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AFRICA<br />

PAGINA<br />

8 .<br />

Il cammino<br />

della Chiesa<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Giovedì 25 Gennaio 2001<br />

Sono cinque i progetti realizzati in Ghana<br />

e in Costa d'Avorio grazie all'impegno<br />

di un Istituto bancario di solidarietà, fondato<br />

dal gesuita danese Anton Dekkers e<br />

da alcuni laici impegnati. Unico obiettivo<br />

dell'Istituto è la solidarietà con i poveri<br />

del Terzo Mondo.<br />

In Ghana il progetto lanciato in questa<br />

ottica consiste nella concessione di piccoli<br />

crediti, «City saings and loans». Ad Accra<br />

si contano sino a 15.000 membri, ognuno<br />

dei quali può ottenere fino a 600 dollari di<br />

Ghana: solidarietà con i poveri del Terzo Mondo<br />

credito con un interesse del 3,5%. In<br />

un'altra città del Ghana, a Tema, è stata<br />

invece fondata, sempre su iniziativa di<br />

questo gruppo, una cooperativa che raccoglie<br />

80 persone chiamata «Tie & dye<br />

producers society». Vi si lavora il tessuto<br />

batik in cotone, (il batik è un processo di<br />

decorazione di un tessuto mediante tintura),<br />

dopo averne coperto alcune parti con<br />

della cera o della stoffa così trattata.<br />

BURKINA FASO Il Card. Gantin conclude a Ouagadougou le celebrazioni del centenario dell'evangelizzazione<br />

Urge chinarsi sulle ferite del Continente<br />

con audacia e con coraggio profetico<br />

GIANFRANCO GRIECO<br />

«Una Chiesa che non è missionaria è<br />

una Chiesa morta». È stato questo uno<br />

dei concetti più incisivi espressi dal Cardinale<br />

Bernardin Gantin, Decano del<br />

Collegio Cardinalizio, Inviato Speciale<br />

del Santo Padre alle celebrazioni conclusive<br />

del centenario della Chiesa in Burkina<br />

Faso, durante la solenne Concelebrazione<br />

Eucaristica presieduta domenica<br />

mattina 21 gennaio 2001 nel santuario<br />

mariano di Yagma, vicino alla città<br />

capitale, Ouagadougou.<br />

A tutta la famiglia ecclesiale del Paese<br />

il Porporato, nativo del Benin, ha recato<br />

il paterno saluto, la vicinanza nella preghiera<br />

e l'incoraggiamento di Giovanni<br />

Paolo II, il quale conosce ed apprezza<br />

gli sforzi ed i meriti di questa Chiesa,<br />

nonostante le difficili situazioni che la<br />

feriscono ancora come la siccità e le altre<br />

avversità. Per ben due volte — nel<br />

1980 e nel 1990 — Giovanni Paolo II ha<br />

visitato questo Paese lasciando una serie<br />

di consegne sia sul piano della evangelizzazione<br />

che su quello della promozione<br />

umana. Nella capitale del Paese ha<br />

anche sede la «Fondazione Giovanni<br />

Paolo II per il Sahel»: una istituzione<br />

che in comunione con il Pontificio Consiglio<br />

della Giustizia e della Pace cerca<br />

da oltre vent'anni di lenire le ferite e di<br />

promuovere il senso della solidarietà e<br />

della condivisione.<br />

In un secolo — quello XX — che ha<br />

registrato «le pene, le sofferenze, la buona<br />

volontà e la generosità di numerose<br />

generazioni successive di apostoli, di uomini<br />

e di donne», il Cardinale Gantin ha<br />

reso omaggio ai numerosi pionieri dell'evangelizzazione<br />

del Paese che per<br />

ideali più alti hanno dato la vita.<br />

Una Chiesa, come quella del Burkina<br />

Faso, ancora giovane e, per questo fragile<br />

— ha rilevato il Cardinale — chiamata<br />

ora «Famiglia di Dio» è invitata ad<br />

organizzare «la propria evangelizzazione<br />

per essere fermento di un mondo che si<br />

trasforma rapidamente sotto i suoi oc-<br />

chi». Questo centenario — ha sottolineato<br />

il Card. Gantin — «non è un giorno<br />

di chiusura, ma di una nuova partenza».<br />

Si tratta — ha aggiunto — di «un nuovo<br />

invio verso quanti non conoscono ancora<br />

Gesù Cristo, o lo conoscono male, e<br />

verso tutti gli altri con i quali condividere<br />

la speranza che è in noi».<br />

Per affrontare questa «responsabilità<br />

missionaria universale», il Cardinale<br />

Gantin ha proposto la testimonianza<br />

evangelica, la conversione, la santità,<br />

come capacità di «chinarsi con audacia<br />

e con coraggio profetico» sulle ferite del<br />

Continente, per «essere fermento e per<br />

contribuire a far rinascere un mondo<br />

nuovo attingendo da Cristo l'energia necessaria<br />

per edificare una pace che ri-<br />

concilia i cuori nella verità e nella giustizia».<br />

È in Gesù Cristo — ha detto con forza<br />

il Cardinale Decano del Collegio Cardinalizio<br />

— che si possono «vincere le<br />

molteplici barriere di odio, di egoismo,<br />

di violenza e di passioni» in modo che<br />

l'Africa possa «offrire — ha continuato<br />

— una immagine diversa da quella dei<br />

suoi cadaveri e dei suoi rifugiati»; occorre<br />

presentarsi al mondo come «autentica<br />

famiglia di Dio». Il merito di una famiglia<br />

— ha sottolineato ancora — «è di<br />

fare in modo che nessuno si senta lontano<br />

da essa e che, al contrario, tutti possano<br />

sentirsi vicini, poiché per costruire<br />

la casa comune nessuno deve sentirsi di<br />

peso o inutile».<br />

CAPO VERDE Per 23 anni missionario nell'arcipelago della siccità<br />

Il cappuccino Padre Pio Gottin, pioniere<br />

dell'evangelizzazione e promotore di cultura<br />

EGIDIO PICUCCI<br />

Anche se ha un nome insolito,<br />

è sempre la massima<br />

onorificenza nazionale concessa<br />

a chi ha «bene meritato»<br />

del Paese, in questo<br />

caso della Repubblica di Capo<br />

Verde. Si tratta della<br />

«Medaglia del Vulcano» che<br />

il Presidente dell'arcipelago<br />

(dieci isole, di cui sette abitate)<br />

assegna a chi si è distinto<br />

per iniziative o attività<br />

a favore del suo popolo.<br />

Uno dei pochi a meritare<br />

l'onorificenza (che si ispira<br />

al vulcano dell'isola di Fogo)<br />

è stato il cappuccino torinese<br />

P. Pio Gottin (1924-<br />

1999) il quale, oltre ad aver<br />

dato vita a opere determi-<br />

nanti per lo sviluppo dell'isola di Brava,<br />

ebbe a che fare direttamente con il vulcano.<br />

Infatti, durante l'eruzione del<br />

1951, fu il primo ad accorrere in aiuto<br />

della popolazione travolta da dieci metri<br />

di lava, meritando encomi e riconoscimenti<br />

dal governo portoghese, al quale<br />

peraltro rimproverava un certo disinteresse<br />

per la colonia.<br />

La tempestività dell'intervento gli fu<br />

possibile perché in quell'anno si trovava<br />

nella parrocchia di S. Lourenço, un villaggio<br />

in gronda al vulcano, dov'era arrivato<br />

nel 1949, in tempo per raccogliere<br />

il testimone da P. Paolino da Busca, il<br />

primo cappuccino italiano morto nell'arcipelago.<br />

Soccorso l'ultimo sinistrato, P. Pio fu<br />

trasferito a Brava, la più piccola delle<br />

isole abitate (64 Kmq), dove rimase per<br />

23 anni, divenendo, come dicevano i<br />

confratelli, «sacerdote, re, governatore e<br />

impresario».<br />

Cominciò con un'opera umanissima e<br />

necessaria: aiutare i bambini, le vittime<br />

più esposte delle crisi (siccità) periodiche<br />

che flagellano la nazione. Proprio in<br />

quegli anni, infatti, le isole divennero<br />

più che mai un deserto galleggiante e a<br />

nulla servivano le rimesse dei 700 mila<br />

emigrati che assicurano la sopravvivenza<br />

ai 300 mila rimasti in patria.<br />

P. Pio corse ai ripari aprendo la scuola<br />

materna «Maria Immacolata», nella<br />

quale, oltre a nutrire l'anima dei bambini,<br />

si nutriva (e si nutre) anche il corpo<br />

con 300 pasti al giorno. Un'autentica<br />

provvidenza che meritò al cappuccino il<br />

titolo di «Pai do povo» (padre del popolo)<br />

e che lo fa sopravvivere nell'Istituto<br />

che fondò e a cui affidò la conduzione<br />

della scuola, e cioè le «Terziarie Francescane<br />

di Maria Immacolata» (Irmãs<br />

Franciscanas), il primo dei due Istituti<br />

secolari capoverdiani.<br />

Oggi «as Irmãs» lavorano in cinque<br />

Giovanni Paolo II a Bobo-Dioulasso (Burkina Faso) durante la visita pastorale compiuta il 19 gennaio 1990<br />

isole (più a Boston) e sono all'avanguardia<br />

sia nella catechesi che nella lotta<br />

contro la lebbra che, grazie all'aiuto di<br />

organismi internazionali e a una preparazione<br />

specifica in ospedali specializzati,<br />

hanno debellato assistendo gli hanseniani<br />

a Casa Betania (Fogo) e facendo<br />

una minuziosa opera di prevenzione nei<br />

maggiori villaggi del Paese.<br />

Nella piccola storia dell'arcipelago P.<br />

Pio sopravvive, invece, per aver spianato<br />

la strada ai mezzi di comunicazione<br />

di oggi con una pubblicazione modesta,<br />

ma coraggiosa: «Repique do Sino», rintocco<br />

di campana. Fu essa, infatti, a<br />

preparare il terreno a Radio Nova, la<br />

trasmittente che da S. Vicente copre oggi<br />

24 ore su 24 l'intero territorio nazionale,<br />

e a Terra Nova, il mensile cattolico<br />

che ha accompagnato i difficili anni<br />

del dopo indipendenza (1975) e quelli relativamente<br />

più facili di oggi. Radio e<br />

giornale sono diretti dal cappuccino locale<br />

P. Antonio Fidalgo.<br />

Nata come voce delle parrocchie e<br />

come collegamento con gli emigrati,<br />

«Repique» si stampava nella tipografia<br />

della missione, anch'essa dovuta a P.<br />

Pio, svolgendo una funzione preziosa,<br />

perché contribuì validamente alla difesa<br />

della cultura capoverdiana, dato che<br />

aveva più d'una rubrica in creolo, la lingua<br />

locale che i portoghesi avrebbero<br />

voluto cancellare.<br />

Il periodico arrivò ad avere duemila<br />

abbonati.<br />

La tipografia servì anche per frenare<br />

la fuga degli uomini verso l'America<br />

(Brava è conosciuta come l'isola della<br />

grande emigrazione), con comprensibili<br />

vantaggi per l'unità familiare. Inoltre entrò<br />

nelle simpatie dei giovani per l'insolito<br />

entusiasmo che in quegli si aveva<br />

per la scuola.<br />

A fianco della tipografia fu aperta una<br />

falegnameria che ha formato ottimi arti-<br />

giani, come la banda musicale<br />

preparò esperti musicisti<br />

e la schola cantorum famosi<br />

cantanti, nel cui repertorio<br />

figuravano anche<br />

le caratteristiche morne<br />

(canti mesti, nostalgici), alcune<br />

delle quali composte<br />

da Eugénio Tavares, uno<br />

dei maggiori poeti capoverdiani.<br />

L'attività maggiore di P.<br />

Pio e dei confratelli fu, comunque,<br />

la catechesi, tanto<br />

che a un certo punto essi<br />

annunciarono al Vescovo<br />

che nell'isola erano «diminuiti<br />

i battesimi». L'annuncio<br />

si capisce se si tiene<br />

conto che, all'arrivo, i religiosi<br />

dovettero provvedere<br />

anche al battesimo degli<br />

adulti, per cui i battesimi erano molti;<br />

più tardi, dovendo pensare solo i bambini,<br />

è ovvio che essi diminuirono. La catechesi,<br />

cioè, aveva dato buoni frutti,<br />

tanto che il Vescovo Mons. Colaço manifestò<br />

pubblicamente la propria ammirazione<br />

«per l'eroismo dei Cappuccini<br />

torinesi che hanno cambiato il volto di<br />

Capo Verde, perché nessuno ha lavorato<br />

tanto come loro».<br />

Nel 1978 P. Pio lasciò Brava tra il<br />

rimpianto generale e si riposò cambiando<br />

lavoro. La lunga permanenza nell'isola<br />

gli aveva fatto vivere indirettamente i<br />

disagi dell'emigrazione, per cui chiese di<br />

poter andare a Boston per assistere i capoverdiani<br />

«americani». Il tempo di rendersi<br />

conto della situazione, e poi la pianificazione<br />

di un lavoro metodico e intelligente,<br />

ammirato dai Cardinali Medeiros<br />

e Law, nonché dagli organismi legali,<br />

sociali ed educativi di Boston, di<br />

Brockton, di New Bedford e di Sciutate,<br />

i luoghi in cui ha lavorato per vent'anni<br />

con la solita dedizione e l'abituale originalità.<br />

Nel 1994 l'Arcivescovo di Boston, il<br />

Cardinale Bernard Francis Law, gli conferì<br />

il «Fitzpatrick Award», la massima<br />

onorificenza dell'arcidiocesi, assegnata<br />

annualmente a chi si distingue nell'assistenza<br />

agli immigrati o ai rifugiati. Fu in<br />

quell'occasione che l'ex parroco di St.<br />

Patrick, don John Mulloy, disse pubblicamente<br />

che «tutto ciò che P. Pio possiede,<br />

denaro, beni, tempo, tutto è per il<br />

suo popolo di adozione».<br />

Due anni prima il primo Ministro capoverdiano<br />

era volato a Boston per conferirgli<br />

la cittadinanza capoverdiana,<br />

mentre nel 1998 arrivò la «Medaglia del<br />

Vulcano», conferitagli per «i servizi prestati<br />

alla comunità cattolica capoverdiana<br />

nel corso di una vita di dedizione e<br />

di sacerdozio».<br />

Il Cardinale Gantin ha infine esortato<br />

tutti a fare in modo che ogni parrocchia<br />

sia «un luogo di incontro e di comunione»;<br />

ogni diocesi sia «un modello di semina»;<br />

ed ogni Paese si adoperi ad «offrire<br />

a tutti i suoi figli i mezzi ed una<br />

uguale opportunità di sviluppo e di prosperità».<br />

Nel corso della sua visita pastorale il<br />

Cardinale Gantin ha avuto modo di incontrare<br />

e di incoraggiare Vescovi, sacerdoti,<br />

religiosi, religiose e laici chiamati,<br />

dopo il Giubileo, a testimoniare<br />

Cristo «nuova eredità dell'Anno Santo»,<br />

ripartendo da Lui per contemplare il<br />

suo volto ed essere nel contempo testimoni<br />

del suo amore misericordioso nel<br />

contesto del Continente africano.<br />

Una terza cooperativa, conosciuta con il<br />

nome di «Can & Kaa Ltd», ormai svolge la<br />

sua attività in tre regioni del Paese. La<br />

produzione di questa cooperativa, formata<br />

da 200 membri, è molto varia.<br />

È stata poi fondata un'associazione<br />

femminile chiamata «Afpa» che è animata<br />

da 15.000 donne tutte impegnate nell'ambito<br />

dell'agricoltura e del giardinaggio.<br />

In Costa d'Avorio, a Bassam e nei din-<br />

torni, il progetto avviato si rivolge solo alle<br />

donne (2.000 persone), le quali possono<br />

disporre di quantità considerevoli di mercanzia<br />

da rivendere.<br />

I progetti riservati alle donne hanno la<br />

priorità, in quanto in molti Paesi in via di<br />

sviluppo le donne vengono ancora tenute<br />

poco in considerazione. «D'altro canto sono<br />

le donne — come affermano i promotori<br />

delle iniziative guidate dal gesuita danese<br />

e dai suoi collaboratori laici —, a<br />

gestire meglio i crediti concessi».<br />

ZAMBIA Testimonianza del Cardinale missionario<br />

I ragazzi bussano<br />

sempre alla mia porta<br />

Card. ADAM KOZŁOWIECKI<br />

Qui, a Mpunde, siamo veramente<br />

troppo pochi. Attualmente la Missione<br />

serve 37 «stazioni esterne» che distano<br />

anche più di 150 km da qui e<br />

sono raggiungibili solo percorrendo<br />

strade accidentate. Siamo due sacerdoti,<br />

il parroco, Rev. Jan Krzysztón,<br />

ed io, che sono il suo «decrepito» assistente<br />

di 89 anni.<br />

Padre Jan si occupa delle «stazioni<br />

esterne», perché a causa della<br />

mia età e della cattiva vista non<br />

posso più condurre l'auto, ma devo<br />

farmi condurre io da qualcun altro.<br />

Quest'anno mi hanno dovuto portare<br />

in 11 «stazioni» per le Confermazioni.<br />

Tuttavia non sto qui con le<br />

mani in mano. Svolgo i miei servizi<br />

sacerdotali: Santa Messa, predicazione,<br />

confessioni...<br />

Il problema più grande e che porta<br />

via molto tempo è costituito dalle<br />

persone che bussano continuamente<br />

alla mia porta quando devo risolvere<br />

i problemi della nostra gente, che<br />

vanno moltiplicandosi. La missione<br />

possiede una scuola rilevata dal Governo<br />

circa 20 anni fa. Ora è stata<br />

restituita alle suore, ma solo perché<br />

sia una Scuola secondaria superiore<br />

per ragazze. Ai ragazzi è stato detto<br />

di andare «da qualche altra parte».<br />

Molti di loro sono stati ammessi alla<br />

scuola governativa di Kabwe. Le<br />

famiglie sono per la maggior parte<br />

poverissime e non possono affrontare<br />

i costi dell'istruzione. I ragazzi<br />

hanno cominciato a bussare alla<br />

mia porta. Non posso certo dire loro<br />

che non sono affari miei. Appena ne<br />

aiuto uno, nei villaggi si diffonde la<br />

notizia che presso la Missione c'è<br />

una «mucca da mungere». Il numero<br />

delle persone che bussa alla mia<br />

porta è infinito. Comunque, la<br />

«mucca» è stata prosciugata (più di<br />

4 milioni di Kwacha - 1.250 dollari!).<br />

Molti bambini non vivono con i<br />

propri genitori, ma con una sorta di<br />

«parenti», molto spesso con «nonne».<br />

Cerco di non indagare troppo per<br />

non imbarazzarli. Appaiono trascurati.<br />

Un ragazzo tremava per la malaria.<br />

Gli ho detto: «Vai all'ospedale»<br />

e mi ha risposto: «Non ho soldi». Un<br />

altro aveva una grande piaga sul<br />

labbro superiore e 7 ferite sulle gambe.<br />

Quando gli ho detto di andare<br />

all'ospedale e di nuovo mi sono sentito<br />

rispondere: «Non ho soldi», ho<br />

sentito caldo sotto il colletto e mi<br />

sono ricordato di quando un certo<br />

signor Adolf Hitler mi invitò a trascorrere<br />

una vacanza ad Auschwitz<br />

e a Dachau, dove imparai ad aiutare<br />

me stesso e gli altri. Così ho preso<br />

il ragazzo e ho curato le sue piaghe.<br />

Di nuovo nei villaggi si è diffusa<br />

la notizia che presso la missione c'è<br />

un dottore-mago, addirittura specializzato<br />

in piaghe. Decine e decine di<br />

persone hanno cominciato a venirmi<br />

a trovare. Mi impegnano per un'ora<br />

o anche due al giorno e mi tolgono<br />

il tempo per curare la corrispondenza.<br />

Però imparo anche qualcosa.<br />

Quando arrivano molti ragazzi con<br />

le loro ferite e piaghe fanno un tale<br />

baccano che io non riesco a lavorare.<br />

Una volta che un ragazzo è stato<br />

troppo rumoroso, ho perso veramente<br />

la pazienza e l'ho rimproverato<br />

un po' troppo.<br />

Il giorno dopo, quando i ragazzi<br />

sono tornati per ricevere altre cure,<br />

lui si è seduto per terra piangendo e<br />

si è presentato per ultimo alla visita.<br />

Quando gli ho chiesto perché piangeva<br />

non mi ha risposto. Il giorno<br />

successivo è venuto e stava piuttosto<br />

bene. Mi aveva voluto dimostrare<br />

che gli era dispiaciuto di essersi<br />

comportato male.<br />

I Frati Minori presenti in ventiquattro Paesi del Continente<br />

Nel nome di san Francesco<br />

per servire i poveri e gli ultimi<br />

GINO CONCETTI<br />

Da poco la liturgia dell'Ordine ha celebrato<br />

l'anniversario dei primi martiri<br />

francescani che si erano spinti sulle coste<br />

occidentali dell'Africa con la benedizione<br />

di san Francesco. Il loro martirio<br />

fu salutato dal santo — uomo di pace<br />

— come una benedizione di Dio, come<br />

una sorgente per altri evangelizzatori e<br />

altri testimoni di Cristo.<br />

Sempre radicati sull'ideale evangelico<br />

e sul carisma missionario i Frati Minori<br />

ravvivano la loro presenza e la loro testimonianza<br />

in Africa, con una molteplicità<br />

di iniziative in molte nazioni. In una<br />

recente rassegna con dati statistici e documentazione<br />

fotografica s'illustra il<br />

progetto missionario per il prossimo millennio.<br />

Anzitutto si riafferma lo spirito<br />

autenticamente francescano. Sull'esem-<br />

pio di san Francesco l'evangelizzazione<br />

con la proclamazione della Parola di<br />

Dio, con l'annuncio del Vangelo nell'assoluta<br />

fedeltà a Dio e alla Chiesa. I mezzi<br />

più efficaci e adibiti sono la testimonianza<br />

e il dialogo. La testimonianza è<br />

data dalla coerenza della vita, vissuta<br />

nella perfetta conformità a Cristo e nella<br />

realizzazione di opere capaci di far crescere<br />

la popolazione nella fede e nella<br />

promozione umana, sociale, culturale.<br />

Alla testimonianza sono associati il<br />

dialogo e la fraternità. San Francesco<br />

non ha mai inviato per il mondo ad annunciare<br />

il Vangelo singoli individui. La<br />

formula preferita era sempre il gruppo<br />

che costituiva una nuova fraternità di<br />

frati sul modello della comunità apostolica.<br />

Il metodo era il dialogo, il colloquio<br />

pacifico, attento, umile e docile. La<br />

violenza verbale, tanto meno quella fisi-<br />

Mons. Taban Vescovo di Torit<br />

«missionario» tra i missionari<br />

Ama definirsi «un semplice missionario»;<br />

da vent'anni percorre in lungo<br />

e in largo la diocesi di Torit, nel<br />

sud del Sudan lacerato dalla guerra<br />

civile, affidatagli dal Santo Padre; a<br />

volte è l'unico legame della sua gente<br />

con la realtà circostante.<br />

Si tratta di Monsignor Paride Taban,<br />

un Vescovo che ha scelto di<br />

esercitare il suo apostolato episcopale<br />

come un itinerante del Vangelo.<br />

Da quando in questo vastissimo<br />

territorio ecclesiastico (circa 100 mila<br />

chilometri quadrati) è stata scoperta<br />

l'esistenza della tribù dei «catchipos»<br />

i cui membri, ignari delle questioni<br />

politiche e anche del Vangelo, sono<br />

tuttavia vittime delle conseguenze nefaste<br />

della guerra che perversa attualmente<br />

in Sudan, Mons. Taban<br />

non manca di trascorrere anche lunghi<br />

periodi tra di loro.<br />

Abitualmente lascia la propria residenza<br />

episcopale di mattina presto.<br />

Porta alle persone presso le quali si<br />

reca diversi doni: alimenti, abiti, prodotti<br />

farmaceutici, ecc. «Condividiamo<br />

ciò che abbiamo», ama spesso<br />

dire.<br />

Questo Pastore, che offre aiuto e<br />

conforto a tutti, senza fare alcuna distinzione<br />

di religione, di tribù o di<br />

appartenenza politica, confessa di<br />

parlare a tutti, di nutrirsi di quello di<br />

cui si nutrono gli altri e di indossare<br />

i loro stessi abiti poveri.<br />

Ha un solo desiderio: quello di<br />

rendersi accessibile a tutti, di poter<br />

essere avvicinato da chiunque, come<br />

Gesù. Nel 1994, Monsignor Taban ha<br />

posto mano all'opera di sviluppo della<br />

sua diocesi con la collaborazione<br />

di un piccolo gruppo di fedeli.<br />

In particolare si è dedicato all'apostolato<br />

tra le popolazioni che vivono<br />

nel deserto che fa parte della sua circoscrizione<br />

ecclesiastica.<br />

Attraverso l'uso della radio e del<br />

telefono riesce a mantenere un contatto<br />

costante con i suoi sacerdoti.<br />

Tale attività di riorganizzazione<br />

della Chiesa locale è stata avviata all'indomani<br />

della caduta del capoluogo<br />

della diocesi conquistato dai ribelli.<br />

In quella occasione Monsignor<br />

Paride Taban fu arrestato dai ribelli e<br />

tenuto in prigione per cento giorni in<br />

condizioni molto precarie.<br />

Rientrato tra i suoi si è dedicato<br />

con rinnovato vigore all'evangelizzazione,<br />

in particolare proprio di quello<br />

che egli ama chiamare il «nuovo Popolo<br />

di Dio» scoperto presso i «catchipos».<br />

Per svolgere questo apostolato ha<br />

imparato la loro lingua, oltre all'arabo,<br />

all'inglese e a diversi altri dialetti.<br />

Il Vescovo missionario non si stanca<br />

di incontrare, di parlare, di condividere.<br />

Egli è il primo a giungere nei<br />

luoghi di incontro e l'ultimo a partire.<br />

La sua ansia missionaria con conosce<br />

limiti o soste.<br />

ca, è totalmente estranea alla cultura e<br />

alla formazione del Frate Minore.<br />

La presenza francescana in Africa risale<br />

al tempo di san Francesco ma nel<br />

corso dei secoli è stata condizionata dalle<br />

evoluzioni culturali, politiche, militari<br />

e sociali che si sono verificate in quel<br />

continente. In non poche nazioni i Frati<br />

hanno dovuto lasciare quello che per<br />

anni avevano pazientemente costruito.<br />

Secondo le ultime statistiche, i francescani<br />

dell'Ordine dei Frati Minori sono<br />

presenti in Egitto, Libia, Marocco, Somalia<br />

(ora senza frati), Kenya, Uganda,<br />

Rwanda, Burundi, Tanzania, Malawi,<br />

Madagascar, Mauritius, Zambia, Repubblica<br />

Democratica del Congo, Repubblica<br />

del Congo (Brazaville), Repubblica<br />

Centroafricana, Mozambico, Zimbabwe,<br />

Sud Africa, Angola, Costa d'Avorio,<br />

Togo, Benin, Guinea Bissau. In totale<br />

sono 24 i Paesi africani dove i Frati<br />

Minori risiedono e svolgono attività di<br />

evangelizzazione e di promozione umana<br />

e culturale.<br />

Quanto a numero, una statistica assoluta<br />

non è possibile redigere perché non<br />

pochi religiosi svolgono il ministero nelle<br />

missioni africane per un periodo di temporaneo,<br />

in quanto vi vanno ad assolvere<br />

un compito di sostituzione o di<br />

integrazione di confratelli già stabili in<br />

loco.<br />

Secondo le informazioni rese note<br />

dall'Ordine, nel 2000 in totale i Frati stabili<br />

erano 700. Le comunità sono composte<br />

da frati di diverse nazionalità. Il<br />

loro impegno missionario consiste principalmente<br />

nella formazione dei candidati<br />

all'ordine e dei laici, nel lavoro pastorale<br />

sia nelle città che nelle zone rurali,<br />

nell'istruzione ed educazione della<br />

gioventù, nella cura degli ammalati, nella<br />

promozione dei ritiri e corsi spirituali,<br />

nell'assistenza dei poveri e dei rifugiati,<br />

nella predicazione, nella catechesi e nella<br />

celebrazione dei sacramenti.<br />

Purtroppo, lo sviluppo dell'Ordine in<br />

Africa dipende da diversi fattori, tra cui<br />

la crisi delle vocazioni di cui ancora soffrono<br />

molte nazioni europee. A questa<br />

crisi l'Ordine in parte supplisce con il<br />

potenziamento della formazione delle<br />

vocazioni locali, il cui completamento richiede<br />

notevoli risorse di persone ed<br />

economiche.<br />

E poi si devono superare le enormi<br />

difficoltà dovute a diversità di cultura,<br />

di mentalità e di stabilità politica. La<br />

speranza accompagna ovunque il francescano.<br />

È come un virgulto destinato a<br />

germogliare e a fiorire perché il protagonista<br />

è lo Spirito Santo, promesso e<br />

donato alla Chiesa e ai discepoli fedeli a<br />

Cristo.

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