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.<br />
PAGINA<br />
4 .<br />
La Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani<br />
Il dialogo<br />
L'OSSERVATORE ROMANO Venerdì 19 Gennaio 2001<br />
«L'appuntamento annuale con la Settimana<br />
di preghiera per l'unità dei cristiani<br />
si fa più pressante all'inizio del terzo millennio».<br />
Lo scrive il Vescovo di Lungro<br />
degli Italo-Albanesi dell'Italia Continentale,<br />
Mons. Ercole Lupinacci, nella lettera<br />
inviata nei giorni scorsi al clero, ai religiosi,<br />
alle religiose e ai fedeli dell'eparchia.<br />
«La nostra Chiesa italo-albanese —<br />
ricorda il Presule — ha sempre difeso<br />
strenuamente la propria appartenenza alla<br />
Chiesa Cattolica, senza aver mai rifiu-<br />
con le Chiese ortodosse<br />
ELEUTERIO F. FORTINO<br />
Sotto-Segretario del Pontificio<br />
Consiglio per la Promozione<br />
dell'Unità dei Cristiani<br />
Il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica<br />
e tutte le Chiese ortodosse attraverso<br />
la commissione mista internazionale<br />
ha tenuto la sua ottava sessione<br />
plenaria a Baltimora, Usa (9-19 luglio<br />
2000). Questa Commissione non si era<br />
potuta incontrare dal 1993 quando a Balamand<br />
(Libano) aveva elaborato e pubblicato<br />
il suo ultimo documento in ordine<br />
di tempo su «L'uniatismo, metodo di<br />
unione del passato e l'attuale ricerca<br />
della piena unità». La ragione di questo<br />
lungo interstizio è dovuto, in parte, alle<br />
difficoltà — soprattutto per la proprietà<br />
o l'uso dei luoghi di culto — sorte, tra<br />
cattolici ed ortodossi, in diversi paesi<br />
dell'Est Europeo nei quali, dopo la caduta<br />
dei regimi comunisti, erano state<br />
ristabilite le Chiese greco-cattoliche che<br />
nel tempo dello stalinismo erano state<br />
soppresse. Al ristagno del dialogo hanno<br />
contribuito in buona parte anche difficoltà<br />
interne sopraggiunte in diverse<br />
Chiese ortodosse. Questo periodo di sette<br />
anni non è stato tuttavia un tempo<br />
vuoto. Le relazioni con le singole Chiese<br />
ortodosse sono continuate e il tema del<br />
dialogo teologico è stato sempre presente<br />
nella ricerca del momento opportuno<br />
per un nuovo incontro. Nel frattempo<br />
sul piano locale sono state sollecitate relazioni<br />
fraterne e cooperazioni pratiche<br />
là dove cattolici e ortodossi vivono insieme<br />
nello stesso luogo; soprattutto là dove<br />
cattolici orientali ed ortodossi della<br />
stessa tradizione ecclesiale e culturale vivono<br />
gli uni accanto agli altri.<br />
Le Chiese ortodosse, da sempre, hanno<br />
rimproverato alla Chiesa cattolica il<br />
cosiddetto metodo dell'uniatismo. Anche<br />
nel dialogo teologico in corso, fin dalla<br />
prima riunione (1980), il problema è stato<br />
sollevato. D'altronde era presente già<br />
nel documento comune preparatorio del<br />
dialogo denominato «Piano per l'avviamento<br />
del dialogo», concordato da un<br />
comitato misto cattolico-ortodosso nel<br />
1978. In questo documento la questione<br />
veniva posta nel contesto del dialogo<br />
della carità che comunque è sempre<br />
connesso con quello teologico. Il documento<br />
preparatorio del dialogo afferma:<br />
«Il dialogo della carità deve continuamente<br />
accompagnare il dialogo teologico,<br />
perché la soluzione delle difficoltà risulti<br />
facilitata e si rafforzi l'approfondimento<br />
delle relazioni fraterne tra le due<br />
Chiese, sia sul piano generale sia sul<br />
piano locale. Per questo motivo sarebbe<br />
utile riconsiderare le situazioni spiacevoli,<br />
come per esempio quella dell'«uniatismo»,<br />
del proselitismo, ecc. Generalmente<br />
parlando, il dialogo teologico può<br />
recare frutti soltanto se esso si svolge in<br />
un'atmosfera di carità, di umiltà, di preghiera».<br />
È proprio in questa prospettiva che è<br />
stato inizialmente affrontato il tema dell'uniatismo,<br />
prima a Freising (1990) e<br />
poi a Balamand (1993), anche perché il<br />
periodo dell'immediato postcomunismo,<br />
si presentava piuttosto teso. Nella sessione<br />
di Balamand la Commissione pubblicava<br />
il sopracitato documento sull'uniatismo<br />
che si fondava su tre principi, dichiarati<br />
esplicitamente, ed offriva una<br />
serie di raccomandazioni di comportamento<br />
fraterno tra orientali cattolici ed<br />
ortodossi.<br />
I tre principi sono: a) l'accordo sul rifiuto<br />
dell'uniatismo come metodo di ricerca<br />
dell'unità (n. 2); b) il comune riconoscimento<br />
del diritto di esistenza e di<br />
azione pastorale delle Chiese orientali<br />
cattoliche (n. 3); c) L'affermazione sul-<br />
A Torino un'intensa<br />
l'inviolabile libertà delle persone e l'obbligo<br />
universale di seguire i dettami della<br />
propria coscienza (n.15).<br />
Le indicazioni pratiche tendevano non<br />
solo ad una convivenza pacifica fra le<br />
comunità, ma perfino ad una cooperazione<br />
pastorale. Tuttavia problemi di<br />
lunga data e diventati atteggiamenti inconsci<br />
sono difficili da risolvere in breve<br />
tempo soprattutto psicologicamente. Sono<br />
continuate pertanto delle tensioni. E<br />
quando si è reso possibile riconvocare la<br />
commissione di dialogo gli ortodossi<br />
hanno richiesto di prendere in esame un<br />
nuovo aspetto, piuttosto teologico, della<br />
questione e cioè: «Implicazioni ecclesiologiche<br />
e canoniche dell'uniatismo».<br />
Questo è il tema affrontato a Baltimora.<br />
I membri cattolici erano quasi tutti presenti<br />
mentre tra le 15 Chiese ortodosse<br />
che compongono la delegazione ortodossa<br />
ne erano assenti cinque: i Patriarcati<br />
di Gerusalemme, di Bulgaria, di<br />
Serbia, di Georgia e la Chiesa delle Repubbliche<br />
di Cechia e di Slovacchia.<br />
La discussione cercava di rilevare e<br />
confrontare le ragioni ecclesiologiche<br />
della esistenza delle Chiese orientali cattoliche.<br />
Gli ortodossi negavano che ne<br />
esista alcuna perché la presenza della<br />
Chiesa ortodossa in un dato luogo non<br />
giustificherebbe che ne possa esistere<br />
un'altra Chiesa della stessa tradizione.<br />
Per i cattolici la comunione con la Sede<br />
di Roma è necessaria per la comunione<br />
ecclesiale generale. Le Chiese orientali<br />
cattoliche con la loro stessa esistenza affermano<br />
questo principio della ecclesiologia<br />
del primo millennio. La questione<br />
della nascita delle Chiese orientali cattoliche<br />
è quindi connessa con la questione<br />
del primato e della necessità della piena<br />
comunione. In definitiva quella questione<br />
troverà la soluzione nell'accordo da<br />
cercare con gli ortodossi sul ruolo del<br />
Vescovo di Roma nella Chiesa di Cristo.<br />
A Baltimora purtroppo non si è raggiunto<br />
alcun accordo. Il comunicato dato alla<br />
stampa è esplicito: «Le discussioni in<br />
questa sessione plenaria sono state ampie,<br />
intense e approfondite. Tuttavia,<br />
poiché nessun accordo è stato raggiunto<br />
sul concetto teologico di base dell'uniatismo,<br />
è stato deciso di non avere,<br />
per ora, alcuna dichiarazione comune».<br />
Il comunicato contiene altre importanti<br />
affermazioni: a) «La commissione<br />
ha avvertito la necessità che si intraprenda<br />
uno studio ulteriore delle questioni<br />
teologiche, pastorali, storiche e<br />
canoniche relative al tema»; b) la commissione<br />
«è cosciente della complessità<br />
dei problemi da risolvere e nello stesso<br />
tempo essa è cosciente dell'importanza<br />
di questo dialogo per le Chiese»; c) la<br />
commissione «spera che essa sarà in<br />
grado di continuare ulteriormente la sua<br />
ricerca della piena comunione tra la<br />
Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa».<br />
C'è infine un appello alle Chiese in dialogo.<br />
Il comunicato aggiunge: «i membri<br />
informeranno le proprie Chiese le quali<br />
indicheranno come superare questo<br />
ostacolo affinché il dialogo possa continuare<br />
serenamente».<br />
La sessione di Baltimora non è stata<br />
tuttavia inutile. Ha rilevato la vera natura<br />
del problema in discussione. E la conoscenza<br />
esatta dei termini del problema<br />
in discussione facilita, prima o dopo,<br />
la stessa soluzione.<br />
La commissione mista ha interpellato<br />
le Chiese in dialogo. Da parte cattolica il<br />
Santo Padre ha già fatto alcune prime<br />
considerazioni in merito. Per mezzo della<br />
delegazione cattolica, presieduta dal<br />
Card. Edward I. Cassidy, che si è recata<br />
al Fanar (30 novembre 2000) per la festa<br />
dell'Apostolo S. Andrea, fratello di S.<br />
Pietro, ha inviato un messaggio festivo<br />
al Patriarca Ecumenico S. S. Bartolomeo<br />
I.<br />
Innanzitutto il Santo Padre ha sottolineato<br />
l'importanza del fatto stesso che<br />
la sessione abbia avuto luogo. «Un tale<br />
incontro è in sé un avvenimento importante<br />
che ha dato l'occasione per rilevare<br />
la complessità delle questioni allo studio;<br />
tuttavia noi dobbiamo constatare,<br />
con nostro grande rammarico, che esso<br />
non ha permesso reali progressi nel nostro<br />
dialogo».<br />
In secondo luogo il Papa ha messo in<br />
evidenza il fatto che «la commissione ha<br />
opportunamente rilevato la necessità di<br />
proseguire il dialogo e di ricercare le<br />
vie più adatte per precisare ed approfondire<br />
ulteriormente le questioni in discussione».<br />
Quindi il Papa ha riconfermato l'impegno<br />
della Chiesa cattolica: «Posso assicurare<br />
Vostra Santità che sono risoluto<br />
a continuare il dialogo della verità e della<br />
carità».<br />
Non solo questo, ma egli rivolge un<br />
appello «ai fedeli cattolici ed ortodossi,<br />
affinché, nei luoghi dove essi vivono, intensifichino<br />
e rafforzino le loro relazioni<br />
fraterne, nel reciproco rispetto e nella<br />
mutua fiducia». Sollecita che nelle<br />
Chiese locali si promuova «una collaborazione<br />
stretta e disinteressata tra la<br />
Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse,<br />
evitando azioni e gesti che potrebbero<br />
costituire forme di pressione o che potrebbero<br />
semplicemente darne l'impressione».<br />
A questo proposito il Papa assicura<br />
il Patriarca che «questo auspicio e<br />
questo orientamento sono stati fatti presenti<br />
alle Chiese cattoliche particolari affinché<br />
esse si impegnino fermamente in<br />
questo senso».<br />
Nelle considerazioni del Santo Padre<br />
si trovano strettamente intrecciati il dialogo<br />
della carità e il dialogo teologico.<br />
La storia del dialogo lo mostra con evidenza.<br />
Quando il dialogo non è mosso<br />
dalla carità e non è animato dalla preghiera<br />
diventa arido e forse fonte di<br />
nuove divisioni.<br />
Per sottolineare alcune espressioni di<br />
dialogo della carità, della preghiera e<br />
delle relazioni ecclesiali fraterne, avute<br />
nello scorso anno, è opportuno ricordare<br />
che quasi tutte le Chiese ortodosse<br />
hanno accettato di inviare delegazioni a<br />
Roma per il Giubileo. In particolare per<br />
le due maggiori celebrazioni ecumeniche:<br />
in quella dell'apertura della Porta<br />
Santa in S. Paolo fuori le mura (18 gennaio<br />
2000) e alla «commemorazione ecumenica<br />
dei testimoni della fede del secolo<br />
XX» (7 maggio 2000).<br />
La via del dialogo teologico coinvolge<br />
la storia delle varie Chiese, la diverse<br />
tradizioni teologiche, spirituali e disciplinari,<br />
attraversa la coscienza dei singoli<br />
credenti. Per questo il processo del dialogo,<br />
per la sua delicatezza, registra lentezze<br />
spesso non facilmente comprensibili.<br />
In definitiva la ricomposizione della<br />
piena unità è opera dello Spirito Santo<br />
che apre i credenti alla Verità tutta intera.<br />
Nella Lettera Apostolica «Novo Millennio<br />
ineunte» Giovanni Paolo II<br />
«prende il largo» sul mare della fede.<br />
Egli scrive: «Guardo con grande speranza<br />
alle Chiese d'Oriente, auspicando che<br />
riprenda pienamente quello scambio di<br />
doni che ha arricchito la Chiesa del primo<br />
millennio. Il ricordo il cui la Chiesa<br />
respirava con «due polmoni» spinga i<br />
cristiani d'Oriente e d'Occidente a<br />
camminare insieme nell'unità della fede<br />
e nel rispetto delle legittime diversità,<br />
accogliendosi e sostenendosi a vicenda<br />
come membra dell'unico Corpo<br />
di Cristo».<br />
e corale orazione ecumenica Con il solenne rito presieduto dal Ve-<br />
La Settimana di preghiera per l'unità<br />
dei cristiani è da molti anni vissuta a<br />
Torino con particolare intensità e solennità.<br />
Alla presenza storica della Chiesa<br />
evangelica valdese si sono aggiunte in<br />
questi anni, a seguito dell'immigrazione<br />
dall'Est europeo, le presenze, numericamente<br />
significative, di altre comunità<br />
cristiane nazionali di confessione ortodossa,<br />
in particolare i rumeni. L'apertura<br />
della Settimana è stata celebrata in<br />
tre chiese distinte: nel santuario di santa<br />
Rita con l'Arcivescovo Mons. Severino<br />
Poletto, il pastore valdese Giuseppe Platone<br />
e padre Luciano Rosu, parroco ortodosso<br />
romeno di Genova; nella chiesa<br />
evangelica Battista di via Viterbo con il<br />
pastore battista Emmanuele Paschetto,<br />
l'ieromonaco ortodosso russo Ambrogio<br />
e il provicario generale Mons. Guido<br />
Fiandino; e infine nella chiesa ortodossa<br />
romena di s. Parascheva, in via Cottolengo<br />
26, con il parroco ortodosso romeno<br />
di Torino padre Giorgio Vasilescu,<br />
il provicario generale mons. Mario<br />
Operti e il pastore battista Marco Piovano.<br />
Venerdì 19 gennaio, alle 20.45, si<br />
svolgerà nella parrocchia della SS. Annunziata,<br />
in via Po 45, l'incontro dei<br />
giovani, con preghiere, canti e riflessioni.<br />
Sabato 20 alla 19 sarà celebrato il ve-<br />
spro ortodosso romeno nella chiesa di<br />
santa Parascheva e alle 17 il vespro ortodosso<br />
russo nella parrocchia di santa<br />
Giulia. Domenica 21 alle 20.45 si terrà al<br />
tempio valdese di corso Vittorio Emanuele<br />
un incontro di musica e preghiera.<br />
Lunedì e martedì si terranno delle<br />
celebrazioni ecumeniche decentrate in<br />
21 chiese cattoliche, evangeliche ed ortodosse.<br />
Mercoledì 24 alle 20.45 nella<br />
Sala Incontri san Secondo, via Gioberti<br />
7a, si terrà la conferenza «Dov'è la vera<br />
Chiesa?» con il pastore battista Luca Negro<br />
ed il monaco della comunità di Bose<br />
Guido Dotti. Infine giovedì 25 gennaio<br />
alle 20.45 la chiusura della Settimana<br />
verrà celebrata al Sermig in piazza Borgo<br />
Dora. È un gesto di riconoscenza da<br />
parte delle tre confessioni cristiane presenti<br />
a Torino verso questa comunità<br />
che ha offerto aiuto agli altri cittadini alluvionati.<br />
Per questo sarà destinata al<br />
Sermig la raccolta delle offerte che verrà<br />
fatta durante tutta la Settimana. Presiederanno<br />
l'incontro il pastore Giuseppe<br />
Platone, padre Giorgio Vasilescu e<br />
Mons. Oreste Favaro, presidente della<br />
Commissione diocesana per l'ecumenismo.<br />
MARCO BONATTI<br />
scovo di Concordia-Pordenone, Monsignor<br />
Ovidio Poletto, nella Concattedrale<br />
di san Marco, è stato chiuso ufficialmente<br />
il Giubileo diocesano. Al rito di<br />
aspersione e alla Celebrazione Eucaristica<br />
hanno preso parte numerosi sacerdoti<br />
e religiosi della Diocesi. Erano presenti<br />
anche il Vescovo emerito Sennen Corrà,<br />
i diaconi e i rappresentanti delle varie<br />
associazioni ecclesiali e tanti fedeli<br />
provenienti dai diversi vicariati.<br />
Il saluto iniziale del Vescovo Poletto è<br />
andato al «confratello» Monsignor Corrà,<br />
che aveva aperto il cammino giubilare<br />
in Diocesi; un periodo di grazia che<br />
ora toccava ad un altro chiudere. È stato<br />
un grazie sincero, rivolto a nome dell'intera<br />
comunità diocesana, ad un pastore<br />
che per tanti anni ha svolto con<br />
amore incondizionato il suo ministero<br />
episcopale.<br />
«Con questa celebrazione — ha detto<br />
Monsignor Poletto durante l'omelia —<br />
concludiamo l'anno giubilare. Quasi<br />
stentiamo a renderci conto dell'evento<br />
di grazia di cui siamo stati testimoni.<br />
Consapevole del valore straordinario di<br />
questo Giubileo il Papa Giovanni Paolo<br />
II, fin dal suo annuncio ci aveva indi-<br />
Mons. Lupinacci: insieme per invocare il dono dell'unità<br />
tato la sua appartenenza alla Chiesa bizantina,<br />
ed ha combattuto eroicamente, fino<br />
al martirio di alcuni suoi membri, per<br />
mantenere il rito, la spiritualità e le tradizioni<br />
orientali».<br />
Proprio nel solco di questo luminoso<br />
patrimonio spirituale ed ecclesiale il Vescovo<br />
invita la comunità di Lungro a celebrare<br />
con particolare consapevolezza la<br />
Settimana di preghiera per l'unità dei cri-<br />
cato il cammino per viverlo degnamente.<br />
Nella «Tertio Millennio adveniente»<br />
chiamava i cristiani del mondo intero a<br />
meditare sull'importanza di quest'ora<br />
storica: due millenni dalla venuta storica<br />
di Cristo in mezzo a noi».<br />
Era giusto, ha proseguito il Vescovo,<br />
riconoscere le meraviglie operate da Lui<br />
e fa, quindi, del Giubileo «una grande<br />
preghiera di lode e di ringraziamento»<br />
per questo dono, ma contemporaneamente<br />
occorreva ringraziare Cristo per<br />
il dono della sua Chiesa, destinata a perpetuare<br />
la sua presenza nel mondo.<br />
«Ognuno di noi — ha aggiunto Monsignor<br />
Poletto — ha fatto l'esperienza del<br />
Giubileo ed è stato colpito, in questo<br />
Anno Santo da qualche esperienza particolare.<br />
Ma credo, tutti, siamo stati profondamente<br />
commossi di fronte alla tenace<br />
testimonianza del nostro Papa. Anche<br />
in questa Eucaristia preghiamo per<br />
lui, con riconoscenza. Come pure lodiamo<br />
il Signore per tutto ciò che con la<br />
sua grazia ha operato nelle nostre comunità,<br />
nel cuore nostro e di tanti fratelli<br />
e sorelle della nostra Chiesa».<br />
Ora è importante guardare al futuro,<br />
ha proseguito il Vescovo di Concordia-<br />
Pordenone, e domandarci: quali pro-<br />
stiani. Mons. Lupinacci ricorda tre appuntamenti<br />
fondamentali. Il primo è quello<br />
che ha aperto la Settimana nella diocesi.<br />
Il clero latino della Chiesa particolare di<br />
Cassano all'Jonio, guidato dal Vescovo<br />
Mons. Domenico Graziani, si è recato a<br />
Lungro per una giornata di ritiro e di preghiera<br />
per l'unità dei cristiani, insieme<br />
con il clero bizantino dell'eparchia, guidato<br />
dal Vescovo Lupinacci.<br />
spettive si aprono di fronte alla Chiesa,<br />
alla nostra Chiesa all'inizio del Terzo<br />
Millennio? Bisogna riproporre il mistero<br />
di Cristo, in tutta la sua grandezza e il<br />
suo fulgore. Occorre ripartire da Cristo:<br />
è questa la parola d'ordine che deve accompagnare<br />
la Chiesa nel suo introdursi<br />
nel Terzo Millennio. La Chiesa esiste per<br />
annunciare tale mistero perché i cristiani<br />
vivano inseriti in Cristo. «Una Chiesa<br />
che non sia missionaria — ha aggiunto<br />
il Vescovo ricordando le parole di Papa<br />
Paolo VI — non è Chiesa. Conosciamo<br />
le difficoltà interne ed esterne che possono<br />
indebolire lo slancio missionario,<br />
ma, come ci ha ricordato Giovanni:<br />
«Tutto ciò che è nato da Lui vince il<br />
mondo. E questa è la vittoria che ha<br />
sconfitto il mondo: la nostra fede». «Preghiamo<br />
— ha continuato Monsignor Poletto<br />
— perché la nostra fede non venga<br />
meno, anzi diventi più forte e vincente e<br />
possiamo sempre ripetere con rinnovata<br />
gioia: «So infatti a chi ho creduto!».<br />
All'inizio il significato ultimo dell'indulgenza<br />
legata al Giubileo è stato questo:<br />
aiutarci a riconciliarci con Dio, purificandoci<br />
dalle nostre colpe e chiamandoci<br />
a vivere come figli di Dio. «L'ideale<br />
cristiano è certo grande e non facile da<br />
Il secondo si svolgerà a Roma nella<br />
mattina di domenica 21 gennaio. La comunità<br />
cattolica bizantina di Roma celebrerà<br />
la Grande Doxologia e la Divina Liturgia<br />
di san Giovanni Crisostomo per l'unità di<br />
tutti i cristiani. In particolare si pregherà<br />
per i cristiani di Albania, cattolici ed ortodossi.<br />
Infine Mons. Lupinacci ricorda la solenne<br />
conclusione della Settimana, che sarà<br />
presieduta da Giovanni Paolo II giovedì 25<br />
gennaio nella Basilica di San Paolo fuori<br />
le Mura.<br />
Si è svolto nel pomeriggio di mercoledì 17<br />
Il rito di muratura della Porta Santa<br />
della Basilica di San Paolo fuori le Mura<br />
FRANCESCO M. VALIANTE<br />
È stata la prima Porta Santa della<br />
storia ad essere aperta «a tre mani».<br />
Gli antichi battenti dell'XI secolo furono<br />
spalancati da Giovanni Paolo II durante<br />
l'indimenticabile celebrazione di<br />
martedì 18 gennaio 2000, insieme con<br />
il Metropolita ortodosso Athanasios e<br />
con l'Arcivescovo anglicano Carey. Attraverso<br />
di essa, nel corso dell'Anno<br />
Santo, sono passati milioni di pellegrini<br />
per fare esperienza di conversione<br />
proprio presso la tomba dall'Apostolo<br />
delle Genti. Oggi quella Porta, chiusa<br />
dal Card. Roger Etchegaray venerdì 5<br />
gennaio 2001, è stata definitivamente<br />
murata nel<br />
corso del suggestivo rito<br />
svoltosi nel pomeriggio<br />
di mercoledì 17.<br />
Il rito è stato diretto<br />
dal Vescovo Piero Marini,<br />
Maestro delle Celebrazioni<br />
Liturgiche Pontificie,<br />
coadiuvato da<br />
Mons. Giulio Viviani,<br />
Cerimoniere Pontificio.<br />
Dinanzi alla Porta Santa<br />
hanno preso posto l'Arcivescovo<br />
Marcello Costalunga,<br />
Amministratore<br />
Pontificio della Patriarcale<br />
Basilica di San Paolo<br />
fuori le Mura; l'Abate<br />
Ordinario, Dom Paolo<br />
Lunardon; il Vescovo<br />
Marini; una rappresentanza<br />
della Comunità<br />
monastica benedettina di<br />
San Paolo. Erano anche<br />
presenti dirigenti, responsabili<br />
e maestranze<br />
dei Servizi Tecnici dello<br />
Stato della Città del Vaticano.<br />
Dopo che il Vescovo<br />
Marini ha illustrato ai<br />
presenti lo svolgimento<br />
della cerimonia, l'Arcive-<br />
scovo Costalunga ha pronunciato il saluto<br />
liturgico introduttivo e l'orazione.<br />
«Signore, Padre Santo — ha pregato<br />
— tu hai concesso all'apostolo Paolo<br />
la grazia di aprire la porta del Vangelo<br />
ai popoli pagani... Guarda benigno<br />
noi, riuniti per esprimere a te, Padre,<br />
la nostra riconoscenza per i doni di<br />
grazia elargiti ai pellegrini che, durante<br />
l'anno giubilare, hanno varcato,<br />
con animo contrito, la soglia di questa<br />
Porta Santa per celebrare i divini Misteri<br />
e per venerare la memoria dell'Apostolo<br />
delle genti».<br />
Quindi Mons. Viviani ha dato letture<br />
del testo latino della pergamena<br />
che attesta l'apertura e la chiusura<br />
della Porta Santa della Basilica. Il testo<br />
è stato firmato dall'Arcivescovo<br />
Costalunga, dall'Abate Lunardon, dal<br />
Vescovo Marini, da alcuni monaci<br />
presenti e dai rappresentanti dei Servizi<br />
Tecnici. Quindi la pergamena è stata<br />
posta in una preziosa urna, realizzata<br />
in bronzo dallo scultore romano<br />
Otello Scatolini. Su di essa sono raffigurati<br />
un drappo, un albero, una spada<br />
a forma di croce e una penna, a<br />
simboleggiare la conversione, la missione<br />
e il martirio dell'Apostolo Paolo.<br />
Insieme con la pergamena sono state<br />
collocate nell'urna le chiavi della Por-<br />
ta Santa e alcune medaglie:<br />
17 di bronzo, in ricordo<br />
dei 17 anni trascorsi<br />
dall'ultima apertura<br />
della Porta Santa (per<br />
l'Anno Santo straordinario<br />
della Redenzione, nel<br />
1984); 22 d'argento, corrispondenti<br />
ai 22 anni di<br />
Pontificato di Giovanni<br />
Paolo II; una d'oro, del<br />
23° anno di Pontificato.<br />
L'urna bronzea è stata<br />
quindi collocata in una<br />
cassetta di zinco, sigillata<br />
con un nastro e della<br />
ceralacca, e poi in una<br />
nicchia predisposta nel<br />
muro che chiude la Porta<br />
Santa. Una lastra di<br />
pietra ornata da una<br />
croce è stata posta dinanzi<br />
alla nicchia e quindi<br />
murata. Mons. Viviani<br />
ha poi dato lettura del<br />
«Rogito», che è stato firmato<br />
anch'esso dai presenti.<br />
Infine, dopo la recita<br />
del Padre Nostro,<br />
l'Arcivescovo Costalunga<br />
insieme con il Vescovo<br />
Marini e con l'Abate Lunardon,<br />
ha impartito la<br />
benedizione conclusiva.<br />
CONCORDIA-PORDENONE Mons. Ovidio Poletto chiude il Giubileo nella concattedrale di san Marco<br />
«Ripartiamo da Cristo»: un impegno per il futuro<br />
realizzare — ha ammesso il Vescovo —<br />
ma dovremmo sempre ricordare che più<br />
grande è la grazia del Signore».<br />
Nonostante la mentalità imperante,<br />
impregnata di relativismo morale — ha<br />
ricordato Monsignor Poletto — sempre<br />
attuale rimane però il monito rivolto<br />
dall'apostolo Paolo ai cristiani: «Non<br />
conformatevi alla mentalità di questo secolo».<br />
«Era la tentazione di ieri ed è la<br />
tentazione di oggi negare la dipendenza<br />
della libertà dalla verità, così ognuno diventa<br />
regola di comportamento per se<br />
stesso. Ma ne abbiamo visto e ne vediamo<br />
i frutti amari». Giovanni ci ha ricordato<br />
che non si può restare nell'amore,<br />
cioè vivere la vita nuova così come non<br />
si può costruire «la civiltà dell'amore»<br />
senza osservare i comandamenti di Dio.<br />
La Chiesa del Terzo Millennio sarà<br />
sempre più impegnata a infondere nella<br />
civiltà umana il lievito del Vangelo di<br />
Cristo. «Il Signore — ha concluso il Presule<br />
— ci apre davanti un cammino.<br />
Non siamo soli. Egli cammina con noi.<br />
Stella del nostro cammino di evangelizzazione<br />
è Maria. A lei affidiamo l'oggi e<br />
il futuro di ciascuno di noi e della nostra<br />
Chiesa».<br />
CLAUDIO ZERBETTO