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.<br />
PAGINA<br />
19 .<br />
Nella Basilica Vaticana<br />
«Siamo venuti qui per essere parte<br />
attiva di una grande famiglia»<br />
Affacciandosi su via della Conciliazione<br />
è stato facile notare, in questi giorni,<br />
la lunga processione di pellegrini che si<br />
snodava in Piazza San Pietro. Erano migliaia,<br />
infatti, le persone che avevano<br />
deciso di raggiungere Roma con la speranza<br />
di poter attraversare la Porta Santa<br />
della Basilica Vaticana a poche ore<br />
dalla sua chiusura. Così, anche mercoledì<br />
3 gennaio, numerosi pellegrini hanno<br />
vissuto una giornata romana all'insegna<br />
del Giubileo. Durante la lunga attesa da<br />
compiere prima di poter entrare in Basilica,<br />
gli occhi di tutti erano rivolti verso<br />
l'atrio cercando di intravedere, seppur<br />
da lontano, quella Porta che durante<br />
tutto il Giubileo ha conosciuto milioni di<br />
volti.<br />
Rosina Sandonato, di Cetraro (Cosenza),<br />
è venuta di nuovo in pellegrinaggio<br />
a Roma, questa volta con la sua comunità<br />
parrocchiale di s. Marco evangelista.<br />
«Abbiamo aspettato tanto, anche<br />
sotto la pioggia, ma ne valeva certamente<br />
la pena — ha spiegato — . Ogni volta<br />
che vengo qui è come fosse nuova, come<br />
fosse la prima. Ciascuno di noi viene<br />
con la propria intenzione, con i propri<br />
pensieri e sono contenta perché oggi è<br />
venuto anche mio marito che non è praticante.<br />
Sono sicura che dal seme gettato<br />
dalla Chiesa durante questo Anno<br />
Santo nasceranno e fioriranno tanti frutti<br />
spirituali». «È importante che la gente<br />
ritorni a frequentare la Chiesa — ha aggiunto<br />
— , che si accosti ai sacramenti,<br />
che si senta parte attiva di una grande<br />
famiglia, formata da persone di varie<br />
nazionalità e culture diverse. In Cristo ci<br />
sentiamo tutti uniti, da Cristo viene la<br />
pace e l'amore. Con questo pellegrinaggio<br />
esprimiamo la nostra intenzione di<br />
voler aprire la porta del nostro cuore al<br />
suo amore, così come ha invitato più<br />
volte a fare il Santo Padre che oggi abbiamo<br />
incontrato durante l'udienza generale».<br />
Oltre alle comunità parrocchiali, tra<br />
coloro che raggiungono Piazza San Pietro<br />
in questi giorni vi sono anche numerose<br />
famiglie, come quella giunta da Bari.<br />
Una foto immortala un momento del<br />
loro pellegrinaggio giubilare vissuto nel<br />
luogo che rappresenta il centro della cristianità.<br />
«Siamo partiti nel cuore della<br />
notte e siamo arrivati in tempo per l'udienza<br />
del Papa — ha detto la signora<br />
Dora Fiorito — . Abbiamo deciso ieri<br />
stesso di venire, senza avere il tempo di<br />
organizzare il pellegrinaggio. Abbiamo<br />
preso il primo treno ed ora eccoci qui.<br />
Non potevamo lasciar passare questo<br />
grande evento senza poterlo vivere in<br />
prima persona». «Ricordo ancora quando<br />
nel '50 attraversai questa stessa Porta<br />
Santa. Allora ero meno consapevole di<br />
oggi, non capivo l'importanza e la necessità<br />
di tale gesto che occorre fare<br />
sentendo interiormente il desiderio di<br />
conversione, di riconciliazione con Dio,<br />
nostro Padre, con la promessa e l'impegno<br />
a non offenderlo più».<br />
Appena entrati nella maestosa Basilica<br />
di San Pietro, molti dei pellegrini raggiungono<br />
subito il presepe allestito in<br />
una cappella della navata sinistra, per<br />
meditare e contemplare ancora una volta<br />
il mistero dell'Incarnazione di Cristo,<br />
Una mostra allestita presso una scuola romana<br />
Il messaggio affidato<br />
ai bambini<br />
«Dio è maestro perché ci insegna ad<br />
amare e perdonare. Dio per noi è Padre<br />
perché ci ama e ci accoglie nelle sue<br />
braccia per proteggerci». Il pensiero della<br />
piccola Noemi è una sorta di specchio<br />
nel quale è possibile riflettere le frasi<br />
elaborate da tanti altri bambini suoi coetanei,<br />
protagonisti attivi della Mostra<br />
«Giubileo: Itinerari storici, religiosi ed<br />
artistici del presente e del passato». Allestita<br />
presso la scuola elementare Regina<br />
Margherita, nel quartiere romano di<br />
Trastevere, e frutto dell'impegno degli<br />
alunni del secondo ciclo di studi, l'esposizione<br />
si articola in tre percorsi, costituiti<br />
da un ipertesto, da un filmato e da<br />
alcune diapositive. Sin dal primo impatto<br />
è possibile rendersi conto del trasporto<br />
con cui i bambini, dall'età inferiore ai<br />
dieci anni, hanno partecipato alla realizzazione<br />
di un progetto finalizzato ad<br />
una maggiore conoscenza del Giubileo.<br />
«La mostra è la verifica di un lavoro<br />
avviato lo scorso anno ed avente lo scopo<br />
di fruire di una base storica per intrecciarvi<br />
un discorso teologico». A spiegare<br />
gli obiettivi, l'approccio ed i risultati<br />
a cui è pervenuto il lavoro degli alunni<br />
della scuola elementare è la dottoressa<br />
Bianca Marta Tammaro, insegnante<br />
di religione e coordinatrice del progetto.<br />
«Siamo partiti dallo studio del Giubileo<br />
ebraico per arrivare all'analisi di quello<br />
cattolico — ha aggiunto la professoressa<br />
—. Concentrandoci sullo sviluppo delle<br />
fasi più importanti e dei concetti essenziali<br />
dell'Anno Santo, abbiamo analizzato<br />
il termine indulgenza, cercando di far<br />
capire ai bambini il suo valore di remissione<br />
di peccati, il suo significato storico,<br />
la sua collocazione nell'ambito del<br />
Giubileo ed i passi necessari per poterla<br />
lucrare nel 2000». «Passando poi all'analisi<br />
dell'Anno Santo nel suo significato<br />
simbolico — ha proseguito l'insegnante<br />
di religione —, abbiamo parlato del varco<br />
della Porta Santa, il gesto tramite il<br />
quale ci è possibile testimoniare il nostro<br />
desiderio interiore di avvicinarci<br />
maggiormente a Gesù, al fine di conoscerlo<br />
e farlo diventare parte concreta<br />
della nostra vita. Solamente nel momento<br />
in cui instauriamo un rapporto vero<br />
con Cristo, facendolo divenire l'elemento<br />
centrale della nostra realtà quotidiana,<br />
possiamo dire di aver realmente celebrato<br />
il Giubileo». «In un momento<br />
successivo, il nostro lavoro si è concentrato<br />
sull'analisi del concetto di pellegrinaggio<br />
inteso come “andare verso una<br />
meta”. Ed in questo contesto abbiamo<br />
desiderato sottoporre all'attenzione dei<br />
bambini il fatto che anche Gesù, nel<br />
corso della sua vita terrena, si è reso<br />
pellegrino per concludere il proprio<br />
cammino con la donazione totale di sé<br />
per la salvezza dell'uomo».<br />
Il progetto scolastico, frutto di un approfondimento<br />
interdisciplinare, prende<br />
avvio con un «ipertesto», un elaborato<br />
informatico costituito da una «mappa<br />
concettuale», espressione del percorso<br />
logico-cronologico sottostante il lavoro.<br />
La mostra prosegue in una seconda sala<br />
allestita per la visione di un filmato e di<br />
alcune diapositive, relative al campo<br />
scuola svolto dai ragazzi nel mese di<br />
maggio. Ed è proprio qui che emerge la<br />
spontaneità e l'entusiasmo con cui gli<br />
alunni hanno reso vivo il loro itinerario<br />
attraverso le località toscane di Siena,<br />
Abbadia san Salvatore, san Quirico, Bagno<br />
Vignoni, Bagni san Filippo e Montalcino.<br />
«I cammini del Cielo: la via<br />
Francigena», è il titolo dato alla gita-pellegrinaggio<br />
che ha consentito ai bambini<br />
di scoprire i luoghi percorsi dagli antichi<br />
romei in cammino verso Roma. Attraverso<br />
un breve corridoio ricco di lavori,<br />
si accede ad una sala dove è possibile<br />
ammirare i disegni tramite i quali i protagonisti<br />
della mostra hanno creativamente<br />
concretizzato quanto appreso a<br />
livello nozionistico.<br />
Come evidenziato dalla professoressa<br />
Tammaro, l'iniziativa non ha mancato<br />
di mostrare un interesse per le attuali<br />
problematiche sociali. «Soffermandoci<br />
sui temi relativi allo sfruttamento dei<br />
minori, alla povertà dei paesi in via di<br />
sviluppo ed alla sofferenza umana, si è<br />
tentato di sensibilizzare i bambini ai problemi<br />
della società di cui sono parte. La<br />
nostra scuola, collocata in un quartiere<br />
centrale di Roma, a sua volta caratterizzato<br />
dalla presenza di immigrati, da famiglie<br />
gravate da difficoltà e dalla sussistenza<br />
di una piccola realtà interculturale,<br />
ha trovato terreno fertile nella conoscenza<br />
pratica degli alunni».<br />
Entusiasmo e partecipazione è il binomio<br />
che ha caratterizzato la fase di preparazione<br />
della mostra, come viene evidenziato<br />
dai lavori proposti nel percorso<br />
scolastico.<br />
SIMONA RUBEIS<br />
L'OSSERVATORE ROMANO Lunedì-Martedì 8-9 Gennaio 2001<br />
Pellegrini del Duemila<br />
che il Grande Giubileo dell'Anno 2000<br />
ha voluto celebrare. Ad adorare quel<br />
Bambino nato duemila anni fa, sono anche<br />
molti giovani, che durante l'anno<br />
giubilare hanno fatto sentire la loro presenza<br />
all'interno della Chiesa e il loro<br />
desiderio di portare ovunque il messaggio<br />
evangelico. «Con questo Giubileo è<br />
stato avviato un sistema, è cominciato<br />
un “passaparola” anche tra noi giovani<br />
che ha avuto la sua ampia manifestazione<br />
nella XV Giornata Mondiale della<br />
Gioventù — ha spiegato Enrico Bartolini,<br />
venuto in pellegrinaggio da Orte (Viterbo)<br />
assieme a sua moglie —. Quest'oggi<br />
siamo qui con l'intenzione di assumerci<br />
anche noi l'impegno a mantenere<br />
viva questa fede che abbiamo ricevuto<br />
in dono da Dio, a comunicare ai nostri<br />
coetanei e al mondo intero la gioia<br />
di essere cristiani». Tra i fedeli che raggiungono<br />
Piazza San Pietro in questo<br />
periodo, quasi a voler inaugurare il primo<br />
anno del secolo che apre il terzo<br />
millennio, molti hanno percorso migliaia<br />
di chilometri. Dallo Yucatan, una famiglia<br />
numerosa si è trovata di nuovo unita<br />
celebrando il Giubileo. «Desideravamo<br />
così tanto anche noi di poter attraversare<br />
questa Porta Santa e ottenere<br />
l'indulgenza plenaria dopo un cammino<br />
di sincero pentimento — ha affermato<br />
la signora Ana Maria Loret de Mola — .<br />
Siamo qui per pregare e ringraziare Dio<br />
di averci concesso questa grazia del perdono».<br />
ELISABETTA ANGELUCCI<br />
A san Paolo fuori le Mura<br />
«Quel giorno che incontrai il Signore»<br />
A poche ore dalla chiusura della grande porta di<br />
bronzo aperta lo scorso diciotto gennaio, per non lasciar<br />
sfuggire l'opportunità di varcare ancora una volta<br />
quella Porta, nel pomeriggio di venerdì cinque gennaio<br />
migliaia di pellegrini hanno raggiunto la tomba dell'apostolo<br />
Paolo. Erano giovani ed anziani, uomini e donne,<br />
laici o consacrati: il Popolo di Dio che ha segnato<br />
la storia del Grande Giubileo del Duemila trova puntale<br />
espressione nel variegato popolo dei romei giunti a<br />
Roma per la conclusione dell'Anno Santo.<br />
«C'è una grande gioia nel mio cuore, ma anche un<br />
pizzico di malinconia»: Gevada, diciannove anni, esprime<br />
il suo stato d'animo di fronte alla conclusione di<br />
un evento tanto importante per la sua vita. Lineamenti<br />
slavi, ma accento spiccatamente romano, Gevada viveva<br />
nel campo nomadi sorto sulla Casilina prima di avvertire<br />
il desiderio di cambiare vita: «è stato Dio che<br />
mi ha dato la voglia e la forza di cambiare. Non volevo<br />
più vivere di espedienti, passare le giornate a rubare,<br />
imbrogliare la gente o chiedere l'elemosina — ci<br />
racconta la giovane pellegrina —: allora sono scappata<br />
dal campo e per strada ho incontrato una suora... ».<br />
Inizia in questo modo la nuova pagina nel libro della<br />
vita di Gevada, che ora vive assieme ad altri giovani in<br />
una struttura creata nella provincia di Roma per accogliere<br />
ragazzi con problematiche differenti. Aspetto privilegiato<br />
nel recupero di ciascuno di loro è il nuovo<br />
rapporto con la fede: «è il Signore che ci aiuta a ricominciare:<br />
per questo motivo la preghiera occupa un<br />
posto fondamentale nella nostra giornata», spiega ancora<br />
Gevada. «Ed è per questo motivo che volevamo<br />
essere qui, questa sera, per partecipare alla cerimonia<br />
di chiusura del Giubileo. È stato un anno importante:<br />
abbiamo capito che anche noi possiamo essere utili<br />
agli altri — la ragazza precisa il significato delle sue<br />
parole —. Durante la Giornata della Gioventù abbiamo<br />
ospitato duecento pellegrini croati, li abbiamo accompagnati<br />
nei luoghi di catechesi, siamo stati insieme a<br />
loro nei momenti liberi: è stato bello fare qualcosa per<br />
gli altri, sentire qualcuno che ti dice grazie... ».<br />
Il pensiero torna ancora a quei giorni, ma le considerazioni<br />
che ne scaturiscono si riflettono su tutti gli<br />
appuntamenti che hanno scandito il lungo corso dell'anno<br />
giubilare: «persone che arrivavano da ogni parte<br />
del mondo erano tutte qui per lo stesso motivo. Gente<br />
che parlava lingue diverse capiva il messaggio di quelli<br />
che aveva accanto. Individui che erano venuti da soli<br />
si univano a gruppi di sconosciuti», conclude Gevada,<br />
riassumendo in poche righe quello che è stato l'Anno<br />
Santo.<br />
Sono da poco passate le cinque e un quarto quando,<br />
mentre il Cardinale Roger Etchegaray accosta la Porta<br />
Santa, la commozione dei fedeli si scioglie in un caldo<br />
applauso.<br />
Gli occhi ancora lucidi di Elena sono espressione di<br />
chi, questo Giubileo, lo ha vissuto nel profondo: «sono<br />
ancora emozionata per tutto quello che è accaduto —<br />
racconta la ragazza romana, che è stata uno dei coordinatori<br />
dei volontari per la basilica di san Paolo fuori<br />
le Mura —. Mentre vedevo chiudere quella porta ho<br />
rivissuto tante delle esperienze che hanno segnato l'Anno<br />
Santo.<br />
A san Giovanni in Laterano<br />
Riscoprire finalmente<br />
il senso della vita<br />
Tempo di grazia e di conversione,<br />
tempo di penitenza e di riconciliazione,<br />
tempo di riconoscimento del primato di<br />
Dio e di accoglienza verso i fratelli, ma<br />
tempo ancora per riscoprire il senso<br />
adeguato della vita per riporlo nell'unica<br />
volontà divina, questi e tanti altri ancora<br />
sono i velati messaggi, che durante tutto<br />
l'Anno Santo i pellegrini hanno lentamente<br />
scoperto e rivolto all'attenzione<br />
dell'opinione pubblica.<br />
Così con fede e con speranza anche<br />
venerdì 5 gennaio, poco prima della solenne<br />
chiusura della Porta Santa della<br />
Patriarcale Arcibasilica di san Giovanni<br />
in Laterano, migliaia di persone si sono<br />
susseguite in fila per arrivare poi in silenzio<br />
e in preghiera davanti quella simbolica<br />
soglia, che per un anno intero ha<br />
richiamato fedeli da ogni parte del mondo<br />
per la contemplazione di un Dio che<br />
è amore e che a distanza di duemila anni<br />
continua ad affascinare con la sua<br />
misteriosa bellezza ogni uomo.<br />
«Il Giubileo — affermano i coniugi<br />
Bernardini, romani — davanti alle tante<br />
disgrazie umane ci ha ricordato soprattutto<br />
che la realtà cristiana è comunitaria<br />
e per questo dovrebbe suscitare in<br />
ciascuno di noi sentimenti di spontanea<br />
solidarietà e non di completa indifferenza,<br />
come spesso accade nella nostra<br />
routine quotidiana. È stato così un evento<br />
che ci ha invitato a cogliere dalla<br />
semplicità di tutti i giorni quella meraviglia<br />
stessa per la vita».<br />
Da Palermo, invece, tra i 108 pellegri-<br />
Il silenzioso e orante cammino del popolo di Dio verso la Porta Santa nella basilica di<br />
San Pietro. Fino alle 3 del mattino di sabato i romei hanno affollato la Piazza in attesa di<br />
aggiungersi ai tanti pellegrini che li hanno preceduti in questi 12 mesi. Da più parti è anche<br />
nata la curiosità di sapere chi sia stata l'ultima persona ad attraversare la Porta<br />
Santa. Si chiama Nino Feminò, ha 45 anni, e abita a Roma.<br />
ni della parrocchia del «santo Curato<br />
d'Ars» c'è la giovane signora Giulia Levantino,<br />
che spiega: «Con spirito di penitenza<br />
e di amore verso il Signore ci<br />
siamo affrettati a venire a Roma per celebrare<br />
il Giubileo! Accanto alla fede c'è<br />
pure molta curiosità per l'evento eccezionale,<br />
che da un anno spinge centinaia<br />
e migliaia di persone alla comune<br />
partenza. Per concludere un cammino<br />
di crescita spirituale, iniziato già da diverso<br />
tempo, siamo venuti appositamente<br />
nella Capitale dove domani ci uniremo<br />
con il Santo Padre e con tutta la<br />
Chiesa per l'ultima fase di questo grande<br />
evento. Pur avendo vissuto una forte<br />
esperienza giubilare a livello diocesano,<br />
l'atmosfera romana è particolare per il<br />
contatto che si crea con le altre realtà<br />
locali. Vedere così tante persone inginocchiarsi<br />
e pregare davanti la Porta<br />
Santa, mi ha fatto pensare che nel mondo<br />
sono ancora tanti coloro che operano<br />
nell'anonimato e che credono nel bene.<br />
Il Giubileo allora lascerà il ricordo di<br />
una chiara riscoperta e ripresa dei valori<br />
cattolici, un patrimonio che ognuno deve<br />
trasmettere ai giovani!».<br />
Dalla Diocesi di Lodi, precisamente<br />
da santo Stefano Lodigiano, arrivano<br />
cento fedeli della comunità parrocchiale<br />
della «Beata Vergine Maria». «Speriamo<br />
— afferma la signora Elda Capitelli —<br />
che la celebrazione dell'Anno Santo sia<br />
servita soprattutto ai meno praticanti o<br />
a coloro che non lo erano affatto, perché<br />
dalla curiosità iniziale possano aver<br />
trovato poi un ulteriore stimolo a riprendere<br />
o a cominciare un nuovo cammino.<br />
Ci si ritrova insieme a Roma,<br />
quale punto cruciale della cristianità! È<br />
un'esperienza unica ed irripetibile, un'esperienza<br />
che è di certo eccezionale! È<br />
stata l'occasione per sentirci più parti<br />
integranti della Chiesa e più vicini l'uno<br />
con l'altro. Dall'unione è scaturita la forza<br />
e da questo cammino penitenziale la<br />
consapevolezza di un cammino inarrestabile<br />
per il credente!».<br />
Dall'Abruzzo, invece, proviene la signora<br />
Lidia Carcione, che aggiunge:<br />
«Penso che l'idea predominante in tutto<br />
l'arco dell'Anno Santo sia stata quella di<br />
ricercare in ognuno un effettivo e sempre<br />
più sincero miglioramento. Gli stimoli<br />
suscitati da questo Giubileo sono<br />
stati tanti e vari, ma nell'insieme ci hanno<br />
aiutato a sviluppare una maggior<br />
sensibilità verso il prossimo. Due saranno<br />
soprattutto i ricordi vivi in me, legati<br />
uno al mondo dei disabili e l'altro a<br />
quello dei giovani. Due realtà, che oggi<br />
ci spingono a riflettere sul senso della<br />
sofferenza davanti alla malattia e sulla<br />
richiesta di aiuto da parte del contesto<br />
giovanile. Molto emozionante è stato,<br />
durante la chiusura della Porta Santa<br />
della Patriarcale Arcibasilica di san Giovanni<br />
in Laterano, vedere i volti degli<br />
uomini commossi, capaci dunque di manifestare<br />
quello che ognuno ha dentro.<br />
Il Giubileo lascerà la speranza che la pace<br />
non sarà solo una vana illusione».<br />
SIMONETTA ANTONELLI<br />
L'XI mostra presepiale nella chiesa di S. Maria in Via<br />
Un itinerario<br />
lungo la tradizione<br />
Nell'anno del Grande Giubileo del<br />
2000, momento di gioia per i cristiani di<br />
tutto il mondo, ricorre anche un'altra<br />
importante occasione di festa, costituita<br />
dal 50° anniversario della rinascita del<br />
Presepio Romano Settecentesco. Esposto<br />
nella chiesa di santa Maria in Via, e<br />
realizzato grazie all'amorevole dedizione<br />
ed alla minuziosa cura dei membri dell'Associazione<br />
Italiana Amici del Presepio<br />
(AIAP), il suggestivo lavoro è arricchito<br />
dall'allestimento, presso il chiostro<br />
della parrocchia romana, dell'XI Mostra<br />
d'Arte Presepiale. Il suggestivo itinerario,<br />
che conduce alla scoperta delle varie<br />
rappresentazioni della scena della<br />
Natività, è così inserito nel contesto delle<br />
raffigurazioni che, da secoli, si impegnano<br />
per tramandare il grandioso<br />
mistero dell'Incarnazione di Nostro Signore.<br />
«Non temete, perché, ecco, io vi annunzio<br />
una grande gioia per tutto il popolo:<br />
oggi è nato un Salvatore, che è il<br />
Messia, Cristo Signore». (Lc 2, 10-11).<br />
Tali parole, tratte dal Vangelo di san Luca,<br />
sovrastano una delle scene della storia<br />
della Salvezza narrata tramite i dodici<br />
diorami presenti nell'esposizione. Ma<br />
è questa solamente una delle numerose<br />
rappresentazioni nate dalle tradizioni<br />
presepiali romane e napoletane risalenti<br />
al Settecento, visibili nell'allestimento.<br />
A spiegare le origini ed il significato<br />
dell'iniziativa è il signor Mario Mattia,<br />
Presidente Nazionale dell'Associazione<br />
Italiana Amici del Presepio. «La mostra<br />
benché allestita ogni anno, in questa occasione<br />
acquisisce un particolare valore,<br />
perché coincidente con il 50° anniversario<br />
della rinascita del presepio romano<br />
settecentesco. Quest'ultima è una forma<br />
«Ed ora provo una sensazione di gioia e al contempo<br />
di malinconia: alla gioia di aver preso parte a quest'evento<br />
eccezionale, del quale potrò dire c'ero anch'io,<br />
si unisce la malinconia per tutta quella gente<br />
che non è stata raggiunta da quest'appello... o che ha<br />
varcato quella porta senza rendersi conto di ciò che faceva».<br />
Le considerazioni apparentemente pessimistiche di<br />
Elena trovano subito una spiegazione: «per il ruolo che<br />
ho svolto all'interno della basilica, io ho dovuto cogliere<br />
gli aspetti negativi, mentre non mi sono resa conto<br />
delle tantissime persone che hanno vissuto con profondità<br />
questi momenti: chi vive la fede nel quotidiano<br />
non fa rumore, ed è passato inosservato!»<br />
«In questi mesi ho ricevuto tantissimo: in termini di<br />
amicizia, così come nel rivivere la mia fede e nel riscoprire<br />
il senso dell'altro, anche quando l'altro non ci<br />
piace — conclude Elena, facendo una prima valutazione<br />
dell'esperienza vissuta —. Sento una sensazione di<br />
pienezza, di gioia, di entusiasmo, quello che mi hanno<br />
trasmetto le decine di migliaia di volontari con i quali<br />
ho lavorato: sono stati loro i veri pellegrini di questo<br />
Giubileo».<br />
La soglia ormai è chiusa, ma le mani appoggiate con<br />
devozione e le teste chine davanti agli antichi pannelli<br />
bizantini che compongono la Porta Santa sono un<br />
messaggio chiaro: la strada per arrivare a Cristo è ancora<br />
aperta.<br />
LUCIANA CORETTO<br />
di allestimento della scena della Natività<br />
che vuole riprodurre l'evento religioso<br />
della venuta al mondo di Gesù, inserendolo<br />
nel contesto storico del '700, così<br />
come avveniva, e tuttora avviene, nella<br />
tradizione napoletana». «Nel 1950 mio<br />
fratello ed io decidemmo di ispirarci alla<br />
scuola campana per realizzare un presepe<br />
nel quale la nascita di Cristo veniva<br />
collocata nell'ambientazione romana<br />
— ha aggiunto il Presidente dell'AIAP<br />
—. Pertanto allestimmo un ponte<br />
della città, al di sotto del quale mettemmo<br />
la scena della Natività circondata<br />
dalla figura del Pontefice Pio XII e da<br />
quella di alcune statuine rappresentative<br />
di personaggi provenienti dalle varie<br />
parti della terra. In questo modo cercammo<br />
di evocare l'immagine dei popoli<br />
dei cinque continenti, pronti ad inginocchiarsi<br />
davanti alla venuta del Salvatore».<br />
«Quest'anno, in occasione del 50°<br />
anniversario del presepe romano settecentesco,<br />
abbiamo riproposto un ponte<br />
tratto dall'opera artistica del pittore ed<br />
incisore italiano Giuseppe Vasi — ha<br />
proseguito il signor Mario Mattia —. Ma<br />
è opportuno specificare che, molto spesso,<br />
le nostre rappresentazioni si ispirano<br />
alle immagini di Ettore Roesler Franz,<br />
autore delle suggestivi riproduzioni della<br />
Roma sparita». Il presidente dell'AIAP<br />
ha proseguito spiegando le differenze<br />
principali esistenti fra le due differenti<br />
tradizioni artistiche esistenti in Italia per<br />
l'arte presepiale. «La scuola napoletana<br />
segue un canone secolare che vuole la<br />
scena della Natività al centro della rappresentazione,<br />
circondata dalla collocazione<br />
dei pastori a sinistra, e dei banchettanti<br />
nella locanda a destra. La<br />
scuola romana, invece, non prevede una<br />
precisa ubicazione delle varie parti del<br />
presepe e segue una traccia che stabilisce<br />
la collocazione dell'intera raffigurazione<br />
in un angolo della città della Roma<br />
antica. La scena della Natività, però,<br />
è sempre sormontata dalla presenza di<br />
un angelo considerato una sorta di simbolico<br />
mezzo d'unione fra il cielo e la<br />
terra, fra l'umano ed il trascendente. La<br />
nostra scuola, inoltre, si caratterizza per<br />
la sobrietà dello stile contro la ridondanza<br />
di quella napoletana». Come evidenziato<br />
dalla signora Luciana Cordeschi,<br />
Dirigente della Sezione Romana dell'Associazione<br />
Italiana Amici del Presepio,<br />
nella mostra sono presenti tipologie che<br />
variano nell'ambientazione, nello stile e<br />
nel genere di materiali adottati. «Di norma<br />
vengono utilizzati il cartone ed il polistirolo<br />
— ha spiegato —. Ma non mancano<br />
rappresentazioni particolari in cui<br />
sono adoperati sughero, compensato,<br />
ardesia ed altro ancora. Lo scorso anno,<br />
inoltre, decidemmo di realizzare un presepe<br />
nel quale vi era rappresentata anche<br />
l'immagine della cupola di San Pietro,<br />
in omaggio all'inizio dell'anno giubilare».<br />
«L'allestimento di questa mostra<br />
ha l'obiettivo di diffondere, nelle famiglie<br />
italiane, l'amore per il presepe —<br />
ha aggiunto la Dirigente —. Quando il<br />
Santo Padre Giovanni Paolo II visitò la<br />
parrocchia di santa Maria in Via, nel<br />
febbraio del 1984, ci riconobbe un importante<br />
ruolo, quello di essere divulgatori<br />
dell'amore per Cristo. Per noi, quello<br />
fu un momento particolarmente importante,<br />
che ricordiamo con grande affetto!».<br />
S. R.