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DAL MONDO<br />
MARIO AGNES<br />
Direttore responsabile<br />
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2 .<br />
SRI LANKA Tra esercito regolare e «Tigri Tamil»<br />
Cruenta battaglia<br />
ad Elefant Pass<br />
COLOMBO, 17.<br />
Si fanno di ora in ora più cruenti nello<br />
Sri Lanka gli esiti della battaglia ingaggiata<br />
da ieri mattina tra l'esercito regolare<br />
e le milizie ribelli delle «Tigri per<br />
la liberazione della patria Tamil» (Ltte)<br />
nei pressi di Elefant Pass, la strategica<br />
postazione che controlla l'accesso alla<br />
penisola di Jaffna, nell'estremo Nord del<br />
India: attaccato<br />
da guerriglieri islamici<br />
aeroporto nel Kashmir<br />
NUOVA DELHI, 17.<br />
Undici persone sono state uccise<br />
ieri in una feroce battaglia tra<br />
guerriglieri fondamentalisti islamici<br />
e forze di sicurezza indiane all’aeroporto<br />
di Srinagar, nello Stato<br />
indiano Jammu e Kashmir.<br />
Fonti militari affermano che sono<br />
stati uccisi i sei guerriglieri che<br />
hanno condotto l’attacco, tre soldati<br />
e due civili. L'azione è stata<br />
rivendicata dal gruppo fondamentalista<br />
islamico «Lashkar-e-Toiba»,<br />
che ha le sue basi in Pakistan ed<br />
in Afghanistan. I sei estremisti sono<br />
entrati in azione poco prima<br />
delle tre di pomeriggio locali attaccando<br />
con bombe e fucili il<br />
picchetto di polizia all’entrata dell’aeroporto,<br />
affollato di viaggiatori.<br />
Le squadre di pronto intervento<br />
dell’esercito sono accorse sul<br />
posto ingaggiando con i guerriglieri<br />
una battaglia che si è protratta<br />
per cinque ore.<br />
L’attacco rappresenta una battuta<br />
d’arresto per il processo di<br />
pace lanciato due mesi fa dal Governo<br />
indiano, che ha ordinato all’esercito<br />
di sospendere tutte le<br />
operazioni nel Kashmir indiano e<br />
di limitare a difendersi dagli attacchi<br />
dei secessionisti che da 11 anni<br />
conducono la guerriglia. Tre<br />
giorni fa guerriglieri hanno tentato<br />
di uccidere Farooq Abdullah, il<br />
capo del Governo statale dello<br />
Jammu e Kashmir. Pochi giorni<br />
prima, lo stesso «Lashkar-e-Toiba»<br />
aveva minacciato attentati contro<br />
il Primo Ministro indiano Atal<br />
Bihari Vajpayee.<br />
Secondo il Governo di Nuova<br />
Delhi si tratta di segnali che indicano<br />
come il Pakistan, che sostiene<br />
politicamente i secessionisti, e i<br />
moderati islamici del Kashmir<br />
non possano o non vogliano, contenere<br />
i gruppi di guerrieri. Il cessate<br />
il fuoco unilaterale dichiarato<br />
dal Governo indiano scade il 26<br />
gennaio e gli avvenimenti degli ultimi<br />
giorni sembrano indicare che<br />
non verrà esteso.<br />
Questa mattina, intanto, è stato<br />
effettuato dall’isola di Wheeler,<br />
nell’India orientale, un lancio sperimentale<br />
del missile balistico teraa-terra<br />
«Agni 2», che una portata<br />
di 2000 chilometri ed è stato<br />
progettato e fabbricato in India.<br />
Lo ha riferito l'agenzia di stampa<br />
indiana «Pti», parlando di esito<br />
«soddisfacente».<br />
Paese. Secondo fonti militari locali, sarebbero<br />
già novanta le vittime dell’offensiva<br />
lanciata ieri dall’esercito. Le autorità<br />
militari affermano infatti che sono<br />
stati uccisi non meno di 52 ribelli, mentre<br />
i soldati cingalesi caduti sono 37.<br />
Sempre secondo tali fonti, anche un civile<br />
sarebbe rimasto ucciso nel fuoco incrociato.<br />
Obiettivo dell'attacco dell'esercito, come<br />
detto, è la riconquista di Elephant<br />
Pass, unico punto di collegamento via<br />
terra tra la penisola di Jaffna e il resto<br />
del Paese. Dall'alba di ieri, migliaia di<br />
uomini appoggiati da artiglieria pesante,<br />
aviazione e carri armati sono avanzati<br />
verso le posizioni dei ribelli a Sud del<br />
piccolo centro di Kilaly, sulla strada che<br />
porta appunto ad Elephant Pass. Le «Tigri<br />
Tamil», secondo i militari, hanno risposto<br />
con un «furioso fuoco» di mortai<br />
ed artiglieria.<br />
La strategica posizione di Elephant<br />
Pass era caduta nelle mani dei ribelli<br />
l’anno scorso in quella che è considerata<br />
la più grave sconfitta ma subita dell’esercito<br />
cingalese nella guerra civile che<br />
si protrae ormai da ben diciassette anni<br />
e che ha già provocato la morte di non<br />
meno di sessantacinquemila persone.<br />
I ribelli dell’«Ltte» avevano proclamato<br />
all’inizio dello scorso dicembre un<br />
cessate il fuoco unilaterale in segno di<br />
«buona volontà». Il Governo di Colombo<br />
ha risposto dicendosi pronto a sospendere<br />
le operazioni militari solo dopo l’inizio<br />
di colloqui di pace.<br />
L'OSSERVATORE ROMANO Giovedì 18 Gennaio 2001<br />
BUJUMBURA — Ogni giorno, in Burundi,<br />
bambini e adulti muoiono per la fame<br />
e le malattie. A lanciare l'allarme è l'organizzazione<br />
umanitaria internazionale<br />
«Medici senza frontiere» (Msf), cui è stato<br />
conferito nel 1999 il premio Nobel per la<br />
pace. Particolarmente preoccupante è la<br />
situazione nel Nord del Paese, dove infuriano<br />
la carestia e un'epidemia di malaria<br />
senza precedenti. Msf segnala che, nella<br />
provincia di Karuzi un quarto dei bambini<br />
soffrono di malnutrizione e a dicembre ne<br />
Appello di «Medici senza frontiere» per la popolazione del Burundi<br />
sono morti 59. L'organizzazione gestisce<br />
in Burundi una decina di centri nutrizionali<br />
terapeutici: i bambini che vi affluiscono<br />
— rivela il responsabili di Msf a Bujumbura,<br />
Andy Durrant — «versano in condizioni<br />
molto preoccupanti e con un immunità<br />
ridotta per cui vengono facilmente attaccati<br />
dalla malaria e da altre malattie».<br />
All'appello di Msf ha eco il Programma<br />
alimentare mondiale (Pam) dell'Onu, che<br />
stima in 450 mila gli abitanti del Burundi<br />
bisognosi di aiuti. La portavoce dell'agenzia<br />
umanitaria, Christiane Berthiaume, ha<br />
pertanto chiesto ai Paesi donatori la fornitura<br />
sollecita di sedicimila tonnellate di viveri<br />
per arginare la situazione d'emergenza.<br />
L'anno scorso, il Pam si è visto costretto<br />
a ridurre le operazioni assistenziali<br />
in Burundi sia per mancanza di finanziamenti<br />
sia per ragioni di sicurezza.<br />
MEDIO ORIENTE A seguito della ripresa delle trattative sulla sicurezza<br />
Israele toglie il blocco<br />
ai Territori palestinesi<br />
TEL AVIV, 18.<br />
Israele ha riaperto oggi i valichi di accesso<br />
ai Territori a seguito della ripresa<br />
dei colloqui con l'Autorità Palestinese<br />
(Ap). Lo ha reso noto la Radio militare<br />
precisando che in particolare sono stati<br />
sbloccati il posto di controllo di Rafah,<br />
che collega la «Striscia di Gaza» all’Egitto,<br />
e quelli di Karni e di Erez che rappresentano<br />
la porta verso Israele. Per<br />
domani, inoltre, è prevista la riapertura<br />
dell'aeroporto di Gaza. La chiusura era<br />
stata imposta dall’esercito israeliano dopo<br />
l'uccisione di un colono ebreo.<br />
In serata sono previsti altri incontri<br />
tra le parti, che affronteranno le questioni<br />
di sicurezza e ordine pubblico, lasciando<br />
alle prossime settimane il confronto<br />
sul piano di pace degli Usa.<br />
Il dialogo dunque non si ferma, malgrado<br />
le rappresaglie attuate nella «Striscia<br />
di Gaza» da gruppi di coloni che<br />
protestano per l’uccisione del loro compagno<br />
Roni Tsalah. «Abbiamo sollevato<br />
la questione degli attacchi», ha dichiarato<br />
il negoziatore Capo palestinese Saeb<br />
Erekat, che ha partecipato ad una riunione<br />
negoziale affiancato al Presidente<br />
del Consiglio legislativo dell’Ap, Ahmed<br />
Qrei, dal responsabile dell’informazione,<br />
Yasser Abed Rabbo, e dal Capo del servizio<br />
di sicurezza, Mohammed Dahlan.<br />
La delegazione israeliana era invece guidata<br />
dal Ministro degli esteri, Shlomo<br />
Ben Ami, accompagnato da Gilad Sher,<br />
Capo di Gabinetto del Premier Barak, e<br />
da alti ufficiali. Al termine dell’incontro<br />
Erekat ha detto che le divergenze «sono<br />
rimaste le stesse».<br />
RUSSIA Delegazione in missione nella regione<br />
Cecenia: il Consiglio d'Europa<br />
preoccupato per la sorte dei civili<br />
MOSCA, 17.<br />
Preoccupazione per denunciate azioni<br />
illegali delle truppe federali russe contro<br />
civili ceceni è stata espressa ieri dal britannico<br />
Frank Judd che si trova nella<br />
piccola Repubblica federata caucasica a<br />
Capo di una delegazione dell'Assemblea<br />
parlamentare del Consiglio d’Europa.<br />
La popolazione locale ha denunciato<br />
estorsioni e atti di prepotenza da parte<br />
delle truppe federali in servizio ai posti<br />
di controllo allestiti nella Repubblica federata<br />
del Caucaso, ha detto Judd ai<br />
giornalisti nel corso di una sosta a<br />
Khankala, il villaggio a una trentina di<br />
chilometri da Grozny che è sede del comando<br />
generale delle truppe russe. Lo<br />
riferisce l’agenzia di stampa «Interfax».<br />
Judd si è soffermato anche su «alcuni<br />
progressi» nel campo della tutela dei diritti<br />
umani da parte russa rispetto alla<br />
sua visita precedente in Cecenia avvenuta<br />
l’anno scorso. La delegazione dell’Assemblea<br />
parlamentare ha avuto anche<br />
un colloquio con Akhmat Kadyrov,<br />
l’amministratore filorusso della Cecenia<br />
che ha ribadito la sua volontà di intavolare<br />
negoziati di pace con i dirigenti secessionisti<br />
che non hanno responsabilità<br />
in fatti di sangue e azioni di violenza.<br />
Non è questo il caso del Presidente ceceno,<br />
Aslan Maskhadsov, di Shamil Basaiev<br />
e di altri comandanti militari che<br />
hanno compiuto azioni delittuose, ha<br />
detto Kadyrov. La missione nel Caucaso<br />
della delegazione del Consiglio d'Europa<br />
avviene in vista dell’Assemblea del 22-26<br />
gennaio prossimo nel corso della quale<br />
sarà decisa l’eventuale revoca delle san-<br />
Ex Zaire: notizie<br />
contraddittorie<br />
sul Presidente Kabila<br />
CONTINUAZIONE DALLA PAGINA 1<br />
Kabila, che ha sessant'anni anni, è un<br />
ex rivoluzionario, a suo tempo imbevuto<br />
di dottrine marxiste, che per trent'anni<br />
ha lottato contro la dittatura del maresciallo<br />
Mobutu Seko. Nel 1996 ha assunto<br />
la guida della rivolta, appoggiata da<br />
truppe rwandesi e ugandesi, contro il<br />
regime mobutista. Crollato il quale, nel<br />
maggio del 1997, si è proclamato Presidente.<br />
Ma era ben presto entrato in contrasto<br />
con i suoi padrini politici nel tentativo<br />
di ristabilire la sovranità nazionale<br />
sulle regioni orientali passate di fatto<br />
sotto il controllo del Rwanda e dell'Uganda.<br />
Di qui la seconda guerra congolese,<br />
che il Segretario di Stato americano<br />
Margaret Albright ha definito il «primo<br />
conflitto mondiale africano». In esso<br />
infatti sono coinvolti militarmente altri<br />
cinque Paesi africani: Angola, Namibia e<br />
Zimbabwe, alleatisi con Kabila; Rwanda<br />
e Uganda, sostenitori dei movimenti ribelli<br />
al Governo di Kinshasa. La guerra,<br />
che ha provocato un milione e 700 mila<br />
morti tra la popolazione civile, si trascina<br />
senza prospettive di soluzione dal<br />
mese di agosto del 1998.<br />
zioni decretate l’anno scorso contro Mosca<br />
per violazione dei diritti umani in<br />
Cecenia. Si tratta in pratica di restituire<br />
alla Russia il diritto di voto che fu tolto<br />
dall’Assemblea dell’aprile scorso. A Strasburgo<br />
la Duma di Stato (la Camera<br />
bassa del Parlamento russo) invierà una<br />
delegazione ridotta. Dmitri Rogozin, Capo<br />
della delegazione e Presidente della<br />
Commissione affari esteri della Duma di<br />
Stato, ha detto ieri che, se non saranno<br />
tolte a Strasburgo le sanzioni, Mosca<br />
prenderà delle contromisure non specificate.<br />
Potrebbe trattarsi di un divieto futuro<br />
a missioni come quella condotta<br />
nel Caucaso da Frank Judd.<br />
Intanto, l'aviazione federale ha proseguito<br />
i suoi bombardamenti contro le<br />
basi dei ribelli in Cecenia e, secondo<br />
fonti dello stato maggiore russo nel Caucaso,<br />
ha distrutto due rifugi nella zona<br />
di Nozhai-Iurt. In totale ci sono stati 57<br />
bombardamenti russi nelle ultime 24 ore<br />
tra le montagne della Cecenia. Dal canto<br />
loro, i guerriglieri hanno portato nove<br />
attacchi a Grozny e a Gudermes, la<br />
seconda città cecena situata ad Est della<br />
capitale dove ha sede l'amministrazione<br />
filorussa. Tra i soldati di Mosca non ci<br />
sarebbero state vittime.<br />
Intanto, mentre il Commissario responsabile<br />
per le relazioni esterne dell'Ue,<br />
Chris Patten, è a Mosca per intensificare<br />
le relazioni tra Unione Europea<br />
e Russia nel quadro dell'accordo di partenariato<br />
e cooperazione, consultazioni<br />
tecniche sulla questione del debito russo<br />
(«ereditato» dalla disciolta Urss) e il<br />
«Club di Parigi» riprenderanno nella capitale<br />
francese il 24 gennaio prossimo.<br />
Aiuti della Chiesa cattolica<br />
alle vittime delle violenze<br />
nostro servizio<br />
GERUSALEMME, 17.<br />
In questi tre mesi di conflitto la<br />
Chiesa di Terra Santa ha dato conforto<br />
e aiuto alle famiglie delle vittime<br />
e ai feriti e a quanti hanno avuto<br />
case distrutte o danneggiate. È<br />
stata particolarmente vicina ai poveri.<br />
Padre Guido Gockel M.H.M., Direttore<br />
regionale per Palestina,<br />
Israele e Cipro della «Pontificia Missione<br />
per la Palestina», traccia un<br />
bilancio di questo impegno che fra<br />
l'altro smentisce quanti, non conoscendo<br />
i fatti, si sono chiesti dove<br />
fossero i cristiani in questi momenti<br />
difficili.<br />
Ai primi di ottobre, appena dopo<br />
l'inizio della nuova intifada, su iniziative<br />
del Patriarca di Gerusalemme<br />
dei Latini, Sua Beatitudine Michel<br />
Sabbah, è stato subito avviato<br />
un programma di assistenza nel<br />
coordinamento tra le principali istituzioni<br />
della Chiesa locale, la «Caritas»,<br />
innanzi tutto, espressione dell'Assemblea<br />
degli Ordinari cattolici<br />
di Terra Santa; e quindi la «Pontificia<br />
Missione per la Palestina», collegata<br />
alla Cnewa (Catholic Near East<br />
Welfare Association) organizzazione<br />
assistenziale dell'Arcidiocesi di New<br />
York; il «Catholic Relief Service» della<br />
Conferenza episcopale degli Stati<br />
Uniti e il «Segretariato di solidarietà»<br />
delle rappresentanze pontificie in<br />
Terra Santa di cui è Presidente l'Arcivescovo<br />
Pietro Sambi, Nunzio Apostolico<br />
in Israele e in Cipro e Delegato<br />
Apostolico in Gerusalemme e Palestina.<br />
Questi organismi, in stretta<br />
consultazione settimanale, hanno<br />
avviato un piano di azione immediato,<br />
grazie anche all'aiuto ricevuto<br />
da diocesi e istituzioni caritatevoli<br />
di ogni parte del mondo.<br />
La priorità è stata data ai feriti —<br />
finora oltre diecimila, il 25 per cento<br />
dei quali resteranno disabili — assicurando<br />
medicine ai principali ospedali<br />
di Betlemme, Ramallah e della<br />
parte orientale di Gerusalemme; e<br />
sovvenzioni in denaro ai più importanti<br />
centri medici per la riabilitazione<br />
di portatori di handicap; in<br />
particolare a quello della «Bethlem<br />
Arab Society for Rehabilitation» (ove<br />
operano delle suore della congregazione<br />
di Nostra Signora della Mercede<br />
e dell'istituto delle Serve del Signore<br />
e della Vergine di Matarà). A<br />
questa istituzione è stata data una<br />
delle tre ambulanze acquistate grazie<br />
alle offerte ricevute dal Cile, da<br />
famiglie cristiane oriunde della zona<br />
di Betlemme, le altre due sono state<br />
assegnate all'ospedale «Augusta Victoria»<br />
di Gerusalemme e all'organizzazione<br />
della «Mezzaluna rossa» palestinese.<br />
Dirigenti e personale delle varie<br />
istituzioni hanno visitato le famiglie,<br />
circa 250, delle cittadine più colpite<br />
nella regione di Betlemme, cioè Beit<br />
Jala e Beit Sahour (questa è la località<br />
del Campo dei Pastori), elargendo<br />
a ciascuna un contributo minimo<br />
di 1.000 dollari e superiore nei<br />
casi più gravi. Assistite pure le famiglie<br />
di molte località della Cisgiordania<br />
che, per eventi connessi al conflitto,<br />
hanno subito danni ai loro<br />
oliveti. In tutto le famiglie visitate e<br />
assistite sono state a fine dicembre<br />
1.109, la gran parte in Cisgiordania<br />
da Henin (Alta Samaria) a Beit<br />
Sahour, in questo numero rientrano<br />
le 220 di Gaza.<br />
Alla fine di dicembre l'assistenza<br />
prestata è ammontata a 300 mila<br />
dollari americani (dei quali 220 mila<br />
della sola «Pontificia Missione per la<br />
Palestina»), un milione 300 mila<br />
shekel israeliani e 45 mila marchi<br />
tedeschi, per complessivi 625 mila<br />
dollari circa.<br />
Ed è prevista la continuazione<br />
dell'assistenza sociale ancora sei<br />
mesi dopo la fine delle violenze.<br />
È molto significativo che tutte le<br />
comunità cristiane di Terra Santa si<br />
siano mobilitate per venire in aiuto<br />
ai più bisognosi. Sono state in questo<br />
spronate dalla lettera pastorale<br />
di Avvento del Patriarca Sabbah,<br />
che ha anche invitato a preghiere e<br />
al digiuno; raccomandazioni seguite<br />
da tutte le comunità religiose.<br />
Nella parrocchia cattolica di Gerusalemme,<br />
riferisce il parroco, padre<br />
George Abu Khazen O.F.M., sono<br />
state fatte due collette nel periodo<br />
di Avvento e gruppi di giovani<br />
hanno coinvolto fedeli di altre chiese<br />
ortodosse e protestanti, in una manifestazione<br />
di concreto ecumenismo.<br />
E poiché anche a Gerusalemme<br />
molti cristiani hanno risentito<br />
della difficile situazione, soprattutto<br />
per la mancanza del lavoro, la «San<br />
Vincenzo de' Paoli» ha aiutato ben<br />
380 famiglie. A Betlemme sono state<br />
organizzate due feste natalizie per<br />
bambini, con distribuzione di doni e<br />
giocattoli, una da padre Ibrahim<br />
Faltas O.F.M., direttore della Scuola<br />
di Terra Santa; l'altra da padre Majdi<br />
el Siriani responsabile dell'ufficio<br />
di solidarietà del Patriarcato Latino<br />
e parroco di Beit Sahour che ha<br />
dunque coinvolto ragazzi dell'intera<br />
area, parecchi dei quali protagonisti<br />
di una mostra di disegni esposta al<br />
«palazzo della pace» sul tema dell'intifada<br />
e del loro desiderio che le<br />
violenze cessino. Gli studenti del Seminario<br />
patriarcale latino di Beit Jala<br />
sono stati impegnati in molte opere<br />
di solidarietà: visite ai feriti negli<br />
ospedali e alle famiglie che hanno<br />
avuto le abitazioni danneggiate e a<br />
quelle, una ventina, ospitate in albergo;<br />
animazione di giochi ai loro<br />
bambini; offerta e servizio di un<br />
pranzo per i cristiani e uno per i<br />
musulmani. E a tal proposito va<br />
detto che tutto l'aiuto cristiano non<br />
ha fatto distinzioni di persone.<br />
Anche in Galilea in tutte le parrocchie,<br />
istituzioni e scuole cristiane,<br />
è stato un fiorire di iniziative<br />
coordinate dal Vescovo Ausiliare di<br />
Gerusalemme dei Latini, Mons. Giacinto-Boulos<br />
Marcuzzo; si sono distinti<br />
in particolare l'Unione delle<br />
Religiose e don Elias Odeh, direttore<br />
delle scuole patriarcali che si è assicurata<br />
la collaborazione di strutture<br />
dell'Onu. Parecchi camion con viveri<br />
e indumenti hanno raggiunto, superando<br />
molte difficoltà, le parrocchie<br />
di località di Cisgiordania e di<br />
Gaza, venendo così incontro alle necessità<br />
più impellenti.<br />
GRAZIANO MOTTA<br />
El Salvador: avviate iniziative per la ricostruzione<br />
nel Paese devastato dal terremoto<br />
CONTINUAZIONE DALLA PAGINA 1<br />
ne. Il Presidente Flores ha intanto<br />
rivolto un nuovo appello<br />
alla comunità internazionale,<br />
chiedendo di non ridurre la<br />
mobilitazione e di continuare<br />
lo sforzo di solidarietà, imprescindibile<br />
di fronte alle grandi<br />
distruzioni operate dal sisma. I<br />
contributi in denaro, ha nel<br />
frattempo rivelato il Ministro<br />
delle finanze José Luis Trigueros,<br />
sono finora inferiori alle<br />
aspettative. Per fugare il possibile<br />
scetticismo su un cattivo<br />
uso delle risorse finanziarie, i<br />
responsabili della Commissione<br />
nazionale di solidarietà salva-<br />
doregna hanno ieri assicurato<br />
che «i fondi ricevuti saranno amministrati<br />
in modo irreprensibile». La protezione<br />
civile nazionale, la Croce rossa internazionale,<br />
e le squadre specializzate<br />
giunte da vari Paesi, continuano nelle<br />
operazioni di soccorso, ma la speranza<br />
di trovare superstiti è ormai praticamente<br />
vicina a zero.<br />
Intanto, la terra ha tremato con decisione<br />
per tutta la giornata di ieri, con<br />
scosse di una magnitudo variante fra 2,5<br />
e 5 gradi sulla scala Richter. Jorge Rodriguez,<br />
direttore dell’Istituto di indagini<br />
geotecniche del Salvador, ha spiegato<br />
che queste repliche sono normali nella<br />
fase di assestamento delle placche di Coco<br />
e di Nazca, responsabili del terremoto<br />
di sabato. L’esperto ha anche colto<br />
l’occasione per cercare di calmare la popolazione,<br />
preoccupata per la segnala-<br />
zione di una importante attività<br />
dei vulcani salvadoregni. Rodriguez<br />
ha infatti spiegato che non<br />
esiste alcuna relazione fra il fenomeno<br />
sismico e quello vulcanico.<br />
Un deciso aiuto alle fasce di popolazione<br />
più esposte dopo il terremoto<br />
è giunto ieri dall’Unicef<br />
che si sta attivando per portare<br />
aiuto a migliaia di bambini e di<br />
donne. Lo rende noto in un comunicato<br />
lo stesso Fondo delle<br />
Nazioni Unite per l’infanzia, precisando<br />
che è già stato stabilito<br />
un primo stanziamento di 500.000<br />
dollari Usa e che nell’immediato<br />
verranno forniti altri aiuti. L’Unicef<br />
ha sottolineato che distribuirà<br />
taniche di acqua potabile, che ga-<br />
rantirà l’attrezzatura sanitaria e<br />
che cercherà di facilitare una rapida ripresa<br />
dell’attività scolastica dei bambini<br />
fornendo materiale didattico.<br />
Verranno inoltre formate squadre di<br />
specialisti per aiutare le autorità locali<br />
ad identificare e proteggere i bambini rimasti<br />
orfani, di cui ancora non è possibile<br />
quantificare il numero, e promuovere<br />
la rapida riunificazione delle famiglie<br />
separate.<br />
Com'è noto, il Paese africano è in preda<br />
dal 1993 a una guerra civile che ha<br />
provocato oltre 200 mila morti. Essa oppone<br />
il Governo e l'esercito, dominati dalla<br />
minoranza Tutsi ai movimenti di resistenza<br />
armata dell'etnia rivale degli Hutu, che<br />
costituiscono l'85 per cento della popolazione.<br />
Un accordo di pace, firmato il 28<br />
agosto scorso ad Arusha (Tanzania) dal<br />
Governo e dai partiti politici Tutsi e Hutu,<br />
è rimasto lettera morta per la mancata<br />
adesione dei gruppi guerriglieri.<br />
Uranio «impoverito»:<br />
il Parlamento dell'Ue<br />
chiede la moratoria<br />
STRASBURGO — Il Parlamento<br />
europeo di Strasburgo ha lanciato<br />
mercoledì un appello per una moratoria<br />
dell’uso delle armi all’uranio<br />
impoverito. In una risoluzione<br />
approvata con 394 voti a favore, 60<br />
contrari e 106 astensioni, l'Assemblea<br />
ha chiesto agli Stati dell'Ue<br />
che fanno parte della Nato «di proporre<br />
una moratoria dell’uso delle<br />
armi all’uranio impoverito, in accordo<br />
con il principio di precauzione».<br />
Nel documento, si chiede anche<br />
«la creazione di un gruppo di<br />
lavoro medico europeo indipendente,<br />
incaricato di esaminare le<br />
questioni risultanti dalla possibile<br />
relazione fra l’impiego di munizioni<br />
all’uranio impoverito e alcuni<br />
casi di decesso e malattia fra i soldati»<br />
impegnati nei Balcani.<br />
Filippine: sospeso<br />
il procedimento<br />
contro il Presidente<br />
MANILA — È stato sospeso nelle<br />
Filippine il procedimento per mettere<br />
in stato d'accusa il Presidente<br />
Joseph Estrada, dopo le dimissioni<br />
presentate martedì dagli undici<br />
parlamentari del collegio d’accusa.<br />
Il procedimento «riprenderà quando<br />
la Camera dei deputati prenderà<br />
una decisione in merito», ha<br />
detto il Presidente della Corte Suprema,<br />
Hilario Davide. Gli accusatori<br />
si sono dimessi per protesta<br />
contro la decisione del Senato, costituito<br />
per l’occasione in Alta Corte,<br />
che con 11 voti a favore e 10<br />
contrari ha impedito la revoca del<br />
segreto bancario sui conti di Estrada,<br />
accusato di corruzione.<br />
Etiopia: rimpatriati<br />
altri 254 eritrei<br />
prigionieri di guerra<br />
ADDIS ABEBA — Sono stati rimpatriati<br />
martedì dall'Etiopia 254 prigionieri<br />
di guerra, in un'operazione<br />
condotta sotto il controllo del<br />
Cicr, il Comitato internazionale<br />
della Croce Rossa, tra la località<br />
etiope di Rama e quella eritrea di<br />
Adi Kwala, separate dal fiume Mereb.<br />
Si è trattato della terza operazione<br />
di questo tipo seguita alla<br />
firma, il 12 dicembre scorso, dell'accordo<br />
di pace tra i due Paesi.<br />
Uganda: non ancora<br />
terminata l'epidemia<br />
del virus «Ebola»<br />
KAMPALA — Non è ancora terminata<br />
in Uganda l'epidemia provocata<br />
dal virus «Ebola» che ha provocato<br />
negli ultimi mesi 173 morti<br />
nel Nord del Paese. Proprio quando<br />
le autorità sanitarie ugandesi si<br />
apprestavano ormai a dichiarare<br />
superata l’epidemia, è stato infatti<br />
accertato un nuovo caso di contagio<br />
nel distretto di Gulu. Il Direttore<br />
dei servizi sanitari ugandesi,<br />
Sam Okware, ha detto martedì che<br />
la nonna di una neonata di cinque<br />
mesi morta di Ebola il 4 gennaio a<br />
Gulu, è stata anch’essa contagiata<br />
sabato scorso. Okware ha spiegato<br />
che deve perciò ripartire da zero il<br />
conto dei giorni senza che vengano<br />
segnalati nuovi casi necessari<br />
per dichiarare ufficialmente superata<br />
l’epidemia, cioè 42, il doppio<br />
del periodo di incubazione del virus,<br />
ma ha aggiunto che «l’Uganda<br />
sta per uscire dall’epidemia».<br />
Nigeria: ventitré morti<br />
in un terrificante<br />
incidente stradale<br />
ABUJA — Ventitré persone sono<br />
morte in Nigeria nello scontro tra<br />
un camion carico di persone e un<br />
autocarro a Nasarawa Dandume,<br />
nella provincia settentrionale di<br />
Katsina. Il gravissimo incidente, le<br />
cui cause non sono state accertate,<br />
è accaduto la settimana scorsa,<br />
ma le autorità locali ne hanno dato<br />
notizia martedì. Ogni anno, migliaia<br />
di persone muoiono in Nigeria<br />
per incidenti stradali provocati<br />
per lo più dal cattivo stato sia delle<br />
strade sia degli autoveicoli.<br />
Opec: si prospetta<br />
un accordo per ridurre<br />
l'estrazione del greggio<br />
VIENNA — Poche ore prima dell'apertura,<br />
mercoledì pomeriggio a<br />
Vienna, della riunione ministeriale<br />
dell'Opec, l'Organizzazione dei<br />
Paesi produttori di petrolio, è stata<br />
data notizia di un accordo già raggiunto<br />
per tagliare di un milione e<br />
mezzo di barili di produzione giornaliera<br />
di greggio. Lo ha detto<br />
martedì il Ministro del petrolio del<br />
Kuwait, lo sceicco Saud Nasser al-<br />
Sabah, prima dell’avvio delle consultazioni.<br />
Norvegia: riprenderà<br />
l'esportazione<br />
di carne di balena<br />
OSLO — La carne di balena tornerà<br />
ad essere esportata da parte<br />
della Norvegia, che già dal 1993<br />
ha sfidato la moratoria internazionale<br />
sulla caccia al mammifero<br />
marino, senza tuttavia consentirne<br />
l’esportazione. L'annuncio è stato<br />
dato martedì dal Governo di Oslo<br />
che ha quindi accolto le richieste<br />
dei cacciatori di balene che da<br />
tempo sollecitavano una ripresa<br />
delle esportazioni.