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L'OSSERVATOREROMANO<br />
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Anno CXLI - N. 11 (42.649) CITTÀ DEL VATICANO Lunedì-Martedì 15-16 Gennaio 2001<br />
L'ANNO SANTO, CHE HA APERTO I CUORI ALLA SPERANZA ED HA ILLUMINATO<br />
IL CAMMINO DEL MONDO CON LA LUCE DI CRISTO, AL CENTRO DELL'ANGELUS DI GIOVANNI PAOLO II<br />
Il Giubileo, un grande e memorabile «segno»<br />
Fidarsi di Cristo. C'è un atteggiamento — interiore e<br />
comunitario — che il Giubileo lascia impresso nel cuore<br />
dei cristiani: quello della fiducia. La fiducia che serve<br />
a superare i limiti e i fallimenti dell'esperienza quotidiana.<br />
La fiducia che schiude l'anima ad una speranza<br />
più forte del peccato e della sofferenza. La fiducia<br />
che Maria testimonia in maniera suprema alle nozze di<br />
Cana, quando rivolta ai servi dice: «Fate quello che<br />
egli vi dirà». All'Angelus di domenica 14 gennaio Giovanni<br />
Paolo II ha affidato alla comunità dei credenti la<br />
consegna della fiducia. È questo il «segreto» che trasforma<br />
l'«acqua» della nostra povertà spirituale in «vino»<br />
di rinnovamento e di impegno. Che perpetua il carattere<br />
dell'Anno Santo come «grande e memorabile<br />
segno» per la Chiesa e per il mondo. È la fiducia che<br />
continua ad aprire i cuori alla speranza e ad illuminare<br />
il cammino dell'umanità con la luce di Cristo.<br />
Ecco le parole pronunciate dal Santo Padre:<br />
Carissimi Fratelli e Sorelle!<br />
1. Il Vangelo dell'odierna domenica racconta<br />
il miracolo compiuto da Gesù in occasione<br />
delle nozze di Cana. È il primo «segno» con cui<br />
Egli manifestò la sua gloria e suscitò la fede dei<br />
suoi discepoli (cfr Gv 2, 11).<br />
Meditando su questa pagina evangelica, viene<br />
spontaneo ripensare al Giubileo da poco concluso,<br />
che è stato per la Chiesa e per il mondo una<br />
sorta di grande e memorabile «segno». Un anno<br />
in cui Cristo, come a Cana, ha trasformato<br />
l'«acqua» della nostra povertà spirituale nel «vino»<br />
generoso del rinnovamento e dell'impegno.<br />
Ed ora, terminato il Grande Giubileo, è con uno<br />
slancio più grande che abbiamo ripreso il cam-<br />
Accorato appello del Santo Padre alla Comunità internazionale per le popolazioni colpite dal terremoto in Centro-America<br />
La solidarietà di tutti per lenire le conseguenze della tragedia<br />
«Nelle scorse ore è giunta la notizia di<br />
un disastroso terremoto che si è verificato<br />
in Centro-America, provocando in particolare<br />
nel Salvador numerosi morti,<br />
centinaia di feriti ed ingenti danni materiali.<br />
Desidero esprimere la mia vicinanza<br />
spirituale alle popolazioni colpite dal<br />
sisma in quella regione a me tanto cara.<br />
Mentre elevo al Signore la mia accorata<br />
preghiera per le vittime, rivolgo la mia<br />
parola di caldo incoraggiamento ai sopravvissuti,<br />
auspicando che verso di loro<br />
si muova l'interesse partecipe della comunità<br />
internazionale. Dalla solidarietà<br />
di tutti venga l'aiuto capace di lenire le<br />
conseguenze della tragedia!»<br />
(Giovanni Paolo II, Angelus, 14 gennaio)<br />
El Salvador: il sisma causa<br />
oltre quattrocento morti<br />
La città di Santa Tecla devastata dal sisma<br />
SERVIZIO A PAGINA 2<br />
Chiusura<br />
della Porta Santa<br />
nelle Diocesi<br />
italiane Pagina 8<br />
mino «ordinario», conservando lo sguardo più<br />
che mai fisso sul volto del Signore, come ho<br />
scritto nella Lettera apostolica Novo Millennio<br />
ineunte (cfr n. 16).<br />
2.Nel Vangelo odierno è Maria, la Madre di<br />
Gesù, a sollecitare il prodigioso cambio dell'acqua<br />
in vino. È sempre la Vergine ad intercedere<br />
per noi. Così è stato anche per la fase del pas-<br />
Il dolore e la preghiera di Giovanni Paolo II<br />
Il dolore e la preghiera di Giovanni Paolo II per le<br />
vittime del terremoto sono stati espressi, in un telegramma<br />
a firma del Card. Angelo Sodano, Segretario<br />
di Stato, a Mons. Fernando Sáenz Lacalle, Arcivescovo<br />
di San Salvador e Presidente della Conferenza<br />
Episcopale di El Salvador. Eccone il testo:<br />
El Santo Padre Juan Pablo II, profundamente apenado<br />
al conocer la dolorosa noticia del terremoto,<br />
que ha ocasionado numerosas víctimas, heridos y<br />
graves daños materiales, ofrece sufragios por el<br />
eterno descanso de los fallecidos y eleva fervientes<br />
plegarias para que el Señor conceda su consuelo a<br />
los afectados por la desgracia e inspire en todos<br />
sentimientos de solidaridad que ayuden a mitigar el<br />
SAN SALVADOR, 15.<br />
Cinquanta secondi di<br />
terrore hanno sconvolto<br />
il Salvador. Cinquanta<br />
secondi è infatti durata<br />
la violenta scossa di terremoto<br />
che poco prima<br />
delle 12 di sabato (ora<br />
locale) ha seminato morte<br />
e distruzione nel Paese<br />
Centro-americano. I<br />
dati forniti dalle autorità<br />
parlano di oltre 400 morti,<br />
di 1.200 feriti, di<br />
11.000 persone sgomberate,<br />
di quasi 8.000 abitazioni<br />
totalmente distrutte,<br />
di 17.000 parzialmente<br />
distrutte, di 90<br />
chiese seriamente danneggiate.<br />
Ma si tratta di<br />
cifre ancora provvisorie<br />
purtroppo destinate a salire,<br />
come ha ieri dichiarato<br />
lo stesso Presidente<br />
della Repubblica, Francisco<br />
Flores, che ha chiesto<br />
l'aiuto della comunità<br />
internazionale.<br />
Alla comunità<br />
dell'Almo<br />
Collegio Capranica<br />
«Ripartire da Cristo!». È l'esortazione<br />
rivolta dal Papa alla comunità<br />
dell'Almo Collegio Capranica, ricevuta<br />
in udienza nella mattina di lunedì<br />
15 gennaio,nellaSala del Concistoro.<br />
saggio dal secondo al terzo millennio, quando il<br />
suo Cuore Immacolato si è mostrato sicuro rifugio<br />
per tanti suoi figli. La Chiesa ha così potuto<br />
sperimentare i segni di una rinnovata primavera,<br />
suscitata dal Concilio Ecumenico Vaticano<br />
II, dal quale «è stata come inaugurata l'immediata<br />
preparazione al Grande Giubileo del Duemila<br />
nel senso più ampio della parola» (Tertio<br />
Millennio adveniente, 20).<br />
L'Anno Santo ha aperto tanti cuori alla speranza<br />
ed ha illuminato il cammino del mondo<br />
con la luce di Cristo.<br />
3.A noi, uomini e donne, che ci affacciamo<br />
fiduciosi sul nuovo millennio, la Madre di Cristo<br />
ripete ora l'invito rivolto ai servi in occasione<br />
dello sposalizio a Cana: «Fate quello che egli<br />
vi dirà» (Gv 2, 5). Con queste parole la Vergine<br />
sembra volerci incitare a non avere paura dei limiti<br />
e dei fallimenti che talora possono segnare<br />
la nostra esperienza di individui, di famiglie, di<br />
comunità ecclesiali e civili. Maria ci esorta a<br />
non lasciarci abbattere nemmeno dal peccato,<br />
che mette in crisi la fiducia in noi stessi e negli<br />
altri. Ciò che conta è fare quello che Cristo ci<br />
dice, fidandoci di Lui: Egli non lascerà inascoltata<br />
la nostra incessante invocazione.<br />
Possa l'invito della Madonna, che il Vangelo<br />
oggi rinnova, aprirci ad un totale abbandono<br />
verso Gesù. Alle parole della Madre, fanno infatti<br />
eco quelle rassicuranti del suo divin Figlio:<br />
«Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine<br />
del mondo» (Mt 28, 20).<br />
dolor y a superar la adversidad, animados por los<br />
valores morales siempre abiertos a la esperanza.<br />
Asimismo, ruego a Vuestra Excelencia transmita el<br />
sentido pésame de Su Santidad a los familiares y<br />
exprese a heridos y damnificados su paterna solicitud<br />
y sentimientos de cercanía, a la vez que la exhortación<br />
a instituciones y hombres de buena voluntad<br />
para que, en estos momentos difíciles, presten<br />
eficaz ayuda con espíritu generoso y caridad cristiana,<br />
mientras imparte de corazón su confortadora<br />
Bendición Apostólica como signo de benevolencia al<br />
querido pueblo salvadoreño.<br />
Cardenal Angelo Sodano<br />
Secretario de Estado de Su Santidad<br />
Il Papa a sacerdoti e giovani provenienti dalla Serbia<br />
«Portate il mio affettuoso saluto<br />
a S.B. il Patriarca Pavle»<br />
Cari sacerdoti e giovani della Diocesi serbo-ortodossa di Šabac-<br />
Valjevo, vi saluto cordialmente. Benvenuti!<br />
Il pellegrinaggio alle tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo ed altri<br />
Santi Martiri, di cui Roma custodisce le memorie, rafforzi la vostra<br />
fede cristiana e vi sostenga nell'impegno di costruire insieme<br />
agli altri cittadini del vostro Paese un futuro di pace e di sviluppo.<br />
Ritornando in Patria, portate il mio affettuoso saluto a Sua Beatitudine<br />
il Patriarca Pavle, al vostro Ecc.mo Vescovo Lavrentije, ai vostri<br />
familiari ed amici ed al caro Popolo serbo.<br />
Gesù Cristo, nostro Signore, vi benedica tutti.<br />
(Giovanni Paolo II, Angelus, 14 gennaio)<br />
LE UDIENZE DEL SANTO PADRE<br />
Pagina 5<br />
All'Ispettorato<br />
dei Servizi di Sicurezza<br />
presso il Vaticano<br />
Riconoscenza per il servizio svolto<br />
durante il Giubileo è stata espressa<br />
dal Santo Padre all'Ispettorato dei<br />
Servizi di Sicurezza presso il Vaticano,<br />
ricevuto lunedì 15 gennaio.<br />
Pagina 5<br />
Il discorso del Papa al Corpo Diplomatico<br />
La logica<br />
del «vivere insieme»<br />
GIORGIO RUMI<br />
Q uando<br />
il Papa si rivolge al<br />
Corpo Diplomatico, i rap-<br />
presentanti degli Stati san-<br />
no ormai bene che le sue parole<br />
non hanno nulla di formale, ma<br />
vanno dritte al cuore della loro<br />
funzione tracciando il disegno<br />
complessivo delle questioni pendenti,<br />
ricco di suggerimenti e di<br />
proposte per la loro soluzione. Anzi,<br />
il discorso muove proprio dalla<br />
specialissima condizione di chi incarna<br />
quel ruolo, e in primo luogo<br />
dalle attese che — sole — motivano<br />
il loro impegno. Ancora, il Papa<br />
è ben consapevole dell'unicità<br />
della sua situazione di capo di<br />
una religione diffusa in ogni angolo<br />
della terra e insieme di interlocutore<br />
della realtà degli Stati. I diplomatici<br />
sono il canale privilegiato<br />
di queste relazioni e hanno anche<br />
il compito di segnalare ai rispettivi<br />
governi le speranze e le<br />
preoccupazioni del successore di<br />
Pietro: un mutuo scambio che ha<br />
vanificato i timori per un eccesso<br />
di coinvolgimento nella quotidianità<br />
esistenziale del pianeta. Chiese<br />
locali e fedeli, in particolare, ma<br />
anche tutti gli uomini sanno che il<br />
padre comune segue anche le situazioni<br />
concrete, interviene ove<br />
occorra con la necessaria discrezione,<br />
fa sentire la sua voce fornendo<br />
un servizio illustrativo di<br />
principi e di doveri da cui nessuno<br />
può decampare.<br />
Il catalogo delle situazioni critiche<br />
si differenzia dai consueti bilanci<br />
delle emergenze perché contiene<br />
non solo e tanto delle opportunità<br />
per dir così tecniche, che al<br />
Papa neppure competono, ma dei<br />
criteri di valutazione di giudizio<br />
che spingono all'azione i responsabili<br />
— capi di Stato e di governo,<br />
vertici militari, potentati economici<br />
e quant'altri — che hanno<br />
specifiche responsabilità verso le<br />
persone e le genti loro sottoposte.<br />
«Non sapremmo rassegnarci alla<br />
fatalità della malattia, dell'ingiustizia<br />
o della guerra»: è il punto di<br />
partenza. Lo spirito di ricerca che<br />
muove la conoscenza umana non<br />
si deve arrestare alle porte del<br />
mitico «palazzo» in cui si decidono<br />
tuttora le sorti dei popoli. Non<br />
ci sono idoli malvagi (la potenza,<br />
l'orgoglio, la volontà di dominio)<br />
gerarchicamente sovraordinati rispetto<br />
all'unicità di valore espresso<br />
dalla persona umana. È possibile<br />
migliorare la situazione e risolvere<br />
le pendenze, e certo occorre<br />
chiamare innanzitutto le cose<br />
col loro nome e prendere coscienza<br />
dei costi umani sottesi e<br />
di tutte le implicazioni. Giovanni<br />
Paolo II, che ha rivisitato non molti<br />
anni addietro lo stesso concetto<br />
di «guerra giusta», può oggi ben<br />
rivedere i conflitti, dicendo una<br />
parola costruttivamente pacificatrice.<br />
Nei Luoghi Santi sono le modalità<br />
del sanguinoso attrito in<br />
corso a richiamare l'universale attenzione<br />
e a sollecitare uno sforzo<br />
ulteriore di buona volontà. Ecco<br />
allora «una specie di guerriglia» e<br />
il «persistere dell'ingiustizia» e<br />
anche le «esigenze delle comunità<br />
cristiane». La forza non serve, il<br />
bene si realizza con l'integrità eticadeimezziimpiegati,<br />
senza scorciatoie<br />
capacisolo di far deflagrare<br />
e diffondere illimitatamente la<br />
violenza.In Algeria,nel centro dell'Africa<br />
come nel cuore della vecchia<br />
Europa, in Spagna ad esempio,persiste<br />
la tentazione di rinunciare<br />
al confronto e alla paziente<br />
composizione delle esigenze.<br />
Il Papa propone con energia di<br />
collocarsi in un'altra logica: quella<br />
della sensibilità comunitaria al<br />
«vivere insieme», ove «è bello conoscersi,<br />
stimarsi e aiutarsi». Non<br />
c'è però nessuna beneaugurante<br />
neutralità nelle sue parole, ma<br />
una chiamata di responsabilità<br />
verso i tanti luoghi che vivono in<br />
pace e in prosperità. Anch'essi<br />
non sono immuni dalla vertigine di<br />
comportamenti antiumani. C'è la<br />
recente memoria dei totalitarismi<br />
«che hanno reso schiavi milioni di<br />
uomini e di donne», ma anche l'attuale<br />
pratica dell'aborto di massa,<br />
e l'introduzione dell'eutanasia, come<br />
il dilagare dei «modelli culturali»<br />
che esaltano, sopra i valori,<br />
solo il consumo e il «piacere».<br />
Non è dunque tollerabile un<br />
Nord del mondo che sia regno<br />
della felice maturità ed un Sud da<br />
abbandonare alla disperazione,<br />
appena temperata da qualche palliativo.<br />
Le responsabilità sono comuni<br />
e non c'è automatismo nel<br />
progresso. «Salviamo l'uomo!»,<br />
proclama Giovanni Paolo II. «Nessuna<br />
epoca della storia dell'umanità<br />
è sfuggita alla tentazione di<br />
chiudere l'uomo in se stesso in atteggiamento<br />
di autosufficienza, di<br />
dominio, di potenza e di orgoglio».<br />
È questa l'altra faccia dell'onnipotenza<br />
e della tentazione di affidarsi<br />
alla tecnica, abdicando alla fatica<br />
della scelta. Siamo «signori<br />
della natura e della storia» — si<br />
chiede il Papa — o piuttosto uomini<br />
sempre fragili, suscettibili di declino<br />
e di caduta?<br />
Occorre non perdere di vista il<br />
«mistero personale inalienabile di<br />
ogni essere umano», se non si<br />
vuole smarrire la rotta dell'incivilimento<br />
e della vera liberazione. La<br />
tutela delle possibilità di vivere<br />
l'esperienza religiosa senza limiti<br />
estrinseci o costrizioni serve appunto<br />
a facilitare l'animazione spirituale<br />
di un pianeta che necessita<br />
anche di questa dimensione. «La<br />
storia ci vede tutti attori» per tracciare<br />
il cammino del secolo e del<br />
millennio... Ancora una volta il<br />
successore di Pietro si appella allo<br />
spirito di creatività della persona,<br />
dei gruppi sociali e degli Stati,<br />
se vogliamo davvero una convivenza<br />
degna delle più alte aspettative.<br />
È un orizzonte non facile,<br />
che merita peraltro tutto il nostro<br />
impegno.<br />
NOSTRE INFORMAZIONI<br />
Il Santo Padre ha ricevuto oggi<br />
in udienza:<br />
Sua Eminenza Reverendissima<br />
il Signor Cardinale Darío Castrillón<br />
Hoyos, Prefetto della Congregazione<br />
per il Clero;<br />
Sua Eccellenza Reverendissima<br />
Monsignor Juliusz Janusz, Arcivescovo<br />
titolare di Caorle, Nunzio<br />
Apostolico in Mozambico.<br />
. .<br />
Il Santo Padre ha ricevuto in<br />
udienza nel pomeriggio di sabato<br />
13 Sua Eccellenza Reverendissima<br />
Monsignor Giovanni Battista<br />
Re, Arcivescovo titolare di Vescovìo,<br />
Prefetto della Congregazione<br />
per i Vescovi.<br />
Il Santo Padre ha accettato la<br />
rinuncia al governo pastorale della<br />
Diocesi di Trier (Repubblica<br />
Federale di Germania), presentata<br />
da Sua Eccellenza Reverendissima<br />
Monsignor Hermann Josef<br />
Spitalinconformitàalcan.401§1<br />
del Codice di Diritto Canonico.<br />
. .<br />
Il Santo Padre ha accettato la<br />
rinuncia all'ufficio di Ausiliare<br />
dell'Arcidiocesi di New York<br />
(U.S.A.), presentata da Sua Eccellenza<br />
Reverendissima Monsignor<br />
Patrick J. Sheridan, in conformità<br />
ai canoni 411 e 401 § 1<br />
del Codice di Diritto Canonico.