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PAGINA<br />

7 .<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Sabato 13 Gennaio 2001<br />

Chiusura della Porta Santa<br />

nelle diocesi italiane<br />

MESSINA-LIPARI-S. LUCIA DEL MELA GORIZIA<br />

Nell'arcidiocesidi Messina-Lipari-S.Lucia<br />

del Mela, la chiusura del Grande<br />

Giubileo è stata celebrata solennemente<br />

con grandissima partecipazione di fedeli,<br />

comunità religiose, associazioni, gruppi<br />

e movimenti.<br />

A Messina, nella Basilica Cattedrale,<br />

la Celebrazione è stata presieduta dall'Arcivescovo<br />

ed Archimandrita Mons.<br />

Giovanni Marra. Lo stesso Arcivescovo<br />

ha presieduto, sabato 6 gennaio, la Celebrazione<br />

nella Concattedrale dell'Archimandritato.<br />

Il Vescovo Ausiliare Mons. Franco<br />

Montenegro contemporaneamente ha<br />

presieduto venerdì la Celebrazione nella<br />

Concattedrale di Lipari e sabato nella<br />

Concattedrale di S. Lucia del Mela.<br />

Nell'Omelia l'Arcivescovo ha tracciato<br />

un bilancio dettagliato delle più importanti<br />

realizzazioni della Chiesa messinese<br />

nell'Anno del Grande Giubileo.<br />

Anche la Basilica Cattedrale, che era<br />

gremita di fedeli e sfavillante di luci, si è<br />

preparata al grande evento con un appropriato<br />

restauro, che ne ha fatto riscoprire<br />

la maestosità, la luminosità e il<br />

fascino artistico, abbellita di ulteriori<br />

elementi, quali il mosaico del Cristo Salvator<br />

mundi di Giulio Aristide Sartorio,<br />

le otto formelle bronzee che rivestono la<br />

Porta Maggiore e che sintetizzano la storia<br />

religiosa e civile della Città, ed il<br />

nuovo Museo Tesoro, che custodisce e<br />

rende fruibile ai numerosi visitatori significative<br />

espressioni del patrimonio di<br />

arte e di fede che i secoli passati hanno<br />

trasmesso.<br />

«In questo Anno Santo abbiamo colto<br />

la dimensione spirituale e personale del<br />

Giubileo, riconoscendoci peccatori nel<br />

Sacramento della riconciliazione, rinnovando<br />

la nostra professione di fede, nutrendoci<br />

dell'Eucaristia, compiendo gesti<br />

di carità e adempiendo alle altre condizioni<br />

previste per beneficiare dello<br />

straordinario dono dell'Indulgenza Giubilare».<br />

«Abbiamo colto la dimensione sociale,<br />

rendendoci consapevoli e partecipi<br />

delle gioie e delle speranze, delle angosce<br />

e delle ansie della nostra gente, sollecitando<br />

impegno e promuovendo iniziative.<br />

A tale scopo, come segno del<br />

Giubileo, ci siamo impegnati a costituire<br />

una “Fondazione a favore delle vittime<br />

dell'usura”, che rappresenta uno dei gravi<br />

mali del nostro territorio».<br />

«Ma soprattutto abbiamo colto la dimensione<br />

ecclesiale e pastorale del Giubileo,<br />

riscoprendo il mandato missionario<br />

della nostra Chiesa e realizzando la<br />

Missione 2000, ai fini di vivere insieme,<br />

in questo anno di grazia, la gioia di Cristo<br />

che libera e salva».<br />

Con queste parole Mons. Marra ha introdotto<br />

il consuntivo dell'Anno Santo<br />

nell'arcidiocesi ricordando le più importanti<br />

iniziative e realizzazioni.<br />

Ha ricordato la «Settimana Missionaria»<br />

che ha impegnato la Chiesa messinese<br />

per oltre sei mesi, realizzata in<br />

ogni Vicariato con la collaborazione generosa<br />

di sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose<br />

e soprattutto di laici di tutte le<br />

età e, particolarmente con l'entusiasmo<br />

dei giovani.<br />

Ha ricordato come al centro della<br />

Missione sia stato posto Gesù Cristo,<br />

nella raffigurazione del Salvator mundi,<br />

come riprodotto nel nuovo mosaico della<br />

Cattedrale e nel manifesto diffuso in<br />

tutte le parrocchie insieme con la lampada<br />

simbolo dello stesso Cristo, luce<br />

del mondo, il cui messaggio di salvezza<br />

è contenuto nel Vangelo secondo Marco,<br />

distribuito largamente a tutti i partecipanti<br />

alla giornata conclusiva di ciascuna<br />

Settimana Missionaria Vicariale.<br />

Seguendo il calendario giubilare della<br />

diocesi ha ricordato il Giubileo celebrato<br />

per molteplici categorie e gruppi di persone:<br />

dalle Scuole Medie e Superiori a<br />

quello dei Giornalisti, quello degli Universitari,<br />

dei Lavoratori, degli Sportivi,<br />

dei Carcerati. Il Giubileo nella casa Circondariale<br />

di Gazzi e quello dei reclusi<br />

nell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di<br />

Barcellona, quello degli Agricoltori e<br />

quello degli Amministratori e del Personale<br />

del Comune e della Provincia di<br />

Messina e dei Comuni di Milazzo e di<br />

«Termina l'anno del Grande Giubileo.<br />

Non finisce però l'anno di grazia che<br />

Gesù ha inaugurato nella Sinagoga di<br />

Nazareth»: queste parole, che sono riecheggiate<br />

in tutte le Chiese sparse nel<br />

mondo, anche per la comunità cristiana<br />

della diocesi di Oria sono un appello a<br />

riprendere nel tempo, con gioia e coraggio,<br />

il cammino incontro al Signore che<br />

viene.<br />

«Anzitutto — ha detto il Vescovo della<br />

diocesi oritana, Marcello Semeraro,<br />

nel corso del Rito di Chiusura del Grande<br />

Giubileo — lodiamo il Signore per la<br />

grazia che ci ha concesso di sperimentare<br />

durante il Giubileo. Egli continua a<br />

tenere aperta la “porta” della sua Misericordia<br />

per tutti coloro che credono al<br />

Vangelo e continua a bussare alla porta<br />

del nostro cuore. Chi gli aprirà sarà beato».<br />

Anche per la diocesi di Oria il primo<br />

segno giubilare fu nel giorno del Natale<br />

1999. Da quella data, scandite nel<br />

corso dell'anno, tante iniziative si sono<br />

svolte con la partecipazione di tantissimi<br />

fedeli della diocesi. «Queste celebrazioni<br />

— ha detto ancora il Presule — sono<br />

state come incastonate nei segni del<br />

Giubileo: l'oltrepassare la Porta Santa<br />

nel gesto della decisione interiore e della<br />

quelli della fascia tirrenica, fino a quello<br />

dei disabili.<br />

Ha ricordato ancora come nel corso<br />

dell'Anno Giubilare molteplici iniziative<br />

sono state promosse autonomamente<br />

dalle Parrocchie, attraverso pellegrinaggi<br />

nelle 28 chiese Giubilari, distribuite su<br />

tutto il territorio della diocesi.<br />

Un particolare riferimento il Presule<br />

ha fatto al pellegrinaggio giubilare diocesano<br />

a Roma, svoltosi dal 9 al 12 novembre,<br />

che ha consentito ai pellegrini<br />

messinesi di incontrare il Santo Padre il<br />

quale ha rivolto loro un discorso breve,<br />

ma ricco di contenuti pastorali e di incoraggiamento.<br />

«Uno dei momenti più<br />

significativi e memorabili dell'Anno Giubilare<br />

— lo ha definito Mons. Marra —,<br />

momento che ha realizzato concretamente<br />

“quanto già plasticamente raffigurato<br />

nell'ottava formella della Porta<br />

Maggiore della Cattedrale”».<br />

Ma oltre alle manifestazioni diocesane<br />

il Presule ha ricordato come ogni parrocchia,<br />

associazione, gruppo o movimento,<br />

ed anche ogni persona, potrebbe<br />

raccontare la storia del proprio Anno<br />

Giubilare, soprattutto «coloro che hanno<br />

avuto la possibilità di partecipare a Roma<br />

agli incontri con il Santo Padre in<br />

occasione dei Giubilei delle Famiglie, degli<br />

Sportivi e di tante altre categorie di<br />

persone».<br />

Ha ricordato anche il più numeroso e<br />

significativo Giubileo della Giornata<br />

Mondiale della Gioventù, la cui eco ancora<br />

si fa sentire in Italia e nel mondo;<br />

e non ha trascurato di ricordare anche i<br />

numerosi giovani messinesi che hanno<br />

fatto esperienze particolarmente indimenticabili,<br />

mettendosi a Roma a disposizione,<br />

come volontari, per il servizio di<br />

accoglienza dei pellegrini.<br />

L'Arcivescovo ha voluto anche citare<br />

con particolare risalto come nel corso<br />

dell'Anno Giubilare la diocesi abbia vissuto,<br />

proprio in Cattedrale, l'evento festoso<br />

dell'Ordinazione Episcopale del<br />

Vescovo Ausiliare Franco Montenegro,<br />

come pure la grazia dell'Ordinazione di<br />

Nelle ore vespertine del 5 gennaio<br />

scorso la Chiesa particolare che è in Andria,<br />

radunata in assemblea per celebrare<br />

l'Eucaristia nella solennità dell'Epifania<br />

del Signore, è giunta, in comunione<br />

con tutta la Chiesa, alla conclusione dell'anno<br />

giubilare.<br />

Come statio è stata scelta la chiesa<br />

parrocchiale dell'Immacolata, dove si è<br />

riunita la comunità dei fedeli, unitamente<br />

al Vescovo diocesano Mons. Raffaele<br />

Calabro, i presbiteri, i diaconi, i ministri.<br />

Tre i momenti essenziali della statio:<br />

— Apertura della celebrazione, con il<br />

canto dell'inno del Giubileo, il saluto e<br />

la monizione iniziale del Vescovo celebrante,<br />

il canto di un'antifona intervallato<br />

da invocazioni di benedizione e di<br />

ringraziamento a Dio Padre Pastore e<br />

Signore, l'orazione colletta stazionale e<br />

l'invito del diacono a mettersi in cammino<br />

verso la Cattedrale.<br />

— La processione: durante la «peregrinatio»<br />

si sono eseguiti canti del cammino,<br />

intervallati da invocazioni e brevissime<br />

letture bibliche. Nel corso della<br />

processione si è dato massimo rilievo all'Evangeliario,<br />

segno di Cristo e della<br />

sua Parola, luce e guida dei suoi discepoli<br />

in cammino.<br />

— L'ingresso in cattedrale è stato accompagnato<br />

dal canto Acclamate al Signore,<br />

del maestro Frisina, mentre l'Evangeliario<br />

era intronizzato al centro del<br />

presbiterio.<br />

Dopo il solenne canto del Gloria è<br />

stata proclamata la Parola di Dio, seguendo<br />

i testi liturgici della solennità<br />

dell'Epifania (Isaia 60, 1-6; Salmo responsoriale<br />

71; Efesini 3, 2-3.5-6; Matteo<br />

2, 1-12). È stato dato, quindi, l'Annuncio<br />

del giorno di Pasqua, verso la<br />

quale convergono e nella quale culminano<br />

tutte le altre celebrazioni dell'anno liturgico.<br />

ANDRIA PERUGIA-CITTÀ DELLA PIEVE<br />

Due i momenti celebrativi della chiusura<br />

in diocesi del Grande Giubileo del<br />

2000: la mattina del 6 genaio, nella concattedrale<br />

dei ss. Gervasio e Protasio di<br />

Città della Pieve l'Arcivescovo Mons.<br />

Giuseppe Chiaretti ha chiuso la Porta<br />

Santa ed ha presieduto la solenne Concelebrazione<br />

Eucaristica insieme al clero<br />

della VII Zona pastorale e numerosi sono<br />

stati i fedeli che hanno preso parte;<br />

nel pomeriggio, nella cattedrale di s. Lorenzo<br />

di Perugia è stata chiusa la Porta<br />

Santa dall'Arcivescovo che ha celebrato<br />

l'Eucaristia della solennità dell'Epifania,<br />

caratterizzata da tre momenti «forti», e<br />

per la quale c'è stata una folta partecipazione<br />

di fedeli provenienti non solo<br />

dalle parrocchie della città.<br />

In occasione della chiusura dell'evento<br />

giubilare, Mons. Chiaretti ha scritto<br />

un messaggio rivolto a tutta la comunità<br />

diocesana dal titolo Può essere chiusa<br />

la porta della misericordia? In questo<br />

messaggio l'Arcivescovo parla di «un anno<br />

di eventi eccezionali sul piano della<br />

grazia», ma non di «risultati»; questi «sono<br />

noti soltanto a Dio e, per qualche<br />

parte, ai confessori; ed anche sul piano<br />

della movimentazione del popolo cristiano<br />

lungo le vie di pellegrinaggio come<br />

blando segno di una volontà di penitenza<br />

e di conversione. Anch'io, come i Vescovi<br />

e i sacerdoti, sono testimone di<br />

miracoli della grazia divina, e certamente<br />

di una sua fermentazione a vantaggio<br />

del corpo di Cristo che è la Chiesa: e ne<br />

lodo e ne benedico Dio».<br />

Chiudendo la Porta Santa i credenti<br />

sanno, come sottolinea Mons. Chiaretti,<br />

«che non si chiuderà mai la porta della<br />

misericordia di Dio, di cui quella fisica,<br />

tutta ornata d'arte, è stata corposo simbolo.<br />

Non possiamo che renderne grazie<br />

a Dio che ci aiuta in tal modo ad entrare<br />

più attrezzati spiritualmente e culturalmente<br />

nella «nuova epoca della storia<br />

umana», come la definisce il Concilio<br />

(GS 54). Di tutta la grandiosa celebrazio-<br />

ecclesiali laicali, del mondo della cultura ne ci resta l'immagine di una Chiesa<br />

ORIA e della scuola, della terza età, delle don- certamente “restaurata” (nel senso di un ALESSANDRIA<br />

penitenza, il mettersi in pellegrinaggio<br />

verso Roma e verso i Santuari per significare<br />

l'intimo cammino della conversione,<br />

l'invocare il dono dell'Indulgenza divenendo<br />

noi stessi misericordiosi, il domandare<br />

perdono per ottenere il perdono...Tutto,<br />

però, rimarrebbe un semplice<br />

album di fotografie, se non fosse accompagnato<br />

da una decisa volontà di<br />

dare impulso alla nostra fede e alla nostra<br />

testimonianza. L'anelito alla santità,<br />

il desiderio forte di conversione e di rinnovamento<br />

personale in un clima di<br />

sempre più intensa preghiera e di solidale<br />

accoglienza del prossimo...fu questo<br />

l'obiettivo prioritario del Papa quando<br />

indisse il Giubileo».<br />

Come, dunque, abbiamo vissuto il<br />

Giubileo? Siamo disponibili al «nuovo»<br />

che il Signore ci apre dinanzi nel nuovo<br />

millennio? Dopo un anno giubilare, cosa<br />

c'è di «nuovo» nella mia vita? E se c'è,<br />

riescono gli altri a percepirlo presente<br />

nella mia vita? Queste sono le domande<br />

che Mons. Semeraro ha rivolto a tutti i<br />

fedeli della sua diocesi ai quali ha ricordato<br />

anche che occorre «un reale cambiamento<br />

di mentalità nel segno della<br />

missione evangelizzatrice».<br />

LORENZO RUGGIERO<br />

cinque nuovi Presbiteri e di sette nuovi<br />

Diaconi Permanenti.<br />

In conclusione il Presule si è posto<br />

questa domanda: «Ma che cosa rimane<br />

di questo straordinario anno di Grazia?<br />

Non solo il ricordo, ma certamente i doni<br />

di conversione che riguardano le singole<br />

persone e che, se custoditi, accresceranno<br />

la fede in Gesù Cristo e l'impegno<br />

di testimonianza cristiana della vita».<br />

Per la comunità diocesana il frutto<br />

più significativo scaturito dal Giubileo,<br />

vissuto come missione ed esigenza di<br />

evangelizzazione, è il programma Pastorale<br />

«Sui sentieri della Speranza».<br />

Ricordiamo che questo programma<br />

prevede di ripercorrere nei prossimi tre<br />

anni le tre dimensioni fondamentali della<br />

pastorale: la Parola di Dio, come<br />

ascolto e come annunzio; i Sacramenti,<br />

come mezzi di grazia di santificazione e<br />

di coerente vita cristiana; la testimonianza<br />

della carità, come verifica della<br />

fede e come via privilegiata di evangelizzazione.<br />

In particolare nel primo anno sarà riproposto<br />

il primo annunzio della salvezza,<br />

perché gli stessi battezzati riscoprano<br />

Cristo, attraverso l'incremento della<br />

catechesi degli adulti in modo da formare<br />

forti mentalità e personalità cristiane,<br />

capaci di coerenza e di testimonianza; la<br />

diffusione dell'ascolto della parola di Dio<br />

non disgiunto dall'ascolto dell'uomo<br />

stesso, affinché l'annunzio diventi più efficace.<br />

I centri di ascolto della Parola<br />

nelle famiglie; La Lectio Divina, nei singoli<br />

vicariati, i centri interparrocchiali di<br />

ascolto delle povertà, la Missione giovani<br />

e l'attenzione ai bisogni della Città,<br />

sono le direttrici di marcia concrete da<br />

seguire in questo primo anno del post<br />

Giubileo. Il Presule ha fatto anche riferimento<br />

alle iniziative di carattere regionale,<br />

in particolare al IV Convegno delle<br />

Chiese di Sicilia che si terrà ad Acireale<br />

nel prossimo mese di marzo sul tema «I<br />

laici per la missione della Chiesa in Sicilia<br />

nel terzo millennio».<br />

EUGENIO ARENA<br />

L'omelia del Vescovo Calabro è iniziata<br />

con il commento delle pagine liturgiche<br />

della Parola di Dio: il Presule ha paragonato<br />

il viaggio compiuto dai magi,<br />

venuti dall'Oriente per adorare il Divino<br />

Bambino, al nostro pellegrinaggio giubilare<br />

che non può non approdare a Betlemme,<br />

dove secondo le promesse fatte<br />

ai padri e ai profeti, il Verbo di Dio si è<br />

manifestato, nella pienezza dei tempi,<br />

nella carne di Gesù di Nazareth, nato<br />

dalla Vergine Maria per la potenza dello<br />

Spirito Santo, e con lo stesso Spirito è<br />

passato tra gli uomini, annunciando il<br />

Vangelo della misericordia di Dio, operando<br />

la liberazione di ogni forma di<br />

schiavitù.<br />

Un bilancio? Non può essere che parziale<br />

— ha affermato il Presule —, limitato<br />

necessariamente al lato esterno; il<br />

bilancio vero e completo è consegnato<br />

alla conoscenza e al giudizio divino.<br />

Uno dei frutti maturati nel corso dell'anno<br />

giubilare e negli anni della preparazione<br />

— ha sottolineato il Vescovo Calabro<br />

— è l'importanza della liturgia nella<br />

vita della Chiesa che celebra nella<br />

gioia i Sacramenti — e il massimo di essi,<br />

l'Eucaristia —, mentre loda e adora il<br />

Padre in una perenne azione di grazie,<br />

esperimenta la sua misteriosa identità<br />

con Cristo, partecipa alla sua Pasqua, ed<br />

è vivificata dallo Spirito per essere nel<br />

mondo evangelizzatrice e testimone dell'amore<br />

con cui Dio ama tutti gli uomini,<br />

nel Signore Gesù.<br />

E la Chiesa particolare di Andria, in<br />

comunione con la Chiesa Universale,<br />

guidata con fede, slancio e generosità<br />

dal Santo Padre, ha cercato di essere<br />

missionaria con una pastorale incarnata<br />

nella realtà locale attraverso momenti<br />

giubilari intensi.<br />

Il Vescovo ha ricordato i più riusciti:<br />

il Giubileo dei bambini, dei religiosi e<br />

laici consacrati, degli ammalati e degli<br />

operatori sanitari, dei giovani, dei ministranti,<br />

dei sacerdoti e diaconi permanenti,<br />

delle famiglie, delle Associazioni<br />

ne. Nei giorni 6 e 7 maggio 2000 la<br />

Chiesa diocesana ha vissuto il suo pellegrinaggio<br />

giubilare nella città di Roma<br />

con l'intento di vivere e testimoniare la<br />

propria fede insieme a tanti fratelli della<br />

Chiesa Universale.<br />

Intensa è stata anche l'attività sia liturgica<br />

sia formativa presso le «Chiese<br />

giubilari», ove si è registrato un cospicuo<br />

accostamento al Sacramento della<br />

Riconciliazione.<br />

Positivo è risultato l'impegno delle Caritas<br />

parrocchiali e dei centri di ascolto<br />

e di coordinamento delle zone pastorali;<br />

è in crescita il numero delle associazioni<br />

di volontariato.<br />

L'Anno Santo della redenzione, fortemente<br />

cristocentrico ed eucaristico, oltre<br />

ai tre anni di preparazione e riflessione<br />

comunitaria sulla SS. Trinità, in<br />

diocesi era stato annunciato con la lettera<br />

pastorale Giubileo anno di grazia e<br />

preparato da un Convegno Mariano (28<br />

novembre - 7 dicembre 1999) per camminare<br />

verso il terzo millennio con Maria,<br />

primizia dell'umanità, meditando le<br />

parole del Santo Padre. «La gioia giubilare<br />

non sarebbe completa se lo sguardo<br />

non si portasse a Colei che nell'obbedienza<br />

piena al Padre ha generato per<br />

noi nella carne ilFigliodiDio» (IM, 14).<br />

GIOVANNI MINERVA<br />

La solenne chiusura dell'Anno Giubilare,<br />

prevista a Roma nella solennità dell'Epifania,<br />

il 6 gennaio, ha avuto un prologo<br />

nelle Chiese locali di tutto il mondo<br />

la sera del giorno precedente. Nella diocesi<br />

di Gorizia la cerimonia è stata presieduta<br />

dall'Arcivescovo Mons. Dino De<br />

Antoni. L'Arcivescovo ha pronunciato la<br />

seguente omelia:<br />

Eccellenza Reverendissima,<br />

Presbiteri, Diaconi, Seminaristi,<br />

Religiosi e Religiose,<br />

Famiglie e Fedeli tutti.<br />

«Vennero, videro il bambino con Maria<br />

sua Madre e prostratisi, lo adorarono»<br />

(cfr Mt 2, 11).<br />

È quello che è successo a noi in questo<br />

Anno giubilare.<br />

Noi non avevamo né scrigni né doni,<br />

ma un percorso impegnativo che ci<br />

aveva proposto alcuni atteggiamenti<br />

concreti: il pellegrinaggio, il perdono,<br />

l'indulgenza, il debito.<br />

1. Al primo atteggiamento abbiamo<br />

risposto andando sui luoghi della presenza,<br />

i luoghi dell'infinito: i santuari<br />

di Barbana, di Monte Santo, del Lussari<br />

per esperimentare il soprannaturale;<br />

siamo stati nelle grandi basiliche romane,<br />

sulla tomba di Pietro e di Paolo per<br />

trovare le vestigia del martirio.<br />

Abbiamo pellegrinato ad Aquileia,<br />

casa della nostra fede per riscoprire le<br />

radici del nostro essere cristiani. L'immagine<br />

della Vergine di Barbana ha<br />

percorso le diocesi del Friuli-Venezia<br />

Giulia e di Capodistria pellegrina di pace.<br />

Alcuni di noi hanno visitato i luoghi<br />

disastrati, dove l'uomo ha commesso<br />

nefandezze, per fare memoria della<br />

stoltezza umana, al fine che non si ripetano<br />

né le foibe, né la Risiera di san<br />

Saba.<br />

Ma in questo Anno giubilare, abbiamo<br />

cercato di porre al centro dell'attenzione<br />

di tutti il pellegrinaggio verso la<br />

persona.<br />

«L'Altro nell'altro»: Dio nell'uomo,<br />

non è per i credenti uno slogan, ma la<br />

verità del mistero dell'Incarnazione.<br />

qualche ritorno alle origini) e certamente<br />

più “giovane” (nel senso di una nuova<br />

espansione tra i giovani, sia di una giovanile<br />

attitudine missionaria). Ma rimane<br />

anche la volontà di mettersi in più<br />

attento ascolto non solo della Parola di<br />

Dio ma anche delle parole inquiete degli<br />

uomini, e di verificare quanto delle critiche<br />

che si fanno alla Chiesa sia derivato<br />

dalla nostra cattiva testimonianza. Per<br />

questo nei laboratori di fede e di carità,<br />

che daranno corpo alla nuova evangelizzazione<br />

— spiega l'Arcivescovo —, occorrerà<br />

verificare con serietà situazioni<br />

e comportamenti non evangelici perché<br />

Santa Madre Chiesa, purificata nuovamente<br />

dalla Parola e dai sacramenti, sia<br />

“piena di splendore, senza macchia né<br />

ruga e senza difetti: santa ed immacolata<br />

come Cristo l'ha voluta” (Ef 5, 27)».<br />

Pertanto invita tutti al lavoro, affinché<br />

la Chiesa diocesana possa ritornare «a<br />

fiorire in santità, ed anche in umanità,<br />

come nei suoi tempi migliori, quelli dei<br />

martiri». In questo passaggio del suo<br />

scritto, il presule ricorda l'esortazione<br />

personale di Giovanni Paolo II rivolta ai<br />

1.200 ministri laici della Chiesa perugina<br />

nel salutarli in Piazza San Pietro lo scorso<br />

30 settembre: «Carissimi, tra di voi vi<br />

sono numerose persone direttamente<br />

impegnate nel lavoro pastorale parroc-<br />

Abbiamo accolto i pellegrini della<br />

Giornata Mondiale della Gioventù e<br />

stiamo cercando di continuare ad accogliere<br />

tutti gli altri pellegrini senza meta<br />

che giungono ogni giorno alla nostra<br />

frontiera.<br />

2. Il secondo atteggiamento giubilare<br />

richiesto era quello del perdono.<br />

Abbiamo sentito più volte nel corso<br />

dell'anno il bisogno di dirci che si arriva<br />

al perdono solo attraverso la memoria,<br />

una memoria riconciliata. Dicendo<br />

questo si sapeva di non proporre un'operazione<br />

facile né semplice, perché richiedente,<br />

di fronte al passato, un atteggiamento<br />

nuovo e il coraggio di disegnare<br />

un futuro diverso. Ci siamo riusciti?<br />

Per quello che riguarda il perdono<br />

di Dio a livello personale, non è facile<br />

rispondere. Certamente molti hanno<br />

ritrovato la strada verso il sacramento<br />

del perdono. Alcuni hanno trovato<br />

il gusto del camminare verso la<br />

casa del Padre. Spero comunque che<br />

siano stati molti quelli che hanno esperimentato<br />

il dono dell'accoglienza di<br />

Dio e del suo abbraccio.<br />

Ma siamo stati capaci di donarci il<br />

perdono tra di noi? È domanda difficile<br />

alla quale anche il Vescovo fa fatica a<br />

rispondere, perché riconosce che c'è ancora<br />

strada da fare sulla via del perdono<br />

fraterno.<br />

3. Un altro elemento giubilare era<br />

l'indulgenza.<br />

Forse ne abbiamo parlato troppo poco,<br />

frenati da un antico linguaggio dove<br />

si parlava di «acquistare» indulgenze,<br />

di «lucrare» indulgenze.<br />

Forse dovevamo ripetere di più che<br />

abbiamo un «Dio indulgente»; che Cristo<br />

ha affidato alla Chiesa il compito di<br />

essere indulgenza, che toccava a noi<br />

l'impegno di essere indulgenza. Siamo<br />

stati indulgenti?<br />

4. Infine, l'ultimo impegno giubilare<br />

era il debito, cioè l'abbattimento del debito<br />

internazionale dei paesi poveri.<br />

Questo perché nell'anno del Giubileo<br />

tutti i debiti venissero in qualche modo<br />

annullati, per dare a tutti la possibilità<br />

chiale. Nel manifestare apprezzamento<br />

per la vostra generosa attività a fianco<br />

dei sacerdoti, auspico che la disponibilità<br />

da voi dimostrata durante il recente<br />

Congresso Eucaristico diocesano, come<br />

pure in occasione della visita pastorale e<br />

delle “missioni al popolo”, continui anche<br />

nel futuro, così da assicurare un<br />

sempre efficiente servizio alle vostre rispettive<br />

comunità. In forza della vostra<br />

consacrazione battesimale, siete chiamati<br />

a farvi corresponsabili dell'annuncio<br />

del Vangelo, sotto la guida dei vostri pastori.<br />

Vi invito, pertanto, ad una costante<br />

formazione spirituale e intellettuale,<br />

affinché attraverso di voi l'amore della<br />

Chiesa, riflesso dell'amore di Dio giunga<br />

più facilmente ad ogni uomo e ad ogni<br />

donna».<br />

Dopo aver ricordato le parole del Papa,<br />

Mons. Chiaretti pone la domanda:<br />

«Come procedere nel dopo-Giubileo?<br />

Non ci sono programmi particolari —<br />

annuncia —, perché la vita del nostro<br />

cammino di Chiesa è segnata da tempo<br />

(ed è la nuova evangelizzazione), passa<br />

per gli snodi della famiglia e dei giovani,<br />

sollecitando la corresponsabilità ecclesiale<br />

di tutti; e s'avvale di una strumentazione<br />

quale i già menzionati “laboratori<br />

di fede e di carità”, che vogliamo prendere<br />

molto sul serio. La visita pastorale<br />

consentirà di fare il punto sulla situazione,<br />

ma anche di rilanciare tante virtù<br />

nascoste del popolo cristiano, cui è tempo<br />

di chiedere la trasparenza della propria<br />

identità di fede e il coraggio di osare.<br />

Anche sul piano sociale — evidenzia<br />

l'Arcivescovo — faremo particolare attenzione<br />

ai criteri indicati nella “Lettera<br />

a Diogneto”, sapendo di poter concorrere<br />

a pieno titolo alla edificazione di una<br />

città terrena che non sia Babele, ma Nomadelfia».<br />

RICCARDO LIGUORI<br />

«Cerchiamo di cogliere il significato<br />

della chiusura dell'Anno Giubilare come<br />

un incontro con Cristo Signore verificando<br />

se il nostro cammino umano e<br />

cristiano è stato di fede, di speranza, di<br />

amore e di gioia, come dice la stessa parola<br />

Giubileo». Ha iniziato così l'omelia<br />

Monsignor Fernando Charrier durante<br />

la Celebrazione Eucaristica da lui presieduta<br />

nella cattedrale di Alessandria la<br />

sera del 5 gennaio, vigilia dell'Epifania,<br />

quale espressione di gratitudine per il<br />

dono dell'Anno Giubilare e di impegno a<br />

mettere in pratica le decisioni pastorali<br />

maturate durante l'Anno stesso per una<br />

vita cristiana ed ecclesiale più intensa.<br />

«Abbiamo guardato dentro noi stessi e<br />

dentro le nostre comunità per rinnovarci<br />

— ha proseguito il Vescovo di Alessandria<br />

— abbiamo acquisito la luce che<br />

ci viene da Dio ed è il segno della nostra<br />

fede, abbandonando le nostre visioni<br />

umane. E se siamo stati luce per qualcuno<br />

abbiamo celebrato il nostro Giubileo.<br />

Ma il cammino giubilare non è terminato<br />

ma iniziato perché il Giubileo è<br />

riconoscimento e adorazione di Cristo,<br />

riconciliazione e fermento e noi lo proseguiremo<br />

in sintonia con il nostro Sinodo<br />

Diocesano che va verso la sua verifica<br />

prevista nel prossimo anno».<br />

di cominciare una vita nuova ed impedire<br />

che situazioni di povertà o di indipendenza<br />

divengano croniche o finiscano<br />

per opprimere il più debole.<br />

I Paesi poveri (Zambia e Guinea)<br />

scelti dalla Conferenza Episcopale Italiana,<br />

si trovano con un debito pressoché<br />

impossibile da estinguere.<br />

L'intento della Chiesa italiana era<br />

quello di fare prendere coscienza che<br />

questi debiti dipendono dai peccati<br />

strutturali. Quanto siamo riusciti ad<br />

informare su questo?<br />

A quantificare le presenze nel Convegno<br />

promosso dalla diocesi in collaborazione<br />

con l'ISIG e alla conferenza di<br />

Mons. Nicora, sembrerebbe che il problema<br />

abbia interessato un numero ristretto<br />

di addetti ai lavori.<br />

Eppure alcune comunità parrocchiali<br />

si erano attivate, altre si stanno attivando<br />

per la raccolta delle proprie offerte<br />

per il progetto.<br />

Forse è stata difficile la sensibilizzazione,<br />

perché non si ha coscienza che è<br />

un insieme di responsabilità anche minime<br />

che generano calamità massime.<br />

Quest'Anno giubilare ha messo in evidenza<br />

che siamo tutti un po' insensibili<br />

al peccato sociale. Qui la conversione<br />

deve continuare.<br />

5. Guardando al futuro, sorge inevitabile<br />

la domanda: quali prospettive si<br />

aprono ora di fronte alla Chiesa del<br />

Terzo Millennio, dopol'Anno giubilare?<br />

Prima di rispondere a questo interrogativo<br />

dobbiamo osservare che, finito<br />

l'Anno giubilare, non è finito l'Anno di<br />

grazia che Gesù ha inaugurato con la<br />

sua venuta.<br />

Egli resta la porta sempre aperta, noi<br />

abbiamo il compito di riproporre il mistero<br />

in tutta la sua grandezza alle<br />

nuove generazioni.<br />

Se il Giubileo chiude una porta, resta<br />

aperta la prospettiva di una continua<br />

evangelizzazione e quindi prospettive<br />

nuove di lavoro apostolico.<br />

Difficoltà reali interne ed esterne alla<br />

vita ecclesiale non possono indebolire<br />

lo slancio missionario della Chiesa.<br />

Dovremo saper ripetere le parole di<br />

Paolo: «Per me non è un vanto predicare<br />

il Vangelo, per me è un dovere: guai<br />

a me se non evangelizzassi» (1 Cor 9,<br />

16). Se fare pastorale è comunicazione<br />

della fede, solo comunità, che esperimentano<br />

la gioia dell'incontro con Cristo,<br />

possono presentarLo alle future generazioni,<br />

riproporre il suo Vangelo e<br />

dire: solo in Lui c'è salvezza.<br />

Ciòsaràpossibilese sapremo stabilire<br />

relazioni profonde nelle nostre comunità.<br />

Se non si riesce a garantire il valore<br />

primario del favorire le relazioni personali<br />

e di gruppo, ricordiamoci che le<br />

strutture non raggiungono la persona.<br />

Il lavoro pastorale risulta inconcludente,<br />

se si punta prevalentemente su<br />

queste.<br />

Non deve mai venire meno la preoccupazione<br />

concreta di costruire un reale<br />

vissuto spirituale nelle singole persone.<br />

Se viene a mancare una seria educazione<br />

alla preghiera e al rapporto con<br />

il Signore, si costruisce sulle dune di<br />

sabbia.<br />

Chiediamoci: qual è il rapporto e la<br />

comunicazione tra la nostra Chiesa e il<br />

suo Signore, ovvero il livello di fede cristiana<br />

viva, vissuta ed espressa nelle<br />

nostre comunità?<br />

Infine la comunità cristiana è segno<br />

di una vera presenza di Cristo, se riesce<br />

a mostrare concretamente la bellezza<br />

delle diverse vocazioni.<br />

Tutto ciò è urgente ove si tenga presente<br />

la vita delle nostre comunità cristiane<br />

e la loro conduzione nel futuro<br />

prossimo, vista l'età media del clero.<br />

6. Da qui dobbiamo ripartire, come i<br />

Magi, dopo aver incontrato il Signore,<br />

per essere testimoni nel futuro che ci<br />

attende. Come i Magi abbiamo varcato<br />

la Porta, abbiamo adorato il Bambino<br />

e ripartiamo con grande speranza facendo<br />

di nuovo nostra l'ecclesiologia di<br />

comunione che il Concilio Vaticano II<br />

ha proposto alla Chiesa Universale.<br />

Un'ecclesiologia alla luce della quale<br />

dovremo interrogarci all'interno dei festeggiamentiperi250annidella<br />

diocesi.<br />

Per la chiusura del Grande Giubileo<br />

dell'Anno 2000, la comunità dei fedeli<br />

alessandrini è stata invitata alla statio<br />

radunandosi nella chiesa dell'Istituto<br />

Maria Ausiliatrice dalla quale è partita la<br />

processione verso la cattedrale dove il<br />

Vescovo, preceduto dall'Evangeliario, ha<br />

compiuto il Rito dell'aspersione con l'acqua<br />

benedetta. Dopo la proclamazione<br />

del Vangelo, è stato dato l'Annunzio del<br />

giorno di Pasqua e, al termine della comunione,<br />

sono stati ricordati i principali<br />

avvenimenti dell'Anno giubilare e i benefici<br />

spirituali derivati alla Diocesi dalla<br />

sua celebrazione. Infine, con il canto dal<br />

«Te Deum» si è reso gloria al Padre per<br />

il Figlio nello Spirito Santo per le grandi<br />

cose che ha fatto e continua a fare in favore<br />

del suo popolo. Al termine della<br />

Celebrazione Eucaristica, Monsignor<br />

Fernando Charrier, ricordando che termina<br />

l'anno cronologico del Grande<br />

Giubileo ma non finisce l'«anno di grazia»<br />

che, aperto da Gesù nella sinagoga<br />

di Nazareth, non è stato mai chiuso e<br />

mai si chiuderà, ha consegnato alla diocesi<br />

gli impegni pastorali assunti durante<br />

la celebrazione dell'Anno Giubilare.<br />

MARCO CARAMAGNA

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