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PAGINA<br />

17 .<br />

L'incontro serale in Piazza San Pietro guidato dall'Arcivescovo Crescenzio Sepe<br />

«Noi siamo venuti<br />

e Ti abbiamo visto»<br />

L'ultima preghiera serale dell'Anno<br />

Santo.<br />

L'ultima «preghiera del pellegrino» di<br />

questo Grande Giubileo dell'Anno 2000.<br />

L'ha presieduta venerdì, 5 gennaio, dal<br />

sagrato della Basilica Vaticana, l'Arcivescovo<br />

Crescenzio Sepe, Segretario Generale<br />

del Grande Giubileo dell'Anno<br />

2000.<br />

La celebrazione vespertina che ogni<br />

sera, lungo tutto l'arco dell'anno giubilare,<br />

ha radunato in Piazza San Pietro i<br />

pellegrini che arrivavano a Roma da<br />

ogni parte del mondo, si è svolta venerdì<br />

davanti a migliaia e migliaia di fedeli:<br />

molti seduti, nelle sedie davanti al Sagrato<br />

della Basilica, e molti altri in piedi,<br />

in fila lungo il colonnato e intorno<br />

all'obelisco, per attraversare la Porta<br />

Santa di San Pietro a pochissime ore<br />

dalla sua chiusura.<br />

Nella Piazza così colma di pellegrini,<br />

immersa in un clima di silenzioso raccoglimento<br />

e di intensa emozione e commozione,<br />

hanno risuonato le parole vibranti<br />

dell'Arcivescovo Crescenzio Sepe,<br />

durante l'omelia, le quali venivano a rispondere,<br />

in nome di tutti i fedeli, all'invito<br />

espresso con forza da Gesù nel Vangelo<br />

del giorno (Gv 1, 35-40); l'invito<br />

che ogni uomo si è sentito rivolgere, insistentemente,<br />

a partire dal principio di<br />

quest'Anno Santo del 2000. Venite e vedrete,<br />

dice Gesù ai discepoli del Battista<br />

nel racconto dell'Evangelista Giovanni<br />

(1, 39).<br />

«Vieni e vedi», continua a dire il Signore<br />

ad ognuno di noi.<br />

«Anche questa sera, Signore — ha<br />

detto Mons. Sepe rivolgendosi all'Altissimo<br />

—, anche in quest'ultima sera del<br />

Grande Giubileo, che celebriamo qui<br />

nella piazza di San Pietro, noi siamo venuti<br />

e ti abbiamo visto. Abbiamo visto il<br />

Tuo cuore accogliente di Padre e di Fratello.<br />

«Abbiamo visto le Tue braccia spalancate<br />

per accoglierci, purificarci e rinnovarci».<br />

«Siamo venuti per celebrare la Tua festa<br />

— ha proseguito il Presule —, l'anniversario<br />

dei 2000 anni della Tua nascita.<br />

Tu ci hai chiamati, Signore: Vieni, vieni!<br />

E noi eccoci qua, pronti ad accogliere il<br />

Tuo perdono, la Tua misericordia, il<br />

Tuo amore, la Tua speranza, la forza<br />

del Tuo Spirito per continuare nel cammino<br />

di questo terzo millennio».<br />

Monsignor Sepe ha quindi indirizzato<br />

queste parole ai fedeli che gremivano<br />

Piazza San Pietro: «Cari fratelli e sorelle,<br />

in voi che siete qui presenti vedo tutti i<br />

pellegrini che lungo l'arco di questo anno<br />

sono venuti a pregare presso la tomba<br />

di Pietro, vicino alla Casa del suo<br />

Successore, Giovanni Paolo II. Vedo i<br />

tanti pellegrini che nelle parrocchie, nelle<br />

chiese, nelle basiliche di Roma e di<br />

tutto il mondo, sono stati pronti, e sono<br />

pronti anche in questo momento, ad attraversare<br />

la Porta per incontrare Cristo».<br />

«E leggo nei vostri cuori — ha detto<br />

ancora l'Arcivescovo ai fedeli — la gioia<br />

di aver potuto partecipare a questo banchetto<br />

di festa per ricordare Nostro Signore.<br />

«È perciò in nome vostro, in nome di<br />

tutti i milioni di pellegrini che qui sono<br />

venuti, in nome di tutti coloro che hanno<br />

ascoltato la voce di Cristo, che voglio<br />

elevare questa preghiera per dire al Signore:<br />

Grazie! Grazie, perché ci hai<br />

chiamati e hai riempito il nostro cuore<br />

della Tua gioia e della Tua pace.<br />

«Pace e gioia che il mondo non può<br />

dare ma solo dal Tuo amore possono<br />

venire.<br />

«Noi Ti ringraziamo, Signore, per<br />

questo Giubileo — ha concluso l'Arcivescovo<br />

—.<br />

«Ti ringraziamo per tutte le grazie che<br />

ci hai dato; per la fiducia che hai infuso<br />

nei nostri cuori; per la grazia che ci ha<br />

fatti diventare Tuoi fratelli e sorelle; per<br />

il coraggio, la forza e la speranza che ci<br />

permetteranno di continuare questo pel-<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Lunedì-Martedì 8-9 Gennaio 2001<br />

Pellegrini del Duemila<br />

legrinaggio negli anni che ci mancano,<br />

per essere sempre e dovunque testimoni<br />

del tuo amore, della tua fede, della tua<br />

carità».<br />

Tra i pellegrini che assistevano venerdì<br />

alla preghiera, l'ultima di quest'Anno<br />

Santo, parole di fede e sentimenti di<br />

gioia, di speranza.<br />

Nel Santuario di Castel di Leva<br />

«È impossibile non contemplare<br />

quella stella che ci trasforma»<br />

me è venerata nei diversi luoghi e Santuari.<br />

Lo stesso Papa Giovanni Paolo II, recandosi<br />

il 1° maggio 1979 in visita al Divino<br />

Amore, si complimentava per l'iniziativa<br />

di raggruppare le diverse rappresentazioni<br />

a simbolo della fede viva verso<br />

la Vergine nel mondo intero. «Io sono<br />

calabrese ed ho ritrovato il quadro<br />

venerato nel Santuario della mia città —<br />

ci spiega Gianna, una pellegrina giunta<br />

a Roma prima della chiusura del Giubileo<br />

che avverrà in San Pietro nel pomeriggio<br />

con una solenne celebrazione —.<br />

Io sono molto devota della Madonna del<br />

Divino Amore e per me è stata una sorpresa<br />

ritrovare in questo Santuario la<br />

Vergine onorata giù in Calabria. Ogni<br />

anno il mio paese organizza una lunga<br />

processione con cui si porta in giro la<br />

statua per le vie e la gente le addobba<br />

con fiori, piante, drappi e coperte colorate,<br />

in segno di festa e come gesto di<br />

accoglienza nei confronti della Madonna.<br />

I miei compaesani preparano questi<br />

festeggiamenti molti giorni prima, raccogliendo<br />

per le case le offerte necessarie<br />

per addobbare le vie e la piazza del<br />

paese con luminarie molto vistose. Accanto<br />

ai festeggiamenti religiosi c'è pure<br />

l'organizzazione di una serata di divertimento<br />

con una banda musicale che suona<br />

pezzi di opere liriche famosi. Insomma,<br />

per la Madonna c'è un fermento generale<br />

che coinvolge un paese intero prima<br />

e dopo la festa, in segno di ringraziamento<br />

per i miracoli ricevuti e per<br />

renderle il massimo degli onori».<br />

ELIDE MARCUCCIO<br />

«Spero che l'allegria che questo Giubileo<br />

mi ha regalato duri adesso per gli<br />

anni che vengono, per tutta la vita». Così<br />

ha detto Silvia, 35 anni, pellegrina di<br />

Barcellona.<br />

«La mia speranza — ha affermato<br />

una donna di Roma, Anna Maria Filippini<br />

— è che Dio abbia aperto quest'anno<br />

il cuore di molta gente, di tante persone.<br />

«E Lo ringrazio per le tante gioie che<br />

ci ha donato durante questo Anno<br />

Santo».<br />

Anna Maria è venuta spesso — ha<br />

raccontato — in questi mesi in Piazza<br />

San Pietro, per partecipare alla «preghiera<br />

del pellegrino», «una preghiera<br />

bella, sentita, all'aperto, in quest'atmosfera<br />

così suggestiva».<br />

Come lei Maria, 58 anni, che lavora a<br />

Roma come insegnante, ma è originaria<br />

di Cagliari: «Ogni volta che ho potuto —<br />

ha detto — sono venuta a questa preghiera<br />

della sera, che è stata un'esperienza<br />

spirituale unica, mai sperimentata<br />

prima o altrove: ogni giorno di questo<br />

Giubileo la Piazza di San Pietro si faceva<br />

chiesa, diventava chiesa».<br />

Congedando i pellegrini radunati davanti<br />

alla Basilica Vaticana, l'Arcivescovo<br />

Crescenzio Sepe ha voluto rivolgere<br />

loro questo augurio che era insieme un<br />

invito, un'esortazione: «L'anno che è appena<br />

iniziato — ha detto — continui ad<br />

essere santo per voi, come santo è stato<br />

l'anno di questo Giubileo».<br />

ALESSANDRO IAPINO<br />

La mostra Expo Missio Duemila all'Abbazia delle Tre Fontane<br />

«Accompagnare le persone a Cristo<br />

è compito di ogni cristiano»<br />

Vedere significa non soltanto guardare<br />

con gli occhi fisici, ma soprattutto contemplare<br />

l'opera di Dio nella nostra vita:<br />

siamo dunque chiamati ad avere occhi<br />

più profondi, carichi di fede, carichi di<br />

speranza, per vedere e riconoscere le<br />

opere di Dio».<br />

Il Presule, tornando a citare la pericope<br />

evangelica, invita a vedere nella mostra<br />

missionaria un segno dell'opera di<br />

Dio nella propria vita: «attraverso la via<br />

della contemplazione, la contemplazione<br />

del mistero del Verbo di Dio che abbiamo<br />

accolto e riconosciuto come Salvatore,<br />

dobbiamo raccogliere i frutti del Giubileo.<br />

Così come è accaduto anche qui,<br />

nell'Expo missionaria, dove voi volontari<br />

in modo particolare, ma anche tutti i visitatori<br />

della mostra, come i Magi, sono<br />

tornati a casa carichi di una gioia nuova,<br />

di un annuncio, di una rivelazione<br />

per la loro vita — prosegue Monsignor<br />

Nosiglia, che invita a cogliere nell'esposizione<br />

missionaria un segno della grazia<br />

del Signore —. Non dobbiamo lasciar<br />

cadere tutto ciò: dobbiamo continuare,<br />

proprio attraverso questa strada del riflettere,<br />

meditare, portare dentro, tutte<br />

le esperienze e gli avvenimenti che ci sono<br />

capitati in quest'anno di grazia».<br />

Ma la liturgia offre un ulteriore spunto<br />

di riflessione, nel descrivere i sommi<br />

sacerdoti e gli scribi del popolo che danno<br />

informazioni ai Magi, sul luogo in<br />

cui doveva nascere il Messia: «i sacerdoti<br />

non accompagnarono i Magi: accompagnare<br />

le persone a Cristo, invece, è<br />

compito fondamentale di ogni cristiano<br />

e della Chiesa in modo particolare. È<br />

questa la prima forma di missione: ac-<br />

Tra i romei in attesa di passare la Porta Santa nella Basilica Vaticana<br />

La commozione di essere tutti insieme sulla tomba di Pietro<br />

Si è rimasti stupiti dinanzi al procedere dell'immensa<br />

folla che, venerdì 5 gennaio, avanzava con<br />

passo lento verso la Porta Santa della Basilica di<br />

San Pietro, l'ultima a restare aperta prima della<br />

chiusura ufficiale dell'Anno Santo. Alle tre di notte<br />

è terminato l'afflusso dei pellegrini che aveva «invaso»<br />

per tutto il giorno Piazza San Pietro: oltre tre<br />

ore di attesa per ciascun fedele, prima di poter raggiungere<br />

la meta sperata.<br />

Il lungo percorso che si snodava in tutta la Piazza,<br />

veniva scandito dalle preghiere con cui i pellegrini<br />

si preparavano ad entrare.<br />

Molte delle persone che hanno deciso di venire a<br />

Roma in questo ultimo giorno di pellegrinaggio, il<br />

più lungo dell'Anno Santo, sono tornate per una<br />

seconda, o terza, o quarta volta, pur di ricevere il<br />

dono della misericordia di Dio.<br />

Cesare Francia ha 59 anni e questa volta è tornato<br />

a Roma insieme con tutti i parenti, circa quaranta,<br />

dalla provincia di Piacenza. «Questa è il terzo<br />

pellegrinaggio che faccio — ha detto — e ogni<br />

volta è un'emozione diversa. Quest'estate sono venuto<br />

a piedi fin qui, percorrendo 700 chilometri<br />

lungo la via Francigena insieme con tanti amici.<br />

Ciò che caratterizza ogni cammino è l'incontro che<br />

fai con Dio e con altre persone che decidono di fare<br />

la stessa esperienza di fede.<br />

«Ricordo che siamo partiti con un gruppo di 60<br />

persone e siamo arrivati che eravamo oltre cento.<br />

«Abbiamo trovato Colui del quale<br />

hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti,<br />

Gesù, Figlio di Giuseppe — commentando<br />

il versetto 45 del primo capitolo<br />

del Vangelo di Giovanni, il sacerdote<br />

nella Messa celebrata venerdì 5 gennaio<br />

presso il Santuario del Divino Amore<br />

ha iniziato la sua breve omelia riflettendo<br />

sul fatto che per i primi discepoli<br />

la scoperta di Gesù fu un processo graduale<br />

—: inizialmente videro in Lui il<br />

Messia, il Maestro, quindi il Figlio di<br />

Dio e infine il Re d'Israele. Gesù dice a<br />

Filippo e a Natanaele che i discepoli<br />

giungeranno a vedere in Lui il Figlio<br />

dell'Uomo, ossia la via che conduce al<br />

Padre, il punto d'incontro tra il cielo e<br />

la terra. La nascita di Gesù è come la<br />

nascita di una nuova stella, che fa brillare<br />

ancora di più tutte le altre. È la «luce<br />

vera, quella che illumina ogni uomo»<br />

(Gv 1, 9), «la luce del mondo» (Gv 8, 12;<br />

9, 5). È impossibile non contemplarla,<br />

non sentire che ci trasforma, che ci<br />

inonda di luce. Noi facciamo parte di<br />

questa grande costellazione luminosa e<br />

siamo chiamati a dare il nostro contributo,<br />

affinché la luce che ci fa brillare<br />

possa risplendere sul mondo intero. Ecco<br />

allora che il riconoscere Gesù ci chiama<br />

alla sua sequela, così come lo è stato<br />

per i primi discepoli, i quali hanno lasciato<br />

tutto per seguirlo». Molti dei fedeli<br />

che hanno partecipato alla Messa si<br />

sono, poi, riversati a visitare la mostra<br />

mariana posta prima di salire su per il<br />

Santuario. Si tratta di una rassegna di<br />

immagini ed icone provenienti da tutte<br />

le regioni d'Italia e da molti Paesi del<br />

mondo raffiguranti la Madonna, così co-<br />

Con noi c'erano anche trenta seminaristi scalabriniani».<br />

«Ma era forte in me il desiderio di ritornare qui<br />

con la mia famiglia proprio in tempo per la chiusura<br />

della Porta Santa. Vedere questa folla, icona della<br />

fede viva e fervida del popolo di Dio, mi commuove.<br />

«Ci sono giovani ma anche meno giovani: alla fine<br />

tutti sentono il bisogno di rivolgersi a Dio per<br />

ottenere il suo perdono e la sua grazia. E questo<br />

fiume di gente manifesta la dimensione davvero<br />

universale di questo Giubileo che ha scritto una pagina<br />

indimenticabile della storia della Chiesa».<br />

A seguire la lunga processione, venerdì, non sono<br />

stati soltanto i pellegrini venuti da tutta Italia,<br />

ma anche quelli giunti da ogni continente. Veronique<br />

Mendy ha 26 anni ed è venuta da Parigi insieme<br />

con una sua amica.<br />

«Ciò che veramente ci ha colpito — ha detto —<br />

è il forte clima di fraternità che si respira e soprattutto<br />

la grande accoglienza che abbiamo ricevuto<br />

appena arrivate qui. È molto importante che ci sia<br />

qualcuno, come i volontari del Giubileo, che ti possa<br />

spiegare o aiutare a cogliere il significato che risiede<br />

nel semplice gesto di varcare la Porta Santa.<br />

Un Giubileo come questo, che ha coinvolto milioni<br />

di persone, forse si ripeterà solo tra 25 anni. E tutte<br />

le persone che sono venute qui oggi, come noi<br />

due, lo hanno capito».<br />

Da Tucuman, in Argentina, un gruppo di amici è<br />

«Ogni meta raggiunta è un grande dono<br />

di Dio che porta con sé tante e diverse<br />

esperienze. Meta che ha un grande e<br />

prezioso valore quando è frutto della comunione<br />

e partecipazione in un unico<br />

ideale da parte di coloro che vi hanno<br />

messo il meglio di sé». È una giovane<br />

volontaria del Giubileo a farsi portavoce<br />

dei sentimenti di quanti, per anni mesi o<br />

settimane, hanno offerto la propria collaborazione<br />

nel realizzare la mostra missionaria<br />

Expo Missio Duemila.<br />

Giunta al traguardo del sei gennaio,<br />

l'Expo Missio Duemila non traccia bilanci,<br />

né propone progetti per il futuro,<br />

ma riunisce tutti coloro che hanno contribuito<br />

alla riuscita di quest'evento nella<br />

casa del Signore, con l'unico scopo di<br />

ringraziarLo. La meravigliosa avventura<br />

della mostra missionaria si conclude<br />

dunque con una Celebrazione Eucaristica<br />

di Ringraziamento, nel corso della<br />

quale ancora una volta la simbologia<br />

della liturgia romana torna a fondersi<br />

con i segni che esprimono la caratteristiche<br />

autoctone dei popoli evangelizzati.<br />

«Contemplare, vedere, guardare, rivelare,<br />

sono i verbi fondamentali di questa<br />

liturgia — esordisce l'Arcivescovo Cesare<br />

Nosiglia, Vicegerente di Roma, rivolgendosi<br />

ai numerosi fedeli accorsi presso<br />

l'Abbazia delle Tre Fontane —: nella<br />

prima lettura abbiamo ascoltato Isaia<br />

che invita Gerusalemme: alza gli occhi<br />

e guarda. Nella seconda lettura Paolo ci<br />

ha parlato della rivelazione del mistero,<br />

fatto conoscere a chi, cristiano, sa vedere<br />

più profondamente questo disegno di<br />

salvezza realizzato in Cristo. Allo stesso<br />

modo i magi guardano, vedono la stella.<br />

venuto per vivere gli ultimi giorni dell'Anno Santo<br />

accanto al Santo Padre e alla Chiesa di Roma.<br />

«Questo è il centro dell'amore cristiano dove confluisce<br />

tutto il mondo — ha affermato Edgardo<br />

Reina, 23 anni —.<br />

«E questo lo si avverte oggi con maggiore evidenza,<br />

osservando tutta questa gente in cammino<br />

verso Dio con il desiderio di chiedere perdono dei<br />

propri peccati».<br />

«Anche noi siamo arrivati qui, con qualche sacrificio,<br />

ma con la speranza e la fede in Cristo che<br />

non si esaurisce, semmai si alimenta. E il Giubileo<br />

è stato proprio l'invito della Chiesa per avvicinarsi<br />

ancora di più a Dio, per ritornare a una fede viva,<br />

a essere praticanti per non restare cristiani «tiepidi»<br />

che non avvertono la gioia del dono della fede ricevuta.<br />

Questo Anno Santo è un evento che unisce il<br />

popolo cristiano e lo si vede oggi. Da questo incontro<br />

di anime diverse, da questa unione, nasce la<br />

forza per diventare fedeli testimoni di Cristo nel<br />

terzo millennio che abbiamo inaugurato insieme<br />

con il Papa».<br />

E tra la folla che aumentava di ora in ora, c'era<br />

anche un gruppo di giovani polacchi venuti a Roma<br />

in questi giorni per essere accanto al Santo Padre<br />

e ringraziarlo per le parole di speranza che ha<br />

per tutti. «Seguendo il suo esempio portiamo avanti<br />

il messaggio cristiano nel terzo millennio — Romana<br />

Pieczynska, 25 anni, di Poznan —. Oggi abbiamo<br />

varcato un'altra volta la Porta Santa per<br />

pregare anche per i peccati del mondo, di chi si<br />

trova lontano da Dio. È un sacrificio che facciamo<br />

volentieri, perché staremmo ore e ore qui pur di<br />

pregare insieme con tante persone così diverse l'una<br />

dall'altra che però vivono la stessa fede. Domani<br />

saremo di nuovo in questa Piazza per partecipare<br />

all'ultimo appuntamento dell'Anno Santo: la<br />

chiusura della Porta Santa. Per noi, più che una fine<br />

sarà l'inizio di una nuova stagione che parla di<br />

Dio».<br />

Quello che si è visto procedere lentamente verso<br />

la Porta Santa della Basilica Vaticana in questi ultimi<br />

giorni, è un universo in cammino alla ricerca di<br />

Dio e del suo perdono. «È importante credere in<br />

chi ti ha dato la vita, avere una fede radicata in<br />

certi valori che sono eterni piuttosto che in quelli<br />

evanescenti» ha detto Antonino De Angelis, di Sorrento,<br />

che ha condiviso il pellegrinaggio verso la<br />

Porta Santa insieme con la fidanzata. «Tante volte<br />

ci professiamo cattolici ma alla fine abbiamo bisogno<br />

di toccare con mano la realtà di Gesù. A volte<br />

capita di abbandonare la propria strada verso Dio<br />

perché sordi o ciechi all'invito continuo che il Signore<br />

ci rivolge. Oggi, invece, vogliamo aprirgli il<br />

nostro cuore e riavvicinarci a Lui con uno spirito<br />

di sincero pentimento, con la promessa e l'impegno<br />

di diventare suoi fedeli testimoni».<br />

ELISABETTA ANGELUCCI<br />

compagnare annunciando e annunciare<br />

accompagnando. Questo significa che la<br />

contemplazione del mistero di Cristo diventa<br />

contemplazione del Cristo presente<br />

in mezzo agli uomini e riviverLo, attraverso<br />

l'annuncio. Per questo motivo<br />

l'Expo Missio non può rimanere un ricordo,<br />

per quanto bello e gioioso: deve<br />

trovare una forma per continuare. È<br />

un seme che deve essere coltivato, è<br />

una ricchezza che non deve cadere invano!».<br />

Un invito a proseguire, ad gentes, l'opera<br />

intrapresa nel corso di questi mesi,<br />

arriva anche da padre Franco Cagnasso,<br />

rappresentante delle numerose congregazioni<br />

missionarie impegnate nella realizzazione<br />

dell'Expo. Nel ringraziare i<br />

presidenti del Comitato dell'Expo Missio<br />

Duemila, Monsignor Cesare Nosiglia e<br />

Monsignor Marcello Zago, il segretario<br />

generale, padre Giordano Rigamonti,<br />

l'abate della comunità monastica delle<br />

Tre Fontane che ha ospitato la mostra,<br />

l'abate Jacques Brière, i numerosi benefattori<br />

ed i tantissimi volontari che hanno<br />

reso possibile la realizzazione di tutto<br />

questo, padre Cagnasso spiega: «l'esperienza<br />

dell'Expo finisce, ma non ha fine<br />

il rapporto di amicizia e di fede che si<br />

è costruito tra di noi in questi mesi,<br />

perché ciascuno di noi lo porterà nel<br />

cuore».<br />

Un piccolo segno, un sandalo di cuoio<br />

realizzato nelle missioni africane, viene<br />

donato come simbolo del cammino<br />

compiuto, e di quello ancora da compiere:<br />

«non andiamo via con malinconia,<br />

ma con qualcosa che ci darà la forza di<br />

andare avanti nelle strade del mondo!»,<br />

conclude il religioso.<br />

Quel piccolo sandalo di cuoio, suor<br />

Paola Vizzotto lo aveva indosso già da<br />

diverse settimane: «mi è stato donato da<br />

alcuni volontari un giorno in cui ero<br />

particolarmente stanca, con l'invito a<br />

non dimenticare che il primo compito<br />

del missionario è camminare, camminare<br />

verso la gente e tra la gente». Missionaria<br />

dell'Immacolata del PIME, suor<br />

Paola opera in Camerun, tra i condannati<br />

a morte delle prigioni di Yaoundè e<br />

ha lasciato i suoi amici africani, per dare<br />

il suo contributo nella realizzazione<br />

dell'Expo Missio Duemila.<br />

«È stato un profondo cammino di fede,<br />

quello che ho compiuto accanto ai<br />

visitatori dell'Expo — racconta la religiosa,<br />

tralasciando le valutazioni degli<br />

organizzatori per parlare in prima persona<br />

—: tornerò nella mia Africa con<br />

una marcia in più, perché adesso mi<br />

sento responsabile delle persone che ho<br />

incontrato, alle quali ho offerto le mie<br />

motivazioni, ho donato una parte di me,<br />

un pezzo della mia vita. Grazie a loro<br />

ora ho capito che non mi devo adagiare,<br />

devo continuare ad andare avanti».<br />

Dopo l'intensa esperienza dell'Expo,<br />

suor Paola tornerà ad essere la suora<br />

dei banditi, come lei stessa si definisce:<br />

«sono felice di tornare tra i miei amici,<br />

ma ora non riparto da sola, perché mi<br />

accompagnerà la preghiera e l'amicizia<br />

della famiglia che ho trovato qui all'Expo!».<br />

LUCIANA CORETTO

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