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.<br />

PAGINA<br />

6 .<br />

Preghiera<br />

ed ecumenismo<br />

18 gennaio 2000: Giovanni Paolo II nella Basilica di san Paolo fuori le Mura durante la cerimonia di apertura della Porta Santa<br />

Card. EDWARD IDRIS CASSIDY<br />

Presidente del Pontificio Consiglio<br />

per la Promozione<br />

dell'Unità dei Cristiani<br />

Nella Lettera Enciclica sull'impegno<br />

ecumenico Ut unum sint, Papa Giovanni<br />

Paolo II sottolinea «la fondamentale<br />

importanza della dottrina» nella ricerca<br />

dell'unità dei cristiani (n. 18); con il<br />

Concilio Vaticano II, egli riconosce che<br />

«la cooperazione ecumenica è una vera<br />

scuola di ecumenismo, è una via dinamica<br />

verso l'unità» (n. 40). Ma non esita<br />

ad attribuire alla preghiera il primato in<br />

questa ricerca difficile (n. 21).<br />

Il Concilio Vaticano II aveva già insegnato<br />

che «la conversione del cuore e la<br />

santità della vita, insieme con le preghiere<br />

private e pubbliche per l'unità dei<br />

cristiani, si devono ritenere come l'anima<br />

di tutto il movimento ecumenico»<br />

(Unitatis redintegratio, n. 8).<br />

Nella sua Enciclica Ut unum sint, il<br />

Santo Padre, riprendendo l'insegnamento<br />

conciliare, lo esplicita nei seguenti<br />

termini: «Quando si prega insieme tra<br />

cristiani, il traguardo dell'unità appare<br />

più vicino. La lunga storia dei cristiani<br />

segnata da molteplici frammentazioni<br />

sembra ricomporsi, tendendo a quella<br />

Fonte della sua unità che è Gesù Cristo.<br />

Egli è lo stesso ieri, oggi e sempre (Eb<br />

13, 8). Nella comunione di preghiera<br />

Cristo è realmente presente; prega “in<br />

noi”, “con noi” e “per noi”. È Lui che<br />

guida la nostra preghiera nello Spirito<br />

Consolatore che ha promesso e ha dato<br />

alla sua Chiesa già nel Cenacolo di Gerusalemme,<br />

quando Egli l'ha costituita<br />

nella sua originaria unità» (n. 22).<br />

L'esperienza, negli ultimi trentacinque<br />

anni, della partecipazione cattolica nel<br />

dialogo ecumenico ha mostrato come la<br />

preghiera sia di vitale importanza per<br />

mutare gli atteggiamenti, sradicare i<br />

pregiudizi, e permettere ai partner in<br />

dialogo di ricercare la verità nella carità.<br />

Quando la preghiera è esclusa dal dialogo<br />

teologico, il dibattito non è in grado<br />

di dare i risultati sperati, anzi esso degenera<br />

a volte in polemiche sterili e indurisce<br />

i cuori. Nella preghiera cor ad cor<br />

loquitur, e come se ne fa spesso l'esperienza,<br />

l'unica via per giungere alla<br />

mente passa per il cuore.<br />

Il Giubileo appena concluso ha radunato<br />

i cristiani nella preghiera con una<br />

intensità che non sarebbe stata possibile<br />

in passato. Limitandoci alla città di Roma,<br />

la nostra mente non può non rievocare<br />

quelle straordinarie occasioni di<br />

preghiera che sono da annoverarsi tra<br />

gli eventi più salienti dell'anno giubilare,<br />

anno che il Santo Padre aveva concepito,<br />

già nella sua Lettera Apostolica Tertio<br />

Millennio adveniente, con un fondamentale<br />

carattere ecumenico.<br />

Certamente, un momento saliente e<br />

luminoso dell'anno giubilare è stata la<br />

preghiera ecumenica in San Paolo fuori<br />

le Mura, il 18 gennaio 2000, quando,<br />

per la prima volta nella storia, una Porta<br />

Santa è stata aperta dal Successore<br />

di Pietro, dal Primate della Comunione<br />

Anglicana e dal Metropolita che rappresentava<br />

il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli,<br />

alla presenza di rappresentanti<br />

delle Chiese e Comunità ecclesiali<br />

di tutto il mondo.<br />

Un secondo evento altrettanto luminoso,<br />

caratterizzato da un profondo spirito<br />

di preghiera, è stata la Commemorazione<br />

dei Testimoni della Fede, che si è<br />

svolta nella suggestiva cornice del Colosseo,<br />

il 7 maggio 2000, durante la quale<br />

Papa Giovanni Paolo II, insieme ai rappresentanti<br />

delle altre Chiese e Comunità<br />

ecclesiali, ha ricordato i numerosi appartenenti<br />

alle varie Comunioni cristiane<br />

che avevano dato una eroica testimonianza<br />

della loro fede in Gesù Cristo nel<br />

XX secolo.<br />

Ed infine, terzo evento saliente dell'anno<br />

giubilare, la bellissima celebrazione<br />

della Parola nella Basilica di San Pietro,<br />

il 10 novembre 2000, durante la<br />

quale Sua Santità Karekin II, Patriarca<br />

supremo e Catholicos di tutti gli Armeni,<br />

si è unito al Vescovo di Roma, e a<br />

conclusione della quale il Santo Padre<br />

ha rimesso a Karekin II una reliquia di<br />

s.Gregorio l'Illuminatore, primo Catholicos<br />

della Chiesa Apostolica Armena.<br />

In una udienza accordata il 2 dicembre<br />

2000 ad un gruppo di «Vescovi amici<br />

del Movimento dei Focolari», appartenenti<br />

a varie Chiese e Comunità ecclesiali,<br />

Papa Giovanni Paolo II si è riferito<br />

con particolare insistenza all'importanza<br />

della preghiera nel cammino ecumenico.<br />

Dopo aver affermato che tale cammino<br />

trova il suo modello decisivo nell'offerta<br />

estrema del Figlio di Dio, il quale per<br />

amore dei fratelli si fece carico di ogni<br />

divisione, vincendo in sé il peccato della<br />

disunione dei suoi, il Papa ha dichiarato:<br />

«Noi, testimoni del suo sacrificio re-<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Giovedì 18 Gennaio 2001<br />

La Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani<br />

(18-25 gennaio 2001)<br />

dentore, siamo chiamati a diventare<br />

sempre più profondamente suoi strumenti<br />

e ministri di unità e di santificazione.<br />

Anzitutto con la preghiera, poiché<br />

la riconciliazione e la ricomposizione<br />

delle divisioni nella Chiesa sono un<br />

dono dall'alto. È lo Spirito, infatti, che<br />

raduna da ogni angolo della terra i figli<br />

di Dio, affinché, in Cristo, elevino concordi<br />

al Padre la lode perfetta. Occorre<br />

invocare con insistenza questo Spirito,<br />

affinché ci raduni in un solo ovile sotto<br />

un solo Pastore, Cristo» (L'Osservatore<br />

Romano, 3 dicembre 2000).<br />

In effetti, durante l'anno giubilare, la<br />

preghiera comune dei cristiani ha fatto<br />

molto di più di qualsiasi altra cosa per<br />

far avanzare il movimento ecumenico.<br />

Rivolgendosi ai Cardinali, alla Famiglia<br />

Pontificia, alla Curia e alla Prefettura romana<br />

in occasione degli auguri natalizi,<br />

il 21 dicembre 2000, il Santo Padre ha<br />

affermato: «Di fronte alle persistenti fatiche<br />

del cammino ecumenico occorre<br />

non perdersi d'animo. Dobbiamo credere<br />

che il traguardo della piena unità di<br />

tutti i cristiani è realmente possibile,<br />

con la forza di Cristo che ci sostiene. Da<br />

parte nostra, accanto alla preghiera e al<br />

dialogo teologico, dobbiamo coltivare<br />

quell'atteggiamento spirituale che ... ho<br />

indicato come “il sacrificio dell'unità”»<br />

(L'Osservatore Romano, 22 dicembre<br />

2000).<br />

Riflettendo su tutto questo, nel ricordo<br />

degli eventi ecumenici che hanno<br />

scandito l'anno 2000, celebriamo, con<br />

rinnovata determinazione e nella speranza,<br />

questa Settimana di Preghiera 2001,<br />

la prima di un nuovo secolo e di un<br />

nuovo millennio cristiano.<br />

Il tema scelto per la Settimana è tratto<br />

dal Vangelo di Giovanni: Io sono la<br />

via, la verità e la vita. Il Grande Giubileo<br />

dell'Anno 2000 ha condotto la Chiesa<br />

faccia a faccia con il suo Signore e Salvatore,<br />

in una esperienza spirituale<br />

straordinaria.<br />

È giunto il tempo di andare avanti, fiduciosi<br />

nel Signore, poiché è Lui che ci<br />

indicherà il cammino e ci darà il coraggio<br />

necessario per percorrerlo, se noi ricorreremo<br />

sempre a Lui nella preghiera:<br />

«È sulla preghiera di Gesù, non sulle nostre<br />

capacità, che poggia la fiducia di<br />

poter raggiungere, anche nella storia, la<br />

comunione piena e visibile di tutti i cristiani»<br />

(Lettera Apostolica Novo Millennio<br />

ineunte, n. 48).<br />

7 maggio 2000: Il Santo Padre durante la commemorazione dei Testimoni della fede svoltasi al Colosseo<br />

Il dialogo ecumenico:<br />

dono e compito<br />

WALTER KASPER<br />

Segretario del Pontificio Consiglio<br />

per la Promozione<br />

dell'Unità dei Cristiani<br />

Con la Settimana di Preghiera per l'unità<br />

di tutti i cristiani, che celebreremo<br />

dal 18 al 25 gennaio, festa della conversione<br />

dell'apostolo Paolo, prendiamo coscienza<br />

di una delle grandi sfide che si<br />

pongono alla Chiesa all'inizio del nuovo<br />

secolo e del nuovo millennio: l'unità dei<br />

cristiani. È l'incarico affidatoci da Nostro<br />

Signore Gesù Cristo, il quale, alla<br />

vigilia della sua morte, pregò perché tutti<br />

siano una sola cosa, perché il mondo<br />

creda (Gv 17, 21).<br />

Il Concilio Vaticano II ha inteso il<br />

movimento ecumenico come un'opera<br />

dello Spirito Santo e la promozione del<br />

ristabilimento dell'unità tra tutti i cristiani<br />

come uno dei suoi compiti principali<br />

(Decreto sull'ecumenismo, 1). Papa Giovanni<br />

Paolo II lo ha dichiarato un impegno<br />

irreversibile (Enciclica Ut unum<br />

sint, 3). Egli ha sottolineato che il dialogo<br />

ecumenico non è un'appendice all'impegno<br />

pastorale della Chiesa, bensì<br />

una delle priorità del suo pontificato e<br />

della Chiesa (ibid. 9; 31; 99). Per questo<br />

motivo, l'anno ormai concluso del<br />

Grande Giubileo era stato fin dall'inizio<br />

programmato con una dimensione<br />

ecumenica e animato dalla volontà di<br />

avvicinarsi all'obiettivo della piena unità<br />

(Tertio Millennio adveniente, 16; 19;<br />

24; 34).<br />

Tappe rilevanti<br />

dell'Anno giubilare 2000<br />

In retrospettiva possiamo con gratitudine<br />

constatare che durante quest'anno<br />

giubilare lo Spirito di Dio ci ha dato<br />

«qualche segnale davvero profetico e<br />

commovente» (Novo Millennio ineunte,<br />

48): la cerimonia ecumenica dell'apertura<br />

della Porta Santa nella Basilica di San<br />

Paolo fuori le Mura il 18 gennaio, il pellegrinaggio<br />

al Monte Sinai e in Terra<br />

Santa, la preghiera per il perdono dei<br />

peccati contro l'unità nella prima domenica<br />

di Quaresima, la commemorazione<br />

dei Testimoni del secolo XX di fronte al<br />

Colosseo il 7 maggio, la visita della delegazione<br />

del Patriarcato ecumenico in occasione<br />

della festa degli apostoli Pietro e<br />

Paolo il 29 giugno, e quella del Catholicos<br />

della Chiesa apostolica armena Karekin<br />

II nel mese di novembre. Anche se<br />

il cammino ecumenico è apparso arduo<br />

e se esige pazienza, esso è tuttavia animato<br />

dalla «speranza di essere guidati<br />

dalla presenza del Risorto e dalla forza<br />

inesauribile del suo Spirito capace di<br />

sorprese sempre nuove» (ibid. 12).<br />

Comprensione<br />

e incomprensione<br />

del dialogo<br />

Come ogni cosa al mondo, anche la<br />

lettera e il contenuto del dialogo ecumenico<br />

sono esposti a malintesi e abusi.<br />

Qualche volta, la lettera del dialogo è diventata<br />

uno slogan, sotto il quale si cela<br />

lo spirito del relativismo, dell'indifferentismo<br />

e di un pluralismo di principio,<br />

oggi largamente predominante nella nostra<br />

civiltà. A volte, il dialogo ecumenico<br />

viene anche scambiato per un falso<br />

irenismo che può condurre a simulacri<br />

di soluzione, a compromessi ridotti al<br />

minimo comune denominatore, oppure<br />

ad un qualunquismo opportunistico e<br />

pragmatico che perde di vista la questione<br />

della verità.<br />

La Dichiarazione «Dominus Iesus»<br />

del 6 agosto ha giustamente respinto tali<br />

atteggiamenti che contraddicono l'esigenza<br />

di verità del Vangelo. Il dialogo<br />

ecumenico dev'essere un dialogo nella<br />

carità e nella verità. Poiché la verità<br />

senza la carità è fredda e spesso può respingere,<br />

mentre la carità senza la verità<br />

è insincera e vuota. Si tratta di vivere<br />

secondo la verità nella carità (Ef 4, 15).<br />

Correttamente inteso, il dialogo ecumenico<br />

non è in contraddizione con l'esigenza<br />

di verità; al contrario, è al servizio<br />

della piena conoscenza della verità.<br />

Essendo il dialogo totalmente diverso da<br />

uno small talk privo d'impegno, esso<br />

penetra nel profondo dell'esistenza umana<br />

e del suo orientamento verso la verità.<br />

Pertanto, per Giovanni Paolo II il<br />

dialogo è un passaggio obbligato del<br />

cammino da percorrere verso l'autocompimento<br />

dell'uomo, del singolo individuo<br />

come anche di ciascuna comunità<br />

umana (Ut unum sint, 28).<br />

Nella storia della salvezza, Dio ha<br />

scelto la via del dialogo con il popolo<br />

eletto di Israele e con l'intera umanità.<br />

Molte volte, e in diversi modi, Dio ha<br />

parlato ai padri per mezzo dei profeti, e<br />

negli ultimi tempi per mezzo di suo Figlio<br />

(Eb 1, 2). Nel suo grande amore<br />

egli ha parlato agli uomini come ad amici<br />

e si è intrattenuto con loro per invitarli<br />

e ammetterli alla comunione con<br />

Lui (Costituzione dogmatica sulla Divina<br />

Rivelazione, 2). Il culmine di questo<br />

dialogo di Dio con noi uomini è Gesù<br />

Cristo stesso; in lui, Uomo-Dio, è avvenuto<br />

il dialogo il più intenso, assolutamente<br />

unico, insuperabile e definitivo<br />

tra Dio e l'uomo. Perciò Gesù Cristo è<br />

per noi il dono eccelso, il fondamento,<br />

10 novembre 2000: Giovanni Paolo II incontra il Catholicos di tutti gli Armeni, Karekin II<br />

la fonte e la misura perenne di ogni dialogo.<br />

Tuttavia, nessuna mente umana, nessuna<br />

cultura e nessuna formulazione<br />

teologica, per quanto profonda, può<br />

esaurire «le imperscrutabili ricchezze di<br />

Cristo» (Ef 3, 8). Abbiamo però la promessa<br />

dello Spirito di Cristo che ci guida<br />

alla verità tutta intera (Gv 16, 13).<br />

Per mezzo dello Spirito Santo, Dio non<br />

cessadiparlareconlaChiesa e introduce<br />

i credenti a tutta la verità (Costituzione<br />

dogmatica sulla divina Rivelazione, 8).<br />

Il dialogo ecumenico è una via per<br />

mezzo della quale lo Spirito di Dio parla<br />

con la Chiesa e ci conduce più a fondo<br />

nella verità affidata alla Chiesa. Poiché il<br />

dialogo ecumenico è molto di più di<br />

uno scambio di idee, interessante ma<br />

senza impegno, o di un dibattito di politica<br />

ecclesiale; né esso è una faccenda<br />

puramente accademica o un colloquio<br />

tra esperti. Il dialogo ecumenico è uno<br />

«scambio di doni» (Ut unum sint, 28).<br />

Di conseguenza, il dialogo non intende<br />

togliere nulla alla verità; non intende abbandonare<br />

nulla di ciò che ci è dato come<br />

ricchezza della nostra fede. Al contrario,<br />

esso ci può arricchire con percezioni<br />

più profonde e con aspetti nuovi e<br />

finora meno contemplati dell'unica verità<br />

che è Gesù Cristo stesso (Gv 14, 6).<br />

Così il dialogo ecumenico può aiutarci<br />

concretamente a realizzare più pienamente<br />

la cattolicità propria della Chiesa<br />

(Costituzione dogmatica sulla Chiesa,<br />

13; Decreto sull'Ecumenismo, 4).<br />

Inteso in questo modo, il dialogo ecumenico,<br />

nella sua dimensione più profonda,<br />

è un processo spirituale. Esso<br />

non è possibile senza una conversione<br />

personale ed un rinnovamento istituzionale<br />

(Decreto sull'Ecumenismo, 4); lo<br />

spirito di preghiera deve essere l'anima<br />

di ogni dialogo ecumenico (Ut unum<br />

sint, 21-27). Poiché, in ultima analisi,<br />

noi non siamo in grado di «fare» la piena<br />

unità; possiamo soltanto chiederla<br />

come dono dello Spirito Santo. Ecco<br />

perché la Settimana di Preghiera per l'unitàdi<br />

tutti i cristiani è così importante.<br />

A che punto siamo<br />

e dove andiamo?<br />

I risultati dei numerosi dialoghi che si<br />

svolgono oramai da più di 30 anni con<br />

le Chiese separate dell'Oriente e con le<br />

Chiese e Comunità ecclesiali separate<br />

dell'Occidente sono ampi e ci arricchiscono.<br />

Non saremo mai sufficientemente<br />

grati per i molteplici frutti ottenuti.<br />

Con meraviglia e gratitudine abbiamo ripetutamente<br />

potuto osservare con gioia<br />

quanto lo Spirito di Dio ha operato nelle<br />

altre Chiese e Comunità ecclesiali e<br />

quanti «elementi» della Chiesa di Cristo<br />

noi condividiamo con esse (Costituzione<br />

sulla Chiesa, 8; 15; Decreto sull'Ecumenismo,<br />

3). Così, in questi decenni abbiamo<br />

riscoperto la fraternità di tutti i cristiani<br />

(Ut unum sint, 41 s). Da estranei<br />

e, purtroppo, spesso nemici, siamo diventati<br />

amici.<br />

Su questa base comune, i dialoghi si<br />

propongono di purificare la memoria, di<br />

eliminare i pregiudizi e i malintesi e di<br />

far nascere la comprensione, il reciproco<br />

rispetto e l'amicizia, di farci apprendere<br />

gli uni dagli altri e avvicinarci tra<br />

noi, collaborando nel migliore dei modi<br />

per avviarci insieme verso una comunione<br />

ecclesiale più compiuta e, infine, pienamente<br />

visibile. I dialoghi sono spesso<br />

un cammino faticoso e un processo graduale,<br />

con risultati intermedi. Pertanto,<br />

molti dei documenti di dialogo hanno<br />

un carattere per così dire «provvisorio»<br />

e non ancora ufficiale. Essi non intendono<br />

porsi (e non possono porsi) come<br />

espressione di una autorità magisteriale.<br />

Tali documenti esprimono il punto di vista<br />

delle commissioni incaricate di formularli.<br />

Sono proposte soggette ad un<br />

processo di ricezione nelle Chiese, che<br />

partecipano ad un determinato dialogo,<br />

a meno che non si tratti di documenti<br />

ratificati dalle due parti dialoganti, come,<br />

ad esempio, la recente Dichiarazione<br />

cattolica-luterana sulla dottrina della<br />

giustificazione.<br />

Ogni dialogo ha un proprio carattere<br />

e una propria dinamica. Nei dialoghi<br />

con le Chiese ortodosse abbiamo in comune<br />

la stessa fede trinitaria, cristologica<br />

ed eucaristica, come anche la successione<br />

apostolica nel ministero episcopale;<br />

abbiamo quindi a che fare con Chiese<br />

sorelle nel pieno senso della parola<br />

(Ut unum sint, 55-58). Pertanto, il dialogo<br />

mira direttamente al ristabilimento<br />

della piena comunione ecclesiale. Altra è<br />

la situazione con le più recenti comunità<br />

(Evangelicals e Pentecostali), le quali ci<br />

sono certamente vicine nella fede trinitaria<br />

e cristologica, come anche in questioni<br />

etiche, ma sostengono una concezione<br />

differente dei sacramenti e della<br />

Chiesa e nutrono delle notevoli riserve<br />

verso la devozione mariana. In questi<br />

casi, si tratta di instaurare i primi approcci,<br />

di imparare a conoscersi e ad<br />

apprezzarsi, di dar prova di tolleranza<br />

reciproca e di eliminare la concorrenza<br />

ingiustificata e l'evangelizzazione a scopo<br />

di proselitismo.<br />

Tra questi due tipi di dialoghi vi sono<br />

quelli con la Comunione anglicana e con<br />

le Comunità ecclesiali originate dalla Riforma<br />

del secolo XVI. Negli ultimi anni,<br />

abbiamo raccolto da questi dialoghi frutti<br />

preziosi che soltanto pochi decenni fa<br />

quasi nessuno avrebbe neppure sognato.<br />

Ricordiamo soprattutto la «Dichiarazione<br />

congiunta sulla Dottrina della Giustificazione»<br />

con la Federazione Luterana<br />

Mondiale, solennemente sottoscritta<br />

il 31 ottobre 1999 ad Augusta e quindi<br />

ufficialmente recepita.<br />

La «Dichiarazione congiunta» rappresenta<br />

un'importante pietra miliare sul<br />

cammino dell'unità. L'immagine della<br />

pietra miliare rispecchia in maniera eloquente<br />

il significato del documento. Vi<br />

si afferma che una tappa importante del<br />

cammino è stata percorsa, ma che non<br />

siamo ancora giunti alla meta finale. Oltre<br />

ad alcuni punti relativi alla dottrina<br />

della giustificazione stessa, rimangono<br />

da chiarire soprattutto questioni di ecclesiologia,<br />

in particolare quella del ministero<br />

e della relazione tra Sacra Scrittura<br />

e Chiesa (Ut unum sint, 66 s). Il<br />

consenso su questi punti, nell'intendimento<br />

sia cattolico che ortodosso, è la<br />

base irrinunciabile per la reciproca ospitalità<br />

eucaristica.<br />

Scopo ultimo di tutti i dialoghi è di<br />

far crescere, sotto la guida dello Spirito<br />

di Dio, la comunione parziale esistente<br />

verso la piena comunione nella verità e<br />

nella carità (Ut unum sint, 14). La piena<br />

comunione, sul modello della comunità<br />

primitiva di Gerusalemme, consiste<br />

nella comunione di fede, di sacramenti,<br />

in particolare dell'Eucaristia, e di governo<br />

apostolico (At 2, 42) (Costituzione<br />

dogmatica sulla Chiesa, 14).<br />

Così intesa, l'unità non significa uniformità.<br />

La Chiesa è plasmata sul modello<br />

della Divina Trinità: un solo Dio<br />

nella diversità di tre persone (Costituzione<br />

dogmatica sulla Chiesa, 4; Decreto<br />

sull'Ecumenismo, 2). All'interno dell'unità<br />

deve quindi esserci lo spazio per la<br />

diversità della liturgia, della teologia,<br />

della spiritualità e della disciplina; tale<br />

diversità è l'espressione dell'esuberante<br />

ricchezza e della bellezza della Chiesa. Il<br />

superamento dello scandalo della separazione<br />

e il ristabilimento della piena<br />

unità nella diversità non sono assolutamente<br />

fine a se stessi; devono far risplendere<br />

in modo nuovo il volto della<br />

Chiesa in tutta la sua bellezza e renderlo<br />

attraente per poter svolgere il suo compito<br />

di evangelizzazione del mondo. La<br />

Settimana di Preghiera per l'unità dei<br />

cristiani deve contribuire a fare del nuovo<br />

millennio un millennio ecumenico,<br />

affinché il mondo creda (Gv 17, 21).

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