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PAGINA<br />

4 .<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Domenica 14 Gennaio 2001<br />

Un maestro generoso e incisivo:<br />

Mons. Luigi M. Pignatiello a tre anni dalla morte<br />

Sacerdote innamorato di Cristo e della Chiesa<br />

ALFONSO D'ERRICO<br />

L'11 gennaio 1998 moriva in un incidente<br />

stradale Monsignor Luigi Maria<br />

Pignatiello, professore di teologia pastorale<br />

nella Sezione san Tommaso della<br />

Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale.<br />

È stato un maestro generoso e incisivo,<br />

un pensatore e pastore grandemente<br />

amato e seguito, un interlocutore finissimo<br />

di credenti e non credenti, riferimento<br />

apprezzato di intellettuali, politici,<br />

rappresentanti delle istituzioni e di<br />

tanta, tantissima gente semplice, che<br />

raggiungeva col tratto diretto e sempre<br />

chiaro della sua straordinaria capacità<br />

comunicativa. Soprattutto è stato un sacerdote<br />

innamorato di Cristo e della<br />

Chiesa. Egli è morto della morte che più<br />

gli corrispondeva, sulla strada, proiettato<br />

verso il servizio della Parola di Dio,<br />

vivo e giovane nella sua appassionata<br />

dedizione al Signore e ai fratelli.<br />

Ricordarlo è un omaggio, a conferma<br />

e memoria del bene che ha fatto.<br />

«Cane da pastore»<br />

Luigi Maria Pignatiello nasce il 16 febbraio<br />

1925 in uno dei quartieri più poveri<br />

e caratteristici di Napoli, in via Santa<br />

Maria di Costantinopoli. Terzo di sei figli,<br />

cresce fra le vie di Napoli come un<br />

qualsiasi scugnizzo, trascorre la sua infanzia<br />

giocando fra le vie di quella Napoli<br />

da lui tanto amata, fra quelle strade<br />

da lui infaticabilmente percorse per annunciare<br />

l'amore del Padre, la fraternità<br />

del Figlio, la speranza dello Spirito.<br />

Mons. Pignatiello, come gli scugnizzi<br />

napoletani, era irruento nel suo pensare,<br />

ma non nel suo agire. Un'irruenza che<br />

aveva radici nella consapevolezza del<br />

suo essere sacerdote di Cristo Signore,<br />

fino in fondo, totalmente: una saggezza<br />

esplosiva che si manifestava nel caloroso<br />

annuncio del Vangelo e nell'appassionato<br />

esercizio del suo ministero pastorale.<br />

Irruenza che si innervava nella sua onestà<br />

intellettuale, che gli ha permesso di<br />

costruire lentamente, nella fatica di<br />

un'infanzia difficile, un bagaglio culturale<br />

ampio, del tutto aperto sulle realtà<br />

del mondo e capace di formulare giudizi<br />

critici additando piste di rinnovamento<br />

socio-ecclesiale. L'irruenza intellettuale<br />

lo ha fatto anche essere segno di contraddizione,<br />

spingendolo ad imboccare<br />

sempre strade controcorrente.<br />

Amava osservare la realtà e analizzarla<br />

per organizzare la speranza e per costruire<br />

il regno di Dio. È «stato» verità<br />

anche quando questa gli è costata la sofferenza<br />

dell'incomprensione. Mons. Pignatiello<br />

si è sempre distinto per il suo<br />

impegno a non incrinare mai la comunione<br />

ecclesiale e l'intesa pastorale con<br />

il magistero: è sempre andato oltre le<br />

sue stesse idee, al di là delle apparenze<br />

per riconoscere in ogni situazione, anche<br />

dolorosa, e in ogni evento, anche<br />

contraddittorio, l'azione dello Spirito<br />

Santo.<br />

A nove anni il piccolo Luigi, dopo la<br />

morte del padre, entra in collegio per<br />

studiare, sostenuto economicamente prima<br />

dalla sua maestra e poi dalle suore<br />

Oblate del Sacro Cuore. A dodici anni,<br />

prima della solenne vestizione da seminarista,<br />

è colpito dal dolore della perdita<br />

della madre e così, maturato dalla sofferenza,<br />

si incammina sulla strada del sacerdozio.<br />

Nel 1947, ha solo ventidue anni,<br />

è ordinato presbitero della Chiesa di<br />

Napoli, due anni prima dell'età stabilita<br />

dalla legge canonica. Fino al 1950 rimane<br />

nel Seminario arcivescovile della<br />

Chiesa di Napoli dove svolge la funzione<br />

di prefetto d'Ordine e di insegnante di<br />

filosofia. Dal 1950 al 1953 insegna filosofia<br />

agli studenti dei padri Rogazionisti di<br />

Napoli.<br />

Nel 1950 giunge la nomina a parroco<br />

della parrocchia san Rocco a Capodimonte.<br />

Esercita il ministero di parroco<br />

fino al 1957. Gran parte delle sue intuizioni<br />

pastorali e delle sue ricerche sui<br />

linguaggi della comunicazione socio-ecclesiale<br />

sono radicate in questa esperienza<br />

di parroco di periferia.<br />

Nel 1952 è chiamato a riorganizzare e<br />

dirigere l'Ufficio catechistico diocesano.<br />

Dal 1953 ha insegnato, fino all'ultimo<br />

momento della sua vita, teologia pastorale<br />

presso la Pontificia Facoltà Teologica<br />

napoletana, poi divenuta Pontificia<br />

Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale,<br />

sezione s. Tommaso. Professore amato e<br />

ricercato dagli studenti. Collega stimato<br />

e benvoluto. Nella sua carriera di professore<br />

è stato decano della Facoltà nel<br />

triennio successivo alla riforma. Il suo<br />

pensiero è sempre stato finalizzato all'annuncio<br />

incarnato del Vangelo attraverso<br />

la ricerca di nuove forme della pastorale,<br />

allo sviluppo della mentalità ministeriale<br />

attraverso la valorizzazione dei<br />

ministeri laicali, al sostegno della comunione<br />

ecclesiale attraverso l'incentivazione<br />

costante della comunicazione.<br />

Egli ha trasmesso in maniera singolare<br />

la passione sempre viva ed entusiasta<br />

per la causa del Regno.<br />

Mons. Pignatiello non si è mai tirato<br />

indietro dinanzi ad ogni urgenza umana<br />

e di fronte al bisogno pastorale: chiunque<br />

si rivolgesse a lui per consiglio o<br />

aiuto trovava una risposta eccedente<br />

ogni possibile aspettativa.<br />

Questa generosità era espressa anche<br />

nel tratto umano del tutto peculiare di<br />

Mons. Pignatiello, un tratto sempre<br />

orientato a comunicare con franchezza,<br />

spingendo al risveglio delle coscienze addormentate.<br />

Rigore e mitezza si sono<br />

così frammiste nella sua persona da renderla<br />

al tempo stesso segno di contraddizione,<br />

ma anche oggetto di stima, che<br />

chiunque lo abbia conosciuto in profondo<br />

non riuscirà più a non tributargli.<br />

Generoso, ma anche dotato di una intelligenza<br />

non comune che ha reso<br />

Mons. Pignatiello osservatore acuto dei<br />

fatti della fede e della realtà sociale. La<br />

sua ampia cultura si è sempre caratterizzata<br />

per la chiarezza delle sue impostazioni;<br />

la sua capacità di giudicare il<br />

presente non gli ha impedito di prestare<br />

attenzione alle linee di tendenza del<br />

cambiamento storico. Egli sapeva bene<br />

che la pastorale non si confrontava più<br />

con una cultura radicale e omogenea,<br />

bensì con un pluralismo in continua<br />

evoluzione. Questa intuizione, ispirata<br />

alla legge del progresso, gli ha consentito<br />

di inquadrare anche gli avvenimenti<br />

socio-economici in un sistema di valori<br />

stabili che sono garantiti solo quando la<br />

cultura si unisce alla fede. In questo<br />

senso Mons. Pignatiello ha svolto anch'egli<br />

un ruolo «politico». Non ha solo<br />

rappresentato situazioni e problemi, ma<br />

ha anche saputo indicare vie d'uscita secondo<br />

una visione programmatica mai<br />

chiusa in sé, ma pronta a misurarsi dialetticamente<br />

con ogni interlocutore possibile.<br />

Generosità e intelligenza hanno<br />

permesso a Mons. Pignatiello di vivere<br />

la sua avventura umana davvero irripetibile.<br />

Ma l'unicità della sua vicenda umana<br />

si è coniugata esemplarmente con<br />

l'originalità del suo ministero.<br />

Egli, teologo-catecheta, ha accolto<br />

con grande disponibilità le intuizioni<br />

conciliari, sviluppandole in modo completo<br />

e organico nell'ottica di una Chiesa<br />

che si fa comunione nella comunicazione.<br />

Aveva, infatti, il coraggio del pensiero.<br />

Per lui pensare era come «trasgredire»,<br />

andare continuamente oltre le posizioni<br />

acquisite e i traguardi già raggiunti.<br />

Non era tuttavia la novità ad<br />

ogni costo che egli ricercava. Infatti ha<br />

sempre vissuto l'amore alla Chiesa con<br />

ammirevole spirito di sottomissione personale<br />

e di piena obbedienza al Vescovo<br />

e agli insegnamenti del magistero.<br />

Il coraggio del pensiero libero e il coraggio<br />

della fedeltà obbediente: è la lezione<br />

che egli ha scritto nella mente e<br />

nel cuore di generazioni di studenti.<br />

Proprio come teologo Mons. Pignatiello<br />

si è messo a riflettere sulla catechesi, riscattandola<br />

dalla sua riduzione a mera<br />

pratica o a «dottrina» da imparare. Di<br />

qui lo sforzo costante nel pensare alla<br />

pastorale come teologia, individuandone<br />

come specifica finalità l'impegno di «imparare<br />

a vivere in Cristo».<br />

Mons. Pignatiello ha perciò espresso<br />

questo suo anelito di camminare in accordo<br />

con il pensiero di Dio che è Gesù<br />

Cristo, in una categoria tutta sua, l'utopia<br />

pastorale. Utopia non significa<br />

astrattezza o teoria o, meglio, è teoria<br />

nel suo significato etimologico di contemplazione.<br />

Così, utopia pastorale indica<br />

un modello ideale che costituisce il<br />

paradigma per la verifica dell'esistente.<br />

E Mons. Pignatiello ha sempre sottolineato<br />

che l'utopia è stata formulata da<br />

Gesù Cristo quando ha detto: «Siate voi<br />

dunque perfetti come è perfetto il Padre<br />

vostro celeste» (Mt 5,48).<br />

Lasciamo ora che sia lo stesso Mons.<br />

Pignatiello a parlare di sé. Ecco uno<br />

stralcio dell'omelia tenuta il 27 settembre<br />

1997 nella chiesa di santa Caterina a<br />

Formiello a Porta Capuana in occasione<br />

del suo cinquantesimo anniversario di<br />

sacerdozio. «Ho avuto tanti doni in questi<br />

cinquant'anni e ho imparato tante<br />

cose. Sono davvero tanti i doni che ho<br />

ricevuto e che potrei raccontare. Ma<br />

non è possibile. Allora ve ne racconto<br />

solo due. Il primo si accorda con l'orazione<br />

della colletta di questa ventisettesima<br />

domenica del tempo ordinario. Nell'orazione<br />

della colletta abbiamo lodato<br />

Dio perché egli manifesta la sua onnipotenza<br />

soprattutto con la “misericordia e<br />

il perdono”. Ringraziare il Signore per i<br />

doni che egli ha fatto vivamente a questa<br />

bellissima comunità rientra nelle esigenze<br />

stesse di questo vostro territorio,<br />

di questa vostra parrocchia, di questa<br />

vostra comunità. Ovunque il Signore<br />

manifesta la sua onnipotenza con la misericordia<br />

e il perdono, anche laddove i<br />

peccati sono nascosti. Ancor di più e<br />

maggiormente la manifesta laddove i<br />

peccati sono pubblici, laddove la visione<br />

del peccato è una visione costante e rischia<br />

di deformare le persone fin dai<br />

primi anni della loro esistenza. Siamo<br />

portati, soprattutto noi che viviamo in<br />

“alti” quartieri, a considerare con distacco<br />

queste zone della città di Napoli (la<br />

parrocchia di santa Caterina a Formiello<br />

è una parrocchia di frontiera, ubicata<br />

nel quartiere Forcella-Porta Capuana.<br />

Zona difficile per la particolare influenza<br />

camorristica, continuamente alla ribalta<br />

nazionale per episodi criminali, ma dove<br />

l'opera evangelizzatrice del parroco don<br />

Franco Rapullino dà segni di speranza e<br />

frutti, n.d.r.).<br />

«Ringrazio il Signore costantemente<br />

perché mi ha fatto un grande dono: mi<br />

ha aiutato sempre a saper considerare<br />

tutti e tutto nel segno della misericordia<br />

e del perdono. Se vogliamo riscattare la<br />

città, se vogliamo migliorare alcuni<br />

quartieri della nostra città, non dobbia-<br />

mo partire dal giudizio, ma dalla misericordia<br />

e dal perdono. Ecco la prima<br />

considerazione che desideravo farvi. La<br />

confidenza di uno dei doni, e considero<br />

siano tanti, che il Signore mi ha fatto<br />

nel corso di questa lunga vita sacerdotale.<br />

Il secondo dono, collegato al primo,<br />

riecheggia la pagina del Vangelo che abbiamo<br />

ascoltato. Ringrazio il Signore<br />

perché mi ha fatto capire che l'amore di<br />

Dio, la grazia di Dio, la parola di Dio<br />

non passano soltanto attraverso le vie<br />

canoniche, attraverso le vie ordinarie,<br />

attraverso le vie istituzionali della pastorale».<br />

Il pastoralista<br />

Il pensiero pastorale di Mons. Pignatiello<br />

si è formato negli anni precedenti<br />

il Concilio Vaticano II, ma il suo desiderio<br />

di nuovo gli ha permesso non solo di<br />

accogliere con grande disponibilità le intuizioni<br />

conciliari, ma anche di anticipare<br />

alcune acquisizioni e svilupparne altre<br />

in modo completo e organico. Subito<br />

dopo il Concilio, ma anche prima, la<br />

sua attenzione è stata orientata a sviluppare<br />

il concetto di Chiesa «comunione e<br />

comunicazione» che si fa comunità incarnata<br />

nell'oggi e nel qui.<br />

La teologia pastorale di Mons. Pignatiello,<br />

fortificata dall'ecclesiologia totale<br />

del Concilio Vaticano II e liberata da<br />

ogni teologia del genitivo (teologia del<br />

laicato, teologia del clero), diventa pastorale<br />

globale in cui tutti, laici e clero,<br />

ognuno con la propria ministerialità,<br />

contribuiscono a rendere viva la grande<br />

comunità diocesana nelle comunità parrocchiali<br />

articolate, a loro volta, in tante<br />

piccole comunità ecclesiali di base che,<br />

Paolo, Cinisello Balsamo 1996) Mons. Pignatiello<br />

aveva raccolto alcuni dei numerosi<br />

saggi di teologia pastorale pubblicati<br />

nel corso della sua lunga e feconda<br />

attività di pastoralista. Dal volume<br />

traspare compiutamente il suo disegno<br />

teologico-pastorale. Egli aveva inteso la<br />

pastorale come la mediazione dell'autocomunicazione<br />

di Dio agli uomini, e<br />

dunque come il complesso di quegli<br />

eventi e strumenti linguistici in cui il<br />

Dio che parla raggiunge l'uomo in cerca<br />

in lui. Ciò che Mons. Pignatiello aveva<br />

inteso sottolineare è che nella varietà<br />

delle forme comunicative — orali, grafiche,<br />

pittoriche, gestuali — il divino<br />

«prende corpo» nella condizione umana,<br />

si offre cioè all'interiorità dell'auto-trascendenza<br />

della persona attraverso l'esteriorità<br />

di un insieme di segni, che investono<br />

pienamente la sensibilità, raggiungendola<br />

nelle coordinate spazio-temporali.<br />

A questa concezione dell'azione pastorale<br />

corrispondeva, secondo Mons. Pignatiello,<br />

una precisa idea dello statuto<br />

epistemologico della teologia pastorale,<br />

intesa come la riflessione critica sulla<br />

trasmissione della parola di Dio e in generale<br />

delle parole, dei gesti e degli<br />

eventi dell'auto-comunicazione divina.<br />

Si coglie qui il situarsi specifico della<br />

sua proposta rispetto ad altre presentazioni<br />

della natura e delle finalità della<br />

teologia pastorale: se si avverte l'influenza<br />

della «teologia pratica», volta a studiare<br />

i processi di autorealizzazione della<br />

Chiesa, e quindi la privilegiata attenzione<br />

alla «ecclesiogenesi» intesa come<br />

processo di autoedificazione della comunità<br />

ecclesiale nel tempo, la finalità im-<br />

Mons. Luigi M. Pignatiello con il Cardinale Marcello Mimmi<br />

all'apertura del III Congresso catechistico diocesano (1957)<br />

incarnandosi in uno specifico territorio,<br />

irrorano di Vangelo gli ambiti del vivere<br />

quotidiano.<br />

Mons. Pignatiello ha sostenuto con<br />

forza anche quando era imprudente parlarne,<br />

il cammino dei gruppi e delle piccole<br />

comunità ecclesiali. Convinto sostenitore<br />

del rilancio e della valorizzazione<br />

del laicato e del diaconato permanente,<br />

sviluppa l'idea di una Chiesa in cui il<br />

«ministero ordinato» svolga sempre più<br />

la funzione di formatore del laicato e dispensatore<br />

delle grazie di Dio attraverso<br />

l'eucaristia e il perdono vissuto sempre<br />

più in forma comunitaria e in cui i laici<br />

si impegnino a costruire comunità fondate<br />

sulla comunione, la comunicazione,<br />

il servizio missionario nel territorio.<br />

La Chiesa da lui amata e sognata è una<br />

Chiesa interamente missionaria e ministeriale,<br />

in cui ogni battezzato trova il<br />

suo spazio di annuncio e di servizio: dall'ambito<br />

ecclesiale alla mensa della carità,<br />

all'impegno socio-politico.<br />

L'aspetto pastorale è stato sviluppato<br />

attraverso la ricerca scientifica, l'insegnamento<br />

e le migliaia di relazioni, conferenze,<br />

corsi tenuti in tutto il territorio<br />

nazionale ed europeo a sacerdoti e a<br />

operatori pastorali. Accanto a questo tipo<br />

di attività, che possiamo definire di<br />

pastorale scientifica, affiancava la pastorale<br />

di fatto, cioè quel reticolato di omelie,<br />

di dialoghi, di direzione spirituale<br />

che ha saputo intessere nel suo faticoso<br />

e assiduo impegno pastorale. È stato<br />

punto di riferimento per centinaia di sacerdoti<br />

e laici. L'esperienza pastorale ha<br />

trovato il suo culmine negli anni 1970-<br />

1972 e 1979-1982 in cui è stato vicario<br />

episcopale zonale per le zone dell'Arenella<br />

e del Vomero della città di Napoli.<br />

È stato per due volte convisitatore: prima,<br />

nel 1954, con il Cardinale Mimmi e<br />

poi, nel 1961, con il Cardinale Castaldo,<br />

nella visita pastorale alle parrocchie di<br />

Napoli. È stato membro del Collegio dei<br />

consultori, del Consiglio episcopale, del<br />

Consiglio presbiterale, del Consiglio pastorale<br />

e della Commissione per la formazione<br />

permanente del clero della Diocesi<br />

di Napoli.<br />

Nel suo ultimo libro (Comunicare la<br />

fede. Saggi di teologia pastorale, San<br />

mediatamente pratica di questa attenzione<br />

era in Mons. Pignatiello prioritaria.<br />

Non si tratta in altri termini di contrapporre<br />

un'ipotetica ecclesiologia «dall'alto»,<br />

mistico-teologica, a una non meno<br />

ipotetica ecclesiologia «dal basso», legata<br />

all'agire umano nella storia, ma di<br />

mostrare come il dono di Dio, che è e<br />

che resta sempre «dall'alto», si medi necessariamente<br />

in forme e strutture storiche<br />

concrete, in cui di fatto prende corpo<br />

e volto il progetto divino di riconciliazione<br />

per l'uomo e per il mondo.<br />

Di qui una certa distanza del pastoralista<br />

napoletano dalle proposte più<br />

preoccupate di definire in astratto lo statuto<br />

epistemologico della pastorale, concentrate<br />

sulla priorità delle pur rilevanti<br />

questioni metodologiche, e una sua<br />

maggiore prossimità alle concezioni della<br />

teologia pastorale intesa come mediazione<br />

pratica o come effettiva mediazione<br />

salvifica. Come osserva il teologo<br />

Bruno Forte, la preoccupazione che guidava<br />

Pignatiello era eminentemente pratico-operativa:<br />

compito del teologo pastorale<br />

era per lui riflettere criticamente<br />

sulla prassi ecclesiale alla luce delle condizioni<br />

che la rivelazione umana mostra<br />

come proprie dell'auto-comunicazione<br />

divina, al fine di fornire agli operatori<br />

pastorali indicazioni possibili, provvisorie<br />

ma credibili, circa le mete e gli itinerari<br />

della loro azione.<br />

Non è difficile comprendere come<br />

una simile impostazione teologica privilegiasse<br />

il carattere «profetico» dell'azione<br />

pastorale: la rilevanza della mediazione<br />

linguistica, non si pone solo a livello<br />

strumentale, ma anche sul piano dei valori.<br />

Se, cioè la pastorale è comunicazione<br />

della fede, l'evento della Parola, in<br />

cui questa comunicazione originariamente<br />

si compie e sempre nuovamente<br />

si realizza, risulta necessariamente centrale<br />

e determinante.<br />

Monsignor Pignatiello aveva distinto<br />

sei tappe dell'itinerario di comunicazione<br />

della fede: la prima, la preevangelizzazione,<br />

costituita da quell'insieme di<br />

presenza costante, di testimonianza della<br />

novità evangelica, di dialogo e di servizio<br />

gratuito della carità, che prepara il<br />

terreno all'annuncio, rendendo i cuori li-<br />

beri da pregiudizi e difese improprie e<br />

disponendoli all'accoglienza del messaggio.<br />

La seconda tappa consiste nell'evangelizzazione<br />

vera e propria, dove — con<br />

l'aiuto dello Spirito — la Chiesa si sforza<br />

di far risuonare nelle parole umane la<br />

Parola viva della salvezza.<br />

La terza tappa è costituita dal ritorno<br />

riflessivo sull'annuncio, dalla catechesi:<br />

questa deve avere un carattere di permanenza,<br />

corrispondente alla permanenza<br />

con cui l'annuncio va sempre nuovamente<br />

realizzato, onde evitare di dare<br />

per scontata la fede, che è sempre incontro<br />

della gratuita azione divina di<br />

salvezzaconla libera risposta dell'uomo.<br />

Alla catechesi permanente si congiungono<br />

anche, sia pur in forma diversa, le<br />

successive tre tappe dell'azione profetica<br />

del popolo di Dio: la predicazione liturgica,<br />

che Mons. Pignatiello intendeva<br />

quale punto di incontro fra il dono dall'alto<br />

e l'attenzione alle vicende umane,<br />

a quel movimento dal basso, cioè, che è<br />

chiamato a incontrarsi con l'annuncio<br />

animato dal fervore della carità; il magistero<br />

dottrinale della Chiesa, cui è affidato<br />

il compito di custodire la ricchezza<br />

del deposito della fede, fedelmente testimoniandolo<br />

nella complessità dei mutamenti<br />

storici; e la teologia, il cui specifico<br />

è di porsi come coscienza critica della<br />

prassi cristiana ed ecclesiale alla luce<br />

della parola del Dio vivente.<br />

In particolare la teologia pastorale si<br />

porrà nel processo dell'azione profetica<br />

della comunità come la sentinella vigile<br />

della comunicazione della fede, la coscienza<br />

critica tesa a stimolare magistero<br />

e teologia non sui loro contenuti, ma<br />

sulla recepibilità di essi nei contesti culturali<br />

mutevoli. È però in tutte le tappe<br />

del processo di comunicazione della fede<br />

che la riflessione teologico-pastorale<br />

dovrà vigilare sulla mediazione comunicativa,<br />

in esse attuata, affinché la Parola<br />

annunciata sia effettivamente quel che è<br />

e vuol essere, autodestinazione di Dio<br />

all'uomo concreto, Verbo risuonato dal<br />

Silenzio per noi uomini e per la nostra<br />

salvezza.<br />

Il catecheta<br />

L'aspetto catechetico è stato sviluppato<br />

da Mons. Pignatiello, oltre che attraverso<br />

la ricerca, nei quasi vent'anni (dal<br />

1952 al 1971) in cui ha ricoperto l'incarico<br />

di direttore dell'Ufficio catechistico.<br />

In quegli anni ha condiviso fortemente<br />

la linea pastorale dei vari Arcivescovi di<br />

Napoli, in particolare del Cardinale<br />

Mimmi.<br />

È stato membro del Consiglio dell'Ufficio<br />

catechistico nazionale e ha partecipato<br />

attivamente alla preparazione del<br />

documento di base per il rinnovamento<br />

della catechesi in Italia. Catecheta è chi<br />

riflette sulla catechesi perché questa<br />

funzione ecclesiale risponda sempre meglio<br />

alla sua natura di cammino di fede<br />

e alla finalità che è «educare» o «imparare»<br />

Cristo.<br />

In tal senso Mons. Pignatiello è stato<br />

catecheta: egli, da teologo, ha riflettuto<br />

sulla catechesi, riscattandola dalla sua<br />

riduzione a mera pratica o a «dottrina»<br />

da imparare. Sorgente di tale riflessione<br />

era lo sforzo costante di Mons. Pignatiello<br />

a pensare alla «pastorale come teologia»,<br />

reagendo a quel pragmatismo pastorale<br />

che egli amava chiamare «illuminismo<br />

pastorale». La riflessione di<br />

Mons. Pignatiello sulla catechesi può<br />

sembrare severa, radicale, forse lontana<br />

dalla realtà, al punto da essere ritenuta<br />

«utopistica».<br />

Ma, come già si è detto, egli amava<br />

l'utopia. La riflessione del catecheta deve<br />

orientare l'azione catechistica, e così<br />

Mons. Pignatiello, oltre che inquietare le<br />

coscienze addormentate, ha anticipato<br />

molte acquisizioni nel campo della catechesi.<br />

Come non ricordare, ad esempio,<br />

il superamento della catechesi come<br />

«dottrina», la centralità della catechesi<br />

degli adulti e soprattutto il primato dell'evangelizzazione.<br />

Dopo alcuni decenni<br />

queste intuizioni si sono rivelate veramente<br />

profetiche.<br />

A Napoli Mons. Pignatiello di fatto<br />

creò l'Ufficio catechistico diocesano, e<br />

l'ha guidato nel delicato passaggio postconciliare<br />

che proprio nel rinnovamento<br />

della catechesi ha visto uno dei campi<br />

più vivi. Negli anni precedenti la pubblicazione<br />

dei testi catechistici della Cei,<br />

l'Ufficio catechistico di Napoli elaborò e<br />

sperimentò il pregevole «catechismo dei<br />

segni».<br />

L'attenzione per l'evangelizzazione ha<br />

caratterizzato ogni azione e ogni attimo<br />

della vita di Mons. Pignatiello. La sua<br />

tensione evangelizzatrice ha trovato<br />

sbocco nell'importante esperienza missionaria<br />

vissuta in più riprese fra i poveri<br />

della Bolivia, del Brasile, dell'Argentina,<br />

del Cile e del Perú. La condivisione<br />

dell'entusiasmo delle giovani Chiese latino-americane<br />

gli ha permesso di elaborare<br />

una pastorale all'avanguardia che<br />

sceglie sempre posti di trincea.<br />

Il comunicatore<br />

L'attenzione di Mons. Pignatiello per<br />

la comunicazione sociale lo ha visto impegnato<br />

su vari fronti: come direttore<br />

responsabile del settimanale diocesano<br />

Nuova Stagione dal 1979 al 1987; come<br />

presidente della Commissione diocesana<br />

e regionale delle comunicazioni sociali<br />

dal 1957 al 1972; come delegato diocesa-<br />

no e regionale dell'Acec (Associazione<br />

Cattolica Esercenti Cinema) dal 1957 al<br />

1969, come suo vicepresidente prima<br />

(dal 1960 al 1970) e come presidente poi<br />

(dal 1970 al 1977). Ha rivestito fino all'ultimo<br />

la carica di direttore dell'Ufficio<br />

diocesano per le comunicazioni sociali.<br />

È lo stesso Mons. Pignatiello a dare voce<br />

alla sua «teologia della Comunicazione»<br />

attraverso stralci della lezione tenuta<br />

il 9 gennaio 1998 al primo corso di<br />

comunicazioni sociali organizzato dall'Ufficio<br />

diocesano comunicazioni sociali<br />

e dall'Istituto Superiore Scienze Religiose<br />

Donnaregina di Napoli.<br />

«Tutta la nostra riflessione teologica e<br />

tutta la nostra vita teologale dipendono<br />

dalla rivelazione di Dio. Che cos'è la rivelazione<br />

di Dio se non una straordinaria<br />

iniziativa di comunicazione! Per molto<br />

tempo — cioè per tutto il tempo in<br />

cui c'era un rapporto verticale fra i possessori<br />

delle conoscenze e la massa della<br />

gente, il cui simbolo era il pulpito posto<br />

in alto e la gente posta sotto: sul pulpito<br />

uno che parlava e sotto la gente che<br />

ascoltava, senza poter intervenire — si<br />

pensava che questa locazione del soggetto<br />

e dell'oggetto dell'informazione religiosa<br />

fosse la vera comunicazione religiosa.<br />

Ho usato l'imperfetto, ma potrei<br />

usare anche il tempo presente, perché<br />

non è cambiata molto questa posizione.<br />

Per cui si è arrivati ad argomentare così:<br />

che cos'è la rivelazione di Dio? Dio<br />

da tutta l'eternità era solo e conosceva<br />

sé solo; a un certo momento si è scocciato<br />

e ha pensato bene di fare sapere<br />

agli uomini che c'era: “Io ci sto e sono<br />

fatto così”. È come se Dio avesse detto:<br />

“Ho un velo davanti, adesso lo tolgo così<br />

la gente mi vede! E poi, così, le do<br />

qualche informazione, in modo che non<br />

esca dal seminato e sappia precisamente<br />

come sono”. Questa mentalità non è stata<br />

del tutto superata...».<br />

Un vivo ricordo<br />

Ho conosciuto, negli anni '50, Mons.<br />

Pignatiello alla Mostra d'Oltremare a<br />

Napoli per una rassegna cinematografica<br />

per i giovani e mi affascinò quel giovane<br />

prete che iniziava i liceali napoletani<br />

al «cineforum». Uno dei film era<br />

«Nulla è dovuto al fattorino».<br />

Ammaliò tanti liceali, che alcuni scelsero<br />

di seguirlo nel sacerdozio, guidati<br />

dal can. Raffaele Bini, docente di Scienze.<br />

Sapeva accoglierci nel senso più vero<br />

della parola, sapeva ascoltare realmente,<br />

sapeva dare alle cose il valore<br />

stesso che dava il suo interlocutore.<br />

Niente era insignificante per don Luigi<br />

di quanto appariva importante agli occhi<br />

degli altri.<br />

Chi andava a fargli visita nutriva un<br />

vivo desiderio di parlargli con fiducia.<br />

Ha lasciato un segno nella vita di quanti<br />

l'hanno conosciuto, plasmando il nostro<br />

comportamento in modo corretto e duraturo.<br />

È stato per me un esempio di amore,<br />

di laboriosità, di generosità, una linfa vitale<br />

che giunge ancora nell'animo di<br />

quanti l'hanno avvicinato e apprezzato.<br />

Mons. Pignatiello non è stato soltanto<br />

un insigne studioso e maestro, ma un<br />

vero costruttore di anime, al quale si è<br />

affidato un numero crescente di sacerdoti<br />

e laici. Impressionava la grandezza<br />

della sua statura morale e la sua rettitudine.<br />

Ottimista, sempre fondamentalmente<br />

lucido, sprigionava una fede vissuta<br />

che appariva straordinaria, si dimostrava<br />

sempre giovane, attento ai problemi<br />

del momento, amava intrattenersi<br />

con i giovani e non, mai rimpiangendo<br />

il passato.<br />

Mi ha aiutato giorno per giorno a sentire<br />

e a vivere la grande stagione di rinnovamento<br />

che la Chiesa sta attraversando.<br />

È stato per me stimolo e guida<br />

costante a vivere il mistero della Chiesa<br />

sul piano più vasto, nelle grandi visioni<br />

della teologia, della spiritualità, della<br />

storia, del «senno» della Chiesa. Ha seguito<br />

me ed altri con animo di padre, di<br />

fratello e di amico sicuro per tutta la vita.<br />

In ogni attività, anche spicciola, non<br />

c'è stata mai in don Luigi separazione<br />

tra vita e apostolato; a questa armonia<br />

deve risalire l'influsso che ha esercitato<br />

su tutti. Nessuno di quanti lo hanno conosciuto,<br />

ascoltato, praticato, riesce a<br />

dimenticare il suo fascino spirituale, che<br />

riluceva nella parola, nei contatti e fin<br />

nella sua vena umoristica, tipica della<br />

sua napoletanità.<br />

La sua libertà era grande come la povertà.<br />

E come la povertà così l'obbedienza.<br />

L'opportunismo non guidò mai i<br />

suoi passi. Era un uomo coerente e sincero.<br />

Il suo amore alla Chiesa e alle anime<br />

lo spingeva ad affrontare con ardore<br />

e coraggio i problemi anche più difficili,<br />

senza badare al personale tornaconto,<br />

ma guardando solo a ciò che la coscienza<br />

gli indicava come scelta giusta e doverosa.<br />

La sua volontà tenace non ripiegava<br />

mai davanti agli ostacoli. Era abituato<br />

a parlar chiaro. Ispirò sempre la<br />

sua azione a un criterio lineare e fermo<br />

di rettitudine. Era un uomo guidato da<br />

una passione sincera per la Chiesa e dal<br />

desiderio di servirla. Ha saputo obbedire<br />

pur avendo la prontezza nel decidere, la<br />

sicurezza di guida e il coraggio: personalità<br />

volitiva dal forte carattere. Il Comune<br />

di Napoli ha voluto dedicargli una<br />

sala a Palazzo s. Giacomo per il suo impegno<br />

di promozione umana.

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