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DAL MONDO<br />

MARIO AGNES<br />

Direttore responsabile<br />

TIPOGRAFIA VATICANA<br />

EDITRICE<br />

«L'OSSERVATORE ROMANO»<br />

Redazione:<br />

via del Pellegrino<br />

00120 Città del Vaticano<br />

Segreteria di Redazione:<br />

Tel. 06.698.83461/06.698.84442<br />

Fax 06.698.83675<br />

PAGINA<br />

Servizi fotografici<br />

de «L'Osservatore Romano»<br />

a cura di Arturo Mari<br />

Le foto dell'attività della Santa Sede<br />

sono del SERVIZIO FOTOGRAFICO<br />

de «L'Osservatore Romano»<br />

Tel. 06.698.84797 - Fax 06.698.84998<br />

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de «L'OSSERVATORE ROMANO»<br />

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2 .<br />

Atlante geopolitico<br />

Atlante geopolitico<br />

Ex Zaire: la «prima guerra<br />

mondiale africana»<br />

PAOLO BEFANI<br />

L a<br />

guerra non si ferma nella Repubblica<br />

Democratica del Congo<br />

(Rdc, ex Zaire). E, con essa,<br />

continuano le sofferenze della popolazione<br />

e gli orrori. L'Ufficio di coordinamento<br />

per gli affari umanitari<br />

(Ocha) dell'Onu ha reso noto che le<br />

vittime dirette (combattimenti) e indirette<br />

(fame e malattie) del conflitto<br />

ammontano presumibilmente a un<br />

milione e 700 mila. Tra esse figurano<br />

600 mila bambini di età inferiore a<br />

cinque anni. La stessa fonte, nel denunciare<br />

il costante deterioramento<br />

della situazione umanitaria, sostiene<br />

che, perdurando le ostilità, sono a rischio<br />

altri sedici milioni di civili, pari<br />

al 33 per cento degli abitanti del Paese.<br />

Nel rapporto dell'Ocha si legge che<br />

tutte le parti belligeranti commettono<br />

impunemente flagranti violazioni dei<br />

diritti umani nei confronti della popolazione<br />

inerme.<br />

D'altra parte, l'impatto della solidarietà<br />

e dei soccorsi internazionali è<br />

quasi irrilevante. A causa della mancanza<br />

di sicurezza, dell'atteggiamento<br />

ostile delle diverse autorità locali (governativi<br />

o ribelli), ma anche per la<br />

carenza di risorse finanziarie, le agenzie<br />

dell'Onu e le altre organizzazioni<br />

umanitarie sono in grado di fornire<br />

aiuti — e spesso solo in maniera sporadica<br />

— a meno della metà dei sedici<br />

milioni di persone in pericolo.<br />

Coinvolti nel conflitto<br />

altri cinque Paesi<br />

Recentemente, il Segretario di Stato<br />

americano, Madeleine Albright, ha<br />

parlato di «prima guerra mondiale<br />

africana». Già ... perché nel conflitto<br />

sono coinvolti militarmente altri cinque<br />

Paesi africani: l'Angola, la Namibia<br />

e lo Zimbabwe, alleati del Presidente<br />

congolese Laurent-Désiré Kabila;<br />

il Rwanda e l'Uganda che sostengono<br />

invece tre movimenti ribelli al<br />

Governo di Kinshasa. È una situazione<br />

inedita in Africa, dove normalmente<br />

gli Stati divisi da contese o inimicizie<br />

si combattono per interposte guerriglie.<br />

Va inoltre ricordato che quella<br />

in corso, scoppiata nell'agosto del<br />

1998, è la seconda guerra congolese.<br />

La prima, costata altre centinaia di<br />

migliaia di morti, si era conclusa nel<br />

maggio del 1997.<br />

Per mettere ordine in questo tragico<br />

groviglio di conflitti militari, occorre<br />

tornare indietro di qualche anno e allargare<br />

lo sguardo ad altri Paesi della<br />

regione africana dei Grandi Laghi.<br />

Primavera del 1994. In Rwanda,<br />

teatro di una faida etnica infinita, gli<br />

Hutu (allora al Governo) massacrano<br />

800 mila appartenenti alla comunità<br />

rivale dei Tutsi. Ma nel luglio successivo<br />

questi ultimi, usciti vincitori dalla<br />

guerra civile, occupano Kigali e si<br />

insediano al potere. Allora, nel timore<br />

di rappresaglie per il genocidio perpetrato,<br />

oltre due milioni di Hutu riparano<br />

nei Paesi vicini. Un milione e<br />

200 mila si accampano nelle regioni<br />

orientali del confinante Zaire. Fram-<br />

mischiati ai civili, però, sono fuggiti<br />

in armi anche gli esecutori materiali<br />

del genocidio, vale a dire i resti delle<br />

forze governative (Far) e gli spietati<br />

miliziani «Interhamwe». Estremisti<br />

che puntano alla rivincita ed effettuano<br />

continue incursioni in territorio<br />

rwandese contro i nemici Tutsi.<br />

Nell'autunno del 1996, i Banyamulenge<br />

(Tutsi oriundi rwandesi stanziati<br />

dall'Ottocento nella regione orientale<br />

congolese del Kivu meridionale) si<br />

rivoltano contro Kinshasa, dove è al<br />

potere da trent'anni il maresciallo<br />

Mobutu Sese Seko. Il nuovo regime<br />

Tutsi di Kigali approfitta dell'occasione<br />

per regolare i conti con le Far e<br />

con gli Interhamwe. Reparti militari<br />

rwandesi si affiancano ai Banyamulenge<br />

e spazzano via i quaranta campi<br />

profughi, allestiti dalle agenzie<br />

umanitarie dell'Onu per ospitare i rifugiati<br />

Hutu. Di questi, circa un milione<br />

rimpatriano, più o meno volontariamente,<br />

in Rwanda. Gli altri 200<br />

mila, in fuga disperata verso Occidente,<br />

non riemergeranno più dalle foreste<br />

equatoriali in cui si erano internati:<br />

uccisi dagli inseguitori, dalla fame,<br />

dalle malattie, dalla fatica di marce a<br />

piedi per centinaia di chilometri.<br />

Il crollo del regime<br />

dittatoriale di Mobutu<br />

Intanto, i ribelli, appoggiati da forze<br />

rwandesi e ugandesi, avanzano nel<br />

Congo senza incontrare un'apprezzabile<br />

resistenza da parte delle truppe di<br />

Kinshasa. A capo della rivolta antigovernativa<br />

viene posto Kabila, un antico<br />

oppositore di Mobutu. Nel maggio<br />

del 1997, i ribelli entrano a Kinshasa<br />

e Kabila si proclama Presidente.<br />

Termina così la prima guerra congolese.<br />

Nessuno, certo, rimpiange il<br />

regime dittatoriale di Mobutu, che ha<br />

gettato sul lastrico un Paese potenzialmente<br />

ricco per le inesauribili risorse<br />

minerarie di cui dispone. Ma<br />

sul futuro dello Zaire (ribattezzato Repubblica<br />

Democratica del Congo) pesano<br />

ora inquietanti incognite. Infatti,<br />

i rapporti in seno alla coalizione dei<br />

vincitori si deteriorano rapidamente,<br />

perché Kabila tenta di ristabilire la<br />

sovranità nazionale sulle regioni<br />

orientali passate di fatto sotto il controllo<br />

dei movimenti ribelli e dei loro<br />

sponsor rwandesi e ugandesi.<br />

Il secondo atto della tragedia congolese<br />

ha inizio il 2 agosto 1998. Puntuale,<br />

scoppia una nuova rivolta dei<br />

Banyamulenge e di altri settori dell'opposizione,<br />

supportati al solito da<br />

rwandesi e ugandesi. Nel secondo mese<br />

di guerra, i ribelli sferrano una offensiva<br />

contro Kinshasa, stroncata<br />

dal tempestivo intervento di truppe<br />

dell'Angola, della Namibia e dello<br />

Zimbabwe. Si formano così due schieramenti<br />

che si fronteggeranno per oltre<br />

due anni senza prospettive di vittoria<br />

finale. La coalizione anti-Kabila<br />

mantiene il controllo della maggior<br />

parte dei territori orientali, ma non è<br />

in grado di progredire verso Occidente.<br />

Parimenti, le forze governative e i<br />

loro alleati non hanno la possibilità<br />

di riconquistare l'Est.<br />

Nella fase attuale, le operazioni militari<br />

proseguono stancamente su tre<br />

fronti principali: nel Katanga (sudest),<br />

nel Kasai (centro) e nell'Equatore<br />

(nord-ovest).<br />

A complicare ulteriormente la situazione<br />

politico-militare concorre il<br />

fatto che il movimento ribelle si è<br />

scisso in tre gruppi rivali e si è incrinata<br />

l'alleanza tra Rwanda e Uganda.<br />

Sette mesi fa, le truppe dei due Paesi<br />

si sono date battaglia per il controllo<br />

di Kisangani, capoluogo della regione<br />

nord-orientale.<br />

Disatteso l'accordo<br />

di pace di Lusaka<br />

Ogni giorno di più, l'opzione militare<br />

si rivela senza sbocchi. Ma anche<br />

la strada del negoziato e del compromesso<br />

politico è in salita. In effetti,<br />

l'estate scorsa tutte le parti belligeranti<br />

avevano avviato un processo di pace,<br />

con la firma a Lusaka (Zambia) di<br />

un accordo di cessazione del fuoco. I<br />

buoni propositi sono però rimasti sulla<br />

carta e i combattimenti sono proseguiti<br />

tra reciproche accuse di violazione<br />

della tregua. Sono del pari caduti<br />

nel vuoto i ripetuti appelli del Consiglio<br />

di sicurezza dell'Onu per il ritiro<br />

delle forze straniere. Le Nazioni Unite<br />

sono disponibili a inviare sul posto<br />

una forza multinazionale africana di<br />

5.500 uomini per il mantenimento<br />

della pace. Ma solo a condizione che<br />

il cessate-il-fuoco diventi effettivo.<br />

La violenza che infuria da anni nell'ex<br />

Zaire non ha risparmiato neppure<br />

la Chiesa Cattolica. Missionari, sacerdoti<br />

nativi, suore, catechisti hanno<br />

pagato con la vita il servizio reso alla<br />

fede, alla carità e alla pace. Tra le vittime<br />

figura perfino un Vescovo,<br />

mons. Christophe Munzihirwa Mwene<br />

Ngabo, Pastore dell'Arcidiocesi di Bukavu,<br />

assassinato il 29 ottobre 1996.<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Mercoledì 17 Gennaio 2001<br />

Il Governo di Taiwan autorizza visite turistiche dei cinesi del continente<br />

TAIPEH — Le autorità di Taipeh hanno<br />

annunciato oggi che i primi turisti provenienti<br />

dalla Cina potranno recarsi sull’isola<br />

di Taiwan il prossimo luglio, revocando<br />

un bando in vigore da oltre mezzo secolo<br />

(51 anni per l'esattezza). «Fino a 500.000<br />

turisti provenienti dalla Cina continentale<br />

saranno autorizzati a recarsi a Taiwan dopo<br />

il primo luglio prossimo», ha annunciato<br />

la vice Presidente Annette Lu, citata<br />

dall’agenzia di stampa taiwanese. «Il ministero<br />

dei trasporti — ha aggiunto — deve<br />

ancora mettere a punto le modalità di<br />

tale provvedimento. Potranno recarsi sull’isola<br />

anche dirigenti di imprese statali di<br />

Pechino ed esperti di tecnologia».<br />

Dal 1987, Taiwan ha autorizzato i suoi<br />

residenti a recarsi nella Cina continentale<br />

per ragioni famigliari, ma l’autorizzazione<br />

non valeva nel senso contrario, per i cine-<br />

MEDIO ORIENTE La tensione rimane alta nei Territori dopo l'uccisione di un colono<br />

Riprendono i colloqui<br />

tra israeliani e palestinesi<br />

TEL AVIV, 16.<br />

È cominciato stamani l'incontro tra i<br />

negoziatori israeliani e palestinesi rinviato<br />

ieri dopo l’uccisione di un colono<br />

ebreo nella Striscia di Gaza. Durante i<br />

colloqui sarà analizzato nei particolari il<br />

piano di pace proposto dal Presidente<br />

degli Stati Uniti, Bill Clinton. Lo ha annunciato<br />

il Capo negoziatore dell'Autorità<br />

Palestinese (Ap), Saeb Errekat, che<br />

guiderà la delegazione araba. Da parte<br />

israeliana le trattative saranno condotte<br />

dal Ministro degli esteri israeliano Shlomo<br />

Ben Ami.<br />

Il dialogo riprende però in una situazione<br />

particolarmente tesa. Ieri a Gaza<br />

migliaia di coloni hanno accompagnato<br />

la salma del loro compagno Roni Zallah,<br />

32 anni, ucciso nella sua serra da militanti<br />

palestinesi. In precedenza alcuni di<br />

loro hanno dato alle fiamme trattori e<br />

attrezzature agricole dei loro vicini arabi.<br />

Funerali si sono svolti anche nel villaggio<br />

di Salem, a Nablus, dove il ventiduenne<br />

Maadi Shehade è stato colpito a<br />

morte da soldati israeliani.<br />

Nelle stesse ore si sono svolte anche<br />

le esequie di Mohammed Mussa Abdel<br />

Rahman, ucciso da sconosciuti perché<br />

ritenuto un collaboratore di Tel Aviv.<br />

Sabato scorso altri due palestinesi accusati<br />

di tradimento sono stati fucilati,<br />

mentre oggi presso Jenin è stato trovato<br />

il cadavere di Rafid Qassem, sospettato<br />

di collusione con il nemico.<br />

In questo clima surriscaldato le parti<br />

stanno cercando di giungere ad un accordo.<br />

I tempi sembrano piuttosto ridot-<br />

ti. Il 6 febbraio, infatti, sono previste in<br />

Israele le consultazioni per l'elezione del<br />

Premier. Dopo quella data il Governo<br />

potrebbe cambiare e le condizioni negoziali<br />

non essere più le stesse. Allo stesso<br />

tempo sabato prossimo è previsto l'avvicendamento<br />

alla Casa Bianca tra il Presidente<br />

uscente, Bill Clinton, e quello<br />

eletto, George W. Bush, che potrebbe<br />

modificare i termini della mediazione<br />

americana.<br />

Tra i negoziatori sembra regnare il<br />

pessimismo. Secondo il Presidente del<br />

Consiglio legislativo dell'Ap, Ahmed<br />

JUGOSLAVIA Haekkerup insediato in Kosovo<br />

Annunciata l'apertura<br />

di un ufficio Osce a Belgrado<br />

BELGRADO, 16.<br />

Si consolida il progressivo reinserimento<br />

della Repubblica Federale di Jugoslavia<br />

(Serbia e Montenegro) nel normale<br />

contesto internazionale, mentre<br />

nell'ancora tormentato Kosovo si è insediato<br />

ieri il nuovo responsabile dell'Unmik,<br />

l'amministrazione dell'Onu, il danese<br />

Hans Haekkerup, che ha preso il posto<br />

del francese Bernard Kouchner.<br />

In particolare, il Primo ministro federale<br />

jugoslavo Zoran Zizic ha detto che<br />

il suo Paese è pronto ad avviare «una<br />

piena cooperazione su tutte le questioni»<br />

con l’Osce, l'Organizzazione per la sicurezza<br />

e la cooperazione in Europa, nella<br />

quale la Jugoslavia è stata riammessa il<br />

10 novembre scorso. Zizic, in un colloquio<br />

a Belgrado con il Ministro degli<br />

esteri romeno, Mircea Dan Geona, presidente<br />

di turno dell’Osce, ha discusso<br />

della prossima apertura a Belgrado di<br />

un ufficio dell’Organizzazione. «Geona<br />

ha dato tutte le garanzie di un sostegno<br />

totale da parte dell’Osce all’integrità territoriale<br />

della Jugoslavia e al rispetto<br />

della risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza<br />

dell’Onu sul Kosovo», secondo<br />

quanto ha dichiarato Zizic.<br />

Come detto, intanto, ha incominciato<br />

ad assolvere al suo incarico Haekkerup<br />

che ha voluto subito incontrare il personale<br />

della missione Unmik, un migliaio<br />

tra funzionari e impiegati riuniti nella<br />

sede del capoluogo kosovaro Pristina.<br />

L’arrivo del nuovo responsabile dell'Onu<br />

era stato preceduto dalle dichiarazioni<br />

rilasciate venerdì scorso alla televisione<br />

danese circa le sue esitazioni sulla possibilità<br />

di tenere elezioni politiche entro<br />

giugno, come invece più volte promesso<br />

da Kouchner. Tale posizione è stata sostanzialmente<br />

confermata ieri da Haekkerup,<br />

secondo il quale «è importante<br />

costruire prima una struttura legale che<br />

regoli l’attività della nuova assemblea,<br />

per potere poi giungere ad elezioni il<br />

più presto possibile». Haekkerup, che<br />

ha anche incontrato alcuni leader politici<br />

locali delle diverse etnie, ha poi indicato<br />

come sua priorità il rafforzamento<br />

del sistema legale nel Kosovo e la creazione<br />

«delle condizioni per il ritorno della<br />

popolazione serba».<br />

Qrei, «il processo di pace non è morto,<br />

ma attraversa una crisi grave». «Certo<br />

non vogliamo chiudere la porta, siamo<br />

pronti ad offrire un’altra opportunità —<br />

ha detto — ma pur di realizzare le nostre<br />

aspirazioni siamo pronti a proseguire<br />

la lotta». Da parte sua il Primo Ministro<br />

israeliano, Ehud Barak, ha sottolineato<br />

che l'uccisione del colono Zallah<br />

«ha inferto un duro colpo al processo di<br />

pace». Poche ore dopo Israele è tornato<br />

a imporre la chiusura della Striscia di<br />

Gaza, e ha chiuso l’aeroporto Dahanye,<br />

riaperto solo tre giorni fa.<br />

Croazia: impegno<br />

a piena collaborazione<br />

con il Tribunale<br />

internazionale dell'Aja<br />

RUSSIA Mentre sul territorio caucasico proseguono sparatorie e attentati<br />

Delegazione del Consiglio d'Europa in Cecenia<br />

MOSCA, 16.<br />

Un invito alle autorità russe ad accrescere<br />

gli sforzi per porre rimedio alle distruzioni<br />

e per soccorrere le decine di<br />

migliaia di sfollati tuttora in precarie<br />

condizioni è stato rivolto ieri da una delegazione<br />

dell’Assemblea parlamentare<br />

del Consiglio d’Europa, che ha iniziato<br />

una missione di verifica in Cecenia. La<br />

missione si svolge sulla sfondo di un territorio<br />

dove proseguono sparatorie e attentati.<br />

La delegazione del Consiglio<br />

d’Europa, guidata dall’inglese Frank<br />

Judd, ha avuto incontri con il rappresentante<br />

presso il Cremlino per i diritti<br />

umani, Vladimir Kalamanov, con esponenti<br />

del Governo russo e dell’amministrazione<br />

cecena. Judd ha visitato inoltre<br />

un campo profughi, una scuola e la<br />

prigione di Cernokozovo, teatro nei mesi<br />

passati di presunte brutalità da parte<br />

delle Forze federali russe.<br />

Judd ha deplorato la scarsità di medicinali<br />

nei campi profughi e la mancanza<br />

di inchieste penali sulle denunce di violazioni<br />

dei diritti umani attribuite ai militari<br />

di Mosca. L'inglese Judd ha peraltro<br />

espresso anche preoccupazione per<br />

gli attentati della guerriglia islamico-separatista<br />

e per il recente rapimento —<br />

Allacciate relazioni diplomatiche<br />

tra Olanda e Corea del Nord<br />

SEOUL, 16.<br />

La Corea del Nord e l’Olanda hanno allacciato ieri regolari relazioni diplomatiche.<br />

Nei giorni scorsi anche altri Paesi appartenenti all'Unione Europea<br />

hanno annunciato l'intenzione di aprire un dialogo ufficiale con Pyongyang.<br />

Durante lo scorso anno Spagna, Gran Bretagna e Italia hanno stretto rapporti<br />

diplomatici con la Corea del Nord.<br />

Ieri, intanto, il leader nordcoreano, Kim Jong Il, si è recato in visita in Cina.<br />

Il treno sul quale viaggia ha attraversato la frontiera in mattinata, ha affermato<br />

oggi un funzionario cinese. Nessuna altra indicazione è stata finora<br />

resa nota sulla visita, annunciata anche da due giornali sudcoreani.<br />

Secondo il quotidiano «Joongang Ilbo», che cita un funzionario governativo<br />

a Seoul, il leader della Corea del Nord resterà in Cina per circa una settimana<br />

e si recherà in particolare a Shanghai. Si tratta della seconda visita in Cina di<br />

Kim Jong Il, dopo quella compiuta nel maggio dell’anno scorso, poco prima<br />

del primo vertice intercoreano, svoltosi in giungo a Pyongyang.<br />

Nigeria: Lagos<br />

inondata da piogge<br />

torrenziali<br />

ABUJA, 16.<br />

Le piogge torrenziali che flagellano<br />

la Nigeria hanno inondato ieri<br />

alcuni quartieri di Lagos. Centinaia<br />

di abitanti hanno dovuto abbandonare<br />

le loro abitazioni invase<br />

dalle acque. Gli allagamenti<br />

hanno bloccato la circolazione automobilistica<br />

su numerose strade<br />

urbane. Problemi anche per il<br />

traffico aereo: i voli interni sono<br />

stati annullati. L'ondata di maltempo<br />

ha colto alla sprovvista<br />

perché gennaio fa parte della stagione<br />

secca, che in Nigeria va da<br />

novembre a marzo.<br />

attribuito a una banda cecena legata ai<br />

ribelli — di Kenny Gluck, volontario<br />

americano di «Medici senza frontiere».<br />

Nel frattempo, pura «disinformazione»<br />

viene definita dal Cremlino la rivendicazione<br />

fatta dal dirigente della guerriglia<br />

cecena Movladi Udugov sull’uccisione<br />

in due giorni di 33 militari russi in<br />

vari attacchi condotti dai separatisti. La<br />

smentita è stata fatta oggi dall’ufficio<br />

del portavoce del Cremlino per la Cecenia.<br />

Il comando federale ha ammesso<br />

oggi solo la morte di due militari russi<br />

nei pressi del villaggio di Itum-Kale, nella<br />

parte meridionale della Repubblica federata<br />

caucasica. I due sono morti in<br />

un’imboscata tesa dai guerriglieri a una<br />

colonna dei federali, riferisce l’agenzia<br />

«Interfax». Smentita anche una presunta<br />

strage di civili a Vedeno attuata dai russi.<br />

«È un’invenzione diffusa dai separatisti<br />

per influenzare l’Occidente visto che<br />

in Cecenia si trova una delegazione di<br />

parlamentari europei», ha concluso il<br />

portavoce del Cremlino.<br />

Dal canto suo, il Ministro della difesa<br />

russo, Igor Sergheiev, e il portavoce del<br />

Cremlino, Serghiei Iastrzhembski, hanno<br />

ribadito che la Russia non intende<br />

trattare altro che la resa con il Presiden-<br />

ZAGABRIA, 16.<br />

«Abbiamo trovato soluzioni per tutti i<br />

problemi, da domani la collaborazione<br />

tra Croazia e Tribunale sarà la migliore<br />

possibile», ha dichiarato ieri a Zagabria,<br />

dopo un incontro durato otto ore con il<br />

Primo Ministro croato Ivica Racan, il<br />

giudice svizzero Carla Del Ponte, procuratore<br />

generale del Tribunale internazionale<br />

dell’Aja per i crimini di guerra e<br />

contro l'umanità nell'ex Jugoslavia.<br />

«Non ho portato nessuna lista e nessuna<br />

accusa», ha aggiunto il magistrato, ricordando<br />

che «le accuse sono segrete sino<br />

a quando i sospettati non vengono<br />

arrestati». Anche Racan si è detto soddisfatto,<br />

affermando che «sono stati risolti<br />

tutti i problemi, anche quello del capo<br />

di stato maggiore Petar Stipetic: il Tribunale<br />

non insisterà per interrogarlo. Se<br />

vorrà, si presenterà spontaneamente e<br />

Stipetic ha annunciato che parlerà con<br />

gli investigatori del Tribunale». Non è<br />

chiaro se Stipetic, che durante la guerra<br />

del 1991-1995 era al comando di alcune<br />

unità, sia richiesto dal Tribunale come<br />

testimone o come sospettato di crimini.<br />

Né la signora Del Ponte, né Racan<br />

hanno fatto cenno ai documenti del defunto<br />

Presidente Franjo Tudjman sui<br />

quali il Governo croato, la settimana<br />

scorsa, ha posto il segreto di Stato sino<br />

al 2031. I rapporti tra Croazia e Tribunale<br />

si sono fatti più difficili negli ultimi<br />

mesi perché il Governo di Zagabria contesta<br />

la criminalizzazione in toto delle<br />

operazioni «Fulmine» e «Tempesta» lanciate<br />

dall'esercito croato nel 1995 contro<br />

i secessionisti serbi e chiede che venga<br />

introdotto il principio della «responsabilità<br />

obiettiva» dei vari comandanti.<br />

te separatista ceceno, Aslan Maskhadov,<br />

e con i capi della guerriglia. Sergheiev<br />

ha poi rinnovato la denuncia sul flusso<br />

di «finanziamenti dall’estero» di cui disporrebbero<br />

i ribelli e si è detto certo<br />

che la «situazione si stabilizzerà» se saranno<br />

«neutralizzati» i capi della rivolta:<br />

a cominciare da Maskhadov e dai leader<br />

delle milizie integraliste islamiche Shamil<br />

Basaiev e il giordano Khattab.<br />

Intanto, il Ministro degli esteri russo,<br />

Igor Ivanov, ha dichiarato che «la Federazione<br />

russa adempirà a tutti i suoi obblighi<br />

in termini di debito estero» ed ha<br />

auspicato un dialogo diretto con gli Stati<br />

Uniti («in politica il dialogo a mezzo<br />

stampa non paga»). Il Capo della diplomazia<br />

del Cremlino ha così risposto ad<br />

un giornalista che gli ricordava che il<br />

Presidente eletto americano, George W.<br />

Bush aveva detto, in un'intervista al<br />

«New York Times», che gli aiuti alla<br />

Russia saranno condizionati dalle riforme<br />

anticorruzione del sistema giudiziario<br />

nella Federazione. «Aspettiamo che<br />

la nuova Amministrazione Usa entri nei<br />

poteri — ha sottolineato il Ministro degli<br />

esteri russo — e speriamo di instaurare<br />

immediatamente dopo un dialogo».<br />

si del continente. La vice Presidente ha<br />

anche affermato che tale decisione mira a<br />

«normalizzare le relazioni da una parte e<br />

dall’altra dello stretto».<br />

Il 2 gennaio scorso tre navi di Taiwan,<br />

con oltre 700 persone a bordo, hanno<br />

compiuto per la prima volta in mezzo secolo,<br />

il primo collegamento diretto e ufficialmente<br />

approvato tra l’isola e la Cina<br />

continentale.<br />

Guinea: scontri<br />

armati nel Sud<br />

bloccano<br />

l'assistenza<br />

ai profughi<br />

CONAKRY, 16.<br />

Sono ripresi nel Sud della Guinea i<br />

combattimenti tra esercito e bande armate<br />

irregolari provenienti dalle confinanti<br />

Liberia e Sierra Leone. A Guekedou<br />

le forze governative stanno effettuando<br />

un vasto rastrellamento, dopo<br />

l'ultimo attacco dei ribelli avvenuto tre<br />

giorni fa. Nei conbattimenti, secondo i<br />

servizi di sicurezza guineani, sono morte<br />

93 persone, di cui 83 ribelli.<br />

A causa degli scontri, le agenzie dell'Onu<br />

e le altre organizzazioni umanitarie<br />

internazionali non hanno più accesso<br />

alla zona di Guekedou dove sono concentrati<br />

200 mila profughi dalla Sierra<br />

Leone che hanno urgente bisogno di viveri,<br />

medicinali e altri generi di prima<br />

necessità. Le operazioni di assistenza sono<br />

sospese dal 6 dicembre scorso.<br />

Ieri, équipes di «Medici senza frontiere»<br />

e dell'Alto Commissariato dell'Onu<br />

per i rifugiati (Unhcr) progettavano di<br />

raggiungere i campi profughi, ma ne sono<br />

stati sconsigliati da ufficiali dell'esercito<br />

guineano.<br />

Dal settembre scorso, il Sud della<br />

Guinea subisce frequenti incursioni di<br />

bande irregolari di liberiani e sierraleonesi.<br />

I combattimenti con le forze governative<br />

di Conakry hanno provocato oltre<br />

settecento morti.<br />

Prima dello scoppio della crisi, nella<br />

regione vivevano circa mezzo milione di<br />

profughi provenienti dai due Paesi vicini.<br />

Nelle ultime settimane, decine di migliaia<br />

di rifugiati e anche parte della popolazione<br />

locale hanno abbandonato la<br />

zona dirigendosi verso Nord.<br />

..<br />

W<br />

È tornato alla Casa del Padre<br />

Monsignor<br />

GIUSEPPE CROVELLA<br />

Ne dà notizia la PRESIDENZA NA-<br />

ZIONALE dell'Azione Cattolica Italiana,<br />

che esprime il suo profondo dolore per<br />

la perdita di una persona cara a tutta<br />

l'Associazione e ne ricorda il lungo e generoso<br />

impegno, la costante dedizione<br />

in favore dell'Associazione e della Chiesa<br />

tutta.<br />

La sua vita è stata ricca di grande spiritualità,<br />

segnata da una Fede profonda,<br />

da una santità che è stata e sempre sarà<br />

di esempio per tutti.<br />

Ringraziando il Signore per il dono<br />

che ha voluto fare all'Associazione con<br />

la sua presenza, il suo impegno, l'Azione<br />

Cattolica Italiana chiede al Dio della<br />

Vita di accoglierlo nella Sua luce ed eleva<br />

preghiere di cristiano suffragio, nella<br />

certezza del suo ritorno alla Gerusalemme<br />

Celeste.<br />

.<br />

W<br />

MARIO AGNES ricorda con affetto il<br />

Reverendissimo Monsignor<br />

GIUSEPPE CROVELLA<br />

che ha amato e ha servito la Chiesa con<br />

edificante umiltà.<br />

Città del Vaticano, 16 gennaio 2001<br />

.<br />

W<br />

L'EDIZIONE IN LINGUA PORTO-<br />

GHESE de «L'Osservatore Romano» annuncia<br />

con dolore la morte, avvenuta il<br />

15 gennaio, della Signora<br />

MARIA MARGARIDA<br />

DOS RAMOS<br />

Ved. DIMIZIANI<br />

per molti anni generosa collaboratrice<br />

del giornale e dall'87 al '93 Vice Incaricata<br />

dell'edizione.<br />

I funerali avranno luogo il 17 gennaio<br />

alle ore 15 presso la chiesa di san Giuseppe<br />

in via Boccea, 362.<br />

Città del Vaticano, 16 gennaio 2001<br />

.<br />

W<br />

L'OSSERVATORE ROMANO, in tutte<br />

le sue componenti, prende parte al dolore<br />

della famiglia per la morte della<br />

Signora<br />

MARIA MARGARIDA<br />

DOS RAMOS<br />

Ved. DIMIZIANI<br />

già Vice Incaricata dell'Edizione in lingua<br />

Portoghese de «L'Osservatore Romano»<br />

e assicura preghiere di suffragio.<br />

Città del Vaticano, 16 gennaio 2001<br />

.

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