You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
.<br />
PAGINA<br />
4 .<br />
L'OSSERVATORE ROMANO Domenica 14 Gennaio 2001<br />
Un maestro generoso e incisivo:<br />
Mons. Luigi M. Pignatiello a tre anni dalla morte<br />
Sacerdote innamorato di Cristo e della Chiesa<br />
ALFONSO D'ERRICO<br />
L'11 gennaio 1998 moriva in un incidente<br />
stradale Monsignor Luigi Maria<br />
Pignatiello, professore di teologia pastorale<br />
nella Sezione san Tommaso della<br />
Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale.<br />
È stato un maestro generoso e incisivo,<br />
un pensatore e pastore grandemente<br />
amato e seguito, un interlocutore finissimo<br />
di credenti e non credenti, riferimento<br />
apprezzato di intellettuali, politici,<br />
rappresentanti delle istituzioni e di<br />
tanta, tantissima gente semplice, che<br />
raggiungeva col tratto diretto e sempre<br />
chiaro della sua straordinaria capacità<br />
comunicativa. Soprattutto è stato un sacerdote<br />
innamorato di Cristo e della<br />
Chiesa. Egli è morto della morte che più<br />
gli corrispondeva, sulla strada, proiettato<br />
verso il servizio della Parola di Dio,<br />
vivo e giovane nella sua appassionata<br />
dedizione al Signore e ai fratelli.<br />
Ricordarlo è un omaggio, a conferma<br />
e memoria del bene che ha fatto.<br />
«Cane da pastore»<br />
Luigi Maria Pignatiello nasce il 16 febbraio<br />
1925 in uno dei quartieri più poveri<br />
e caratteristici di Napoli, in via Santa<br />
Maria di Costantinopoli. Terzo di sei figli,<br />
cresce fra le vie di Napoli come un<br />
qualsiasi scugnizzo, trascorre la sua infanzia<br />
giocando fra le vie di quella Napoli<br />
da lui tanto amata, fra quelle strade<br />
da lui infaticabilmente percorse per annunciare<br />
l'amore del Padre, la fraternità<br />
del Figlio, la speranza dello Spirito.<br />
Mons. Pignatiello, come gli scugnizzi<br />
napoletani, era irruento nel suo pensare,<br />
ma non nel suo agire. Un'irruenza che<br />
aveva radici nella consapevolezza del<br />
suo essere sacerdote di Cristo Signore,<br />
fino in fondo, totalmente: una saggezza<br />
esplosiva che si manifestava nel caloroso<br />
annuncio del Vangelo e nell'appassionato<br />
esercizio del suo ministero pastorale.<br />
Irruenza che si innervava nella sua onestà<br />
intellettuale, che gli ha permesso di<br />
costruire lentamente, nella fatica di<br />
un'infanzia difficile, un bagaglio culturale<br />
ampio, del tutto aperto sulle realtà<br />
del mondo e capace di formulare giudizi<br />
critici additando piste di rinnovamento<br />
socio-ecclesiale. L'irruenza intellettuale<br />
lo ha fatto anche essere segno di contraddizione,<br />
spingendolo ad imboccare<br />
sempre strade controcorrente.<br />
Amava osservare la realtà e analizzarla<br />
per organizzare la speranza e per costruire<br />
il regno di Dio. È «stato» verità<br />
anche quando questa gli è costata la sofferenza<br />
dell'incomprensione. Mons. Pignatiello<br />
si è sempre distinto per il suo<br />
impegno a non incrinare mai la comunione<br />
ecclesiale e l'intesa pastorale con<br />
il magistero: è sempre andato oltre le<br />
sue stesse idee, al di là delle apparenze<br />
per riconoscere in ogni situazione, anche<br />
dolorosa, e in ogni evento, anche<br />
contraddittorio, l'azione dello Spirito<br />
Santo.<br />
A nove anni il piccolo Luigi, dopo la<br />
morte del padre, entra in collegio per<br />
studiare, sostenuto economicamente prima<br />
dalla sua maestra e poi dalle suore<br />
Oblate del Sacro Cuore. A dodici anni,<br />
prima della solenne vestizione da seminarista,<br />
è colpito dal dolore della perdita<br />
della madre e così, maturato dalla sofferenza,<br />
si incammina sulla strada del sacerdozio.<br />
Nel 1947, ha solo ventidue anni,<br />
è ordinato presbitero della Chiesa di<br />
Napoli, due anni prima dell'età stabilita<br />
dalla legge canonica. Fino al 1950 rimane<br />
nel Seminario arcivescovile della<br />
Chiesa di Napoli dove svolge la funzione<br />
di prefetto d'Ordine e di insegnante di<br />
filosofia. Dal 1950 al 1953 insegna filosofia<br />
agli studenti dei padri Rogazionisti di<br />
Napoli.<br />
Nel 1950 giunge la nomina a parroco<br />
della parrocchia san Rocco a Capodimonte.<br />
Esercita il ministero di parroco<br />
fino al 1957. Gran parte delle sue intuizioni<br />
pastorali e delle sue ricerche sui<br />
linguaggi della comunicazione socio-ecclesiale<br />
sono radicate in questa esperienza<br />
di parroco di periferia.<br />
Nel 1952 è chiamato a riorganizzare e<br />
dirigere l'Ufficio catechistico diocesano.<br />
Dal 1953 ha insegnato, fino all'ultimo<br />
momento della sua vita, teologia pastorale<br />
presso la Pontificia Facoltà Teologica<br />
napoletana, poi divenuta Pontificia<br />
Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale,<br />
sezione s. Tommaso. Professore amato e<br />
ricercato dagli studenti. Collega stimato<br />
e benvoluto. Nella sua carriera di professore<br />
è stato decano della Facoltà nel<br />
triennio successivo alla riforma. Il suo<br />
pensiero è sempre stato finalizzato all'annuncio<br />
incarnato del Vangelo attraverso<br />
la ricerca di nuove forme della pastorale,<br />
allo sviluppo della mentalità ministeriale<br />
attraverso la valorizzazione dei<br />
ministeri laicali, al sostegno della comunione<br />
ecclesiale attraverso l'incentivazione<br />
costante della comunicazione.<br />
Egli ha trasmesso in maniera singolare<br />
la passione sempre viva ed entusiasta<br />
per la causa del Regno.<br />
Mons. Pignatiello non si è mai tirato<br />
indietro dinanzi ad ogni urgenza umana<br />
e di fronte al bisogno pastorale: chiunque<br />
si rivolgesse a lui per consiglio o<br />
aiuto trovava una risposta eccedente<br />
ogni possibile aspettativa.<br />
Questa generosità era espressa anche<br />
nel tratto umano del tutto peculiare di<br />
Mons. Pignatiello, un tratto sempre<br />
orientato a comunicare con franchezza,<br />
spingendo al risveglio delle coscienze addormentate.<br />
Rigore e mitezza si sono<br />
così frammiste nella sua persona da renderla<br />
al tempo stesso segno di contraddizione,<br />
ma anche oggetto di stima, che<br />
chiunque lo abbia conosciuto in profondo<br />
non riuscirà più a non tributargli.<br />
Generoso, ma anche dotato di una intelligenza<br />
non comune che ha reso<br />
Mons. Pignatiello osservatore acuto dei<br />
fatti della fede e della realtà sociale. La<br />
sua ampia cultura si è sempre caratterizzata<br />
per la chiarezza delle sue impostazioni;<br />
la sua capacità di giudicare il<br />
presente non gli ha impedito di prestare<br />
attenzione alle linee di tendenza del<br />
cambiamento storico. Egli sapeva bene<br />
che la pastorale non si confrontava più<br />
con una cultura radicale e omogenea,<br />
bensì con un pluralismo in continua<br />
evoluzione. Questa intuizione, ispirata<br />
alla legge del progresso, gli ha consentito<br />
di inquadrare anche gli avvenimenti<br />
socio-economici in un sistema di valori<br />
stabili che sono garantiti solo quando la<br />
cultura si unisce alla fede. In questo<br />
senso Mons. Pignatiello ha svolto anch'egli<br />
un ruolo «politico». Non ha solo<br />
rappresentato situazioni e problemi, ma<br />
ha anche saputo indicare vie d'uscita secondo<br />
una visione programmatica mai<br />
chiusa in sé, ma pronta a misurarsi dialetticamente<br />
con ogni interlocutore possibile.<br />
Generosità e intelligenza hanno<br />
permesso a Mons. Pignatiello di vivere<br />
la sua avventura umana davvero irripetibile.<br />
Ma l'unicità della sua vicenda umana<br />
si è coniugata esemplarmente con<br />
l'originalità del suo ministero.<br />
Egli, teologo-catecheta, ha accolto<br />
con grande disponibilità le intuizioni<br />
conciliari, sviluppandole in modo completo<br />
e organico nell'ottica di una Chiesa<br />
che si fa comunione nella comunicazione.<br />
Aveva, infatti, il coraggio del pensiero.<br />
Per lui pensare era come «trasgredire»,<br />
andare continuamente oltre le posizioni<br />
acquisite e i traguardi già raggiunti.<br />
Non era tuttavia la novità ad<br />
ogni costo che egli ricercava. Infatti ha<br />
sempre vissuto l'amore alla Chiesa con<br />
ammirevole spirito di sottomissione personale<br />
e di piena obbedienza al Vescovo<br />
e agli insegnamenti del magistero.<br />
Il coraggio del pensiero libero e il coraggio<br />
della fedeltà obbediente: è la lezione<br />
che egli ha scritto nella mente e<br />
nel cuore di generazioni di studenti.<br />
Proprio come teologo Mons. Pignatiello<br />
si è messo a riflettere sulla catechesi, riscattandola<br />
dalla sua riduzione a mera<br />
pratica o a «dottrina» da imparare. Di<br />
qui lo sforzo costante nel pensare alla<br />
pastorale come teologia, individuandone<br />
come specifica finalità l'impegno di «imparare<br />
a vivere in Cristo».<br />
Mons. Pignatiello ha perciò espresso<br />
questo suo anelito di camminare in accordo<br />
con il pensiero di Dio che è Gesù<br />
Cristo, in una categoria tutta sua, l'utopia<br />
pastorale. Utopia non significa<br />
astrattezza o teoria o, meglio, è teoria<br />
nel suo significato etimologico di contemplazione.<br />
Così, utopia pastorale indica<br />
un modello ideale che costituisce il<br />
paradigma per la verifica dell'esistente.<br />
E Mons. Pignatiello ha sempre sottolineato<br />
che l'utopia è stata formulata da<br />
Gesù Cristo quando ha detto: «Siate voi<br />
dunque perfetti come è perfetto il Padre<br />
vostro celeste» (Mt 5,48).<br />
Lasciamo ora che sia lo stesso Mons.<br />
Pignatiello a parlare di sé. Ecco uno<br />
stralcio dell'omelia tenuta il 27 settembre<br />
1997 nella chiesa di santa Caterina a<br />
Formiello a Porta Capuana in occasione<br />
del suo cinquantesimo anniversario di<br />
sacerdozio. «Ho avuto tanti doni in questi<br />
cinquant'anni e ho imparato tante<br />
cose. Sono davvero tanti i doni che ho<br />
ricevuto e che potrei raccontare. Ma<br />
non è possibile. Allora ve ne racconto<br />
solo due. Il primo si accorda con l'orazione<br />
della colletta di questa ventisettesima<br />
domenica del tempo ordinario. Nell'orazione<br />
della colletta abbiamo lodato<br />
Dio perché egli manifesta la sua onnipotenza<br />
soprattutto con la “misericordia e<br />
il perdono”. Ringraziare il Signore per i<br />
doni che egli ha fatto vivamente a questa<br />
bellissima comunità rientra nelle esigenze<br />
stesse di questo vostro territorio,<br />
di questa vostra parrocchia, di questa<br />
vostra comunità. Ovunque il Signore<br />
manifesta la sua onnipotenza con la misericordia<br />
e il perdono, anche laddove i<br />
peccati sono nascosti. Ancor di più e<br />
maggiormente la manifesta laddove i<br />
peccati sono pubblici, laddove la visione<br />
del peccato è una visione costante e rischia<br />
di deformare le persone fin dai<br />
primi anni della loro esistenza. Siamo<br />
portati, soprattutto noi che viviamo in<br />
“alti” quartieri, a considerare con distacco<br />
queste zone della città di Napoli (la<br />
parrocchia di santa Caterina a Formiello<br />
è una parrocchia di frontiera, ubicata<br />
nel quartiere Forcella-Porta Capuana.<br />
Zona difficile per la particolare influenza<br />
camorristica, continuamente alla ribalta<br />
nazionale per episodi criminali, ma dove<br />
l'opera evangelizzatrice del parroco don<br />
Franco Rapullino dà segni di speranza e<br />
frutti, n.d.r.).<br />
«Ringrazio il Signore costantemente<br />
perché mi ha fatto un grande dono: mi<br />
ha aiutato sempre a saper considerare<br />
tutti e tutto nel segno della misericordia<br />
e del perdono. Se vogliamo riscattare la<br />
città, se vogliamo migliorare alcuni<br />
quartieri della nostra città, non dobbia-<br />
mo partire dal giudizio, ma dalla misericordia<br />
e dal perdono. Ecco la prima<br />
considerazione che desideravo farvi. La<br />
confidenza di uno dei doni, e considero<br />
siano tanti, che il Signore mi ha fatto<br />
nel corso di questa lunga vita sacerdotale.<br />
Il secondo dono, collegato al primo,<br />
riecheggia la pagina del Vangelo che abbiamo<br />
ascoltato. Ringrazio il Signore<br />
perché mi ha fatto capire che l'amore di<br />
Dio, la grazia di Dio, la parola di Dio<br />
non passano soltanto attraverso le vie<br />
canoniche, attraverso le vie ordinarie,<br />
attraverso le vie istituzionali della pastorale».<br />
Il pastoralista<br />
Il pensiero pastorale di Mons. Pignatiello<br />
si è formato negli anni precedenti<br />
il Concilio Vaticano II, ma il suo desiderio<br />
di nuovo gli ha permesso non solo di<br />
accogliere con grande disponibilità le intuizioni<br />
conciliari, ma anche di anticipare<br />
alcune acquisizioni e svilupparne altre<br />
in modo completo e organico. Subito<br />
dopo il Concilio, ma anche prima, la<br />
sua attenzione è stata orientata a sviluppare<br />
il concetto di Chiesa «comunione e<br />
comunicazione» che si fa comunità incarnata<br />
nell'oggi e nel qui.<br />
La teologia pastorale di Mons. Pignatiello,<br />
fortificata dall'ecclesiologia totale<br />
del Concilio Vaticano II e liberata da<br />
ogni teologia del genitivo (teologia del<br />
laicato, teologia del clero), diventa pastorale<br />
globale in cui tutti, laici e clero,<br />
ognuno con la propria ministerialità,<br />
contribuiscono a rendere viva la grande<br />
comunità diocesana nelle comunità parrocchiali<br />
articolate, a loro volta, in tante<br />
piccole comunità ecclesiali di base che,<br />
Paolo, Cinisello Balsamo 1996) Mons. Pignatiello<br />
aveva raccolto alcuni dei numerosi<br />
saggi di teologia pastorale pubblicati<br />
nel corso della sua lunga e feconda<br />
attività di pastoralista. Dal volume<br />
traspare compiutamente il suo disegno<br />
teologico-pastorale. Egli aveva inteso la<br />
pastorale come la mediazione dell'autocomunicazione<br />
di Dio agli uomini, e<br />
dunque come il complesso di quegli<br />
eventi e strumenti linguistici in cui il<br />
Dio che parla raggiunge l'uomo in cerca<br />
in lui. Ciò che Mons. Pignatiello aveva<br />
inteso sottolineare è che nella varietà<br />
delle forme comunicative — orali, grafiche,<br />
pittoriche, gestuali — il divino<br />
«prende corpo» nella condizione umana,<br />
si offre cioè all'interiorità dell'auto-trascendenza<br />
della persona attraverso l'esteriorità<br />
di un insieme di segni, che investono<br />
pienamente la sensibilità, raggiungendola<br />
nelle coordinate spazio-temporali.<br />
A questa concezione dell'azione pastorale<br />
corrispondeva, secondo Mons. Pignatiello,<br />
una precisa idea dello statuto<br />
epistemologico della teologia pastorale,<br />
intesa come la riflessione critica sulla<br />
trasmissione della parola di Dio e in generale<br />
delle parole, dei gesti e degli<br />
eventi dell'auto-comunicazione divina.<br />
Si coglie qui il situarsi specifico della<br />
sua proposta rispetto ad altre presentazioni<br />
della natura e delle finalità della<br />
teologia pastorale: se si avverte l'influenza<br />
della «teologia pratica», volta a studiare<br />
i processi di autorealizzazione della<br />
Chiesa, e quindi la privilegiata attenzione<br />
alla «ecclesiogenesi» intesa come<br />
processo di autoedificazione della comunità<br />
ecclesiale nel tempo, la finalità im-<br />
Mons. Luigi M. Pignatiello con il Cardinale Marcello Mimmi<br />
all'apertura del III Congresso catechistico diocesano (1957)<br />
incarnandosi in uno specifico territorio,<br />
irrorano di Vangelo gli ambiti del vivere<br />
quotidiano.<br />
Mons. Pignatiello ha sostenuto con<br />
forza anche quando era imprudente parlarne,<br />
il cammino dei gruppi e delle piccole<br />
comunità ecclesiali. Convinto sostenitore<br />
del rilancio e della valorizzazione<br />
del laicato e del diaconato permanente,<br />
sviluppa l'idea di una Chiesa in cui il<br />
«ministero ordinato» svolga sempre più<br />
la funzione di formatore del laicato e dispensatore<br />
delle grazie di Dio attraverso<br />
l'eucaristia e il perdono vissuto sempre<br />
più in forma comunitaria e in cui i laici<br />
si impegnino a costruire comunità fondate<br />
sulla comunione, la comunicazione,<br />
il servizio missionario nel territorio.<br />
La Chiesa da lui amata e sognata è una<br />
Chiesa interamente missionaria e ministeriale,<br />
in cui ogni battezzato trova il<br />
suo spazio di annuncio e di servizio: dall'ambito<br />
ecclesiale alla mensa della carità,<br />
all'impegno socio-politico.<br />
L'aspetto pastorale è stato sviluppato<br />
attraverso la ricerca scientifica, l'insegnamento<br />
e le migliaia di relazioni, conferenze,<br />
corsi tenuti in tutto il territorio<br />
nazionale ed europeo a sacerdoti e a<br />
operatori pastorali. Accanto a questo tipo<br />
di attività, che possiamo definire di<br />
pastorale scientifica, affiancava la pastorale<br />
di fatto, cioè quel reticolato di omelie,<br />
di dialoghi, di direzione spirituale<br />
che ha saputo intessere nel suo faticoso<br />
e assiduo impegno pastorale. È stato<br />
punto di riferimento per centinaia di sacerdoti<br />
e laici. L'esperienza pastorale ha<br />
trovato il suo culmine negli anni 1970-<br />
1972 e 1979-1982 in cui è stato vicario<br />
episcopale zonale per le zone dell'Arenella<br />
e del Vomero della città di Napoli.<br />
È stato per due volte convisitatore: prima,<br />
nel 1954, con il Cardinale Mimmi e<br />
poi, nel 1961, con il Cardinale Castaldo,<br />
nella visita pastorale alle parrocchie di<br />
Napoli. È stato membro del Collegio dei<br />
consultori, del Consiglio episcopale, del<br />
Consiglio presbiterale, del Consiglio pastorale<br />
e della Commissione per la formazione<br />
permanente del clero della Diocesi<br />
di Napoli.<br />
Nel suo ultimo libro (Comunicare la<br />
fede. Saggi di teologia pastorale, San<br />
mediatamente pratica di questa attenzione<br />
era in Mons. Pignatiello prioritaria.<br />
Non si tratta in altri termini di contrapporre<br />
un'ipotetica ecclesiologia «dall'alto»,<br />
mistico-teologica, a una non meno<br />
ipotetica ecclesiologia «dal basso», legata<br />
all'agire umano nella storia, ma di<br />
mostrare come il dono di Dio, che è e<br />
che resta sempre «dall'alto», si medi necessariamente<br />
in forme e strutture storiche<br />
concrete, in cui di fatto prende corpo<br />
e volto il progetto divino di riconciliazione<br />
per l'uomo e per il mondo.<br />
Di qui una certa distanza del pastoralista<br />
napoletano dalle proposte più<br />
preoccupate di definire in astratto lo statuto<br />
epistemologico della pastorale, concentrate<br />
sulla priorità delle pur rilevanti<br />
questioni metodologiche, e una sua<br />
maggiore prossimità alle concezioni della<br />
teologia pastorale intesa come mediazione<br />
pratica o come effettiva mediazione<br />
salvifica. Come osserva il teologo<br />
Bruno Forte, la preoccupazione che guidava<br />
Pignatiello era eminentemente pratico-operativa:<br />
compito del teologo pastorale<br />
era per lui riflettere criticamente<br />
sulla prassi ecclesiale alla luce delle condizioni<br />
che la rivelazione umana mostra<br />
come proprie dell'auto-comunicazione<br />
divina, al fine di fornire agli operatori<br />
pastorali indicazioni possibili, provvisorie<br />
ma credibili, circa le mete e gli itinerari<br />
della loro azione.<br />
Non è difficile comprendere come<br />
una simile impostazione teologica privilegiasse<br />
il carattere «profetico» dell'azione<br />
pastorale: la rilevanza della mediazione<br />
linguistica, non si pone solo a livello<br />
strumentale, ma anche sul piano dei valori.<br />
Se, cioè la pastorale è comunicazione<br />
della fede, l'evento della Parola, in<br />
cui questa comunicazione originariamente<br />
si compie e sempre nuovamente<br />
si realizza, risulta necessariamente centrale<br />
e determinante.<br />
Monsignor Pignatiello aveva distinto<br />
sei tappe dell'itinerario di comunicazione<br />
della fede: la prima, la preevangelizzazione,<br />
costituita da quell'insieme di<br />
presenza costante, di testimonianza della<br />
novità evangelica, di dialogo e di servizio<br />
gratuito della carità, che prepara il<br />
terreno all'annuncio, rendendo i cuori li-<br />
beri da pregiudizi e difese improprie e<br />
disponendoli all'accoglienza del messaggio.<br />
La seconda tappa consiste nell'evangelizzazione<br />
vera e propria, dove — con<br />
l'aiuto dello Spirito — la Chiesa si sforza<br />
di far risuonare nelle parole umane la<br />
Parola viva della salvezza.<br />
La terza tappa è costituita dal ritorno<br />
riflessivo sull'annuncio, dalla catechesi:<br />
questa deve avere un carattere di permanenza,<br />
corrispondente alla permanenza<br />
con cui l'annuncio va sempre nuovamente<br />
realizzato, onde evitare di dare<br />
per scontata la fede, che è sempre incontro<br />
della gratuita azione divina di<br />
salvezzaconla libera risposta dell'uomo.<br />
Alla catechesi permanente si congiungono<br />
anche, sia pur in forma diversa, le<br />
successive tre tappe dell'azione profetica<br />
del popolo di Dio: la predicazione liturgica,<br />
che Mons. Pignatiello intendeva<br />
quale punto di incontro fra il dono dall'alto<br />
e l'attenzione alle vicende umane,<br />
a quel movimento dal basso, cioè, che è<br />
chiamato a incontrarsi con l'annuncio<br />
animato dal fervore della carità; il magistero<br />
dottrinale della Chiesa, cui è affidato<br />
il compito di custodire la ricchezza<br />
del deposito della fede, fedelmente testimoniandolo<br />
nella complessità dei mutamenti<br />
storici; e la teologia, il cui specifico<br />
è di porsi come coscienza critica della<br />
prassi cristiana ed ecclesiale alla luce<br />
della parola del Dio vivente.<br />
In particolare la teologia pastorale si<br />
porrà nel processo dell'azione profetica<br />
della comunità come la sentinella vigile<br />
della comunicazione della fede, la coscienza<br />
critica tesa a stimolare magistero<br />
e teologia non sui loro contenuti, ma<br />
sulla recepibilità di essi nei contesti culturali<br />
mutevoli. È però in tutte le tappe<br />
del processo di comunicazione della fede<br />
che la riflessione teologico-pastorale<br />
dovrà vigilare sulla mediazione comunicativa,<br />
in esse attuata, affinché la Parola<br />
annunciata sia effettivamente quel che è<br />
e vuol essere, autodestinazione di Dio<br />
all'uomo concreto, Verbo risuonato dal<br />
Silenzio per noi uomini e per la nostra<br />
salvezza.<br />
Il catecheta<br />
L'aspetto catechetico è stato sviluppato<br />
da Mons. Pignatiello, oltre che attraverso<br />
la ricerca, nei quasi vent'anni (dal<br />
1952 al 1971) in cui ha ricoperto l'incarico<br />
di direttore dell'Ufficio catechistico.<br />
In quegli anni ha condiviso fortemente<br />
la linea pastorale dei vari Arcivescovi di<br />
Napoli, in particolare del Cardinale<br />
Mimmi.<br />
È stato membro del Consiglio dell'Ufficio<br />
catechistico nazionale e ha partecipato<br />
attivamente alla preparazione del<br />
documento di base per il rinnovamento<br />
della catechesi in Italia. Catecheta è chi<br />
riflette sulla catechesi perché questa<br />
funzione ecclesiale risponda sempre meglio<br />
alla sua natura di cammino di fede<br />
e alla finalità che è «educare» o «imparare»<br />
Cristo.<br />
In tal senso Mons. Pignatiello è stato<br />
catecheta: egli, da teologo, ha riflettuto<br />
sulla catechesi, riscattandola dalla sua<br />
riduzione a mera pratica o a «dottrina»<br />
da imparare. Sorgente di tale riflessione<br />
era lo sforzo costante di Mons. Pignatiello<br />
a pensare alla «pastorale come teologia»,<br />
reagendo a quel pragmatismo pastorale<br />
che egli amava chiamare «illuminismo<br />
pastorale». La riflessione di<br />
Mons. Pignatiello sulla catechesi può<br />
sembrare severa, radicale, forse lontana<br />
dalla realtà, al punto da essere ritenuta<br />
«utopistica».<br />
Ma, come già si è detto, egli amava<br />
l'utopia. La riflessione del catecheta deve<br />
orientare l'azione catechistica, e così<br />
Mons. Pignatiello, oltre che inquietare le<br />
coscienze addormentate, ha anticipato<br />
molte acquisizioni nel campo della catechesi.<br />
Come non ricordare, ad esempio,<br />
il superamento della catechesi come<br />
«dottrina», la centralità della catechesi<br />
degli adulti e soprattutto il primato dell'evangelizzazione.<br />
Dopo alcuni decenni<br />
queste intuizioni si sono rivelate veramente<br />
profetiche.<br />
A Napoli Mons. Pignatiello di fatto<br />
creò l'Ufficio catechistico diocesano, e<br />
l'ha guidato nel delicato passaggio postconciliare<br />
che proprio nel rinnovamento<br />
della catechesi ha visto uno dei campi<br />
più vivi. Negli anni precedenti la pubblicazione<br />
dei testi catechistici della Cei,<br />
l'Ufficio catechistico di Napoli elaborò e<br />
sperimentò il pregevole «catechismo dei<br />
segni».<br />
L'attenzione per l'evangelizzazione ha<br />
caratterizzato ogni azione e ogni attimo<br />
della vita di Mons. Pignatiello. La sua<br />
tensione evangelizzatrice ha trovato<br />
sbocco nell'importante esperienza missionaria<br />
vissuta in più riprese fra i poveri<br />
della Bolivia, del Brasile, dell'Argentina,<br />
del Cile e del Perú. La condivisione<br />
dell'entusiasmo delle giovani Chiese latino-americane<br />
gli ha permesso di elaborare<br />
una pastorale all'avanguardia che<br />
sceglie sempre posti di trincea.<br />
Il comunicatore<br />
L'attenzione di Mons. Pignatiello per<br />
la comunicazione sociale lo ha visto impegnato<br />
su vari fronti: come direttore<br />
responsabile del settimanale diocesano<br />
Nuova Stagione dal 1979 al 1987; come<br />
presidente della Commissione diocesana<br />
e regionale delle comunicazioni sociali<br />
dal 1957 al 1972; come delegato diocesa-<br />
no e regionale dell'Acec (Associazione<br />
Cattolica Esercenti Cinema) dal 1957 al<br />
1969, come suo vicepresidente prima<br />
(dal 1960 al 1970) e come presidente poi<br />
(dal 1970 al 1977). Ha rivestito fino all'ultimo<br />
la carica di direttore dell'Ufficio<br />
diocesano per le comunicazioni sociali.<br />
È lo stesso Mons. Pignatiello a dare voce<br />
alla sua «teologia della Comunicazione»<br />
attraverso stralci della lezione tenuta<br />
il 9 gennaio 1998 al primo corso di<br />
comunicazioni sociali organizzato dall'Ufficio<br />
diocesano comunicazioni sociali<br />
e dall'Istituto Superiore Scienze Religiose<br />
Donnaregina di Napoli.<br />
«Tutta la nostra riflessione teologica e<br />
tutta la nostra vita teologale dipendono<br />
dalla rivelazione di Dio. Che cos'è la rivelazione<br />
di Dio se non una straordinaria<br />
iniziativa di comunicazione! Per molto<br />
tempo — cioè per tutto il tempo in<br />
cui c'era un rapporto verticale fra i possessori<br />
delle conoscenze e la massa della<br />
gente, il cui simbolo era il pulpito posto<br />
in alto e la gente posta sotto: sul pulpito<br />
uno che parlava e sotto la gente che<br />
ascoltava, senza poter intervenire — si<br />
pensava che questa locazione del soggetto<br />
e dell'oggetto dell'informazione religiosa<br />
fosse la vera comunicazione religiosa.<br />
Ho usato l'imperfetto, ma potrei<br />
usare anche il tempo presente, perché<br />
non è cambiata molto questa posizione.<br />
Per cui si è arrivati ad argomentare così:<br />
che cos'è la rivelazione di Dio? Dio<br />
da tutta l'eternità era solo e conosceva<br />
sé solo; a un certo momento si è scocciato<br />
e ha pensato bene di fare sapere<br />
agli uomini che c'era: “Io ci sto e sono<br />
fatto così”. È come se Dio avesse detto:<br />
“Ho un velo davanti, adesso lo tolgo così<br />
la gente mi vede! E poi, così, le do<br />
qualche informazione, in modo che non<br />
esca dal seminato e sappia precisamente<br />
come sono”. Questa mentalità non è stata<br />
del tutto superata...».<br />
Un vivo ricordo<br />
Ho conosciuto, negli anni '50, Mons.<br />
Pignatiello alla Mostra d'Oltremare a<br />
Napoli per una rassegna cinematografica<br />
per i giovani e mi affascinò quel giovane<br />
prete che iniziava i liceali napoletani<br />
al «cineforum». Uno dei film era<br />
«Nulla è dovuto al fattorino».<br />
Ammaliò tanti liceali, che alcuni scelsero<br />
di seguirlo nel sacerdozio, guidati<br />
dal can. Raffaele Bini, docente di Scienze.<br />
Sapeva accoglierci nel senso più vero<br />
della parola, sapeva ascoltare realmente,<br />
sapeva dare alle cose il valore<br />
stesso che dava il suo interlocutore.<br />
Niente era insignificante per don Luigi<br />
di quanto appariva importante agli occhi<br />
degli altri.<br />
Chi andava a fargli visita nutriva un<br />
vivo desiderio di parlargli con fiducia.<br />
Ha lasciato un segno nella vita di quanti<br />
l'hanno conosciuto, plasmando il nostro<br />
comportamento in modo corretto e duraturo.<br />
È stato per me un esempio di amore,<br />
di laboriosità, di generosità, una linfa vitale<br />
che giunge ancora nell'animo di<br />
quanti l'hanno avvicinato e apprezzato.<br />
Mons. Pignatiello non è stato soltanto<br />
un insigne studioso e maestro, ma un<br />
vero costruttore di anime, al quale si è<br />
affidato un numero crescente di sacerdoti<br />
e laici. Impressionava la grandezza<br />
della sua statura morale e la sua rettitudine.<br />
Ottimista, sempre fondamentalmente<br />
lucido, sprigionava una fede vissuta<br />
che appariva straordinaria, si dimostrava<br />
sempre giovane, attento ai problemi<br />
del momento, amava intrattenersi<br />
con i giovani e non, mai rimpiangendo<br />
il passato.<br />
Mi ha aiutato giorno per giorno a sentire<br />
e a vivere la grande stagione di rinnovamento<br />
che la Chiesa sta attraversando.<br />
È stato per me stimolo e guida<br />
costante a vivere il mistero della Chiesa<br />
sul piano più vasto, nelle grandi visioni<br />
della teologia, della spiritualità, della<br />
storia, del «senno» della Chiesa. Ha seguito<br />
me ed altri con animo di padre, di<br />
fratello e di amico sicuro per tutta la vita.<br />
In ogni attività, anche spicciola, non<br />
c'è stata mai in don Luigi separazione<br />
tra vita e apostolato; a questa armonia<br />
deve risalire l'influsso che ha esercitato<br />
su tutti. Nessuno di quanti lo hanno conosciuto,<br />
ascoltato, praticato, riesce a<br />
dimenticare il suo fascino spirituale, che<br />
riluceva nella parola, nei contatti e fin<br />
nella sua vena umoristica, tipica della<br />
sua napoletanità.<br />
La sua libertà era grande come la povertà.<br />
E come la povertà così l'obbedienza.<br />
L'opportunismo non guidò mai i<br />
suoi passi. Era un uomo coerente e sincero.<br />
Il suo amore alla Chiesa e alle anime<br />
lo spingeva ad affrontare con ardore<br />
e coraggio i problemi anche più difficili,<br />
senza badare al personale tornaconto,<br />
ma guardando solo a ciò che la coscienza<br />
gli indicava come scelta giusta e doverosa.<br />
La sua volontà tenace non ripiegava<br />
mai davanti agli ostacoli. Era abituato<br />
a parlar chiaro. Ispirò sempre la<br />
sua azione a un criterio lineare e fermo<br />
di rettitudine. Era un uomo guidato da<br />
una passione sincera per la Chiesa e dal<br />
desiderio di servirla. Ha saputo obbedire<br />
pur avendo la prontezza nel decidere, la<br />
sicurezza di guida e il coraggio: personalità<br />
volitiva dal forte carattere. Il Comune<br />
di Napoli ha voluto dedicargli una<br />
sala a Palazzo s. Giacomo per il suo impegno<br />
di promozione umana.