<br />
che, perdurando le ostilità, sono a rischio<br />
altri sedici milioni di civili, pari<br />
al 33 per cento degli abitanti del Paese.<br />
Nel rapporto dell'Ocha si legge che<br />
tutte le parti belligeranti commettono<br />
impunemente flagranti violazioni dei<br />
diritti umani nei confronti della popolazione<br />
inerme.<br />
D'altra parte, l'impatto della solidarietà<br />
e dei soccorsi internazionali è<br />
quasi irrilevante. A causa della mancanza<br />
di sicurezza, dell'atteggiamento<br />
ostile delle diverse autorità locali (governativi<br />
o ribelli), ma anche per la<br />
carenza di risorse finanziarie, le agenzie<br />
dell'Onu e le altre organizzazioni<br />
umanitarie sono in grado di fornire<br />
aiuti — e spesso solo in maniera sporadica<br />
— a meno della metà dei sedici<br />
milioni di persone in pericolo.<br />
Coinvolti nel conflitto<br />
altri cinque Paesi<br />
Recentemente, il Segretario di Stato<br />
americano, Madeleine Albright, ha<br />
parlato di «prima guerra mondiale<br />
africana». Già ... perché nel conflitto<br />
sono coinvolti militarmente altri cinque<br />
Paesi africani: l'Angola, la Namibia<br />
e lo Zimbabwe, alleati del Presidente<br />
congolese Laurent-Désiré Kabila;<br />
il Rwanda e l'Uganda che sostengono<br />
invece tre movimenti ribelli al<br />
Governo di Kinshasa. È una situazione<br />
inedita in Africa, dove normalmente<br />
gli Stati divisi da contese o inimicizie<br />
si combattono per interposte guerriglie.<br />
Va inoltre ricordato che quella<br />
in corso, scoppiata nell'agosto del<br />
1998, è la seconda guerra congolese.<br />
La prima, costata altre centinaia di<br />
migliaia di morti, si era conclusa nel<br />
maggio del 1997.<br />
Per mettere ordine in questo tragico<br />
groviglio di conflitti militari, occorre<br />
tornare indietro di qualche anno e allargare<br />
lo sguardo ad altri Paesi della<br />
regione africana dei Grandi Laghi.<br />
Primavera del 1994. In Rwanda,<br />
teatro di una faida etnica infinita, gli<br />
Hutu (allora al Governo) massacrano<br />
800 mila appartenenti alla comunità<br />
rivale dei Tutsi. Ma nel luglio successivo<br />
questi ultimi, usciti vincitori dalla<br />
guerra civile, occupano Kigali e si<br />
insediano al potere. Allora, nel timore<br />
di rappresaglie per il genocidio perpetrato,<br />
oltre due milioni di Hutu riparano<br />
nei Paesi vicini. Un milione e<br />
200 mila si accampano nelle regioni<br />
orientali del confinante Zaire. Fram-<br />
mischiati ai civili, però, sono fuggiti<br />
in armi anche gli esecutori materiali<br />
del genocidio, vale a dire i resti delle<br />
forze governative (Far) e gli spietati<br />
miliziani «Interhamwe». Estremisti<br />
che puntano alla rivincita ed effettuano<br />
continue incursioni in territorio<br />
rwandese contro i nemici Tutsi.<br />
Nell'autunno del 1996, i Banyamulenge<br />
(Tutsi oriundi rwandesi stanziati<br />
dall'Ottocento nella regione orientale<br />
congolese del Kivu meridionale) si<br />
rivoltano contro Kinshasa, dove è al<br />
potere da trent'anni il maresciallo<br />
Mobutu Sese Seko. Il nuovo regime<br />
Tutsi di Kigali approfitta dell'occasione<br />
per regolare i conti con le Far e<br />
con gli Interhamwe. Reparti militari<br />
rwandesi si affiancano ai Banyamulenge<br />
e spazzano via i quaranta campi<br />
profughi, allestiti dalle agenzie<br />
umanitarie dell'Onu per ospitare i rifugiati<br />
Hutu. Di questi, circa un milione<br />
rimpatriano, più o meno volontariamente,<br />
in Rwanda. Gli altri 200<br />
mila, in fuga disperata verso Occidente,<br />
non riemergeranno più dalle foreste<br />
equatoriali in cui si erano internati:<br />
uccisi dagli inseguitori, dalla fame,<br />
dalle malattie, dalla fatica di marce a<br />
piedi per centinaia di chilometri.<br />
Il crollo del regime<br />
dittatoriale di Mobutu<br />
Intanto, i ribelli, appoggiati da forze<br />
rwandesi e ugandesi, avanzano nel<br />
Congo senza incontrare un'apprezzabile<br />
resistenza da parte delle truppe di<br />
Kinshasa. A capo della rivolta antigovernativa<br />
viene posto Kabila, un antico<br />
oppositore di Mobutu. Nel maggio<br />
del 1997, i ribelli entrano a Kinshasa<br />
e Kabila si proclama Presidente.<br />
Termina così la prima guerra congolese.<br />
Nessuno, certo, rimpiange il<br />
regime dittatoriale di Mobutu, che ha<br />
gettato sul lastrico un Paese potenzialmente<br />
ricco per le inesauribili risorse<br />
minerarie di cui dispone. Ma<br />
sul futuro dello Zaire (ribattezzato Repubblica<br />
Democratica del Congo) pesano<br />
ora inquietanti incognite. Infatti,<br />
i rapporti in seno alla coalizione dei<br />
vincitori si deteriorano rapidamente,<br />
perché Kabila tenta di ristabilire la<br />
sovranità nazionale sulle regioni<br />
orientali passate di fatto sotto il controllo<br />
dei movimenti ribelli e dei loro<br />
sponsor rwandesi e ugandesi.<br />
Il secondo atto della tragedia congolese<br />
ha inizio il 2 agosto 1998. Puntuale,<br />
scoppia una nuova rivolta dei<br />
Banyamulenge e di altri settori dell'opposizione,<br />
supportati al solito da<br />
rwandesi e ugandesi. Nel secondo mese<br />
di guerra, i ribelli sferrano una offensiva<br />
contro Kinshasa, stroncata<br />
dal tempestivo intervento di truppe<br />
dell'Angola, della Namibia e dello<br />
Zimbabwe. Si formano così due schieramenti<br />
che si fronteggeranno per oltre<br />
due anni senza prospettive di vittoria<br />
finale. La coalizione anti-Kabila<br />
mantiene il controllo della maggior<br />
parte dei territori orientali, ma non è<br />
in grado di progredire verso Occidente.<br />
Parimenti, le forze governative e i<br />
loro alleati non hanno la possibilità<br />
di riconquistare l'Est.<br />
Nella fase attuale, le operazioni militari<br />
proseguono stancamente su tre<br />
fronti principali: nel Katanga (sudest),<br />
nel Kasai (centro) e nell'Equatore<br />
(nord-ovest).<br />
A complicare ulteriormente la situazione<br />
politico-militare concorre il<br />
fatto che il movimento ribelle si è<br />
scisso in tre gruppi rivali e si è incrinata<br />
l'alleanza tra Rwanda e Uganda.<br />
Sette mesi fa, le truppe dei due Paesi<br />
si sono date battaglia per il controllo<br />
di Kisangani, capoluogo della regione<br />
nord-orientale.<br />
Disatteso l'accordo<br />
di pace di Lusaka<br />
Ogni giorno di più, l'opzione militare<br />
si rivela senza sbocchi. Ma anche<br />
la strada del negoziato e del compromesso<br />
politico è in salita. In effetti,<br />
l'estate scorsa tutte le parti belligeranti<br />
avevano avviato un processo di pace,<br />
con la firma a Lusaka (Zambia) di<br />
un accordo di cessazione del fuoco. I<br />
buoni propositi sono però rimasti sulla<br />
carta e i combattimenti sono proseguiti<br />
tra reciproche accuse di violazione<br />
della tregua. Sono del pari caduti<br />
nel vuoto i ripetuti appelli del Consiglio<br />
di sicurezza dell'Onu per il ritiro<br />
delle forze straniere. Le Nazioni Unite<br />
sono disponibili a inviare sul posto<br />
una forza multinazionale africana di<br />
5.500 uomini per il mantenimento<br />
della pace. Ma solo a condizione che<br />
il cessate-il-fuoco diventi effettivo.<br />
La violenza che infuria da anni nell'ex<br />
Zaire non ha risparmiato neppure<br />
la Chiesa Cattolica. Missionari, sacerdoti<br />
nativi, suore, catechisti hanno<br />
pagato con la vita il servizio reso alla<br />
fede, alla carità e alla pace. Tra le vittime<br />
figura perfino un Vescovo,<br />
mons. Christophe Munzihirwa Mwene<br />
Ngabo, Pastore dell'Arcidiocesi di Bukavu,<br />
assassinato il 29 ottobre 1996.<br />
L'OSSERVATORE ROMANO Mercoledì 17 Gennaio 2001<br />
Il Governo di Taiwan autorizza visite turistiche dei cinesi del continente<br />
TAIPEH — Le autorità di Taipeh hanno<br />
annunciato oggi che i primi turisti provenienti<br />
dalla Cina potranno recarsi sull’isola<br />
di Taiwan il prossimo luglio, revocando<br />
un bando in vigore da oltre mezzo secolo<br />
(51 anni per l'esattezza). «Fino a 500.000<br />
turisti provenienti dalla Cina continentale<br />
saranno autorizzati a recarsi a Taiwan dopo<br />
il primo luglio prossimo», ha annunciato<br />
la vice Presidente Annette Lu, citata<br />
dall’agenzia di stampa taiwanese. «Il ministero<br />
dei trasporti — ha aggiunto — deve<br />
ancora mettere a punto le modalità di<br />
tale provvedimento. Potranno recarsi sull’isola<br />
anche dirigenti di imprese statali di<br />
Pechino ed esperti di tecnologia».<br />
Dal 1987, Taiwan ha autorizzato i suoi<br />
residenti a recarsi nella Cina continentale<br />
per ragioni famigliari, ma l’autorizzazione<br />
non valeva nel senso contrario, per i cine-<br />
MEDIO ORIENTE La tensione rimane alta nei Territori dopo l'uccisione di un colono<br />
Riprendono i colloqui<br />
tra israeliani e palestinesi<br />
TEL AVIV, 16.<br />
È cominciato stamani l'incontro tra i<br />
negoziatori israeliani e palestinesi rinviato<br />
ieri dopo l’uccisione di un colono<br />
ebreo nella Striscia di Gaza. Durante i<br />
colloqui sarà analizzato nei particolari il<br />
piano di pace proposto dal Presidente<br />
degli Stati Uniti, Bill Clinton. Lo ha annunciato<br />
il Capo negoziatore dell'Autorità<br />
Palestinese (Ap), Saeb Errekat, che<br />
guiderà la delegazione araba. Da parte<br />
israeliana le trattative saranno condotte<br />
dal Ministro degli esteri israeliano Shlomo<br />
Ben Ami.<br />
Il dialogo riprende però in una situazione<br />
particolarmente tesa. Ieri a Gaza<br />
migliaia di coloni hanno accompagnato<br />
la salma del loro compagno Roni Zallah,<br />
32 anni, ucciso nella sua serra da militanti<br />
palestinesi. In precedenza alcuni di<br />
loro hanno dato alle fiamme trattori e<br />
attrezzature agricole dei loro vicini arabi.<br />
Funerali si sono svolti anche nel villaggio<br />
di Salem, a Nablus, dove il ventiduenne<br />
Maadi Shehade è stato colpito a<br />
morte da soldati israeliani.<br />
Nelle stesse ore si sono svolte anche<br />
le esequie di Mohammed Mussa Abdel<br />
Rahman, ucciso da sconosciuti perché<br />
ritenuto un collaboratore di Tel Aviv.<br />
Sabato scorso altri due palestinesi accusati<br />
di tradimento sono stati fucilati,<br />
mentre oggi presso Jenin è stato trovato<br />
il cadavere di Rafid Qassem, sospettato<br />
di collusione con il nemico.<br />
In questo clima surriscaldato le parti<br />
stanno cercando di giungere ad un accordo.<br />
I tempi sembrano piuttosto ridot-<br />
ti. Il 6 febbraio, infatti, sono previste in<br />
Israele le consultazioni per l'elezione del<br />
Premier. Dopo quella data il Governo<br />
potrebbe cambiare e le condizioni negoziali<br />
non essere più le stesse. Allo stesso<br />
tempo sabato prossimo è previsto l'avvicendamento<br />
alla Casa Bianca tra il Presidente<br />
uscente, Bill Clinton, e quello<br />
eletto, George W. Bush, che potrebbe<br />
modificare i termini della mediazione<br />
americana.<br />
Tra i negoziatori sembra regnare il<br />
pessimismo. Secondo il Presidente del<br />
Consiglio legislativo dell'Ap, Ahmed<br />
JUGOSLAVIA Haekkerup insediato in Kosovo<br />
Annunciata l'apertura<br />
di un ufficio Osce a Belgrado<br />
BELGRADO, 16.<br />
Si consolida il progressivo reinserimento<br />
della Repubblica Federale di Jugoslavia<br />
(Serbia e Montenegro) nel normale<br />
contesto internazionale, mentre<br />
nell'ancora tormentato Kosovo si è insediato<br />
ieri il nuovo responsabile dell'Unmik,<br />
l'amministrazione dell'Onu, il danese<br />
Hans Haekkerup, che ha preso il posto<br />
del francese Bernard Kouchner.<br />
In particolare, il Primo ministro federale<br />
jugoslavo Zoran Zizic ha detto che<br />
il suo Paese è pronto ad avviare «una<br />
piena cooperazione su tutte le questioni»<br />
con l’Osce, l'Organizzazione per la sicurezza<br />
e la cooperazione in Europa, nella<br />
quale la Jugoslavia è stata riammessa il<br />
10 novembre scorso. Zizic, in un colloquio<br />
a Belgrado con il Ministro degli<br />
esteri romeno, Mircea Dan Geona, presidente<br />
di turno dell’Osce, ha discusso<br />
della prossima apertura a Belgrado di<br />
un ufficio dell’Organizzazione. «Geona<br />
ha dato tutte le garanzie di un sostegno<br />
totale da parte dell’Osce all’integrità territoriale<br />
della Jugoslavia e al rispetto<br />
della risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza<br />
dell’Onu sul Kosovo», secondo<br />
quanto ha dichiarato Zizic.<br />
Come detto, intanto, ha incominciato<br />
ad assolvere al suo incarico Haekkerup<br />
che ha voluto subito incontrare il personale<br />
della missione Unmik, un migliaio<br />
tra funzionari e impiegati riuniti nella<br />
sede del capoluogo kosovaro Pristina.<br />
L’arrivo del nuovo responsabile dell'Onu<br />
era stato preceduto dalle dichiarazioni<br />
rilasciate venerdì scorso alla televisione<br />
danese circa le sue esitazioni sulla possibilità<br />
di tenere elezioni politiche entro<br />
giugno, come invece più volte promesso<br />
da Kouchner. Tale posizione è stata sostanzialmente<br />
confermata ieri da Haekkerup,<br />
secondo il quale «è importante<br />
costruire prima una struttura legale che<br />
regoli l’attività della nuova assemblea,<br />
per potere poi giungere ad elezioni il<br />
più presto possibile». Haekkerup, che<br />
ha anche incontrato alcuni leader politici<br />
locali delle diverse etnie, ha poi indicato<br />
come sua priorità il rafforzamento<br />
del sistema legale nel Kosovo e la creazione<br />
«delle condizioni per il ritorno della<br />
popolazione serba».<br />
Qrei, «il processo di pace non è morto,<br />
ma attraversa una crisi grave». «Certo<br />
non vogliamo chiudere la porta, siamo<br />
pronti ad offrire un’altra opportunità —<br />
ha detto — ma pur di realizzare le nostre<br />
aspirazioni siamo pronti a proseguire<br />
la lotta». Da parte sua il Primo Ministro<br />
israeliano, Ehud Barak, ha sottolineato<br />
che l'uccisione del colono Zallah<br />
«ha inferto un duro colpo al processo di<br />
pace». Poche ore dopo Israele è tornato<br />
a imporre la chiusura della Striscia di<br />
Gaza, e ha chiuso l’aeroporto Dahanye,<br />
riaperto solo tre giorni fa.<br />
Croazia: impegno<br />
a piena collaborazione<br />
con il Tribunale<br />
internazionale dell'Aja<br />
RUSSIA Mentre sul territorio caucasico proseguono sparatorie e attentati<br />
Delegazione del Consiglio d'Europa in Cecenia<br />
MOSCA, 16.<br />
Un invito alle autorità russe ad accrescere<br />
gli sforzi per porre rimedio alle distruzioni<br />
e per soccorrere le decine di<br />
migliaia di sfollati tuttora in precarie<br />
condizioni è stato rivolto ieri da una delegazione<br />
dell’Assemblea parlamentare<br />
del Consiglio d’Europa, che ha iniziato<br />
una missione di verifica in Cecenia. La<br />
missione si svolge sulla sfondo di un territorio<br />
dove proseguono sparatorie e attentati.<br />
La delegazione del Consiglio<br />
d’Europa, guidata dall’inglese Frank<br />
Judd, ha avuto incontri con il rappresentante<br />
presso il Cremlino per i diritti<br />
umani, Vladimir Kalamanov, con esponenti<br />
del Governo russo e dell’amministrazione<br />
cecena. Judd ha visitato inoltre<br />
un campo profughi, una scuola e la<br />
prigione di Cernokozovo, teatro nei mesi<br />
passati di presunte brutalità da parte<br />
delle Forze federali russe.<br />
Judd ha deplorato la scarsità di medicinali<br />
nei campi profughi e la mancanza<br />
di inchieste penali sulle denunce di violazioni<br />
dei diritti umani attribuite ai militari<br />
di Mosca. L'inglese Judd ha peraltro<br />
espresso anche preoccupazione per<br />
gli attentati della guerriglia islamico-separatista<br />
e per il recente rapimento —<br />
Allacciate relazioni diplomatiche<br />
tra Olanda e Corea del Nord<br />
SEOUL, 16.<br />
La Corea del Nord e l’Olanda hanno allacciato ieri regolari relazioni diplomatiche.<br />
Nei giorni scorsi anche altri Paesi appartenenti all'Unione Europea<br />
hanno annunciato l'intenzione di aprire un dialogo ufficiale con Pyongyang.<br />
Durante lo scorso anno Spagna, Gran Bretagna e Italia hanno stretto rapporti<br />
diplomatici con la Corea del Nord.<br />
Ieri, intanto, il leader nordcoreano, Kim Jong Il, si è recato in visita in Cina.<br />
Il treno sul quale viaggia ha attraversato la frontiera in mattinata, ha affermato<br />
oggi un funzionario cinese. Nessuna altra indicazione è stata finora<br />
resa nota sulla visita, annunciata anche da due giornali sudcoreani.<br />
Secondo il quotidiano «Joongang Ilbo», che cita un funzionario governativo<br />
a Seoul, il leader della Corea del Nord resterà in Cina per circa una settimana<br />
e si recherà in particolare a Shanghai. Si tratta della seconda visita in Cina di<br />
Kim Jong Il, dopo quella compiuta nel maggio dell’anno scorso, poco prima<br />
del primo vertice intercoreano, svoltosi in giungo a Pyongyang.<br />
Nigeria: Lagos<br />
inondata da piogge<br />
torrenziali<br />
ABUJA, 16.<br />
Le piogge torrenziali che flagellano<br />
la Nigeria hanno inondato ieri<br />
alcuni quartieri di Lagos. Centinaia<br />
di abitanti hanno dovuto abbandonare<br />
le loro abitazioni invase<br />
dalle acque. Gli allagamenti<br />
hanno bloccato la circolazione automobilistica<br />
su numerose strade<br />
urbane. Problemi anche per il<br />
traffico aereo: i voli interni sono<br />
stati annullati. L'ondata di maltempo<br />
ha colto alla sprovvista<br />
perché gennaio fa parte della stagione<br />
secca, che in Nigeria va da<br />
novembre a marzo.<br />
attribuito a una banda cecena legata ai<br />
ribelli — di Kenny Gluck, volontario<br />
americano di «Medici senza frontiere».<br />
Nel frattempo, pura «disinformazione»<br />
viene definita dal Cremlino la rivendicazione<br />
fatta dal dirigente della guerriglia<br />
cecena Movladi Udugov sull’uccisione<br />
in due giorni di 33 militari russi in<br />
vari attacchi condotti dai separatisti. La<br />
smentita è stata fatta oggi dall’ufficio<br />
del portavoce del Cremlino per la Cecenia.<br />
Il comando federale ha ammesso<br />
oggi solo la morte di due militari russi<br />
nei pressi del villaggio di Itum-Kale, nella<br />
parte meridionale della Repubblica federata<br />
caucasica. I due sono morti in<br />
un’imboscata tesa dai guerriglieri a una<br />
colonna dei federali, riferisce l’agenzia<br />
«Interfax». Smentita anche una presunta<br />
strage di civili a Vedeno attuata dai russi.<br />
«È un’invenzione diffusa dai separatisti<br />
per influenzare l’Occidente visto che<br />
in Cecenia si trova una delegazione di<br />
parlamentari europei», ha concluso il<br />
portavoce del Cremlino.<br />
Dal canto suo, il Ministro della difesa<br />
russo, Igor Sergheiev, e il portavoce del<br />
Cremlino, Serghiei Iastrzhembski, hanno<br />
ribadito che la Russia non intende<br />
trattare altro che la resa con il Presiden-<br />
ZAGABRIA, 16.<br />
«Abbiamo trovato soluzioni per tutti i<br />
problemi, da domani la collaborazione<br />
tra Croazia e Tribunale sarà la migliore<br />
possibile», ha dichiarato ieri a Zagabria,<br />
dopo un incontro durato otto ore con il<br />
Primo Ministro croato Ivica Racan, il<br />
giudice svizzero Carla Del Ponte, procuratore<br />
generale del Tribunale internazionale<br />
dell’Aja per i crimini di guerra e<br />
contro l'umanità nell'ex Jugoslavia.<br />
«Non ho portato nessuna lista e nessuna<br />
accusa», ha aggiunto il magistrato, ricordando<br />
che «le accuse sono segrete sino<br />
a quando i sospettati non vengono<br />
arrestati». Anche Racan si è detto soddisfatto,<br />
affermando che «sono stati risolti<br />
tutti i problemi, anche quello del capo<br />
di stato maggiore Petar Stipetic: il Tribunale<br />
non insisterà per interrogarlo. Se<br />
vorrà, si presenterà spontaneamente e<br />
Stipetic ha annunciato che parlerà con<br />
gli investigatori del Tribunale». Non è<br />
chiaro se Stipetic, che durante la guerra<br />
del 1991-1995 era al comando di alcune<br />
unità, sia richiesto dal Tribunale come<br />
testimone o come sospettato di crimini.<br />
Né la signora Del Ponte, né Racan<br />
hanno fatto cenno ai documenti del defunto<br />
Presidente Franjo Tudjman sui<br />
quali il Governo croato, la settimana<br />
scorsa, ha posto il segreto di Stato sino<br />
al 2031. I rapporti tra Croazia e Tribunale<br />
si sono fatti più difficili negli ultimi<br />
mesi perché il Governo di Zagabria contesta<br />
la criminalizzazione in toto delle<br />
operazioni «Fulmine» e «Tempesta» lanciate<br />
dall'esercito croato nel 1995 contro<br />
i secessionisti serbi e chiede che venga<br />
introdotto il principio della «responsabilità<br />
obiettiva» dei vari comandanti.<br />
te separatista ceceno, Aslan Maskhadov,<br />
e con i capi della guerriglia. Sergheiev<br />
ha poi rinnovato la denuncia sul flusso<br />
di «finanziamenti dall’estero» di cui disporrebbero<br />
i ribelli e si è detto certo<br />
che la «situazione si stabilizzerà» se saranno<br />
«neutralizzati» i capi della rivolta:<br />
a cominciare da Maskhadov e dai leader<br />
delle milizie integraliste islamiche Shamil<br />
Basaiev e il giordano Khattab.<br />
Intanto, il Ministro degli esteri russo,<br />
Igor Ivanov, ha dichiarato che «la Federazione<br />
russa adempirà a tutti i suoi obblighi<br />
in termini di debito estero» ed ha<br />
auspicato un dialogo diretto con gli Stati<br />
Uniti («in politica il dialogo a mezzo<br />
stampa non paga»). Il Capo della diplomazia<br />
del Cremlino ha così risposto ad<br />
un giornalista che gli ricordava che il<br />
Presidente eletto americano, George W.<br />
Bush aveva detto, in un'intervista al<br />
«New York Times», che gli aiuti alla<br />
Russia saranno condizionati dalle riforme<br />
anticorruzione del sistema giudiziario<br />
nella Federazione. «Aspettiamo che<br />
la nuova Amministrazione Usa entri nei<br />
poteri — ha sottolineato il Ministro degli<br />
esteri russo — e speriamo di instaurare<br />
immediatamente dopo un dialogo».<br />
si del continente. La vice Presidente ha<br />
anche affermato che tale decisione mira a<br />
«normalizzare le relazioni da una parte e<br />
dall’altra dello stretto».<br />
Il 2 gennaio scorso tre navi di Taiwan,<br />
con oltre 700 persone a bordo, hanno<br />
compiuto per la prima volta in mezzo secolo,<br />
il primo collegamento diretto e ufficialmente<br />
approvato tra l’isola e la Cina<br />
continentale.<br />
Guinea: scontri<br />
armati nel Sud<br />
bloccano<br />
l'assistenza<br />
ai profughi<br />
CONAKRY, 16.<br />
Sono ripresi nel Sud della Guinea i<br />
combattimenti tra esercito e bande armate<br />
irregolari provenienti dalle confinanti<br />
Liberia e Sierra Leone. A Guekedou<br />
le forze governative stanno effettuando<br />
un vasto rastrellamento, dopo<br />
l'ultimo attacco dei ribelli avvenuto tre<br />
giorni fa. Nei conbattimenti, secondo i<br />
servizi di sicurezza guineani, sono morte<br />
93 persone, di cui 83 ribelli.<br />
A causa degli scontri, le agenzie dell'Onu<br />
e le altre organizzazioni umanitarie<br />
internazionali non hanno più accesso<br />
alla zona di Guekedou dove sono concentrati<br />
200 mila profughi dalla Sierra<br />
Leone che hanno urgente bisogno di viveri,<br />
medicinali e altri generi di prima<br />
necessità. Le operazioni di assistenza sono<br />
sospese dal 6 dicembre scorso.<br />
Ieri, équipes di «Medici senza frontiere»<br />
e dell'Alto Commissariato dell'Onu<br />
per i rifugiati (Unhcr) progettavano di<br />
raggiungere i campi profughi, ma ne sono<br />
stati sconsigliati da ufficiali dell'esercito<br />
guineano.<br />
Dal settembre scorso, il Sud della<br />
Guinea subisce frequenti incursioni di<br />
bande irregolari di liberiani e sierraleonesi.<br />
I combattimenti con le forze governative<br />
di Conakry hanno provocato oltre<br />
settecento morti.<br />
Prima dello scoppio della crisi, nella<br />
regione vivevano circa mezzo milione di<br />
profughi provenienti dai due Paesi vicini.<br />
Nelle ultime settimane, decine di migliaia<br />
di rifugiati e anche parte della popolazione<br />
locale hanno abbandonato la<br />
zona dirigendosi verso Nord.<br />
..<br />
W<br />
È tornato alla Casa del Padre<br />
Monsignor<br />
GIUSEPPE CROVELLA<br />
Ne dà notizia la PRESIDENZA NA-<br />
ZIONALE dell'Azione Cattolica Italiana,<br />
che esprime il suo profondo dolore per<br />
la perdita di una persona cara a tutta<br />
l'Associazione e ne ricorda il lungo e generoso<br />
impegno, la costante dedizione<br />
in favore dell'Associazione e della Chiesa<br />
tutta.<br />
La sua vita è stata ricca di grande spiritualità,<br />
segnata da una Fede profonda,<br />
da una santità che è stata e sempre sarà<br />
di esempio per tutti.<br />
Ringraziando il Signore per il dono<br />
che ha voluto fare all'Associazione con<br />
la sua presenza, il suo impegno, l'Azione<br />
Cattolica Italiana chiede al Dio della<br />
Vita di accoglierlo nella Sua luce ed eleva<br />
preghiere di cristiano suffragio, nella<br />
certezza del suo ritorno alla Gerusalemme<br />
Celeste.<br />
.<br />
W<br />
MARIO AGNES ricorda con affetto il<br />
Reverendissimo Monsignor<br />
GIUSEPPE CROVELLA<br />
che ha amato e ha servito la Chiesa con<br />
edificante umiltà.<br />
Città del Vaticano, 16 gennaio 2001<br />
.<br />
W<br />
L'EDIZIONE IN LINGUA PORTO-<br />
GHESE de «L'Osservatore Romano» annuncia<br />
con dolore la morte, avvenuta il<br />
15 gennaio, della Signora<br />
MARIA MARGARIDA<br />
DOS RAMOS<br />
Ved. DIMIZIANI<br />
per molti anni generosa collaboratrice<br />
del giornale e dall'87 al '93 Vice Incaricata<br />
dell'edizione.<br />
I funerali avranno luogo il 17 gennaio<br />
alle ore 15 presso la chiesa di san Giuseppe<br />
in via Boccea, 362.<br />
Città del Vaticano, 16 gennaio 2001<br />
.<br />
W<br />
L'OSSERVATORE ROMANO, in tutte<br />
le sue componenti, prende parte al dolore<br />
della famiglia per la morte della<br />
Signora<br />
MARIA MARGARIDA<br />
DOS RAMOS<br />
Ved. DIMIZIANI<br />
già Vice Incaricata dell'Edizione in lingua<br />
Portoghese de «L'Osservatore Romano»<br />
e assicura preghiere di suffragio.<br />
Città del Vaticano, 16 gennaio 2001<br />
.