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PAGINA<br />

6 .<br />

MONS. DOMENICO UMBERTO D'AMBROSIO, ARCIVESCOVO DI FOGGIA-BOVINO<br />

La coscienza di essere<br />

Chiesa in cammino<br />

La coscienza di essere Chiesa in cammino,<br />

in esodo non è un complesso d'inferiorità<br />

che mortifichi lo slancio dei discepoli<br />

di Cristo.<br />

La Chiesa sin dalle origini lo sa, anche<br />

se tende con il dinamismo dello Spirito<br />

a crescere e a espandersi. La forza<br />

non è data dalla «quantità» ma dalla<br />

«qualità» e dalla disponibilità a realizzare<br />

il progetto di Dio nella storia della<br />

salvezza.<br />

Lo sostiene con vigore Mons. Domenico<br />

D'Ambrosio, Vescovo di Foggia, in<br />

un intervento che ha concluso l'anno<br />

giubilare e ha schiuso un nuovo anno<br />

pastorale caratterizzato dal convegno<br />

diocesano e dal piano pastorale per i<br />

prossimi anni.<br />

Il «ringiovanimento»<br />

della fede<br />

L'obiettivo prioritario — ha detto<br />

Mons. D'Ambrosio — è stato «il ringiovanimento<br />

della fede e della testimonianza<br />

dei cristiani». Un obiettivo non<br />

lontano o irrealizzabile. I cristiani operano<br />

con Cristo e nella Chiesa.<br />

La fede si ringiovanisce con la preghiera,<br />

la partecipazione all'Eucaristia,<br />

la realizzazione delle opere. La testimonianza<br />

è invece il segno evidente della<br />

coerenza, della trasparenza tra quello<br />

che si proclama con le labbra e quello<br />

che si conferma con le opere.<br />

A considerare gli avvenimenti quotidiani<br />

si resta sorpresi. «Ci guardiamo attorno<br />

— rileva il Vescovo — e ci accorgiamo<br />

sempre più che nelle nostre chiese<br />

abbastanza affollate nei giorni di festa<br />

ma in qualche modo anche nella presenza<br />

significativamente apprezzabile alle<br />

proposte e iniziative di partecipazione,<br />

non fa da verifica evidente e confermante,<br />

la qualità e lo stile della presenza dei<br />

cristiani nell'animazione delle realtà<br />

temporali.<br />

«La fede e la testimonianza molto<br />

spesso perdono il loro smalto e si annacquano<br />

vistosamente nel risucchio della<br />

mentalità e della cultura imperante (superficiale,<br />

accomodante, realativista se<br />

non talvolta agnostica)».<br />

L'imperativo urgente, indifferibile è il<br />

mandato missionario che è permanente<br />

nella Chiesa e coinvolge tutti i cristiani.<br />

Non si può ammainare il Vangelo né riporlo<br />

in uno scrigno, anche se nobile.<br />

Obbedienza<br />

alla Parola di Dio<br />

Non si può neppure intimizzare la fede.<br />

Mons. D'Ambrosio è tassativo: «La<br />

fede in Cristo Gesù e l'attenta obbedienza<br />

al suo mandato di andare nel mondo<br />

e annunziare il Vangelo della salvezza ci<br />

impegnano nella riscoperta di una missionarietà<br />

che ora è un po' fuori e ai<br />

margini della nostra vita ecclesiale lasciata<br />

all'inventiva dei singoli che ne avvertono<br />

l'urgenza e la non dilazionabilità,<br />

ma non ancora scelta prioritaria ed<br />

essenziale del nostro programma di<br />

evangelizzazione».<br />

Mons. D'Ambrosio stabilisce delle<br />

priorità che devono essere tradotte in<br />

termini operativi in questo inizio di millennio.<br />

«Siamo chiamati — afferma — a intercettare<br />

la situazione attuale che ci<br />

trova in posizione di minoranza, come<br />

in uno stato di purificazione. Non siamo<br />

però fuori o estranei ai dinamismi della<br />

storia e dell'esistenza; non siamo contro<br />

in un atteggiamento di rifiuto pregiudiziale;<br />

non ci sentiamo sequestrati, prigionieri<br />

del contesto e come rinunciatari,<br />

quasi privi di fiducia nel dono ricevu-<br />

to dal Signore o senza il coraggio nella<br />

forza trasformatrice del Vangelo».<br />

Il cristiano è consapevole, dunque, di<br />

continuare la battaglia per la verità, disposto<br />

a usare solo e tutti i mezzi del<br />

Vangelo.<br />

Ma l'arma vincente è la fede omologata<br />

dalla coerenza di vita. Specifica<br />

Mons. D'Ambrosio: «Questa fede, rinvigorita<br />

e questa testimonianza resa credibile<br />

da gesti e segni concreti devono essere<br />

in grado di “suscitare in ogni fedele<br />

un vero anelito alla santità, un desiderio<br />

di forte conversione e di rinnovamento<br />

personale”».<br />

Il cristiano è pure colui che testimonia<br />

la speranza che proietta oltre l'orizzonte<br />

fisico e storico. La speranza, nella<br />

lotta, è ancora di sicurezza.<br />

La speranza si oppone alla paura, ai<br />

calcoli egoistici e utilitaristici. Animati<br />

dalla speranza i cristiani vivono l'oggi<br />

nel Signore e con il Signore che ha annunciato<br />

e attualizzato un regno di pace<br />

e di gioia eterna.<br />

«La certezza del regno — afferma<br />

Mons. D'Ambrosio — ci coinvolge nella<br />

quotidiana fatica di una realtà e di una<br />

storia da trasformare. Non ci perseguita<br />

l'ineluttabilità del fato; siamo costantemente<br />

liberati dalle catene delle nostre<br />

paure e condotti agli spazi della libertà,<br />

dell'amore di Dio.<br />

La speranza viene a noi da una visione<br />

di futuro che lasci spazio alla potenza<br />

di Dio e alla forza costruttiva delle<br />

beatitudini evangeliche, non da un ripiegamento<br />

ossessivo e analitico sui nostri<br />

mali».<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Mercoledì 24 Gennaio 2001<br />

Le Lettere pastorali<br />

dei Vescovi italiani<br />

Il distintivo del cristiano è l'amore<br />

nella sua duplice dimensione verticale e<br />

orizzontale. Amare Dio secondo il criterio<br />

della totalità e della radicalità.<br />

Amare il fratello con lo stesso amore<br />

con cui Cristo ci ha amati e ci ama.<br />

Nella dimensione sociale l'amore si dispiega<br />

verso i fratelli bisognosi di lavoro,<br />

di casa, di condivisione. I privilegiati<br />

del nostro amore sono gli ultimi, i più<br />

indigenti e i più derelitti.<br />

Singoli e l'intera comunità diocesana<br />

devono essere i primi nel rendere ai fratelli<br />

e alle sorelle il debito della carità,<br />

della condivisione.<br />

È il momento della evangelizzazione<br />

più intensa che è pure la più urgente.<br />

L'imperativo di Cristo di annunciare il<br />

Vangelo coinvolge tutti i battezzati.<br />

Nel segno<br />

della grazia giubilare<br />

Scrive il Vescovo: «Non possiamo tollerare<br />

ritardi e rimandi nell'annunzio del<br />

Vangelo agli uomini di buona volontà.<br />

Non possiamo saziarci alle sorgenti della<br />

salvezza in pochi pur sapendo che la redenzione<br />

di Cristo e la grazia di una salvezza<br />

piena e definitiva sono per l'uomo<br />

e per ogni uomo che in Cristo Gesù è<br />

stato cercato da Dio di cui è immagine<br />

e particolare proprietà».<br />

La Chiesa ha un traguardo immediato:<br />

il convegno diocesano e il piano pastorale.<br />

Saranno risposte — conclude<br />

Mons. D'Ambrosio — che «la nostra<br />

Chiesa vorrà dare al dono gratuito della<br />

grazia giubilare e al rinnovato compito<br />

missionario da essa scaturito».<br />

MONS. GENNARO PASCARELLA, VESCOVO DI ARIANO IRPINO-LACEDONIA<br />

Impegno di catechesi<br />

e pastorale vocazionale<br />

Sullo slancio suscitato dal Giubileo del<br />

2000, intensamente celebrato e dinamicamente<br />

partecipato in diocesi, il Vescovo<br />

Gennaro Pascarella propone il nuovo<br />

piano pastorale con priorità che devono<br />

orientare lo svolgersi della Chiesa di<br />

Ariano Irpino-Lacedonia nei primi anni<br />

del terzo millennio.<br />

Contro la tendenza secolarizzante<br />

Mons. Pascarella propone la riscoperta<br />

della mistagogia. «È in questa prospettiva<br />

— afferma il Vescovo — che bisogna<br />

ancora insistere sulla formazione e soprattutto<br />

sulla formazione all'ecclesiologia<br />

di comunione». La diocesi ha vissuto<br />

dei momenti di grande fervore religioso,<br />

ha intrapreso pellegrinaggi a Roma, in<br />

Terra Santa e a Montevergine. «Ma —<br />

si chiede il Vescovo — perché invece solo<br />

pochi hanno accolto l'invito a partecipare<br />

alle catechesi proposte durante<br />

l'anno o durante il Congresso eucaristico<br />

diocesano?<br />

«Certamente — rileva Mons. Pascarella<br />

— è più impegnativo ed esigente la<br />

partecipazione ad una catechesi; ma bisogna<br />

lasciarsi interrogare se esse non<br />

siano troppo fredde, intellettualistiche,<br />

staccate dalla vita, per cui non hanno<br />

presa sulla gente».<br />

In diocesi sono stati costituiti gli organismi<br />

di partecipazione nei vari settori<br />

come è previsto dalle norme canoniche<br />

e dal Concilio Vaticano II. Mons. Pascarella<br />

rileva che tali realtà sono «assolutamente<br />

necessarie perché l'ecclesiologia<br />

di comunione non rimanga a livello teorico,<br />

ma sia, con tutte le difficoltà delle<br />

cose umane, carne e sangue del popolo<br />

di Dio». Per il loro efficace funziona-<br />

«La Pesca miracolosa», opera di Raffaello, conservata nella Pinacoteca dei Musei Vaticani<br />

mento si richiedono persone qualificate,<br />

competenti, spiritualmente formate,<br />

consapevoli del loro ruolo e delle esigenze<br />

dei principi dell'ecclesiologia di comunione.<br />

Un'altra priorità è data dalla pastorale<br />

vocazionale. È un dovere imprescindibile<br />

promuovere le vocazioni, formarle, in<br />

particolare quelle che sono destinate al<br />

sacerdozio. Mons. Pascarella insiste:<br />

«C'è da crescere nella consapevolezza<br />

che essa non è un elemento secondario<br />

o accessorio, né un momento isolato o<br />

settoriale, quasi una semplice parte, per<br />

quanto rilevante, della pastorale globale<br />

della Chiesa: è piuttosto un'attività intimamente<br />

inserita nella pastorale generale<br />

di ogni chiesa, una dimensione connaturale<br />

ed essenziale della pastorale<br />

della Chiesa, ossia della sua vita e della<br />

sua missione».<br />

Mons. Pascarella ribadisce con forza<br />

l'impegno personale e diretto, chiedendo<br />

che venga superato il rischio della delega.<br />

«Tutti siamo responsabili delle vocazioni<br />

e di quelle sacerdotali in particolare»<br />

— ripete il Vescovo — che aggiunge:<br />

«Va preso sempre più sul serio —<br />

come singoli e come comunità ecclesiali<br />

— l'invito pressante del Signore: “Pregate<br />

il padrone della messe perché mandi<br />

operai nella sua messe”».<br />

Un'altra priorità è quella di aiutare e<br />

sollecitare i laici a scoprire la loro specifica<br />

vocazione e dar loro la possibilità di<br />

attuarla.<br />

Questo esige anzitutto di far sì che<br />

tramonti la «mentalità clericale», una<br />

mentalità che concentra nelle mani del<br />

prete il ruolo attivo nella Chiesa e fa dei<br />

laici dei semplici esecutori, rendendo<br />

concreta, ancora una volta, l'ecclesiologia<br />

di comunione. È in questa ottica che<br />

va vista la vocazione e la missione dei<br />

laici nella Chiesa e nel mondo.<br />

Nella Chiesa-comunione gli stati sono<br />

collegati tra loro e ordinati l'uno all'altro.<br />

«Laici, presbiteri, religiosi e religiose,<br />

tutti sono chiamati a vivere l'eguale<br />

dignità cristiana e la vocazione alla santità<br />

che consiste nella perfezione della<br />

carità; ma diversi e complementari sono<br />

i modi».<br />

La modalità specifica (anche se non<br />

esclusiva) dei laici è d'incarnare il mistero<br />

nella storia. È proprio compito specifico<br />

loro mostrare che la Chiesa è chiamata,<br />

in forza della sua stessa missione<br />

evangelizzatrice, a servire l'uomo. In<br />

concreto — spiega Mons. Pascarella —<br />

«sono chiamati ad annunciare e incarnare<br />

la forza “umanizzante” del Vangelo,<br />

sviluppando e traducendo in operatività<br />

storica la “cultura della solidarietà”».<br />

Il Vescovo si domanda se invece i laici,<br />

certi laici, non si stiano chiudendo<br />

solo nei servizi intraecclesiali (catechisti,<br />

animatori di liturgia, carità) ritirandosi<br />

sempre più dal sociale e dal politico.<br />

Con una serie di domande sul tipo «esame<br />

di coscienza» il Vescovo sollecita a<br />

interrogarsi sui vari settori pubblici e a<br />

dare risposte concrete in termini operativi.<br />

Sono chiamati in causa anche i preti<br />

per accrescere il rispetto, la comprensione<br />

e la fiducia nei confronti dei laici.<br />

«Tutto — afferma Mons. Pascarella —<br />

rimane lettera morta se — insieme alla<br />

formazione — non arriviamo a rendere<br />

operanti i luoghi di dialogo, di confronto<br />

e di comunione, in cui anche i laici<br />

possono esprimere secondo la loro dignità<br />

ed identità gli organismi di partecipazione».<br />

Il richiamo forte è per la evangelizzazione,<br />

grazia e vocazione della Chiesa<br />

sia universale che particolare. «E nella<br />

Chiesa — scrive il Vescovo — tutti, in<br />

forza del battesimo, devono sentirsi corresponsabili<br />

della missione e la testimonianza<br />

della vita cristiana è la prima e<br />

insostituibile forma della missione».<br />

Pastore, guida della diocesi è il Vescovo.<br />

Perciò — aggiunge Mons. Pascarella<br />

— «tutti, sotto la guida del Vescovo, sacerdoti,<br />

religiosi e religiose, laici, parrocchie<br />

e movimenti, famiglie e giovani,<br />

vivendo la comunione dobbiamo sentirci<br />

“missionari”, coscienti che la comunione<br />

rappresenta la sorgente e insieme il frutto<br />

della missione; la comunione è missionarietà<br />

e la missione è per la comunione».<br />

Il cammino cristiano, l'impegno missionario,<br />

il coinvolgimento nell'edificazione<br />

della Chiesa comportano la «Parresia<br />

evangelica» ossia la coraggiosa fierezza<br />

di appartenere a Cristo e la «differenza<br />

evangelica», ossia il non conformarsi<br />

alla mentalità dominante, il saper<br />

discernere e denunciare «i germi di morte»<br />

seminati nel nostro tempo.<br />

Due sono le armi vincenti: la Parola<br />

di Dio e la partecipazione ai sacramenti,<br />

in particolare all'Eucaristia. Il luogo privilegiato<br />

per ascoltare la Parola di Dio è<br />

la liturgia, in modo del tutto privilegiato<br />

la liturgia eucaristica. Parola di Dio ed<br />

Eucaristia sono strettamente collegate.<br />

«Non potrà esserci uno scatto di maturità<br />

nelle nostre comunità, se la Parola e<br />

l'Eucaristia non sono il centro della nostra<br />

vita. È nostra responsabilità non lasciar<br />

passare le grazie che il Signore ci<br />

ha dato con il Congresso eucaristico diocesano<br />

del settembre scorso. Non si potrà<br />

inoltre mai separare dalla Parola di<br />

Dio e dall'impegno etico della giustizia e<br />

della carità». Parola, Eucaristia e testimonianza:<br />

ecco il trinomio su cui deve<br />

basarsi l'azione del cristiano nel terzo<br />

millennio.<br />

MONS. GIANCARLO MARIA BREGANTINI, VESCOVO DI LOCRI-GERACE<br />

L'eredità dell'Anno Santo, patrimonio da valorizzare per il bene dell'intera comunità<br />

L'eredità del Giubileo è un patrimonio di valori<br />

che è entrato, a pieno titolo, nella realtà della<br />

diocesi di Locri-Gerace. Un patrimonio da conservare<br />

non in uno scrigno o in una pinacoteca.<br />

Come il seme del Vangelo deve crescere, svilupparsi,<br />

continuare a produrre frutti spirituali perché<br />

la porzione della Chiesa che è in Calabria<br />

partecipi ai benefici della Chiesa universale e simultaneamente<br />

alla sua missione di salvezza.<br />

Per queste finalità il Vescovo Giancarlo Bregantini<br />

ne ha fatto oggetto di una lettera pastorale<br />

alla diocesi che ha il timbro di un «manifesto»<br />

programmatico per il primo decennio del nuovo<br />

millennio. «Il Giubileo — scrive il Presule — ci<br />

ha ringiovaniti tutti, dietro un Papa dal passo<br />

lento ma giovane nel cuore. Abbiamo gustato la<br />

gioia “dell'appartenenza” a questa Chiesa. Abbiamo<br />

sentito dentro di noi, tra le nostre case, la<br />

bellezza delle vette».<br />

La santità non è una meta irraggiungibile. Tutti<br />

siamo chiamati a praticarla, a viverla, a testimoniarla.<br />

Ciascuno nel proprio ambito, nella<br />

propria individualità, nella propria condizione. È<br />

uno sviluppo consequenziale del nostro Battesimo,<br />

della nostra Cresima, della partecipazione<br />

assidua e costante all'Eucaristia. «Stiamo vedendo<br />

realmente — afferma Mons. Bregantini —<br />

che la santità fiorisce anche nelle nostre povere<br />

contrade, nei nostri umili luoghi di vita e di lavoro.<br />

Tante figure, anche recentissime, testimonia-<br />

no questa immolazione alla volontà di Dio,<br />

questo dedicarsi tutto ed eroicamente al suo regno!».<br />

In diocesi permangono tradizioni che non sempre<br />

coincidono con l'autenticità del Vangelo e lo<br />

spirito della liturgia. Mons. Bregantini denuncia<br />

che «alcuni gesti risentono molto ormai di una<br />

certa coercizione sociale. La messa del trigesimo<br />

o anniversario risulta più importante della messa<br />

domenicale. Il perenne color nero dà un'immagine<br />

di pesantezza a molte celebrazioni festive, in<br />

diversi paesi. Quasi a dire che nulla mai cambierà,<br />

perché la morte avvolge tutti noi e continuamente!<br />

Stridente contrasto con il mistero della<br />

Risurrezione che ogni domenica si celebra».<br />

A Reggio si è svolto il Giubileo delle Chiese di<br />

Calabria durante il quale è risuonato «fortissimo»<br />

l'appello al cambiamento. «È una speranza che<br />

manca alla nostra Chiesa. Una speranza che deve<br />

e può cambiare il nostro modo di vivere e gestire<br />

il mistero della morte». Si sono tenute le<br />

missioni popolari. «Puntando sui giovani — rileva<br />

il Vescovo — le missioni sono riuscite ed hanno<br />

rinnovato l'intera parrocchia». Puntare sui<br />

giovani significa creare i presupposti per uno sviluppo<br />

armonico, ordinato, efficace per tutta la<br />

realtà diocesana e regionale. Mons. Bregantini<br />

esorta i giovani a maturare, a formarsi, a specializzarsi<br />

ma non per lasciare la regione, se non<br />

per confrontarsi con altre realtà.<br />

Il Giubileo è stato l'occasione favorevole per<br />

ribadire la centralità di Cristo e quindi della Croce.<br />

La Croce «è veramente speranza solo quando<br />

c'è Maria ai suoi piedi». Sulle orme dei padri la<br />

diocesi «ha pensato di lasciare come ricordo di<br />

questo straordinario Giubileo, una grande croce,<br />

la croce fiorita, l'albero della vita, come è rappresentata<br />

nel portale del duomo di Stilo. Verrà<br />

posto in Quaresima, speriamo nel luogo più significativo,<br />

all'incrocio tra le due grandi strade,<br />

superstrada Ionio-Tirreno e SS 106».<br />

Nella luminosa prospettiva della Croce Mons.<br />

Bregantini lancia l'appello ai giovani per scoprire<br />

la vocazione al sacerdozio o alla vita religiosa.<br />

«Di certo — scrive — il Signore farà sgorgare nel<br />

cuore di molti giovani la fiamma della consacrazione<br />

sacerdotale e religiosa. Le realtà sono dure,<br />

lo sappiamo. Ma a me pare, nella lucidità della<br />

fede, di intravedere giorni di speranza». La pastorale<br />

giovanile va rinforzata. Il seminario sarà<br />

il vertice di questa impostazione pastorale.<br />

Il Giubileo ha fatto riscoprire la validità della<br />

pastorale programmata e organica e una più intensa<br />

vita di comunione e di collegialità. Ciò<br />

comporta un rinnovamento delle strutture e un<br />

più funzionale ruolo degli organismi collegiali sia<br />

a livello parrocchiale che diocesano. «Il Giubileo<br />

— scrive il Vescovo — ci impone di allargare i<br />

propri orizzonti oltre gli stretti, angusti confini<br />

parrocchiali, per respirare a livello vicariale. La<br />

vicaria oggi resta il passo decisivo. Anche per le<br />

scarse forze disponibili». Una ricerca di maggiore<br />

incisività nei consigli pastorali parrocchiali deve<br />

condurre verso questa direzione, verso la ecclesialità<br />

comunionale. Il Vescovo raccomanda la<br />

scelta «dei cinque responsabili dei cinque settori:<br />

catechesi, liturgia, carità, famiglia e giovani. Senza<br />

la loro presenza, il parroco resta solo, agisce<br />

ma non scava».<br />

Mons. Bregantini elabora un progetto per il<br />

prossimo decennio, determinando alcune priorità.<br />

Nel primo anno avviando il progetto, rimotivare<br />

i soggetti e attrezzare le comunità alla progettualità.<br />

Nel primo triennio, annunciare fortemente<br />

il kerigma, il messaggio centrale del Vangelo,<br />

con coraggio e senza paura. Poi scegliere la<br />

famiglia, che diventi dimensione pastorale centrale,<br />

fortemente legata con il mondo giovanile,<br />

incoraggiando e armonizzando movimenti e associazioni.<br />

Nel secondo triennio si vivrà l'esperienza<br />

del sinodo diocesano che occuperà diversi anni<br />

e che sarà una singolare esperienza ecclesiale.<br />

Nel triennio finale sarà obiettivo prioritario mettere<br />

in pratica le indicazioni sopra esposte con<br />

umiltà, nella consapevolezza di essere giudicati<br />

sull'amore.<br />

Nel progetto sono coinvolti tutti i soggetti attivi<br />

dell'evangelizzazione, della sacramentalizzazione<br />

e della catechesi. Riferendosi ai sacerdoti il<br />

Vescovo scrive: «Sono essi che maggiormente<br />

hanno sulle spalle la gioia e la fatica di questa testimonianza<br />

di speranza. Essi in particolare reggono<br />

la sfida e fanno maturare le risposte, dentro<br />

il laboratorio della fede».<br />

Stretti collaboratori dei presbiteri sono i catechisti.<br />

Mons. Bregantini ne traccia un profilo in<br />

questi termini: «Prima di tutto il catechista deve<br />

essere un credente entusiasta, convinto, appassionato.<br />

Corre sulle strade della vita, come Giovanni<br />

e Pietro. Accanto all'entusiasmo, il catechista<br />

sappia leggere negli occhi dei suoi ragazzi e<br />

giovani i grandi sogni che coltivano nel cassetto.<br />

Li conosca bene, li comprenda. Ne valorizzi le risorse,<br />

li stimoli fortemente, li impegni in tappe<br />

piccole ma concrete, ne sappia tracciare ritmi e<br />

tempi».<br />

Per i ragazzi dell'iniziazione cristiana «la meta<br />

sia quella di accompagnare i ragazzi con le loro<br />

famiglie a scegliere, creando un ambiente che stimoli<br />

fortemente i ragazzi». Per gli adolescenti,<br />

poi, si tenga presente l'importanza del volontariato,<br />

come segno di una vita spesa per gli altri,<br />

nella gratuità e nella gioia. Piccole scelte matureranno<br />

poco a poco le grandi scelte di donazione».<br />

Pagina a cura di<br />

GINO CONCETTI

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