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PAGINA<br />
7 .<br />
L'OSSERVATORE ROMANO Lunedì-Martedì 15-16 Gennaio 2001<br />
Il Cardinale Camillo Ruini, Vicario Generale<br />
di Sua Santità per la Diocesi di Roma,<br />
Presidente della Conferenza Episcopale<br />
Italiana e della Commissione Episcopale<br />
del Collegio, presiederà — nella<br />
mattina di domenica 21 gennaio, alle ore<br />
11.30, all'Almo Collegio Capranica — la<br />
Concelebrazione Eucaristica in occasione<br />
della Festa di sant'Agnese, patrona dell'Almo<br />
Collegio.<br />
Prima della Santa Messa, Mons. Michele<br />
Prattichizzo, Officiale del Comitato del<br />
Almo Collegio Capranica: celebrazioni per la festa di sant'Agnese<br />
Grande Giubileo dell'Anno 2000, presiederà<br />
il canto delle Lodi.<br />
Dopo la Concelebrazione Eucaristica<br />
presieduta dal Cardinale Ruini, seguirà l'inaugurazione<br />
delle nuove strutture della<br />
biblioteca capranicense.<br />
Nel pomeriggio, alle ore 17.30, il Vescovo<br />
ausiliare di Roma, Mons. Rino Fisichella,<br />
presiederà il Canto dei Secondi Vespri.<br />
Riflessione sul profondo significato di fede legato alle catacombe<br />
La vittoria che vince il mondo<br />
CARD. LUCAS MOREIRA NEVES<br />
A Roma, come in nessun'altra città al<br />
mondo, si è portati ad ammirare e venerare<br />
gli innumerevoli nostri fratelli e sorelle<br />
che, per adorare il Dio della loro<br />
fede, sono stati costretti a rifugiarsi nelle<br />
catacombe.<br />
Proprio per questo, le catacombe sono<br />
diventate un luogo carico di profondo<br />
significato. San Calisto, San Sebastiano,<br />
Domitilla, Priscilla: non si può non<br />
essere in intima e ardente comunione<br />
con quanti, noti o sconosciuti, hanno<br />
celebrato in questi cimiteri dei poveri la<br />
Santa Liturgia domenicale. Spesso martirizzati,<br />
vi venivano sepolti e sulle loro<br />
tombe i posteri avrebbero celebrato<br />
l'Eucaristia.<br />
Le catacombe rappresentano per noi<br />
una situazione ecclesiale che, in modo<br />
vario ma sempre simile, si è spesso ripresentata<br />
in questi duemila anni di storia.<br />
Oggi ancora non di rado persone,<br />
collettività, interi popoli sperimentano la<br />
condizione umiliante di vivere la loro fede<br />
nelle catacombe.<br />
Ciò detto, bisogna aggiungere che, se<br />
per sfuggire alla persecuzione e sopravvivere<br />
ad esse, la Chiesa sa nascondersi<br />
e, se necessario, rifugiarsi sottoterra, essa<br />
non è, per sua natura, nata per le catacombe.<br />
Il suo posto è alla luce del sole,<br />
in mezzo al mondo, «come l'anima<br />
nel corpo», per ripetere un concetto della<br />
Lettera a Diogneto. Essa talvolta è costretta<br />
alle catacombe ma ci va spinta<br />
con violenza, la baionetta alla schiena,<br />
le manette ai polsi e le catene ai piedi.<br />
Dico questo in opposizione ad una<br />
teoria, fin troppo diffusa, secondo la<br />
quale la fede deve rimanere cosiddetta<br />
implicita. In verità, si tratterebbe di una<br />
fede che si auto-esclude dalla cultura e<br />
perfino dalla vita dell'umanità. Viceversa,<br />
la Chiesa, grazie alla fede che annuncia,<br />
genera cultura. A mio avviso la<br />
fede va proclamata, accolta, testimoniata,<br />
vissuta e celebrata con quattro caratteristiche<br />
ineludibili.<br />
Deve esserci innanzitutto un annuncio<br />
forte e deciso. A questo riguardo, fin<br />
dalla predicazione di Pietro il mattino di<br />
Pentecoste, del diacono Stefano testimone<br />
di Gesù, di Paolo dinanzi ai persecutori,<br />
la Chiesa ha fatto l'esperienza del<br />
kerygma.<br />
Questo è stato, non una tesi, non un<br />
ragionamento intellettuale, una spiegazione<br />
scientifica dei dogmi o dei principi<br />
morali, ma una presentazione forte e incisiva<br />
di Gesù Cristo, in modo immediato,<br />
indirizzato agli ascoltatori: «Gesù il<br />
Nazareno fu uomo accreditato da Dio<br />
presso di voi... Dio ha permesso che vi<br />
fosse consegnato e voi l'avete ucciso inchiodandolo<br />
al patibolo. Ma Dio l'ha risuscitato»<br />
(At 2.23-25).<br />
Oso affermare che, col passar dei secoli,<br />
la Chiesa ha in parte tralasciato il<br />
kerygma, l'hanno afferrato invece molte<br />
altre forme di gruppi religiosi e differenti<br />
sette. Non è raro che, anche all'interno<br />
della Chiesa, si affermi che, a nome<br />
del pluralismo, del dialogo religioso e<br />
addirittura dell'ecumenismo o per amore<br />
all'umiltà (del resto doverosa per chi<br />
sa che «tutto è grazia») e per non imporre<br />
la propria fede, l'annuncio si debba<br />
smussare e, in certi casi, preferire il<br />
silenzio.<br />
Al contrario è di Paolo l'invito: «Predica<br />
verbum, insta opportune et importune».<br />
E nel Nuovo Testamento ripetutamente<br />
si parla di «parrhesia» che altro<br />
non è che una forma di fortezza nella<br />
proclamazione della Parola. Il Magistero<br />
ecclesiale e quello dei Pontefici (fra i<br />
quali in primissimo luogo Giovanni Paolo<br />
II), la testimonianza dei grandi maestri<br />
e dottori e, senza dubbio, l'aspettativa<br />
degli uomini, cattolici o no, insegna-<br />
L'Associazione<br />
Alleanza dell'Amore<br />
in aiuto dei lebbrosi<br />
Un aiuto concreto ai lebbrosi<br />
dell'Amazzonia è dato dall'Associazione<br />
«Alleanza dell'Amore». In<br />
Amazzonia la lebbra è una vera<br />
epidemia: su ogni cento lebbrosi<br />
scoperti attualmente nel mondo,<br />
sei sono brasiliani, e quattro di<br />
questi sei in Amazzonia. Ricorre<br />
poi quest'anno il 30° anniversario<br />
della fondazione del movimento<br />
«Vivrà Giovanni XXIII». L'entità<br />
brasiliana di questo movimento,<br />
fondata da Padre Gianni Mometti,<br />
è anch'essa dedita alla cura dei<br />
lebbrosi. In Italia è anche sorta<br />
per iniziativa dell'Assocazione Alleanza<br />
dell'Amore, che dal 1989<br />
coordina l'invio di aiuti al movimento<br />
«Vivrà Giovanni XXIII» per<br />
lo svolgimento delle sue attività a<br />
favore dei lebbrosi dell'Amazzonia.<br />
Padre Mometti parte missionario<br />
salesiano per il Brasile nel<br />
1956, e dal 1986 è sacerdote dell'Arcidiocesi<br />
di Belém do Pará, in<br />
Amazzonia. Attualmente Padre<br />
Mometti è impegnato per dare avvio<br />
ad un progetto di ampio respiro<br />
chiamato: «Amazzonia 501».<br />
no che la missione della Chiesa è di mostrare<br />
con forza e incisività la persona e<br />
la dottrina, le promesse, la Buona Novella<br />
di Gesù Cristo.<br />
È in gioco la fermezza e la solidità<br />
della professione di fede. Lo spirito dell'Evangelii<br />
nuntiandi, soprattutto nelle<br />
pagine riguardanti la definizione e il<br />
contenuto dell'evangelizzazione, è tutto<br />
nel senso dell'esplicito annunzio di Gesù<br />
Cristo. Tanto più che, nei nostri tempi,<br />
è esplicito lo sforzo per annullare l'annuncio.<br />
Come esplicito e incisivo è parimente<br />
l'annuncio di un Cristo mitico o<br />
secolarizzato che non è certo quello della<br />
Rivelazione.<br />
Annunciare con chiarezza, è la seconda<br />
urgenza. Di ciò parlava l'Apostolo<br />
quando scriveva che il suono della tromba<br />
nel campo di battaglia deve essere<br />
sempre ben distinto, uno per avanzare,<br />
l'altro per ritirarsi. Perché un suono variabile,<br />
versatile o impreciso finisce per<br />
essere fuorviante e non può che creare<br />
smarrimento. Anche qui si invocano talvolta<br />
svariate ragioni spirituali, morali o<br />
pastorali per postulare meno limpidità,<br />
forse una certa ambiguità nell'annuncio.<br />
A questo punto, l'istruzione «Christus<br />
Dominus» è di provocante attualità<br />
nel proclamare l'unità e l'universalità di<br />
Cristo.<br />
La chiarezza è giusto il contrario dell'ambiguità,<br />
dell'atteggiamento accomodaticcio<br />
e approssimativo, del linguaggio<br />
contorto, del fraseggiare sottile o enigmatico.<br />
Per ritornare ai martiri dei primi<br />
secoli cristiani, impressiona la chiarezza<br />
delle loro risposte ai tiranni all'ora<br />
fatidica della persecuzione. Mi colpiscono<br />
le risposte dotte e dirette di Giustino.<br />
Mi colpisce anche Quadratus, che, secondo<br />
gli Acta Passionis, richiesto di dichiarare<br />
cos'era questa religione che<br />
aveva abbracciato, rispose: «Dico tibi<br />
mysterium simplicitatis».<br />
Purezza è la terza dimensione della<br />
professione di fede. Importante e non<br />
trascurabile dimensione che si trova al<br />
centro del messaggio agli Angeli delle<br />
sette Chiese e di tutto l'Apocalisse. Al<br />
centro delle lettere di Pietro, Giacomo,<br />
Giovanni e Giuda. Al centro della lettera<br />
ai Galati — «Anche se noi o un Angelo<br />
dal cielo vi annunciasse un altro Vangelo<br />
diverso da quello che vi annunciamo,<br />
sia maledetto» (Gal 1.8; cfr II Cor 11.4),<br />
delle lettere della prigionia, delle lettere<br />
a Timoteo e a Tito e alla fin fine di tutte<br />
le lettere di Paolo. Al centro di tutto il<br />
Nuovo Testamento.<br />
La purezza esclude innanzitutto ogni<br />
forma di sincretismo di stampo culturale<br />
o religioso. Esclude anche l'insufficiente<br />
percezione dell'unicum di Cristo<br />
e del suo mistero. Esclude la Sua assimilazione<br />
a tanti altri capi religiosi.<br />
Esclude finalmente forme diverse di negazione<br />
della duplice natura di Cristo,<br />
privilegiando o soltanto quello che in<br />
Lui c'è di divino o soltanto quello che<br />
c'è di umano.<br />
I vari errori cristologici costituiscono<br />
le eresie dei primi tempi cristiani. Anche<br />
nei nostri tempi le mescolanze e confusioni<br />
riguardanti il mistero cristiano sono<br />
le principali eresie oggettive o soggettive.<br />
La purezza dottrinale si mostra una<br />
esigenza fondamentale a beneficio del<br />
popolo credente.<br />
Accennerei infine a un'ultima dimensione:<br />
quella dell'integrità della fede.<br />
Come tutte le realtà umane, l'attenzione<br />
all'integrità può diventare, per difetto,<br />
una forma eretica di fede (l'eresia<br />
è per definizione una decurtazione del<br />
«deposito»); per eccesso, diventa integrismo<br />
o integralismo. Ma, nella sua giusta<br />
misura, una convinta attenzione all'integrità<br />
della dottrina è essenziale poiché<br />
l'erosione o le aggiunte al depositum fidei<br />
lo corrompono e lo adulterano<br />
ugualmente.<br />
L'integrità consiste in due atteggiamenti:<br />
nulla togliere di quanto rivelato<br />
nella Scrittura o nella tradizione e nulla<br />
aggiungervi. Le due cose si trovano sintetizzate,<br />
sotto la forma di minacce profetiche,<br />
al termine del libro dell'Apocalisse:<br />
«Se uno vi aggiunge qualcosa, Dio<br />
gli farà cadere addosso i flagelli descritti<br />
in questo libro. E se uno sottrae qualche<br />
parola... Dio sottrarrà la sua parte dall'albero<br />
della vita» (Ap 21.19).<br />
* * *<br />
San Giovanni scriveva ai cristiani della<br />
Chiesa nascente, già provati da duri<br />
combattimenti, parole precise per infondere<br />
fiducia e speranza incrollabili:<br />
«Questa è la vittoria che vince il mondo:<br />
la nostra fede. Ma chi è colui che vince<br />
il mondo se non chi crede?» (1 Gv 5, 4<br />
e 5). Queste parole risuonano attuali<br />
ai nostri orecchi quasi due mila anni<br />
dopo.<br />
Ma siamo attenti: non qualsiasi «fede»<br />
né una fede qualunque vince il mondo.<br />
Soltanto — e lo diciamo come se facessimo<br />
una preghiera — una fede forte e<br />
solida, chiara e limpida, pura e incontaminata.<br />
Una fede integra, piena e dominatrice.<br />
Le celebrazioni in onore della Festa di<br />
sant'Agnese cominceranno nella giornata<br />
di sabato 20 gennaio. Nel pomeriggio, alle<br />
ore 18, si terrà una tavola rotonda dedicata<br />
al tema: «Un esempio di classicità nel<br />
moderno: Antonio Pragrassi (1900-1956),<br />
pittore degli affreschi dell'Almo Collegio<br />
Capranica». Moderatore sarà Mons. Andrea<br />
Cordero Lanza di Montezemolo, Nunzio<br />
Apostolico in Italia.<br />
Interverranno il prof. Francesco Butturini,<br />
critico d'arte, e il prof. Floriano De<br />
Santi, Segretario generale della Quadriennale<br />
di Roma. Per l'occasione, nei locali<br />
dell'Almo Collegio verrà allestita, dal 20<br />
al 27 gennaio, una mostra sulla vita e l'opera<br />
di Agotino Pegrassi.<br />
Nella sera di sabato 20, S.E. Mons. Raffaello<br />
Funghini, Decano del Tribunale della<br />
Rota Romana, presiederà il Canto dei<br />
Primi Vespri.<br />
Un anno di ministero episcopale<br />
del Vescovo di Avezzano, Mons. Lucio Renna<br />
Procedere insieme<br />
nel cammino di salvezza<br />
A un anno dall'inizio del ministero<br />
episcopale del Vescovo Lucio Renna,<br />
nella diocesi di Avezzano si fa il punto<br />
sull'insegnamento pastorale, e sulle direttive<br />
per un cammino di salvezza.<br />
«Camminiamo insieme» era stato il primo<br />
saluto rivolto alla comunità marsicana<br />
dal Vescovo appena eletto e non ancora<br />
consacrato. Tornerà spesso questo<br />
tema nelle lettere: la vita come cammino,<br />
chiamati per un incontro nel tempo<br />
prima e nell'eterno poi. «Una delle crisi<br />
più profonde di oggi — esordisce il Vescovo<br />
Renna nel suo saluto alla diocesi,<br />
appena eletto — è proprio una specie di<br />
decadimento del senso vocazionale della<br />
vita, una specie, vorrei dire, di vita abbandonata<br />
alla deriva, per cui la gran<br />
parte della gente non concepisce la sua<br />
esistenza come realtà vocazionale di un<br />
cammino» (Agosto 1999).<br />
Con una serie di tre lettere pastorali<br />
si conclude questo primo anno di ministero<br />
episcopale del Vescovo dei Marsi.<br />
Egli presenta la vita come un cammino<br />
verso l'eterno, un cammino proprio di<br />
salvezza. In questo cammino l'uomo<br />
pellegrino trova la via tracciata da Cristo,<br />
uomo tra uomini, ma Messia e Salvatore<br />
e trova in Maria un modello ed<br />
una compagna di viaggio nella fedeltà e<br />
nella fiducia in Dio che rende possibile e<br />
facile il difficile cammino verso la salvezza,<br />
perché nella storia dell'uomo Maria<br />
ha inserito Cristo Messia e Salvatore<br />
che intercede continuamente il dono<br />
dello Spirito e ci permette di camminare<br />
sulla strada del Regno, e di operare la li-<br />
Si è conclusa la mostra dedicata al Vescovo Juan de Palafox y Mendoza, vissuto nel XVII secolo<br />
Una vita spesa nella formazione dei seminaristi<br />
nell'aiuto ai poveri e nella promozione della cultura<br />
ILDEFONSO MORIONES<br />
Postulatore della Causa<br />
Dal 7 dicembre al 7 gennaio è stata<br />
aperta al pubblico nella sede della Chiesa<br />
Nazionale Spagnola, Via Giulia 151,<br />
una mostra dedicata all'insigne Vescovo<br />
del secolo XVII, Ven. Juan de Palafox y<br />
Mendoza. La Mostra, allestita dal Ministero<br />
di Educazione Cultura e Sport di<br />
Madrid, e portata a Roma sotto il Patrocinio<br />
dell'Ecc.mo Signor Ambasciatore<br />
di Spagna presso la Santa Sede, Don<br />
Carlos Abella y Ramallo, fu inaugurata<br />
lo scorso 7 dicembre dal Vice-Presidente<br />
Primo del Governo Spagnolo, Ecc.mo<br />
Sig. Mariano Rajoy.<br />
Il Ven. Giovanni de Palafox nacque a<br />
Fitero (Navarra), il 24 giugno del 1600,<br />
in circostanze difficili. Era figlio di don<br />
Giacomo de Palafox, futuro marchese di<br />
Ariza, e di una giovane vedova aragonese,<br />
donna Anna de Casanate y Espés, la<br />
quale, per non compromettere il proprio<br />
onore, tentò di far scomparire il neonato.<br />
Salvato quasi miracolosamente, fu<br />
battezzato il 29 giugno, festa di San Pietro,<br />
verso il quale sempre ebbe speciale<br />
devozione.<br />
I primi nove anni della sua vita li trascorse<br />
nella località navarrese, all'ombra<br />
della famiglia del suo salvatore, Pietro<br />
Navarro, che gli diede il proprio cognome.<br />
Questa tappa della sua vita, nella<br />
quale lui stesso riconosce che fu allevato<br />
povero «perché povero era colui che lo<br />
allevava e, quando crebbe un poco, andava<br />
a pascolare tre o quattro pecore<br />
del suo Padre putativo, e così visse, imparando<br />
anche i primi rudimenti delle<br />
lettere e della Fede», è stata decisiva<br />
nella configurazione della sua persona,<br />
sempre così inclinata a difendere i poveri,<br />
i diseredati e gli indios.<br />
Dopo il riconoscimento paterno, nel<br />
1609, la vita di quel giovane cambierà<br />
completamente. Ricevuta la prima tonsura<br />
dalle mani del Vescovo don Diego<br />
de Yepes, che sapeva tutte le sue vicende<br />
personali, in quanto era a conoscenza<br />
di quelle della sua madre naturale,<br />
donna Anna de Casanate, fattasi monaca<br />
carmelitana col nome di Anna della<br />
Madre di Dio nel convento da lui fondato,<br />
fu inviato a studiare al Collegio della<br />
Compagnia di Gesù nella città di Tarazona,<br />
da dove poi passò alle Università<br />
di Huesca, Alcalá e Salamanca. Finiti gli<br />
studi ritornò ad Ariza, dove governò gli<br />
stati di suo padre ed ebbe l'opportunità<br />
di leggere ed approfondire molti altri<br />
autori e testi, dal che gli nacque il suo<br />
amore per i libri, che chiamava i «suoi<br />
gioielli», e che descriveva come «buoni<br />
amici... , intrattengono e sono di profitto,<br />
divertono e rasserenano. Se stancano,<br />
possono essere lasciati. Se danno<br />
riposo, si può proseguire. Sempre insegnano<br />
e, tacitamente, senza ingiuria,<br />
ammoniscono».<br />
Per interessamento del conte-duca de<br />
Olivares gli furono offerti posti ed onori<br />
nella Madrid di Filippo IV, prima nel<br />
Consiglio di Guerra, nel 1626, e, più tardi,<br />
in quello delle Indie, dal 1629, distinguendosi<br />
notabilmente nei suoi interventi<br />
in entrambi. In uno dei pareri firmato<br />
dal Palafox, negli anni in cui lavorava<br />
nel Consiglio delle Indie, troviamo una<br />
frase che riassume bene il suo pensiero<br />
sul servizio allo stato: «Se le persone<br />
che aspirano a posti nelle Indie, fossero<br />
così diligenti nell'andare a servirle [le<br />
Indie] come lo sono nel pretenderli [i<br />
posti], si troverebbe V.M. meglio servito<br />
e il Consiglio con minori incertezze e<br />
preoccupazioni... »<br />
Nel 1629, ebbe luogo un fatto decisivo<br />
nella sua vita, in quanto, dopo un anno<br />
di intensa preparazione, nella preghiera<br />
e nella penitenza, ricevette l'ordinazione<br />
sacerdotale. Poco dopo l'ordinazione il<br />
Re gli conferì la missione di accompagnare,<br />
in qualità di cappellano ed elemosiniere,<br />
sua sorella Maria divenuta<br />
sposa del re di Ungheria, futuro imperatore.<br />
Fu durante questo viaggio di oltre<br />
un anno per l'Europa che ebbe luogo il<br />
suo incontro mistico con l'Umanità di<br />
Cristo attraverso un Crocifisso, con le<br />
braccia e le gambe distrutte dagli eretici.<br />
Sentì che il Crocifisso gli chiedeva di<br />
non lasciarlo lì abbandonato; lo prese<br />
con sé, lo fece riparare, e fu suo compagno<br />
di viaggio per il resto della sua<br />
vita.<br />
Nel 1639, dopo le opportune consultazioni,<br />
don Giovanni de Palafox fu designato<br />
per la sede episcopale di Puebla<br />
de los Ángeles, con l'aggiunta di altri<br />
importanti incarichi di governo nella<br />
Nuova Spagna, come quello di Visitatore.<br />
Partì per le Indie nel 1640 e là rimase<br />
fino al 1649, disimpegnando importanti<br />
incarichi al servizio della monarchia<br />
e della Chiesa, non senza dispiaceri<br />
e incomprensioni da parte di coloro che<br />
si rifiutavano di sottomettersi alle direttive<br />
della disciplina ecclesiastica e all'ordine<br />
stabilito dalle leggi della monarchia.<br />
In quelle terre si ricorda ancora il Ven.<br />
Palafox come il grande riformatore, l'instancabile<br />
pastore di anime, il protettore<br />
dei diseredati e degli indigeni, e anche<br />
come il costruttore della cattedrale e di<br />
numerosi altri edifici, e il fondatore della<br />
Biblioteca Palafoxiana, formata da diverse<br />
migliaia di volumi che regalò dalla<br />
sua biblioteca privata portata dalla<br />
Spagna.<br />
Come prelato, si distinse per la sua<br />
attenzione pastorale ed educativa,<br />
creando i Collegi di San Pietro e San<br />
Paolo per la formazione dei seminaristi,<br />
erigendo in essi e dotando cattedre di<br />
lingue indigene, senza la conoscenza<br />
delle quali non ordinava i sacerdoti. La<br />
costruzione della cattedrale, di parrocchie<br />
e altre fondazioni furono sempre al<br />
centro della sua attenzione, così come<br />
l'istruzione del popolo fedele nella dottrina<br />
della fede, mediante le catechesi<br />
che lui stesso impartiva nelle sue visite a<br />
diversi centri docenti.<br />
Da buon canonista, ebbe speciale<br />
preoccupazione di applicare strettamente<br />
le norme promulgate dal Concilio di<br />
Trento, riguardanti la disciplina ecclesiastica,<br />
il culto eucaristico, il culto mariano<br />
e dei santi, la dignità della liturgia e<br />
del canto, e, soprattutto, quelle riguardanti<br />
una delle sue più costanti preoccupazioni,<br />
la formazione del clero. Si distinse<br />
come mecenate delle arti, ebbe<br />
come principio il vivere e morire nella<br />
sua prima diocesi, e non esitò a criticare<br />
gli ordini religiosi della Nuova Spagna,<br />
che in alcuni aspetti si allontanavano degli<br />
ideali dei loro Fondatori.<br />
La sua opera, a capo del viceregno e<br />
come visitatore, fu fecondissima. Ebbe<br />
particolare attenzione verso i poveri, gli<br />
indifesi e gli indios. Tra le sue attività<br />
pubbliche emerge il ruolo svolto come<br />
legislatore, riformatore e organizzatore<br />
di tribunali, udienze, municipi.<br />
Il Ven. Palafox dovette ritornare in<br />
Spagna, per ordine del re, in seguito ai<br />
problemi sorti intorno ai suoi interventi<br />
come riformatore. Egli stesso, nella sua<br />
Vita Interiore, non tralasciò di annotare<br />
una delle cause di quel suo ritorno prematuro<br />
dalle sue amate Indie. Dice in<br />
proposito: «Cercò di rimediare i danni<br />
della cupidigia, che generalmente affliggono<br />
gli innocenti e i poveri. E in questo<br />
punto (che è in quello in cui più<br />
patì, e che lui riteneva il più giusto e<br />
necessario, e per il quale aveva ordini<br />
più precisi, e che a suo avviso era il<br />
più facile da rimediare se fosse stato<br />
aiutato dalla mano superiore di governo<br />
che lo aveva inviato per questo) fu<br />
vinto. E, invece di esiliare lui da quelle<br />
terre la cupidigia (causa capitale di infinite<br />
malvagità), questa lo esiliò ed ottenne<br />
vittoria su di lui». Ma gli interventi<br />
di Palafox in materia civile furono<br />
approvati dal Re, e quelli in materia ecclesiastica<br />
dal Papa Innocenzo X, il quale<br />
ebbe a dire ai messaggeri inviati dal<br />
Vescovo di Puebla: «Conosco don Giovanni<br />
de Palafox e Mendoza da quando<br />
ero nunzio in Spagna e lui era in quel<br />
tempo ministro di sua Maestà nel Reale<br />
Consiglio delle Indie. Abbiamo fatto insieme<br />
fino a Barcellona il viaggio al seguito<br />
dell'imperatrice (che Dio ha). Lo<br />
considero uomo di tale valore e virtù<br />
che se lui non mette in ordine il governo<br />
della chiesa in America, non ci sarà<br />
nessun altro che lo faccia».<br />
Per la diocesi di Burgo de Osma fu<br />
presentato nel 1654 ed in essa rimase fino<br />
alla morte, avvenuta nel palazzo episcopale<br />
di quella città il 1° ottobre 1659.<br />
La sua attività come prelato, preoccupato<br />
del bene dei suoi sudditi si fece sentire,<br />
di nuovo, nelle sue visite pastorali,<br />
nelle sue esortazioni e nel suo impegno<br />
nel diffondere la devozione al santo rosario,<br />
da lui definito come «il breviario<br />
di tutti quelli che non sanno leggere...<br />
devozione che produce infiniti beni».<br />
Nelle note sulle sue visite pastorali, leggiamo<br />
alcuni semplici ammonimenti che<br />
il Ven. Palafox era solito rivolgere ai sacerdoti,<br />
e che definiscono da soli il fine<br />
che si proponeva in dette visite: «1. Per<br />
prima cosa raccomandare loro il culto<br />
divino. 2. Che fuggano l'oziosità ed abbiano<br />
libri. 3. Che facciano orazione e<br />
diano buon esempio. 4. Che esortino i<br />
loro fedeli alla devozione del rosario. 5.<br />
Che li esortino alla frequenza dei Sacramenti,<br />
principalmente nei giorni di<br />
Nostra Signora e altre festività. 6. Che<br />
predichino ed insegnino la dottrina cristiana.<br />
7. Che abbiano pazienza con loro<br />
e li trattino con amore e non dicano<br />
loro cattive parole. 8. Che si comportino<br />
nella vita come vorrebbero essersi<br />
comportati nell'ora della morte». Questi<br />
avvertimenti evidenziano da soli, sia lo<br />
zelo pastorale del prelato e la sua sollecitudine<br />
per le anime a lui affidate, sia<br />
la sua preoccupazione per il culto divino<br />
e la frequenza dei sacramenti, in ossequio<br />
a quanto disposto dai padri del<br />
Concilio di Trento.<br />
Il primo ottobre 1659 il Ven. Giovanni<br />
de Palafox morì nel suo palazzo vescovile<br />
di Burgo de Osma, dopo aver dato<br />
prove di una vita penitente e di uomo di<br />
preghiera in quelle terre castigliane, con<br />
evidente fama di santità. Il famoso gesuita<br />
Giovanni Eusebio Nieremberg, disse<br />
di lui che era «vescovo e viceré in<br />
pubblico, e monaco ed anacoreta nel<br />
segreto».<br />
Il contenuto della mostra si prefigge<br />
di presentare al pubblico la poliedrica e<br />
multidisciplinare figura del vescovo-viceré,<br />
in sei aspetti didattici. Il primo si riferisce<br />
al contesto dove trascorse la sua<br />
vita. Tra gli oggetti che si possono ammirare,<br />
troviamo il libro dei battezzati<br />
dove risulta iscritto il Venerabile, il crismario<br />
e la piccola brocca d'argento<br />
usata durante secoli nel battistero della<br />
chiesa abaziale di Fitero. Il secondo<br />
aspetto è dedicato a glossare la figura<br />
del Venerabile nei suoi rapporti con il re<br />
di Spagna, come uomo di governo e<br />
protettore dell'indigeno, come l'uomo<br />
dedito alla res publica e pensatore politico.<br />
Il terzo vuole ricordare il Venerabile<br />
come Vescovo, in una raccolta di<br />
opere che ci parlano del suo impegno<br />
pastorale, sia in Messico che in Spagna.<br />
La quarta sezione è dedicata a Palafox<br />
come mecenate delle arti e si possono<br />
ammirare in essa importanti regali della<br />
regina di Spagna, della contessa di Castrillo,<br />
e alcuni oggetti personali, specialmente<br />
il suo Bambino Gesù, che lo accompagnò<br />
per tutta la sua vita da quando<br />
gli venne regalato nelle Friandre da<br />
Isabel Clara Eugenia, sorella di Filippo<br />
III. L'opera più importante, eretta sotto<br />
il suo patrocinio, è ben documentata in<br />
una fotografia della cattedrale di Puebla<br />
de los Angeles. La quinta sezione presenta<br />
i numerosi scritti e opere del Venerabile.<br />
Assieme alle Opere Complete<br />
dei secoli XVII e XVIII si possono ammirare<br />
numerose edizioni della sua ampia<br />
produzione letteraria. Nell'ultima sezione<br />
si è voluto dare una visione della<br />
memoria storica del Venerabile tramite<br />
la sua fama di santità, il processo di<br />
beatificazione e i processi su miracoli a<br />
lui attribuiti.<br />
berazione integrale dell'uomo già da<br />
questo mondo.<br />
Eloquenti i titoli delle tre lettere: Con<br />
Maria pellegrini nel tempo verso l'eterno<br />
(Natale 1999) scritta a Betlemme durante<br />
un pellegrinaggio in Terra Santa;<br />
In cammino verso la risurrezione (Quaresima<br />
2000); Sulla strada della salvezza<br />
(Immacolata 2000). La vita dell'uomo<br />
dunque è un cammino, «e Maria Signora<br />
dell'attesa e vergine del cammino», ci<br />
può suggerire come attendere operosamente<br />
e ci ricorda che «tutta la nostra<br />
vita è come un grande pellegrinaggio<br />
verso la casa del Padre» (T.M.A. 49b).<br />
Ma il pellegrinaggio è un momento da<br />
vivere intensamente, soprattutto un atteggiamento<br />
di vita. «Il credente — scrive<br />
il Vescovo nella Con Maria pellegrini<br />
— è sempre in cammino verso casa; tale<br />
cammino comporta il ritornare al più<br />
profondo del cuore dove è viva comunque<br />
e dovunque, anche se con lacune<br />
allo stato latente o inconscio, la nostalgia<br />
di Dio». Non si può raggiungere il<br />
Padre se non passando attraverso il cuore;<br />
è la riconciliazione e conversione<br />
giubilare: è il Deus intimior intimo meo<br />
di sant'Agostino. Richiamando il titolo<br />
di una commedia di Rafael Alberti, il<br />
Vescovo sottolinea come ci troviamo davanti<br />
ad un uomo disabitato, ed espropriato<br />
di sé. Maria, terra vergine di Dio,<br />
invece, s'è sempre lasciata abitare dal<br />
Signore. Con Maria — figura prediletta<br />
del Vescovo Renna — viviamo la vita<br />
come ininterrotto pellegrinaggio nella fede.<br />
Anche Lei come noi ha dovuto progredire<br />
nella fede. Ella indica e percorre<br />
con noi il pellegrinaggio della fede, lotta<br />
e prega con noi. Con Maria dunque, anche<br />
nell'attuale momento liturgico, siamo<br />
pellegrini verso la Risurrezione, per<br />
incontrare Cristo che contempliamo nell'amore<br />
supremo del sacrificio di se stesso,<br />
con un amore appassionato, infinito<br />
e salvifico. Occorre rendersi degni di<br />
quest'amore risorgendo nella luce della<br />
Pasqua alla vita nuova dei figli: «La Pasqua<br />
di Cristo deve diventare la nostra<br />
Pasqua, con una sempre più profonda<br />
rinuncia al peccato per superare la nostra<br />
fragilità e riqualificarsi figli di Dio<br />
con le armi della preghiera del digiuno e<br />
della carità» (In cammino verso la risurrezione).<br />
Il Vescovo Renna ammonisce<br />
a fuggire un modo falso di religiosità,<br />
quella di coloro che pensano solo a<br />
quanto fanno per il Signore: la loro è<br />
una religiosità triste, egoista, meschina,<br />
che accampa diritti nei confronti di Dio.<br />
Mentre invita ad acquisire un modo autentico<br />
di religiosità, propria «di coloro<br />
che pensano con animo grato e riconoscente<br />
a quello che Dio fa per loro. È la<br />
religiosità del Magnificat, dei Salmi, del<br />
Clero, del Padre Nostro». Nel cammino<br />
quaresimale proposto nella Lettera, ma<br />
anche in questo tempo di Natale, il Vescovo<br />
Renna invita tutta la diocesi a dare<br />
spazio alla bontà di Dio, alla confidenza<br />
in Lui, come preludio di vita nuova<br />
che si mette in cammino verso la risurrezione.<br />
L'originalità e bellezza di<br />
questa Lettera sta nell'unire la meditazione<br />
alla preghiera. Preghiere che sono<br />
state tutte composte dal Vescovo e sono<br />
espressione della sua sensibilità pastorale<br />
e del suo animo appassionato.<br />
Un insieme di riflessioni profonde e di<br />
preghiere caratterizzano anche la terza<br />
Lettera pastorale: Sulla strada della salvezza.<br />
Come se la lettura porti gradualmente<br />
alla preghiera; è il vissuto che si<br />
fa preghiera. La meditazione, chiara e<br />
profonda, è centrata sul «problema radicale<br />
dell'essere umano, nella tensione<br />
dialettica tra schiavitù e liberazione» e<br />
approda con passione e naturalezza al<br />
dialogo con Dio perché ci faccia scoprire<br />
che anche le miserie e le manchevolezze<br />
del nostro vissuto quotidiano acquistano<br />
un valore di infinito e di eterno,<br />
viste e accolte nel disegno sapiente<br />
di Dio. Ecco allora il Vescovo Renna<br />
suggerire la preghiera Esistere che è un<br />
invito a ringraziare il Signore del dono<br />
bello della vita. «Ti ringrazio, Signore,<br />
perché mi fai sentire vivo! Se la vita fosse<br />
senza intoppi... mi fermerei e mi annoierei.<br />
Vivere è liberare me dal me<br />
stesso condizionato per collaborare<br />
con te, Signore e con tutti i fratelli a riscattare<br />
il mondo da ogni forma di peccato».<br />
Significativo anche il passaggio sull'uomo-Gesù<br />
che visse il suo tempo.<br />
«Egli — scrive il Vescovo Renna — accettò<br />
il contesto storico nel quale visse.<br />
In esso realizzò il suo programma di liberazione.<br />
Egli non fu un volgare sovversivo,<br />
né una persona assente ai problemi<br />
umani, sociali e politici del suo<br />
periodo. Al contrario, accettò la sfida di<br />
una situazione concreta, con la quale<br />
urtava». Nella preghiera Cristo, mio fratello,<br />
il Vescovo scrive: «Tu, Epifania<br />
del Padre, ne porti a noi il messaggio<br />
capovolgendo schemi e parametri umani<br />
di pensare, del giudicare, dell'esistere».<br />
E in Un nulla che vale. «Da qualche<br />
giorno, nella mente, mi va frullando<br />
un'idea, opera il miracolo di immergere<br />
l'umano nel divino, il nulla diventa eterno.<br />
È il mistero del Natale. Lo stupore<br />
che deve annunziare al mondo la buona<br />
novella.<br />
RENATO CICCARELLI