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ITALIA<br />

PAGINA<br />

8 .<br />

Il cammino<br />

della Chiesa<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Venerdì 5 Gennaio 2001<br />

Andrea, Federica, Nicolas, Giacomo, Fabiano,<br />

Giovanni... Sono solo alcuni dei<br />

3.400 nomi dei bambini che dal 1994 sino<br />

al 1° novembre 2000 sono nati in Italia<br />

grazie al «Progetto Gemma», l'iniziativa<br />

promossa dal Movimento per la Vita allo<br />

scopo di aiutare le madri in difficoltà evitando<br />

il ricorso all'aborto volontario per<br />

motivi economici.<br />

Quei 3.400 nomi sono l'originale «firma»<br />

al messaggio di auguri natalizi che nei<br />

giorni scorsi è stato inviato a tutti coloro<br />

PERUGIA-CITTÀ DELLA PIEVE Lettera dell'Arcivescovo Giuseppe Chiaretti<br />

«Verso il futuro<br />

con speranza»<br />

«Verso il futuro con speranza» è la<br />

lettera pastorale dell'Arcivescovo Giuseppe<br />

Chiaretti indirizzata a tutti i cristiani<br />

dell'Arcidiocesi di Perugia-Città<br />

della Pieve a chiusura dell'anno giubilare.<br />

La lettera, stampata in alcune decine<br />

di migliaia di copie, viene diffusa nelle<br />

comunità parrocchiali in questi giorni<br />

da religiosi e laici.<br />

È un documento che non traccia «bilanci»,<br />

in quanto «con le cose di Dio —<br />

scrive Mons. Chiaretti — è difficile fare<br />

bilanci, perché quel che avviene nel profondo<br />

della coscienza solo Dio lo sa»,<br />

ma aiuta a riflettere sull'esperienza giubilare,<br />

offrendo delle “indicazioni” ed alcuni<br />

”strumenti” per incamminarci con<br />

maggior fede e speranza nell'aurora del<br />

terzo millennio. Un'era che sarà caratterizzata<br />

dalla “nuova evangelizzazione”<br />

per le aggregazioni laicali, o i “laboratori<br />

di fede” per i giovani».<br />

A Giovanni Paolo II è dedicata la parte<br />

introduttiva di questa lettera pastorale:<br />

«Abbiamo seguito da vicino le parole<br />

e i gesti del Papa e dobbiamo riconoscere<br />

che ci ha stupiti per la forza d'animo<br />

e la lucidità di riflessione con cui ha accompagnato<br />

lo svolgersi del Giubileo —<br />

sottolinea l'Arcivescovo —, continuando<br />

a parlare non solo alla cattolicità, ma a<br />

tutto il mondo, anche ai lontani da qualsiasi<br />

fede religiosa, per proporre orizzonti<br />

nuovi di umanizzazione all'inizio<br />

del terzo millennio. Pensiamo, ad esempio,<br />

al coraggio con cui s'è rivolto ad<br />

ogni categoria di persone, dai politici ai<br />

militari, dai docenti universitari ai carcerati...,<br />

per difendere i più deboli, chiedere<br />

una mondializzazione della solidarietà,<br />

proporre un nuovo modello di giustizia<br />

in cui coniugare diritto e misericordia,<br />

parlare con insistenza di riconciliazione<br />

e di perdono per far nascere la pace,<br />

difendere ad oltranza la vita e la famiglia...<br />

La triade conversione a Dio, riconciliazione,<br />

solidarietà con i deboli è<br />

pur sempre un buon programma etico<br />

per la convivenza umana».<br />

Mons. Chiaretti presenta il «progetto<br />

operativo» più imminente: la visita pastorale.<br />

«È questa, come sapete, la nuova<br />

fase del lavoro pastorale dopo il Congresso<br />

Eucaristico e l'anno giubilare. La<br />

visita che il Vescovo intende fare alla<br />

sua Chiesa, con tutto il rispetto e la pazienza<br />

necessari, è non solo la meta ma<br />

anche il metodo sinodale del nuovo lavoro,<br />

cui sono invitati preti e laici. Il<br />

Vescovo va di comunità in comunità,<br />

riunite secondo il criterio dell'unità pastorale,<br />

per verificare lo stato di salute<br />

spirituale dei credenti nel momento critico<br />

del passaggio da una fede anagrafica<br />

tradizionale, fatta di buone antiche<br />

consuetudini, ad una fede missionaria in<br />

un mondo secolarizzato, e quindi frutto<br />

d'una scelta libera, motivata, responsabile,<br />

operosa, seria. Che non vuol dire<br />

fede senza più peccati o turbamenti<br />

(magari lo fosse!), ma fede forte e visibile<br />

che, anche se nasce come una tenera<br />

pianticella, non si lascia schiacciare dal<br />

gelo o dalla siccità d'un mondo ostile o<br />

diffidente». L'Arcivescovo intende la visita<br />

pastorale come un'occasione «per incontrare<br />

la gente, per ascoltare, per dialogare,<br />

per incoraggiarla con la parola<br />

della fede, per pregare insieme, per far<br />

crescere i segni della carità, per dare a<br />

tutti speranza. Non è un compito facile,<br />

me ne rendo conto — sostiene —; ma<br />

con l'aiuto dei parroci, dei ministri laici,<br />

di tutti voi ci proverò».<br />

Nella lettera esorta le «strutture organizzative»<br />

come la «“parrocchia” vecchia<br />

maniera» a «cambiare un po', sia perché<br />

cambiano i modi di vivere la stessa<br />

esperienza cristiana (si pensi alle nuove<br />

forme di aggregazione e di vita ecclesiale<br />

determinate dai movimenti emergenti,<br />

dalla mobilità delle persone, dalla loro<br />

libertà di scelta...), sia perché ci sarà<br />

nell'immediato una certa carestia di preti,<br />

che consentirà tuttavia di far crescere<br />

in ogni battezzato il senso di corresponsabilità<br />

di chiesa. Dio sa quel che fa: e<br />

se ci fa passare attraverso un'esperienza<br />

di povertà è per liberarci del superfluo<br />

d'una religiosità talvolta superficiale e<br />

per ricondurci all'essenziale dell'evangelizzazione<br />

e della carità. Un bagno di<br />

umiltà e di povertà, nelle persone come<br />

nei beni, è sempre stato per la Chiesa<br />

un ottimo ricostituente!».<br />

Altro passaggio significativo del documento<br />

sono i «laboratori di fede» che<br />

sono, come ricorda Mons. Chiaretti,<br />

«un'efficace espressione del Papa parlando<br />

ai due milioni di giovani nel raduno<br />

giubilare di Roma. Non sappiamo ancora<br />

come avviarli, però indicano una pista<br />

da battere. «Laboratori di fede» sono<br />

da sempre le associazioni vive (tale è ancora<br />

ad esempio l'Azione Cattolica, troppo<br />

imprudentemente dimessa), le quali<br />

formano attraverso la Parola di Dio —<br />

la croce — i sacramenti — la preghiera:<br />

ma «laboratori di fede» sono oggi anche<br />

i movimenti ecclesiali, che i Vescovi italiani<br />

hanno definito «efflorescenze dello<br />

Spirito Santo», diversissimi tra loro ma<br />

capaci di provocare svolte radicali in<br />

senso cristiano. Sia le associazioni che i<br />

movimenti hanno bisogno di sentirsi<br />

Chiesa locale, collegati fortemente non<br />

solo con chi nella Chiesa è segno di unità<br />

e di comunione, il Vescovo, ma anche<br />

con quella comunità di popolo, povera<br />

forse di grazia e di doni ma pur<br />

sempre la Chiesa che ci ha trasmesso la<br />

fede, madre da amare e da servire con<br />

umiltà e senza arroganza».<br />

Anche attraverso i «laboratori di fe-<br />

de», l'Arcivescovo ribadisce che è «un<br />

grande errore non accorgersi che i tempi<br />

stanno mutando e che occorre innovare,<br />

con prudenza ma anche con coraggio,<br />

per non essere costretti a fare i<br />

custodi di chiese belle ma tristi. A dire il<br />

vero, si nota nella nostra Diocesi una ripresa<br />

di frequentazione delle chiese e di<br />

fervore un po' per la rivalutazione della<br />

domenica dopo il V Congresso Eucaristico<br />

diocesano, un po' per la movimentazione<br />

della gente con i pellegrinaggi giubilari,<br />

un po' per la delusione di tanto<br />

«effimero» e il bisogno profondo di ritrovare<br />

certezze antiche. Dobbiamo essere<br />

lieti di questo fenomeno, ma senza mollare<br />

la presa, ...».<br />

Con l'esortazione a guardare «al futuro<br />

con speranza!» Mons. Chiaretti entra<br />

nella tematica centrale della sua lettera<br />

pastorale: «Viene in mente il grido di<br />

Isaia: “Sentinella, quanto resta della notte?”<br />

(Is 22,11). Non sono un indovino<br />

che tira a cogliere — sottolinea —; ma<br />

un credente che risponde con le parole<br />

di Gesù: “Convertitevi e credete al Vangelo!”<br />

(Mc 1,15). Tutt'intorno ci sono sapori<br />

di morte; ma Dio può capovolgere<br />

ogni pietra tombale e metterci sopra il<br />

segno della risurrezione! La storia per<br />

natura sua è portatrice di novità e cioè<br />

di situazioni inedite, da affrontare con la<br />

saggezza che deriva dall'esperienza e<br />

dalla fede. Con tale saggezza dobbiamo<br />

allora affrontare anche il futuro, che<br />

presenta il fenomeno grandioso della<br />

mondializzazione, con una immigrazione<br />

sempre più massiccia e la conseguente<br />

multiculturalità, l'enfatizzazione del<br />

Bari-Bitonto: messaggio<br />

di Mons. Francesco<br />

Cacucci<br />

a conclusione<br />

del Sinodo diocesano<br />

«Al termine del cammino sinodale —<br />

questo l'incipit del Messaggio dell'Arcivescovo<br />

di Bari e Bitonto, Mons. Francesco<br />

Cacucci, in occasione della chiusura<br />

del Sinodo diocesano — rivolgiamo<br />

il nostro pensiero a tutti, credenti e non<br />

credenti con i quali ogni giorno camminiamo<br />

fianco a fianco per rendere migliori<br />

le nostre città. Alla luce della Parola<br />

di Dio, abbiamo voluto metterci in<br />

ascolto del tempo presente, condividere<br />

le gioie e le speranze di tracciare nuovi<br />

percorsi di vita».<br />

Il Presule ha espresso altresì la fiducia<br />

e la speranza che sono nascosti nell'intimo<br />

di ogni persona con amore e verità<br />

e si rinnovano e si trasfigurano in fremito<br />

di vita affidandosi alla «via, verità e<br />

vita» incarnate in Gesù Cristo.<br />

Nel suo messaggio Mons. Cacucci ha<br />

voluto anche ringraziare i fratelli delle<br />

Chiese ortodosse e delle Comunità ecclesiali<br />

che, con ammirevole assiduità, hanno<br />

seguito i lavori sinodali. Un saluto<br />

particolare è stato rivolto ai giovani perché<br />

sappiano mantenere fisso lo sguardo<br />

su Cristo per attingere da Lui la forza<br />

alla speranza.<br />

«Rivolgiamo — ha continuato l'Arcivescovo<br />

— un pensiero commosso a voi<br />

bambini che, all'inizio di questo Terzo<br />

Millennio vi affacciate alla vita e tutti<br />

voi “poveri”, la cui voce di solito non è<br />

ascoltata. Con tutti desideriamo costruire<br />

comunità cristiane accoglienti, in<br />

continuità con l'esperienza di fraternità<br />

e di comunione che, sul modello della<br />

famiglia di Nazareth, abbiamo sperimentato<br />

durante il cammino sinodale».<br />

VITO MAUROGIOVANNI<br />

mondo virtuale rispetto a quello reale,<br />

una tecnologia sempre più avanzata,<br />

mutazioni radicali circa il lavoro e l'informazione,<br />

l'ingegneria genetica e via<br />

dicendo. Comportamenti saggi saranno<br />

quelli ispirati al dialogo (ecumenico, interreligioso,<br />

interculturale), alla tolleranza,<br />

al rispetto dei diritti e della dignità<br />

d'ognuno, all'autodisciplina e al senso di<br />

responsabilità, alla giustizia, alla solidarietà...<br />

Per un cristiano tutto questo nasce<br />

dalla fede e dalla carità appresa alla<br />

scuola di Cristo. È per Cristo e con Cristo<br />

che possiamo guardare al futuro con<br />

speranza, che non è l'utopia del “tutto<br />

facile”, ma la certezza che in nessun caso<br />

saremo abbandonati all'insignificanza<br />

e al fallimento».<br />

L'Arcivescovo conclude esprimendo<br />

«una seria preoccupazione... per certi<br />

ostinati insulti contro le norme morali,<br />

quali l'edonismo più spinto, le volgarità,<br />

le trasgressioni erette a sistema, le tolleranze<br />

anche legali di comportamenti delittuosi<br />

o viziosi o blasfemi... Dico chiaramente<br />

che, se non prendiamo coscienza<br />

dell'inquinamento morale in cui stiamo<br />

sprofondando e non cambiamo rotta,<br />

stiamo condannando la nostra società,<br />

i nostri giovani, le nostre famiglie ad<br />

una vera rovina, incamminati come siamo<br />

verso l'autodistruzione... Urge un'inversione<br />

di tendenza nella società. Urge<br />

per i battezzati recuperare una fede autentica<br />

e senza compromessi. Urge ridare<br />

onore e dignità alle norme morali,<br />

proprio a partire dalle più austere».<br />

RICCARDO LIGUORI<br />

L'originale augurio natalizio di 3.400 bambini salvati dall'aborto<br />

che sostengono l'iniziativa e ai parroci di<br />

Roma.<br />

Proprio a Roma opera dal 1985 il Segretariato<br />

Sociale per la Vita (Via Giuseppe<br />

Ferrari 1 - tel. 06.37.51.75.01), che svolge<br />

una preziosa attività di difesa e di promozione<br />

del diritto alla vita, lavorando<br />

per un effettivo superamento delle cause<br />

— sociali, culturali e medico-sanitarie —<br />

che inducono all'aborto. Il Segretariato<br />

Chieti: incontro dei responsabili della Pastorale Giovanile<br />

Abruzzo e Molise: per i giovani<br />

una festa che non finisce<br />

presta servizio di consulenza e di aiuto<br />

alla maternità difficile, grazie all'impegno<br />

di volontari, consulenti familiari, assistenti<br />

sociali, medici, psicologi, legali.<br />

Di quei 3.400 bambini, 190 sono nati a<br />

Roma grazie al «Progetto Gemma» sostenuto<br />

dal Segretariato. Il Progetto, basato<br />

sull'adozione a distanza prenatale, si concretizza<br />

nell'impegno che l'«adottante» assume<br />

verso una madre in difficoltà, aiu-<br />

tandola economicamente per 18 mesi (6<br />

prima del parto e 12 dopo la nascita).<br />

Complessivamente nell'iniziativa sono state<br />

coinvolte sinora coinvolte 40.000 persone.<br />

Di queste, 2.800 sono gli «adottanti»,<br />

impegnatisi per una somma pari a circa<br />

23 miliardi di lire. Altri 850 bambini sono<br />

in attesa di nascere, già adottati o in attesa<br />

di un adottante, mentre le loro mamme<br />

sono in contatto con i 250 Centri di aiuto<br />

alla vita in Italia.<br />

F.V.<br />

ROMA Impegni dopo il Giubileo nella parrocchia della Trasfigurazione<br />

La spiritualità del cenacolo<br />

nei centri di ascolto del Vangelo<br />

«Da un po' di tempo ormai gli interni<br />

e i numeri civici del palazzo o del quartiere<br />

hanno rivelato un nome, un volto,<br />

un cuore, una storia. I saluti educati ma<br />

distaccati, le parole di circostanza sono<br />

divenute confidenza, amicizia, desiderio<br />

di aprirsi, di trovare affetto, comprensione<br />

soprattutto valori veri. Gli incontri<br />

si sono gradualmente estesi oltre le riunioni,<br />

coinvolgendoci singolarmente o in<br />

gruppo in vicende, situazioni tristi o<br />

gioiose spesso esulanti dalla cerchia delle<br />

nostre dirette conoscenze. In molti<br />

partecipanti si è approfondito il gusto<br />

della preghiera e il desiderio di una<br />

maggior frequenza in parrocchia». Così<br />

una delle tante testimonianze dei Centri<br />

di ascolto del Vangelo nati durante la<br />

missione cittadina di Roma, nella parrocchia<br />

della Trasfigurazione a Monteverde<br />

Nuovo.<br />

Sono piccoli segni di quella comunione<br />

che Gesù ha chiesto al Padre come<br />

dono supremo nel Cenacolo e che, perché<br />

non resti solo un ideale, deve permeare<br />

tutto il tessuto ecclesiale anche<br />

nelle sue realizzazioni più concrete e<br />

quotidiane.<br />

Alla formazione e all'animazione di<br />

questi gruppi di vicinato, in cui presso<br />

una famiglia ospitale si riuniscono altre<br />

persone del palazzo o di palazzi vicini,<br />

ha collaborato attivamente la Fraternità<br />

Cristiana, che, promossa dal francescano<br />

P. Roberto Caramanna e seguendo<br />

l'appello del Crocifisso a s. Francesco —<br />

«Va', restaura la mia casa» —, si è impegnata<br />

da anni a cercare di risvegliare<br />

ha optato per l'inizio delle attività nel<br />

nuovo anno pastorale. In tutte, però,<br />

appare chiara l'urgenza di trovare momenti<br />

di forte spiritualità e di concrete<br />

iniziative perché la fede sia vissuta dai<br />

giovani nella loro realtà quotidiana: per<br />

una testimonianza più efficace che sappia<br />

essere valida alternativa alla massificazione<br />

della società. Tra le proposte<br />

delineate, consenso hanno ottenuto due<br />

idee dell'Arcivescovo Menichelli che ha<br />

spiegato: «Mi piacerebbe provocare le<br />

diocesi su percorsi comuni lasciando poi<br />

loro la libertà di incarnarli nel loro tessuto<br />

secondo le singole esigenze. Abbiamo<br />

il compito di custodire i giovani che<br />

ci seguono ma abbiamo anche l'obbligo,<br />

forse più impegnativo, della missione<br />

per avvicinare i ragazzi lontani». E così,<br />

saranno valutate nel prossimo incontro,<br />

programmato per gennaio, delle modalità<br />

per offrire percorsi di spiritualità dal<br />

significativo tema: «Chi credo?».<br />

«Occorre — ha continuato il Presule<br />

— tornare all'interrogativo fondamentale,<br />

per immetterci in questo nuovo anno<br />

con una rinnovata spiritualità e seguire,<br />

nel contempo, le indicazioni del Papa<br />

che ci invitava ai laboratori della fede».<br />

E poi un percorso sull'affettività, per<br />

educare e formare ad un dono che i giovani,<br />

spesso, poco conoscono: «Potremmo<br />

pensare — ha continuato — ad un<br />

percorso comune sulla vocazione all'amore,<br />

secondo un cammino che, con<br />

continuità, coinvolgerà i giovani partendo<br />

dall'esperienza del Vangelo».<br />

Toronto 2002 è già alle porte!<br />

AGNESE PELLEGRINI<br />

la coscienza dell'«essere Chiesa», ispirandosi<br />

agli eventi di comunione del Cenacolo,<br />

dove Gesù ha dato alla Chiesa il<br />

suo inizio e quindi la sua forma.<br />

Perciò il cammino di fede di questi<br />

gruppi, che prosegue tuttora, guarda al<br />

Cenacolo come all'icona della comunione,<br />

che ha il suo culmine nell'Eucaristia<br />

e nell'effusione dello Spirito Santo.<br />

È lo Spirito Santo infatti che realizza<br />

la preghiera sacerdotale di Gesù, fondendoci<br />

in Unità. Infatti l'annuncio e l'ascolto<br />

del Vangelo devono dare come<br />

frutto la comunione.<br />

«Quello che noi abbiamo udito... ossia<br />

il Verbo della Vita, noi lo annunziamo<br />

anche a voi, perché anche voi siate<br />

in comunione con noi. .La nostra comunione<br />

è col Padre e col Figlio suo<br />

Gesù Cristo». (1 Gv 1).<br />

«Chi vive nelle grandi città — scrive il<br />

Cardinale Konig — spesso non sa nemmeno<br />

più il nome di chi gli siede accanto<br />

in chiesa... Una vera comunità si realizza<br />

attorno a una mensa tra dieci, dodici,<br />

venti persone». Perciò la dimensione<br />

del piccolo gruppo a misura d'uomo<br />

(gli apostoli erano dodici) e il ritmo settimanale<br />

degli incontri ha facilitato in<br />

questi anni i rapporti interpersonali e interfamiliari,<br />

divenendo un anello di congiunzione<br />

tra le singole famiglie e la<br />

grande comunità parrocchiale e creando<br />

un'osmosi di Grazia e di vita cristiana<br />

dal centro alla periferia e dalla periferia<br />

al centro della parrocchia.<br />

Il Mistero del cenacolo ci fa entrare<br />

nel cuore dell'Alleanza, per la quale Ge-<br />

Debito estero:<br />

iniziative giubilari<br />

nelle scuole<br />

di Padova<br />

MACERATA-TOLENTINO-RECANATI-CINGOLI-TREIA Assemblea del clero della diocesi nell'Abbazia di Fiastra<br />

«Sentinelle del mattino»: la missione dei presbiteri<br />

Il Vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-<br />

Treia, Mons. Luigi Conti, celebrando il quarto anniversario<br />

della sua ordinazione episcopale, ha voluto riunire<br />

tutto il presbiterio diocesano presso l'Abbazia di Fiastra<br />

per un'Assemblea pastorale da cui sono scaturite<br />

le linee programmatiche ed il Calendario diocesano per<br />

l'anno 2000-20001.<br />

Alla folta Assemblea, il Presule ha esposto alcuni<br />

punti fondamentali. Anzitutto ha parlato di «verifica»:<br />

«sul cammino pastorale intrapreso dagli anni '90 in poi<br />

soprattutto dopo il Sinodo Diocesano, è bene porsi la<br />

domanda: “La gente che dice di noi? del nostro essere<br />

comunità?”. Forse, o senza forse, la nostra parrocchia<br />

non trasmette la fede o non la trasmette abbastanza. A<br />

volte sembra, infatti, la nostra Comunità adagiarsi in<br />

un'oscura mediocrità, senza alcun ideale. Di fronte alla<br />

situazione odierna la fede in Gesù, è necessario che si<br />

qualifichi come una lieta sorpresa poiché in essa è la<br />

risposta ai tanti perché della vita. Cosa è la fede per<br />

noi, per la nostra Comunità? La parola di Dio di cui<br />

dovrebbe nutrirsi il cristiano è davvero un pane di vita<br />

di cui si sazia la fame e la sete di tutte le nostre anime?<br />

Di fronte alla notte della fede che è in atto, di<br />

fronte alle tenebre sempre più inquinanti sappiamo,<br />

noi cristiani esprimerci con le parole della Bibbia: “Anche<br />

scendessi negli inferi, io saprei che Tu sei là, o<br />

mio Dio?”. La fede, che non dovrebbe essere più semplicemente<br />

formulata, è diventata relazione personale<br />

con Dio fondata su Gesù Cristo? E la Liturgia è fonte<br />

Si sono incontrati a Chieti i responsabili<br />

della Pastorale Giovanile di otto delle<br />

undici diocesi della Conferenza Episcopale<br />

Abruzzese e Molisana. Una verifica<br />

e una programmazione affinché, a<br />

pochi mesi dal memorabile incontro<br />

mondiale dei giovani col Santo Padre a<br />

Tor Vergata, la gioia e la grazia di quei<br />

momenti non passino invano ma si radichino<br />

nel vissuto quotidiano dei ragazzi.<br />

Essi, ogni giorno, sono chiamati a scommettere<br />

la propria vita sull'invito del Papa:<br />

«Incendiate il mondo»!.<br />

Coordinati da don Giuseppe Di Virgilio,<br />

i responsabili diocesani hanno vissuto,<br />

con l'Arcivescovo di Chieti-Vasto,<br />

Mons. Edoardo Menichelli, un momento<br />

di condivisione delle esperienze vissute<br />

durante la Giornata Mondiale della Gioventù.<br />

Un incontro per verificare il lavoro<br />

svolto ad agosto, ma anche per esprimere<br />

le iniziative diocesane e programmare<br />

itinerari unitari nella prospettiva<br />

di Toronto 2002. «Come in una catena<br />

di montaggio — ha spiegato don Giuseppe<br />

— che non finisce mai: già si riparte<br />

per la prossima Giornata Mondiale!».<br />

Ed ha continuato: «I nostri giovani<br />

hanno fatto una grande esperienza di<br />

volontariato e solidarietà; sono emerse<br />

potenzialità inaspettate ed occorre organizzare<br />

qualcosa di concreto perché<br />

queste disponibilità non si perdano. Ora,<br />

dopo Tor Vergata, c'è un ripartire dal<br />

tema della nuova comunicazione della<br />

fede, con gli strumenti e le forme che<br />

esso presuppone».<br />

Tanti gli stimoli proposti e le provocazioni<br />

espresse dalle singole diocesi; diverse<br />

le modalità che ogni Chiesa locale<br />

di tutta la nostra azione pastorale che noi proponiamo?<br />

È vissuta con spirito nuovo?».<br />

Come secondo punto, Mons. Conti ha esposto la<br />

«programmazione»: «l'evangelizzazione — ha detto —<br />

resta la prospettiva di apertura verso la società. Occorrerà<br />

più che mai presentare la persona di Cristo. Non<br />

diffondere una ideologia religiosa, quanto Lui stesso,<br />

coinvolgendo altri nell'avventura, aperti sempre di più<br />

al dialogo, all'accoglienza, alla condivisione.<br />

«L'evangelizzazione — oggi — va compiuta attraverso<br />

alcuni momenti che possono esprimersi con il motto<br />

paolino: “Farsi tutto a tutti”. Si tratterà, quindi, di<br />

usare amore, umiltà, misericordia. La scelta prioritaria<br />

sia quella di condividere il proprio carisma con i laici,<br />

esplorando nuovi metodi di collaborazione. Si tratterà<br />

di formare, sempre di più, nostri collaboratori. Si tratterà,<br />

insieme, di studiare i problemi della famiglia, della<br />

scuola, della moralità, della cultura e di una pietà<br />

ben intesa. Sarà, in una parola, il nostro programma<br />

di “instaurare omnia in Christo”. Sarà l'opzione preferenziale<br />

ancora verso i poveri. Sarà maggiormente l'anelito<br />

a formare i giovani, da cui dipende il futuro della<br />

società».<br />

Altro punto esposto dal Vescovo: «alcune gioie da<br />

condividere». «In diocesi, dopo l'esperienza del Sinodo,<br />

della Missione Giovani, della Missione Famiglia e del<br />

Congresso Eucaristico, non abbiamo smesso — ha detto<br />

— di essere creativi. Qualche frutto incomincia a intravedersi.<br />

Qualche cosa — in diocesi — sta maturando.<br />

Così possiamo essere soddisfatti per alcune voca-<br />

«Conversione del debito estero dei<br />

paesi poveri e opportunità educative nella<br />

scuola»: questo il tema di un convegno,<br />

svoltosi di recente a Padova, e rivolto<br />

in particolare agli insegnanti delle<br />

scuole di ogni ordine e grado e agli studenti<br />

delle superiori.<br />

All'incontro, promosso dall'Ufficio<br />

Scuola della Diocesi e dal Centro Toniolo<br />

nell'auditorium del liceo Modigliani,<br />

hanno partecipato centinaia di giovani e<br />

di insegnanti. Dopo il saluto di Mons.<br />

Franco Costa, delegato vescovile per la<br />

catechesi, e di Mons. Giuseppe Pasini,<br />

direttore del Centro Toniolo, sono intervenuti<br />

Giorgio Franceschetti, docente<br />

dell'università di Padova, sul tema «Debito<br />

internazionale e sviluppo sostenibile»<br />

e Antonio Nanni, vicedirettore della<br />

rivista Cem-mondialità sul tema «Debito<br />

o restituzione? Strategie educative per<br />

una cultura della reciprocità».<br />

Sono seguiti il dibattito e la presentazione<br />

di esperienze didattiche, progetti<br />

di lavoro, sussidi multimediali che possono<br />

aiutare i giovani a maturare attenzione<br />

verso le realtà del Sud del mondo,<br />

in un'ottica di solidarietà e giustizia. In<br />

occasione del convegno è stato organizzato<br />

uno spazio informativo con un<br />

punto multimediale, dotato di strumenti<br />

didattici e di materiale bibliografico.<br />

Il convegno, che si colloca all'interno<br />

delle iniziative e degli impegni giubilari<br />

della Diocesi di Padova, si proponeva<br />

l'obiettivo di sensibilizzare insegnanti e<br />

studenti dinanzi a una delle forme di<br />

schiavitù nuove e più sottili del nostro<br />

tempo.<br />

CLAUDIO ZERBETTO<br />

zioni sacerdotali che stanno iniziando a fare i primi<br />

passi. Così possiamo guardare con compiacenza i vari<br />

Centri di spiritualità sorti ad Avenale, a Recanati. Così<br />

guardiamo con fiducia la Casa-Famiglia che sta crescendo<br />

in quel di Cingoli: tutti luoghi per coloro che<br />

sono alla ricerca di un senso nella vita. Così guardiamo<br />

ancora con tanta speranza al cammino Diaconale<br />

permanente che sta riprendendo con criterio e fervore.<br />

Così stiamo pensando ad un Centro per Ministeri onde<br />

educare la nostra gente alla proclamazione della Parola<br />

di Dio e ai vari servizi».<br />

Dopo vari interventi di sacerdoti e religiosi, Mons.<br />

Conti è passato a presentare il folto Calendario di impegni<br />

per l'anno incombente. Ecco alcune delle principali<br />

proposte per il 2000-2001: presentare nelle Parrocchie<br />

e nelle Comunità il Libro del Sinodo; riprendere<br />

la «Lectio Divina», magari sotto a formula di Scuola di<br />

Preghiera; effettuare la Visita pastorale in tutte le parrocchie;<br />

svolgere i Ritiri del Clero secondo la tematica<br />

indicata nell'introduzione del Libro del Sinodo; chiusura<br />

dell'Anno Santo.<br />

Il Papa, parlando ai giovani, ebbe a dire: «Voi siete<br />

le sentinelle del mattino». Nelle parole del Vescovo, alla<br />

chiusura dell'Assemblea presbiterale, quelle stesse<br />

parole sono sembrate rivolte ai sacerdoti: «Voi pure,<br />

Sentinelle del mattino, anzi, Sentinelle del gregge a voi<br />

affidato nelle ore più cupe della notte». «Voi, speranza<br />

del mondo, fuochi accesi di speranza».<br />

MARIO BUONGARZONI<br />

sù fa Pasqua, «passa» nella Chiesa ed<br />

Essa in Lui. Sono le nozze feconde di<br />

Dio con l'umanità. Ogni giorno nella<br />

Messa, la Chiesa segue il cammino del<br />

suo Sposo e si unisce a Lui. Ma se il Mistero<br />

del cenacolo trova la sua massima<br />

espressione nell'Eucaristia domenicale,<br />

come momento fondante della piena comunione;<br />

gli incontri settimanali nelle<br />

case ne divengono insieme approfondimento<br />

e attuazione nella concretezza<br />

dell'amore reciproco.<br />

Nel cenacolo Gesù ha convocato gli<br />

apostoli. A Pentecoste la prima Chiesa si<br />

raduna attorno a Maria, che, fecondata<br />

ancora dallo Spirito Santo dà alla luce il<br />

Cristo totale.<br />

Negli incontri nelle case (il cenacolo<br />

era la casa di un laico, amico di Gesù)<br />

prima ci affidiamo a Maria perché apra<br />

i nostri cuori all'azione dello Spirito<br />

Santo e Gesù sia presente in mezzo a<br />

noi «riuniti nel suo nome». In questo clima<br />

di semplicità e di Amore ognuno si<br />

sente «accolto» come persona e come figlio<br />

di Dio e si sente convocato con la<br />

propria individualità alla mensa della famiglia<br />

divina.<br />

Gesù ha lavato i piedi agli apostoli.<br />

In preghiera con Maria il cuore ancora<br />

di pietra dei discepoli è stato ammorbidito<br />

e preparato alla piena effusione dello<br />

Spirito Santo. L'ascolto profondo in<br />

spirito di fede e di accoglienza delle sofferenze<br />

e dei problemi dei fratelli, nei<br />

quali si vede Gesù sofferente, diviene<br />

come un lavare loro i piedi con l'acqua<br />

pura della misericordia e si sente che<br />

Gesù, presente tra noi per la carità, che<br />

prende su di sé le nostre sofferenze e i<br />

nostri peccati. Egli ci ripete: «Amatevi<br />

come Io vi ho amato» e «lavatevi i piedi<br />

gli uni gli altri». Il cuore così purificato<br />

è aperto ora all'ascolto della Parola che<br />

«esce dalla bocca di Dio».<br />

A questo punto Gesù nel cenacolo<br />

(Gv 14-17) manifesta ai discepoli il mistero<br />

della sua comunione col Padre —<br />

«Chi vede me vede il Padre» — e con<br />

noi — «Io sono la vite e voi i tralci» —.<br />

A Pentecoste Pietro, in preghiera con<br />

Maria, ente risvegliarsi il proprio ministero<br />

di vicario di Gesù e interpreta la<br />

Scrittura per ricostituire 1a piena unità<br />

della comunità (elezione di Mattia).<br />

Nel clima di fraternità che è maturato,<br />

a lettura della Parola di Dio, meditata<br />

insieme, acquista una risonanza più<br />

profonda. In essa cerchiamo di cogliere<br />

soprattutto ciò che ci spinge alla comunione,<br />

mentre Maria ci aiuta ad accogliere<br />

come Lei la Parola e a lasciarci<br />

trasformare da essa.<br />

Gesù fa l'Eucaristia. A Pentecoste lo<br />

Spirito Santo conferma, porta alla luce<br />

ed esalta la comunione che l'Eucaristia<br />

e la partecipazione alla Morte e Risurrezione<br />

di Gesù avevano operato nei discepoli.<br />

Noi cerchiamo di vivere questo<br />

momento col comunicare tra noi prima<br />

di tutto i beni spirituali (ciò che la Parola<br />

ha operato in noi e attorno a noi),<br />

che ci aiutano a crescere in una comunione<br />

d'anima. Da ciò nasce anche l'esigenza<br />

di un aiuto scambievole concreto<br />

nelle svariate necessità personali e familiari,<br />

così che ognuno comincia a «portare<br />

il peso dell'altro». Offriamo tutto a<br />

Gesù perché unisca la nostra vita e i nostri<br />

dolori alla sua offerta al Padre nelle<br />

Messe che si stanno celebrando in quel<br />

momento nel mondo. È un allargarci ai<br />

problemi di tutta la Chiesa e dell'umanità<br />

e un chiedere allo Spirito Santo che<br />

ci fonda in un cuor solo e in un'anima<br />

sola, rendendoci pane consacrato per la<br />

vita del mondo.<br />

Gesù nel cenacolo parla della Missione<br />

e a Pentecoste lo Spirito Santo, fondendo<br />

in unità la Chiesa nascente, ne fa<br />

il segno essenziale della missione: «Che<br />

tutti siano uno affinché il mondo creda».<br />

La prima missione del centro di<br />

ascolto, divenuto comunità, è la testimonianza<br />

di unità in famiglia e nel vicinato<br />

col farsi carico delle gioie e dei dolori<br />

dei fratelli; dei malati, delle persone sole,<br />

dei disoccupati che vivono nello stesso<br />

palazzo. Da qui nasce poi l'evangelizzazione.<br />

Nel primo anno della Missione cittadina<br />

i Centri di ascolto realizzati in tutta<br />

la parrocchia furono circa una cinquantina.<br />

L'anno successivo abbiamo preferito,<br />

anche secondo le indicazioni dell'Arcivescovo<br />

Cesare Nosiglia, Vicegerente<br />

di Roma, di curarne in profondità un<br />

numero limitato, da cui poter riprendere<br />

in seguito un nuovo slancio missionario.<br />

Ora le piccole comunità di vicinato<br />

che si ispirano al cammino del cenacolo<br />

sono nove. Una particolare attenzione è<br />

rivolta alla formazione degli animatori,<br />

che si riuniscono settimanalmente per<br />

preparare gli incontri dei vari gruppi, in<br />

ognuno dei quali essi sono presenti in<br />

due o tre uniti nel nome di Gesù, perché<br />

fin dall'inizio dell'incontro ci sia già<br />

una forte presenza di Lui in mezzo ai<br />

fratelli.<br />

Il parroco della Trasfigurazione, don<br />

Battista Pansa, ha seguito con attenzione<br />

pastorale il nascere e lo sviluppo di<br />

questi gruppi; ha promosso giornate di<br />

ritiro spirituale e, alla conclusione dello<br />

scorso anno ha celebrato, insieme con i<br />

sacerdoti della Fraternità Cristiana, la<br />

Santa Messa nel giardino della parrocchia<br />

alla presenza di un centinaio di<br />

partecipanti.<br />

ANGELO BERNARDINO

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