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PAGINA<br />
6 .<br />
LITURGIA DELLA PAROLA<br />
Is 6, 1-8<br />
1 Cor 15, 1-11<br />
Lc 5, 1-11<br />
Credo sia cosa buona e giusta avere<br />
spesso sulle labbra l'invocazione al<br />
Signore: «Verso la tua Parola guida il<br />
mio cuore». Quando il nostro spirito è costantemente<br />
rivolto alla divina parola, la nostra<br />
vita segue la luce sapienza e le nostre<br />
scelte vanno nella direzione della volontà di<br />
Dio.<br />
1. La familiarità con i Salmi ci insegna<br />
che la Parola di Dio brilla come una lampada<br />
sui passi dei credenti, splende come un<br />
faro di luce sul nostro difficile cammino.<br />
È da stolti camminare nell'oscurità delle<br />
tenebre, quando possiamo trovare la luce e<br />
la gioia della sapienza che il Signore ci ha<br />
comunicato.<br />
Si sprecano tante parole umane — attraverso<br />
i mezzi di comunicazione sociale —<br />
che producono confusione nelle coscienze,<br />
che creano falsi problemi, che inducono desideri<br />
e bisogni inutili, che abbassano il livello<br />
della condotta individuale e del costume<br />
sociale.<br />
In questi nostri tempi strani e convulsi<br />
sembra che la parola umana sia stata piegata<br />
a servizio della menzogna per ottenere<br />
consenso politico, per accrescere il profitto<br />
del denaro, per colpire i fondamenti della<br />
civiltà. Quando la parola diventa menzogna,<br />
non è difficile prevedere il tramonto della libertà<br />
e della democrazia.<br />
È necessario che noi cristiani restiamo discepoli<br />
di Cristo, fonte di verità, e che dedichiamo<br />
alla Parola di Dio il nostro cuore; allora<br />
la nostra vita verrà immersa nel fiume<br />
della carità.<br />
Non potrebbe essere gradita a Dio una at-<br />
L'OSSERVATORE ROMANO Lunedì-Martedì 29-30 Gennaio 2001<br />
La Chiesa che è in Perugia-Città della<br />
Pieve ha celebrato di recente la Giornata<br />
diocesana dei fidanzati, caratterizzata dalla<br />
tradizionale festività del «santo anello»,<br />
una reliquia molto venerata, custodita nella<br />
Cattedrale di san Lorenzo.<br />
Anche quest'anno numerose coppie di<br />
giovani che si preparano al matrimonio<br />
sono giunte in Duomo per pregare dinanzi<br />
al reliquiario contenente quello che la tradizione<br />
popolare ritiene essere un anello<br />
della Madonna.<br />
tenzione alla Parola rivelata che si riducesse<br />
ad inutile curiosità o a mera conoscenza,<br />
lasciando la vita mediocre ed infruttuosa.<br />
2. Il profeta Isaia — di cui alla prima lettura<br />
odierna — si crede perduto all'irrompere<br />
della visione che gli manifesta la santità<br />
e la gloria del Signore degli eserciti.<br />
Iddio, tre volte santo, gradisce l'atteggiamento<br />
di umiltà del Profeta, gli perdona<br />
ogni peccato e gli infonde speranza.<br />
Immediatamente scatta la buona volontà<br />
del Profeta, che si dichiara pronto a svolgere<br />
la missione per la salvezza spirituale del<br />
popolo.<br />
Ogni battezzato deve avere nel cuore e<br />
sulle spalle un duplice compito: attendere<br />
alla propria santificazione e lavorare per il<br />
vero bene dei suoi fratelli.<br />
Per questa ardua missione è necessaria,<br />
prima di tutto, la liberazione da ogni legame<br />
di egoismo, palese o mascherato; poi è<br />
richiesta la supplica a Dio, ricco di miseri-<br />
A Perugia-Città della Pieve la Giornata diocesana dei fidanzati<br />
Al termine della Giornata, l'Arcivescovo<br />
Giuseppe Chiaretti ha presieduto la solenne<br />
Concelebrazione Eucaristica con i canonici<br />
del Capitolo della Cattedrale. «Oggi<br />
c'è tanto diffuso discredito del fidanzamento<br />
e della famiglia — ha ammonito il<br />
Presule all'omelia —. Proprio in questi<br />
momenti abbiamo bisogno di ribadire con<br />
energia e con forza una linea diversa di<br />
quella che viene proposta e che è di sfal-<br />
damento della visione cristiana della famiglia».<br />
«La via del cristiano — ha sottolineato<br />
Mons. Chiaretti — è una via austera<br />
ed il fidanzamento è tempo di cammino<br />
comune e di attenta preparazione al matrimonio,<br />
che è un sacramento».<br />
L'Arcivescovo ha rivolto alle coppie di<br />
fidanzati ed ai giovani un forte richiamo ai<br />
valori, esortando anche i genitori a seguire<br />
i loro figli nel cammino di preparazione<br />
Discepoli di Cristo, fonte di verità<br />
cordia, per ottenere gli aiuti del Cielo, senza<br />
dei quali le umane fatiche sono inutili.<br />
Quando il nostro rapporto con Dio è fondato<br />
sull'umiltà e sulla generosità del cuore,<br />
allora si può dire al Signore che chiama:<br />
«Eccomi, manda me!», con la serena fiducia<br />
che le nostre fatiche — garantite dall'amore<br />
onnipotente di Dio — non andranno incontro<br />
al fallimento.<br />
3. L'apostolo Paolo, che ci parla nella seconda<br />
lettura, mette una base solida alla<br />
nostra fede: la risurrezione di Cristo.<br />
La sua morte in croce è stata una sconfitta<br />
apparente; in realtà Gesù, strappando a<br />
Satana la maschera dell'inganno e dell'or-<br />
goglio, ha riportato vittoriosa sulla tragedia<br />
del peccato e della morte.<br />
È necessario che la risurrezione di Gesù<br />
operi nell'anima nostra la gioia della fede, il<br />
proposito del rinnovamento spirituale e l'impegno<br />
a lavorare per la vita della grazia,<br />
che il Signore ci ha donato in abbondanza<br />
Un ricordo nel trigesimo della morte dell'ingegnere, divenuto trappista<br />
Filiberto Guala e il suo itinerario vocazionale:<br />
un «imprenditore» anche nella vita monastica<br />
«Ancora oggi sconto quei due anni alla<br />
Rai. Arrivano qui giornalisti come lei,<br />
mi fanno domande sulla televisione e<br />
poi vedo sui giornali titoli tipo “dal potere<br />
alla trappa”, come se io in una azienda<br />
di proporzioni come la Rai contassi<br />
qualcosa»; così confidava bonariamente<br />
qualche anno fa Padre Filiberto Guala,<br />
già monaco trappista da vari anni.<br />
Della vita di questo monaco, morto<br />
nella trappa delle Frattocchie presso Roma,<br />
il 24 dicembre 2000, a fare notizia è<br />
soprattutto il suo passato di manager di<br />
alto livello nella amministrazione pubblica<br />
italiana che lo vide primo direttore e<br />
fondatore della RAI.<br />
È figura molto nota in Italia. L'ingegnere<br />
Guala organizzò e diresse tante<br />
iniziative per la ricostruzione del nostro<br />
Paese dopo la catastrofe bellica. Ma piace<br />
qui ricordare, più che la sua carriera<br />
professionale, il suo itinerario umano e<br />
spirituale durato ben 93 anni.<br />
La vita di Filiberto Guala può essere<br />
divisa nettamente in due periodi: fino al<br />
1960 (a 53 anni) fu protagonista della<br />
città; fino al 2000 (a 93 anni) fu protagonista<br />
della trappa.<br />
Nato a Torino il 18 dicembre 1907,<br />
era stato compagno al Politecnico di<br />
Pier Giorgio Frassati subendone il fascino<br />
assai stimolante. «Dopo la morte di<br />
Piergiorgio Frassati si formò a Torino<br />
un gruppo di amici provenienti da diverse<br />
regioni italiane, militanti nella FUCI:<br />
volevano vivere insieme la spiritualità di<br />
Piergiorgio. Ci incontravamo tre volte<br />
all'anno», ricorda Guala (Lettera del<br />
20.9.1998).<br />
Era un gruppo eccezionale di amici<br />
fraterni, che diverranno poi «personaggi»<br />
noti: Roberto Einaudi, Domenico<br />
Garelli, Carlo Carretto, Enrico di Rovasenda<br />
e altri.<br />
Nell'ambiente spirituale e apostolico<br />
della FUCI trovò in Mons. Giovanni Battista<br />
Montini, il futuro Paolo VI, un<br />
amico e un sicuro riferimento per il suo<br />
impegno di santificazione cristiana nel<br />
mondo, sempre dinamico in opere di<br />
bene. «Di fatto, mio padre spirituale era<br />
Mons. Montini. Restai sempre in rapporto<br />
con lui e quando venivo a Roma<br />
andavo da lui a confessarmi. “Lei deve<br />
essere un buon ingegnere e non un prete”<br />
mi disse Montini. La Chiesa ha bisogno<br />
di laici che abbiano delle posizioni<br />
determinanti nella struttura del paese».<br />
Certamente, Guala aveva ben chiaro<br />
che la vita cristiana è «vocazione», in<br />
senso stretto, anche per i laici. Ed egli<br />
la attuò nutrendosi alle sorgenti della<br />
preghiera e della passione per la salvezza<br />
delle anime.<br />
Nel 1938, Guala viene a contatto con<br />
Don Orione. «Don Orione andava a Genova<br />
tutti i giovedì. Io facevo con Don<br />
Orione il tragitto da Genova a Tortona,<br />
perché stavo a Saronno e lavoravo a Savona.<br />
Viaggiavamo insieme parlando e<br />
pregando, poi stavamo assieme alla sera.<br />
Così ogni giovedì. L'incontro con<br />
Don Orione è certo il più grande avvenimento<br />
della mia vita: mi ha fatto capire<br />
la vita di unione con Dio... Forse soprattutto<br />
mi ha aiutato ad aver fede».<br />
Da Don Orione attinse soprattutto<br />
l'attenta disponibilità alla Divina Provvidenza<br />
che conduce le vicende della vita.<br />
«Ricordo — continua Guala — la sua<br />
spinta alla disponibilità nell'affrontare<br />
qualunque impresa. Un bel giorno lui<br />
mi disse: Tu farai grandi cose nella vita.<br />
Io ti chiedo un impegno: quando ti diranno<br />
che devi fare una cosa molto difficile,<br />
e tutti dicono di non farcela, e ti<br />
dicono che non c'è nessun altro che la<br />
possa fare, in coscienza tu la devi fare».<br />
Con questo atteggiamento di coraggiosa<br />
intraprendenza, mai venuta meno,<br />
troviamo l'ingegnere Filiberto Guala direttore<br />
delle Acque Potabili del Piemonte,<br />
responsabile tecnico del piano di costruzioni<br />
INA-case (il Piano Fanfani),<br />
Amministratore delegato della RAI. «Ad<br />
un certo momento, mi chiesero di assumere<br />
la direzione della RAI, un'impresa<br />
nuova e ardua, dove non sapevano chi<br />
mettere. Decisero di chiedere a me. L'onorevole<br />
Scelba mi chiamò, mi parlò un<br />
poco e io gli dissi: “Guardi, lei lo sa, io<br />
penso di non essere preparato per fare<br />
questo”... Ed egli replicò: “Non c'è nessun<br />
altro di area cattolica che possiamo<br />
mettere!”. A queste parole, io mi sono<br />
rivisto, lì davanti, Don Orione e le sue<br />
parole. E gli ho detto “sì”».<br />
Contemporaneamente, Guala dava<br />
sviluppo ai suoi impulsi apostolici con<br />
l'animazione dell'Apostolato del Mare e<br />
con il coordinamento delle iniziative socio-caritative<br />
di Torino. «Io mi sono trovato<br />
a fare tante cose a Torino nel campo<br />
civile e sociale. C'era bisogno di chi<br />
si occupasse dell'assistenza religiosa degli<br />
operai nelle fabbriche. Mi fu indicato<br />
Don Giuseppe Pollarolo che stava a Milano<br />
e faceva molto bene, era anche noto<br />
predicatore. Così Don Pollarolo è venuto<br />
a Torino e abbiamo cominciato insieme<br />
il lavoro nelle fabbriche. In questo<br />
campo è Don Pollarolo quello che<br />
ha fatto tutto; ma io ero il responsabile<br />
della Caritas piemontese e quindi eravamo<br />
una cosa sola. Sempre insieme. Don<br />
Pollarolo era una persona meravigliosa;<br />
ha incantato tutta Torino». L'avere avviato<br />
una pastorale operaia popolare a<br />
Torino e in Italia nell'immediato dopo<br />
guerra è un altro dei meriti del dinamico<br />
ingegnere Guala.<br />
La sua vocazione sembrava bene delineata<br />
e stabile: un cristiano dei tempi<br />
moderni, bene formato, competente e<br />
brillante nelle imprese sociali e civili,<br />
apostolico nel suo sentire e operare. Eppure,<br />
ad un certo punto, in Guala esce<br />
allo scoperto, irrefrenabile, il suo prepotente<br />
desiderio di maggiore intimità con<br />
Dio e di contemplazione, che sempre<br />
aveva accompagnato il suo esuberante<br />
attivismo.<br />
La sua scelta fu una sorpresa per tutti.<br />
Ma lui spiegò che la decisione aveva<br />
radici lontane. «Gli incarichi manageriali<br />
li ho presi per accontentare gli amici<br />
che mi chiedevano o mandavano. Ma io<br />
non ci credevo tanto — riconobbe a distanza<br />
di anni —. Quando è morto Don<br />
Orione, ho cominciato a frequentare<br />
Tortona e l'Istituto Teologico, lì mi pareva<br />
casa mia, ecco. C'erano i chierici e<br />
così mi sentivo attratto, però non mi sono<br />
deciso perché lasciavo fare agli altri.<br />
Ma Don Orione non mi disse mai di lasciare<br />
il mondo e di andare con lui, ma<br />
mi considerava uno dei suoi: mi accen-<br />
nò una volta che mi vedeva in futuro sacerdote»<br />
(Lettera del 9.11.1963).<br />
Da allora passarono molti anni, con<br />
vari impegni pubblici. «Poi mi capitò<br />
una cosa curiosa. Il superiore generale<br />
degli Orionini, Don Carlo Pensa, mi telefonò<br />
dicendomi: “il tuo amico, Don<br />
Ignazio Terzi, vuole farsi trappista. Ora<br />
io vorrei che tu lo portassi in una trappa<br />
per esaminare se deve o non deve<br />
farsi trappista”».<br />
Furono insieme alla Trappa di Citeaux.<br />
Don Terzi non decise di entrare.<br />
«Passò un altro anno e mi ritrovai un'altra<br />
volta per una bella settimana di ritiro<br />
alla Trappa di Tamié, in Savoia. E<br />
decisi di farmi trappista».<br />
Restava solo da dare corso alla scelta<br />
con il distacco dai tanti impegni pubblici<br />
e con l'elezione di una Trappa come stabile<br />
dimora. Un'altra circostanza lo determinò.<br />
Dovendo accompagnare l'amico<br />
Don Pollarolo per una esperienza al<br />
monastero delle Frattocchie di Roma,<br />
Guala profittò per manifestare la sua intenzione<br />
all'Abate. «Questi mi disse che<br />
ero troppo vecchio: “Ma lei non sa che<br />
cosa vuol dire farsi frate; vuol dire che<br />
dove va non solo deve dire che tutto va<br />
bene, ma deve anche credere che tutto<br />
va bene”. Decisi di entrare lì. Era il<br />
1960».<br />
Tra i primi cui l'ing. Guala diede la<br />
notizia della scelta fu Don Carlo Pensa:<br />
«Voglio che Lei sia fra i primi ad avere<br />
notizia della mia entrata in religione,<br />
poiché, se Don Orione ne è il primo<br />
ispiratore umano, anche Lei tanto ha<br />
fatto per accompagnarmi verso questa<br />
meta».<br />
E poi spiegava «Sono certo che è Lui<br />
(Don Orione) che mi ha inoculato il bacillo<br />
della vita contemplativa, anche se<br />
per me egli pensava ad una vita attiva,<br />
ma sottolineando con tanta insistenza il<br />
dovere della preghiera e della interiorità»<br />
(Summarium ex processu canonizationis,<br />
p.684).<br />
Con l'11 novembre 1960, inizia la seconda<br />
parte della vita di Guala — monaco<br />
trappista. In realtà, dovette disimpegnare<br />
ancora alcuni incarichi amministrativi,<br />
quale quello di dirigente del<br />
progetto dell'Esposizione internazionale<br />
«Italia 61».<br />
Divenne trappista nel 1962 e fu ordinato<br />
sacerdote il 29 aprile 1967. Nel<br />
1972 si trasferì al monastero della «Madonna<br />
della Fiducia» a Morozzo, nei<br />
pressi di Mondovì, dove visse come eremita<br />
tentando una nuova fondazione.<br />
Finalmente, nel 1984, fece ritorno definitivo<br />
alle Frattocchie.<br />
La stabilitas del monastero sembra<br />
togliere argomenti alla cronaca di questa<br />
seconda fase della vita di Padre Filiberto<br />
Guala, ma dalla molta corrispondenza<br />
e dai colloqui con tante anime<br />
che a lui ricorrevano in cerca di grazia<br />
e di consiglio si può ricostruire una vivacità<br />
di percorso spirituale inarrestabile<br />
e sempre nuovo. A molti di questi scritti<br />
e testimonianze, oltre che al mio personale<br />
ricordo, ho attinto per stendere<br />
queste note biografiche.<br />
Ricercatissimo come confessore, in<br />
corrispondenza con vecchie e nuove conoscenze,<br />
esercitò un non piccolo apostolato,<br />
anche mediante la «Lettera ai<br />
nipoti» con cui faceva giungere periodicamente<br />
a tante persone ricordi, sprazzi<br />
di luce spirituale, consigli. «Sto sperimentando<br />
che, col declinare delle forze,<br />
cresce il dono del ricordo, del rivivere<br />
esperienze e incontri che si arriva a penetrare<br />
più profondamente». (Lettera a<br />
Don Ignazio Cavaretta, 14.2.1994)<br />
L'ingegnere e poi Padre Filiberto Guala<br />
è sempre stato un «imprenditore», nel<br />
senso etimologico della parola, non solo<br />
nella vita civile, ma anche in quella monastica.<br />
Non si è mai lasciato vivere o<br />
vivere di rendita. Già novantenne, aveva<br />
ancora progetti per la testa: «Voglio farti<br />
sapere che sono in un momento che potrebbe<br />
dare una svolta alla mia attività<br />
di ... vecchio novantenne. Il Signore sta<br />
cambiando il modello delle persone che<br />
vengono a confidarsi. Aumenta di giorno<br />
in giorno il numero di coloro che vedo<br />
per la prima volta: si aprono sul<br />
mondo sconvolgente dei loro guai e mi<br />
fanno intuire che forse non riescono a<br />
capire in profondità la “miseria” che ciascuno<br />
porta come conseguenza della<br />
propria storia personale. Ecco la svolta...<br />
Mi rendo conto che c'è più miseria<br />
di quella che conoscevo e quindi mi sento<br />
chiamato: 1) a dedicare più tempo a<br />
questi “miseri”, 2) a mobilitare i miei<br />
amici, come te, a sostenere questo<br />
“mondo” con la loro preghiera». E lanciò<br />
una crociata di preghiera «per sostenere<br />
il mondo». (Lettera circolare del<br />
14.3.1997)<br />
Sempre in cammino. Ad un amico artista<br />
di Cuneo, Viada, scrive: «Un anno<br />
fa ho pensato che mi resta ancora un<br />
passo da fare verso il Signore, per prepararmi<br />
ad adorarlo faccia a faccia:<br />
comprendere, adorare la sua maestà, il<br />
suo splendore».<br />
L'imprenditore aveva compreso con<br />
san Giovanni della Croce che «Quando<br />
si è dato tutto a Dio, molto ancora resta<br />
da fare e cioè lasciarsi “prendere” da<br />
Lui».<br />
FLAVIO PELOSO<br />
al matrimonio sacramentale. Un monito,<br />
infine, alle istituzioni politiche e culturali,<br />
perché «le gravi crisi sociali — ha sostenuto<br />
— hanno trovato spesso origine dalla<br />
dissoluzione della famiglia».<br />
Al termine della Celebrazione, durante<br />
la quale era stato posto sull'altare maggiore<br />
della Cattedrale, il reliquiario di rame<br />
e di argento — opera degli artisti Bino<br />
di Pietro e Federico e Cesarino del Roscetto<br />
— è stato riportato nella cappella,<br />
per l'atto di venerazione dei fedeli.<br />
4 FEBBRAIO - V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO<br />
nel sacrificio del Calvario e ha messo a nostradisposizione<br />
nella fonte deiSacramenti.<br />
Ma in questa domenica, che vede l'Italia<br />
cattolica impegnata a celebrare la «Giornata<br />
per la Vita», noi credenti dobbiamo attivare<br />
tutte le energie di mente e di cuore, di preghiera<br />
e di illuminazione per contrastare<br />
ogni forma di egoismo — specialmente<br />
quello che blocca la vita nascente con il delitto<br />
abominevole dell'aborto — e far crescere<br />
il gusto della vita, la cultura dell'accoglienza<br />
di ogni bambino, la cultura della solidarietà<br />
da offrire alle persone deboli e anziane.<br />
4. Meditando il brano evangelico veniamo<br />
a comprendere la stima crescente che il popolo<br />
nutriva per Gesù, stima entusiastica<br />
che portava la folla a fare ressa intorno alla<br />
sua Persona.<br />
E Gesù era lieto di comunicare alla gente<br />
la Parola di Dio, stando sulla cattedra galleggiante<br />
di una barca da pesca.<br />
La situazione religiosa contemporanea,<br />
vista con occhio umano, non ci lascia intravedere<br />
folle numerose intorno ai pulpiti.<br />
Ci sono troppe distrazioni — non solo<br />
stravaganti, ma anche aberranti — che<br />
creano indifferenza attorno ai doni di Dio.<br />
Con quale risultato? Si può affermare che al<br />
Lodi: celebrazioni in onore<br />
del Patrono san Bassiano<br />
MARTINO GOMIERO<br />
Vescovo emerito di Adria-Rovigo<br />
vuoto delle chiese corrisponde il pieno delle<br />
prigioni. Non sembra un vero progresso!<br />
Un certo paganesimo strisciante toglie la<br />
gioia di partecipare alle celebrazioni religiose<br />
nel tempio e spinge non poche persone<br />
ad affollare gli stadi, dove si consumano «liturgie»<br />
di violenza e di delinquenza.<br />
Si realizza l'affermazione biblica: chi si<br />
allontana da Dio perisce!<br />
Il Giubileo porta ossigeno di speranza nei<br />
nostri cuori; il grande avvenimento ha risvegliato<br />
energie sopite, fame e sete di autentica<br />
spiritualità, entusiasmo di molti giovani<br />
onesti e aperti all'amore di Dio.<br />
Il Signore assista tutta la Chiesa, pastori<br />
e fedeli, perché sia pronta ad innalzare il<br />
vessillo della speranza e guidare le persone<br />
di buona volontà all'approdo della salvezza.<br />
L'umile barca, scelta da Gesù per parlare<br />
alla gente, era quella del pescatore Pietro;<br />
è stata una scelta di profondo significato.<br />
Pietro veniva chiamato (passando per varie<br />
esperienze, anche umilianti e dolorose)<br />
a diventare «pescatore di uomini», roccia di<br />
fondamento per la Chiesa, pronto a confermare<br />
nella fede i suoi fratelli.<br />
Da oltre 22 anni il Successore di Pietro e<br />
Vicario di Cristo si chiama Giovanni Paolo<br />
II; per lui ogni giorno si eleva a Dio la<br />
nostra preghiera. Durante il Giubileo ha donato<br />
il suo servizio alla Parola di Dio con<br />
gesti originali e forti. Gli conceda il Signore<br />
la consolazione di vedere la Chiesa lieta di<br />
ripartire da Cristo per offrire amore e pace<br />
alla famiglia umana.<br />
Nel volume «Il fascino di Dio»<br />
Suggestivi profili<br />
di agiografia agostiniana<br />
Sul carisma del grande Vescovo e dottore<br />
della Chiesa sant'Agostino è fiorita<br />
nei secoli una moltitudine di uomini e<br />
donne che hanno onorato la Chiesa e testimoniato<br />
con eroismo il Vangelo. Una<br />
fioritura che non cessa di espandersi e<br />
di moltiplicarsi per l'influsso dello Spirito<br />
nella perenne Pentecoste.<br />
Una tangibile testimonianza è data da<br />
una recente pubblicazione, riccamente<br />
illustrata dal geniale János Hajnal, edita<br />
a cura di Fernando Rojo Martínez: Il fascino<br />
di Dio. Profili di agiografia agostiniana,<br />
Pubblicazioni Agostiniane, Roma<br />
2000, pp. 346.<br />
Rojo Martínez è il postulatore dell'Ordine<br />
di sant'Agostino e quindi dotato di<br />
cultura e di competenza per redigere<br />
un'opera illustrativa della santità riguardante<br />
la gloriosa famiglia agostiniana.<br />
La «galleria» comprende 72 tra religiosi<br />
e religiose, di cui 13 santi ufficialmente<br />
dichiarati tali, 29 beati, 4 venerabili e 26<br />
servi di Dio senza contare ovviamente i<br />
meriti collettivi.<br />
Cronologicamente l'elenco si apre con<br />
santa Monica, madre di sant'Agostino,<br />
del quarto secolo, seguita dal figlio Agostino,<br />
da Alipio e Possidio, questi ultimi<br />
del quinto secolo. Si deve poi risalire al<br />
secondo millennio per avere un elenco<br />
di nomi nutrito e costante. Tra questi<br />
sono da ricordare Guglielmo di Malavalle,<br />
Giovanni Bono, Clemente da Osimo.<br />
Nel secolo XIV brilla la figura di san<br />
Nicola da Tolentino nelle Marche, la cui<br />
devozione oltrepassa i confini dell'Ordine<br />
agostiniano e della regione marchigiana.<br />
Gli fanno corona Giacomo da Viterbo,<br />
Chiara da Montefalco, Agostino<br />
Novello da Tarano, Cristina da santa<br />
Croce sull'Arno, Angelo da Furci, Federico<br />
da Ratisbona, Giovanni Bufalari da<br />
Rieti, Simone Fidati da Cascia, Guglielmo<br />
da Tolosa, Giulia della Rena da Certaldo.<br />
Nel secolo XV rifulgono Gundisalvo<br />
Nel cuore dell'inverno, come da antica tradizione, la diocesi di Lodi ha ricordato<br />
il Patrono, san Bassiano Vescovo — contemporaneo e amico di s.<br />
Ambrogio di Milano — morto il 19 gennaio 409. I suggestivi riti della festività<br />
nella Cattedrale romanica sono stati introdotti da una veglia notturna. All'indomani,<br />
dopo l'omaggio della municipalità all'urna del santo in cripta, il Vescovo<br />
Giacomo Capuzzi ha detto: «Bassiano che fu padre nella fede per la nostra<br />
gente ben sedici secoli orsono, potrebbe apparire lontano a noi, ormai<br />
entrati nel Terzo Millennio: ai nostri tempi le cose prendono sempre più un<br />
ritmo vorticoso ed assistiamo a modifiche tanto radicali e convulse... Ma proprio<br />
per questo, avvertiamo ancora di più l'estremo bisogno di stabili fondamenti<br />
del nostro essere e agire, affinché la cultura e la civiltà del popolo lendense<br />
non vengano svuotate dei valori più degni e più grandi. Chiediamo,<br />
perciò al santo Patrono, che attraverso la fede, rese salde e sicure le basi del<br />
nostro popolo di conservare e ravvivare fondamenti di rettitudine, di moralità,<br />
di fedeltà al dovere, di democrazia autentica, di rispetto reciproco, di concordia...».<br />
Il Presule di Lodi ha infine affidato al Patrono il disagio degli allevatori:<br />
«Sono vicino agli allevatori lodigiani — ha detto riprendendo parole<br />
del Papa —: in questi ambienti si sta vivendo un momento di grave difficoltà<br />
a motivo dell'allarme sociale causato dalla diffusione di un recente morbo».<br />
Subito dopo all'altare centrale del Duomo, sotto la statua in rame del Patrono,<br />
la Santa Messa è stata celebrata dal Vescovo di Vigevano Mons. Claudio<br />
Baggini, già vicario generale della diocesi di Lodi. (gianmario galmozzi)<br />
da Lagos, Antonio da Amandola, Rita<br />
da Cascia (una delle sante più popolari<br />
non solo in Italia), Cristiana da Spoleto,<br />
Elena Valentini da Udine, Isaia Boner,<br />
Giovanni da Sahagun, Cherubino Testa,<br />
Andrea da Montereale, Antonio della<br />
Torre da l'Aquila, Veronica Negroni da<br />
Binasco.<br />
Nel secolo XVI spiccano Grazia da<br />
Cattaro, Giovanni Stone, Cristina da<br />
L'Aquila, Tommaso da Villanova, Giovanni<br />
Battista Moya, Luigi de Montoya,<br />
Diego Ortis, Agostino de Coruña, Alfonso<br />
de Orozco. Nel secolo XVII Luigi Lòpez<br />
de Solis, Maria Giovanna Guillén,<br />
Giovanni Nicolucci da san Guglielmo,<br />
Antoniodella Natività e compagni martiri,<br />
i martiri giapponesi, Bartolomeo Gutiérrez,<br />
Maddalena da Nagasaki, Tommaso<br />
Jihyòe di sant'Agostino, Marianna<br />
di san Giuseppe, Guglielmo Tirry.<br />
Nei secoli XVIII e XIX brillano Caterina<br />
Maura di san Tommaso da Villanova,<br />
Tommaso Antonio Arbuati, Giuseppe<br />
Bartolomeo Menocchio, Anna Caterina<br />
Emmerick, Giovanni Battista Jossa, Maria<br />
Felicita Baseggio, Stefano Bellesini,<br />
Teresa Spinelli, Maria Candida di sant'Agostino.<br />
Il secolo XX è quello con più numerose<br />
figure: Pius Keller, Ezechiele Moreno,<br />
Raffaella della Passione Veintemilla,<br />
Elio del Soccorso Nieves, Abilio Gallego,<br />
Clemente Fuhl, Avellino Rodriguez e 97<br />
compagni martiri, Anselmo Polanco, Sebastiano<br />
Elorza, Teresa Fasce di Cascia,<br />
Miguel F. Zavala, Gregorio Suárez, Maria<br />
Luisa Godeau Leal, Mariano de la<br />
Mata, Giovanni McKniff, (morto nel<br />
1994) con il quale si chiude l'elenco<br />
aperto da santa Monica.<br />
Come emerge dai nomi l'Ordine agostiniano<br />
ha avuto una fioritura sorprendente<br />
di santi o di candidati alla santità<br />
in diverse parti del mondo. Ha avuto<br />
anche martiri, apostoli ed evangelizzatori.<br />
Di ognuno è redatto un adeguato<br />
profilo agiografico, con la collaborazione<br />
di più autori. Il grande artista Jànos<br />
Hajinal ha eseguito ispirate illustrazioni<br />
con il suo inconfondibile stile, noto per<br />
le opere che decorano molte chiese. Di<br />
ogni soggetto è fornita anche una sufficiente<br />
rassegna bibliografica.<br />
A mo' di prologo è stata riprodotta<br />
questa massima di sant'Agostino: «Onorarli<br />
e non seguirne l'esempio non è altro<br />
che adulazione menzognera». È un<br />
monito che non riguarda solo i seguaci<br />
di sant'Agostino. Del resto l'Ordine è vivo<br />
e vitale. Chissà quali e quanti altri religiosi<br />
e religiose hanno professato il<br />
Vangelo in grado eroico e fino ad oggi<br />
non sono stati inclusi nell'elenco agiografico.<br />
Fernando Rojo Martínez, facendosi<br />
promotore dell'opera, ha inteso anzitutto<br />
rendere omaggio ai santi e ai<br />
candidati alla santità per avere onorato<br />
l'Ordine, ma anche per trasmettere memoria<br />
del patrimonio agiografico, evangelico<br />
e culturale ai nuovi candidati ai<br />
quali è affidato lo sviluppo futuro di un<br />
Ordine, che è stato un «polmone» per la<br />
Chiesa cattolica, i cui effetti benefici<br />
hanno contribuito anche alla promozione<br />
della società. (g.c.)