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ERZA T PAGINA .<br />
PAGINA<br />
3 .<br />
Riflessioni sul nucleo fondamentale della società<br />
Problemi educativi<br />
nella famiglia italiana<br />
FERDINANDO MONTUSCHI<br />
La famiglia italiana cambia e periodicamente<br />
ne abbiamo qualche nuova, aggiornata<br />
immagine attraverso le ricerche sociologiche,<br />
le statistiche relative alla vita coniugale,<br />
all'indice di natalità, ai nuovi profili familiari<br />
proposti per il riconoscimento sociale, compresa<br />
la proposta di matrimonio fra persone<br />
dello stesso sesso.<br />
La vita sociale italiana fonda la sue radici,<br />
per volontà dei costituenti, sulla famiglia come<br />
nucleo vivo che garantisce non solo la<br />
«continuità» ma anche la «qualità» del vivere<br />
sociale. Vale dunque la pena di chiedersi se<br />
questo continuo cambiamento vada nella direzione<br />
di migliorare realmente la qualità<br />
della famiglia e del tessuto sociale, e quali<br />
nuovi problemi ponga in termini educativi.<br />
Vi sono cambiamenti legati alla modificazione<br />
del contesto sociale, ma anche a una<br />
nuova cultura della famiglia e a comportamenti<br />
individuali che tendono ad interpretare<br />
questa istituzione in forme atipiche.<br />
Abbiamo assistito a cambiamenti radicali<br />
sul piano sociale: il superamento della famiglia<br />
patriarcale, l'introduzione di nuovi rapporti<br />
tra i coniugi a seguito dei loro nuovi<br />
impegni lavorativi extrafamiliari, il cambiamento<br />
dei ruoli interni alla famiglia con l'ingresso<br />
generalizzato della donna nel mondo<br />
del lavoro, fino a giungere alla emanazione<br />
di norme che solo qualche decennio fa sarebbero<br />
apparse paradossali e ridicole come<br />
quella che concede al padre il congedo «per<br />
allattamento».<br />
Questi cambiamenti sono del tutto fisiologici<br />
e «normali» perché seguono i cambiamenti<br />
sociali e sono volti a conservare la<br />
connotazione e le funzioni primarie della famiglia,<br />
senza escludere la responsabilità delle<br />
politiche sociali in proposito.<br />
Si tratta di cambiamenti che lasciano sconcertati<br />
solo quanti sono legati a modelli rigidi<br />
di comportamento e coltivano pregiudizi inutili<br />
rimanendo ancorati a modelli non essenziali<br />
nella convinzione che solo attraverso di<br />
essi si possa conservare il senso e il valore<br />
della famiglia.<br />
* * *<br />
Questi cambiamenti vanno comunque tenuti<br />
distinti da quelli che, anche se in modo<br />
meno appariscente, incidono su questa istituzione<br />
per modificarne alcuni fondamentali<br />
elementi e per introdurre un nuovo rapporto<br />
fra libertà e responsabilità dei coniugi nei<br />
confronti della famiglia che hanno deciso di<br />
far nascere e dello Stato che ha registrato<br />
questa loro volontà.<br />
Il concetto di famiglia implica, di per sé,<br />
la libera scelta dei «fondatori» ma, in quanto<br />
istituzione, esige anche un impegno e un dovere<br />
sociale a fronte del suo riconoscimento.<br />
I cambiamenti a cui assistiamo al presente<br />
sembrano maggiormente interessati e legati a<br />
questa seconda esigenza: la ricerca di una<br />
via d'uscita supplementare, di un maggior<br />
margine di libertà da parte dei coniugi a scapito<br />
del dovere istituzionale di garantire unità,<br />
continuità e stabilità alla famiglia.<br />
Una libertà che non intende esaurirsi in<br />
una scelta ma che pretende venga protratta<br />
e garantita per altre scelte più vantaggiose e<br />
gratificanti — non appena l'occasione si presenterà<br />
— secondo la logica economica degli<br />
«affari privati».<br />
La famiglia subisce così una trasformazione<br />
concettuale e comportamentale spinta<br />
non solo da condizionamenti sociali e dall'adattamento<br />
a nuove condizioni di vita collettiva,<br />
ma sollecitata soprattutto da dinamismi<br />
affettivi, da nuovi diritti individuali e da nuove<br />
motivazioni che, condivisi, fanno opinione,<br />
diventano «cultura» sulla famiglia e<br />
assumono la connotazione di fenomeni sociali<br />
che avanzano con la pretesa di conservare<br />
immutati i tradizionali vantaggi e i tradizionali<br />
riconoscimenti «istituzionali» riservati alla<br />
famiglia, così come viene definita dalla Costituzione<br />
italiana.<br />
Questo desiderio di libertà, accompagnato<br />
da una reinterpretazione del dovere istituzionale<br />
e sociale da parte dei coniugi, sembra la<br />
spinta più forte dell'attuale cambiamento e<br />
insieme il cuneo più pericoloso che si insinua<br />
nella concezione della famiglia per trasformarla<br />
in un bene di «facile consumo sociale»:<br />
in uno dei prodotti «usa e getta» del<br />
mercato sociale, ancor più appetibile perché<br />
sostenuto dalle leggi dello Stato.<br />
Lo Stato continua a riconoscere la famiglia<br />
come suo sostegno, la scuola continua a considerare<br />
la famiglia come il suo interlocutore<br />
insostituibile e la famiglia, unilateralmente,<br />
riduce la dimensione del suo impegno e la<br />
portata del suo dovere istituzionale.<br />
Il clima diffuso di venerazione di ogni forma<br />
di libertà e di vantaggio personale può<br />
spiegare — anche se non giustificare — questo<br />
avanzamento di sempre nuove pretese,<br />
anche se molte forme di libertà dichiarate<br />
non sono che espressioni di insicurezza, bisogno<br />
di rinviare scelte importanti, manifestazioni<br />
di paura nell'assumere impegni definitivi<br />
e responsabilità vincolanti.<br />
Ma quello che più sorprende nel sollecitare<br />
un radicale cambiamento di questa istituzione<br />
è la pretesa di conservare immutato il<br />
riconoscimento sociale e istituzionale della<br />
famiglia dopo averla parzialmente distorta e<br />
svuotata delle sue essenziali prerogative.<br />
Gli effetti di questo avanzamento delle pretese<br />
di libertà, a fronte di un rilevante sconto<br />
sulle responsabilità, porta non solo a chiedere<br />
il riconoscimento di matrimoni fra persone<br />
dello stesso sesso ma produce anche alcu-<br />
ni effetti che meritano attenzione: nove bambini<br />
su dieci in Italia nascono fuori dal matrimonio<br />
(il 40% negli USA), un matrimonio su<br />
cinque si rompe (negli USA uno su tre).<br />
Questi fenomeni non possono sorprendere<br />
e, date le premesse, finiranno per essere accettati<br />
come «normali» fino a che non si considererà<br />
la famiglia come una sorta di «salvadanaio<br />
educativo» della comunità da cui si<br />
può attingere solo in rapporto a quanto si è<br />
disposti ad immettere.<br />
Proprio per arricchire — o riarricchire —<br />
questo patrimonio vale la pena di riconsiderare<br />
alcuni specifici aspetti della vita di<br />
famiglia.<br />
* * *<br />
Innanzi tutto possiamo uscire da una visione<br />
totalmente pessimistica fondata solo su<br />
statistiche allarmanti. Comparativamente, la<br />
famiglia italiana «tiene» come rivelano le recenti<br />
indagini Censis. Ci sono poi almeno<br />
due dati pedagogicamente rilevanti che meritano<br />
considerazione.<br />
Il primo riguarda l'evoluzione largamente<br />
positiva del rapporto di coppia dove i coniugi<br />
— specie se sono entrambi impegnati in attività<br />
lavorative extrafamiliari — hanno saputo<br />
capirsi, reinterpretare il loro tradizionale ruolo<br />
all'interno della famiglia ed esprimere una<br />
solidarietà ed un aiuto reciproco che li ha<br />
portati a dare la precedenza alla qualità<br />
della relazione evitando di chiudersi in difesa<br />
dei tradizionali ruoli e delle tradizionali funzioni.<br />
La citata norma sul congedo concesso al<br />
padre per accudire i figli, in sostituzione della<br />
madre, ha interpretato e ratificato dei<br />
comportamenti positivi già in atto.<br />
Questa evoluzione non è priva di problemi<br />
e non è mancato chi si è affrettato a coniare<br />
il nuovo e svalutante attributo di «mammo»<br />
per il padre disponibile a collaborare con la<br />
moglie ed a sostenerla nelle sue maggiori difficoltà.<br />
Un'arguzia forse gratuita che comunque<br />
segnala la necessità di ridare al padre un suo<br />
ruolo, una sua autorevolezza dopo la perdita<br />
— anche giuridica — dell'autorità di «capo<br />
famiglia».<br />
Un secondo risultato pedagogicamente rilevante<br />
riguarda il nuovo rapporto genitori e<br />
figli: un rapporto attualmente meno conflittuale<br />
rispetto a qualche decennio fa, come<br />
tutte le ricerche italiane tendono a sottolineare.<br />
Siamo in presenza di una famiglia «affettiva<br />
e non più normativa», come sostiene G.<br />
Charmet (I nuovi adolescenti), dove si obbedisce<br />
per amore e non per timore.<br />
Anche su questo punto l'educazione familiare<br />
richiede vigilanza e consapevolezza: i<br />
genitori non possono diventare semplicemente<br />
gli «amici» adulti dei figli per una loro migliore<br />
e più facile esperienza di vita, ed anche<br />
per una (anche se non dichiarata) più<br />
tranquilla gestione della vita di famiglia da<br />
parte dei genitori.<br />
I figli possono trovare altrove gli «amici»,<br />
ma in nessun altro luogo potranno trovare<br />
dei «veri» genitori. I «figli unici sindacalizzati»<br />
di sesso maschile che, in percentuale del<br />
60%, a trenta anni vivono ancora con la<br />
mamma («Corriere della Sera» del 12 gennaio)<br />
possono essere il risultato di questa<br />
nuova forma di relazione molle e di questa<br />
vita altamente attraente nell'ambito familiare.<br />
L'eliminazione delle difficoltà da parte dei<br />
genitori «ansiosi» non sempre è utile e spesso<br />
— come la iperprotezione — crea dipendenze<br />
che, apparentemente gratificanti, possono<br />
invece contenere e veicolare un tasso di passività,<br />
di fragilità, di indecisione, di paura.<br />
* * *<br />
Il vecchio errore dell'autoritarismo non si<br />
combatte con comportamenti opposti: e l'emergere<br />
del sentimento di incertezza, di paura<br />
da parte dei giovani nel dar vita ad una<br />
nuova famiglia sono un segnale ricorrente da<br />
non trascurare: rinviare nel tempo l'autonomia,<br />
ritardare l'uscita dalla propria famiglia<br />
di origine, preoccuparsi di mettere al mondo<br />
i figli (siamo agli ultimi posti nel mondo per<br />
natalità) e temere esageratamente per il loro<br />
futuro, aver paura di impegnarsi in una relazione<br />
stabile e ricorrere alla più «opportunistica»<br />
convivenza al posto del matrimonio:<br />
sembrano segnali di insicurezza più che segni<br />
di scelte autenticamente libere.<br />
La famiglia indubbiamente cambia, ma<br />
questo cambiamento non può rimanere nell'inganno<br />
e nell'equivoco: la libertà non può<br />
essere confusa con la incertezza; la responsabilità<br />
non può essere nascosta o messa in<br />
ombra dal continuo avanzare di pretese, né<br />
l'educazione può ridursi a soli slogan per nascondere<br />
la confusione fra piacere e felicità,<br />
fra diritto dei coniugi e diritti dei figli.<br />
È questo un momento ricco di novità che<br />
richiede una vigile «intelligenza pedagogica»<br />
per scoprire gli auto-inganni, per svelare gli<br />
equivoci e per rendere più umana quella<br />
realtà familiare che rimane il luogo privilegiato<br />
delle relazioni profonde, della fiducia,<br />
degli affetti, delle esperienze intime irrinunciabili.<br />
Lo stesso concetto di indissolubilità, che le<br />
statistiche sembrano costantemente assediare,<br />
rimane un riferimento vitale e un richiamo<br />
importante anche per quanti agiscono in<br />
senso contrario. E questo perché ogni persona<br />
ha bisogno di recuperare certezze e di<br />
sperimentare la felicità e non solo il piacere,<br />
attraverso quell'amore condiviso che ha radici<br />
nel tempo ma che in esso non può penosamente<br />
esaurirsi.<br />
L'OSSERVATORE ROMANO Lunedì-Martedì 22-23 Gennaio 2001<br />
Le opere di Roberto Almagno ed Ernesto Porcari in mostra a Ferrara<br />
La scultura contemporanea<br />
tra «linea grafica» e «Classicismo»<br />
FRANCO PATRUNO<br />
Proviamo ad immaginare il grande<br />
Paul Klee in uno dei suoi corsi di<br />
pittura alla Bauhaus: il segno (che si<br />
costruisce nello spazio visivo secondo<br />
modulazioni che dal tenue si avvicinano,<br />
quasi musicalmente, al vibrato),<br />
sembra svilupparsi lentamente e<br />
risolversi in linee che evocano una<br />
foglia, un volto, un albero; oppure<br />
optano per una sorta di modello di<br />
casa piccola, con una luna che sembra,<br />
ironica e sorridente, abbozzata<br />
dalla mano gioiosa di un bambino.<br />
Quei segni alludono, per la nostra<br />
attuale lettura, ad un progetto di<br />
spazio mobile e già sembrano predisposti<br />
ad occupare non solo un ambiente<br />
ospitale per una scultura a<br />
schemi filiformi, ma pure insinuare<br />
una possibile trasformazione ludica<br />
di uno spazio urbano.<br />
Esercizi fantastici? Se si studiano<br />
attentamente le arti plastiche del secolo<br />
ormai trascorso, ci si accorge<br />
che a Klee sono debitrici molteplici<br />
«officine» grafiche, spaziali, plastiche<br />
e pubblicistiche. Lo stesso arredamento,<br />
poi, secondo canoni della<br />
Bauhaus, ha risentito felicemente del<br />
«cantiere in formazione» degli schizzi,<br />
dei quaderni e dei quadri del<br />
grande artista svizzero. Si potrebbe<br />
dire che anche quando Klee non è<br />
presente esplicitamente nell'atto del<br />
formalizzare, la memoria iconica degli<br />
artisti «naturaliter» lo include.<br />
Oggi, per una sensibilità altamente<br />
culturalizzata, spesso si preferisce la<br />
citazione come atto riconoscente o,<br />
come s'usa dire, come omaggio.<br />
Questa premessa di richiamo ad<br />
una specifica poetica, mi sembra necessaria<br />
per predisporre il visitatore<br />
alle due belle rassegne del Padiglione<br />
d'Arte Contemporanea del Palazzo<br />
Massari di Ferrara, all'interno di<br />
quella Galleria d'Arte Moderna che,<br />
nel complesso che vede la presenza<br />
«principe» del Palazzo dei Diamanti,<br />
da quasi mezzo secolo è riferimento<br />
«a tutto campo» per le manifestazioni<br />
artistiche del recente passato e dell'attuale<br />
panorama mondiale.<br />
Sembrano due volti di un unico<br />
segno che si svolge nello spazio: Roberto<br />
Almagno ed Ernesto Porcari disegnano<br />
le gallerie del Padiglione<br />
d'Arte Contemporanea quasi da tempo<br />
le abitassero. Non è una conseguenza<br />
dell'intelligente allestimento,<br />
ma un'implicita vocazione, probabilmente<br />
avvertita da Fabrizio D'Amico<br />
come tale, a portare a logica conseguenza<br />
i taccuini grafici di Klee. Ci<br />
si intenda: i due artisti sono diversi e<br />
solo l'accostamento verifica i rapporti;<br />
ma il loro evidente classicismo, simile<br />
all'equilibrio tra arsi e tesi del<br />
canto gregoriano, li rende partecipi<br />
non di un progetto ma, come da manuale<br />
cinquecentesco, di un'unica<br />
«officina».<br />
Spiego i termini: con «linea grafica»<br />
intendo il segno su carta che può<br />
alludere, o includere come modello,<br />
una realizzazione plastica, urbanistica<br />
ed architettonica. Si pensi, come<br />
già ho accennato, non solo ai disegni<br />
di Klee, ma a tutti gli sviluppi dell'attività<br />
di Gropius e di quel movimento,<br />
determinante non solo per le<br />
arti visive, che è stato la «Bauhaus».<br />
«Classicismo» è, invece, un appello<br />
all'equilibrio, al ritmo e alla simmetria,<br />
caratteristiche che appartengono<br />
ad una costante delle forme d'arte.<br />
Se nella rassegna di Almagno è<br />
prevalente il richiamo alla scrittura<br />
(secondo caratteristiche vicine sia alla<br />
pagina giapponese che cinese), in<br />
quella di Porcari la sensibilità atmosferica<br />
(proprio come umore della<br />
terra e vibrazione all'aria), ci rende<br />
prossimi a quel concetto di imitazio-<br />
ne della natura che, secondo un'interpretazione<br />
corretta di Aristotele,<br />
corrisponde ad un agire allo stesso<br />
modo in cui agisce la stessa natura.<br />
Paradossalmente, si potrebbe affermare<br />
che sono più «realiste» le linee<br />
di Kandinskij e di Klee che quelle di<br />
un quadro verista a forte componente<br />
riproduttiva. In questa mimesis<br />
della natura, avrei lasciato senza titoli<br />
le opere esposte, anche se vi sono<br />
chiare allusioni («Lunaria», «Vorrei<br />
volare» ecc.) ad intenzioni tematiche.<br />
Queste, però, rischiano di dare una<br />
lettura prevalentemente surreale di<br />
elementi ludici («alla Mirò» e «alla<br />
Calder») che al sottoscritto sembrano<br />
ingigantimenti felici di un'intuizione<br />
naturalistica.<br />
Particolarmente suggestive le<br />
«scritture» di Almagno, tirate, come<br />
si suol dire, febbrilmente dal legno e<br />
rese mobili e duttili, segniche a tutti<br />
gli effetti. Il movimento è costantemente<br />
curvilineo, anche quando gioca<br />
alla geometria del quadrato e<br />
sembra avere una vocazione alla definizione<br />
apparentemente conclusiva,<br />
come, appunto, in alcune forme delle<br />
scritture orientali. Importante è che<br />
occupino uno spazio fisico non solo<br />
su una parete ma, soprattutto, sulla<br />
pavimentazione.<br />
Volendo trarre significati o una visione<br />
del rapporto tra vita e scrittura,<br />
si potrebbe affermare che le «parole»<br />
di Almagno tendono a rendere<br />
relazionale lo spazio circostante. Ma<br />
l'operazione è estetica e non meramente<br />
funzionale: non si tratta, cioè,<br />
La commemorazione di Nello Vian nel primo anniversario della morte<br />
Una «penna amorosa» ed amica al servizio del Papa<br />
RAFFAELE ALESSANDRINI<br />
Una platea d'eccezione ha gremito l'Aula Vecchia<br />
del Sinodo in Vaticano, venerdì 19 gennaio, per l'intensa<br />
e commossa commemorazione dell'antico Segretario<br />
della Biblioteca Vaticana Nello Vian (1907-<br />
2000). È stata l'occasione per avvicinare, e meglio<br />
conoscere, l'uomo dallo stile di vita rigoroso e riservato;<br />
il cristiano dalla fede umile e cristallina; il<br />
sapiente servitore della Santa Sede; lo scrittore<br />
acuto; il biografo erudito — in costante ed ideale ricerca<br />
di dialogo storico con la santità: nomi famosi,<br />
ma anche meno noti, situati al di là della Chiesa visibile<br />
— dalla «penna amorosa»: come stupendamente<br />
ebbe a dirgli don Giovanni Battista Montini.<br />
Del futuro Paolo VI, Vian fu devoto amico, figlio spirituale,<br />
fin dai tempi della FUCI (1931) e del primo<br />
Movimento dei Laureati di Azione Cattolica. In seguito,<br />
all'epoca del pontificato, fu anche suo Bibliotecario<br />
personale.<br />
L'incontro, promosso dalla Biblioteca Apostolica<br />
Vaticana e dall'Istituto Paolo VI di Brescia, in collaborazione<br />
con l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, è<br />
stato presieduto dal Cardinale Paul Poupard, Presidente<br />
del Pontificio Consiglio della Cultura.<br />
Dopo gli interventi introduttivi dell'Arcivescovo<br />
Jorge María Mejía, Bibliotecario e Archivista di<br />
Santa Romana Chiesa, del Presidente dell'Istituto<br />
dell'Enciclopedia Italiana Francesco Paolo Casavola,<br />
del Presidente dell'Istituto Paolo VI Giuseppe Camadini,<br />
lo storico Massimo Marcocchi dell'Università<br />
Cattolica del Sacro Cuore ha svolto la relazione<br />
principale sul tema: «Nello Vian, amico e studioso<br />
di Paolo VI». Si sono succedute poi le testimonianze<br />
di informare ma di creare situazioni<br />
di stupore e di contemplazione. In<br />
questo senso, senza forzare oltre, mi<br />
sembra che i segni in legno dell'artista<br />
diventino «verbo» e non solo singoli<br />
accostamenti di parole. In questo<br />
senso, dalla gioia laboriosa della<br />
mano scultorea si liberano inviti a<br />
quel «fermarsi» o a quelle stasi dal e<br />
del rumore che solo il verbo che si<br />
inserisce nello spazio dona al visitatore.<br />
dell'italianista e accademico dei Lincei Vittore Branca;<br />
dell'Arcivescovo Pasquale Macchi che fu segretario<br />
particolare di Paolo VI; del Vicepresidente e<br />
direttore scientifico dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana,<br />
Vincenzo Cappelletti. Tra i molti intervenuti ricordiamo<br />
i Cardinali Silvestrini e Stickler; gli Arcivescovi<br />
Re, Bertone e Travia; i Vescovi Bertagna e<br />
Sanguineti; il Teologo della Casa Pontificia padre<br />
Cottier; i Prefetti della Biblioteca Apostolica Vaticana<br />
e dell'Archivio Segreto Vaticano don Farina e<br />
padre Pagano, il Presidente del Pontificio Comitato<br />
di Scienze Storiche Monsignor Brandmüller.<br />
Vian, come ha sottolineato Casavola, è stato per<br />
la cultura cattolica del Novecento un nome familiare<br />
non solo per il suo rigore esemplare e l'assoluta affidabilità<br />
scientifica, ma anche per il suo modo di<br />
vivere e di credere. In lui si rifletteva mirabilmente<br />
l'affinità elettiva con la spiritualità montiniana che,<br />
come ha ricordato Marcocchi, trova espressione a<br />
livello di vocazione, di competenza, di coscienza, di<br />
preghiera e di ricerca del vero. E proprio nella trasmissione<br />
del vero, che per Vian rappresenta la carità<br />
somma, si traduce l'essenza fondamentale dell'educazione<br />
montiniana: l'assolutezza di Cristo. Solo<br />
con la consapevolezza di un simile presupposto<br />
si può comprendere appieno l'esperienza spirituale<br />
e culturale di Nello Vian e la sua vasta e feconda<br />
produzione editoriale: dagli studi dedicati al suo<br />
maestro Giulio Salvadori, alle biografie su san Pio<br />
X, a san Filippo Neri, agli «Anni e opere di Paolo<br />
VI», ai numerosi epistolari e carteggi, impareggiabilmente<br />
curati e annotati, come quello tra Giuliotti<br />
e Papini; o come le oltre mille Lettere ai Familiari<br />
(1919-43) di Giovanni Battista Montini.<br />
La XXXXIII edizione del «Certamen Vaticanum» al Palazzo della Cancelleria Apostolica<br />
La lingua latina veicolo di una cultura ancora oggi feconda<br />
MAURIZIO FONTANA<br />
Roberto<br />
Almagno:<br />
«Balema»<br />
(1994)<br />
Ancheaglialboridelterzomillenniolalingua latina<br />
ha trovato la sua giusta e degna celebrazione:<br />
domenica21gennaiosi è svolta a Roma, nel Palazzo<br />
dellaCancelleriaApostolica, la tradizionale Festa del<br />
Latino, organizzata dalla Fondazione «Latinitas»<br />
che, come di consueto, in quest'occasione procede<br />
alla premiazione del Certamen Vaticanum, concorsointernazionalediprosaedipoesia<br />
nella lingua che<br />
fu di Virgilio. Il Certamen ha raggiunto quest'anno<br />
il ragguardevole traguardo della 43ª edizione.<br />
Di fronte a un pubblico numeroso — nel quale ricordiamo<br />
presenze illustri quali quelle del Card. Alfons<br />
Maria Stickler, degli Arcivescovi Giovanni Battista<br />
Re, Tarcisio Bertone, Giovanni De Andrea,<br />
Carlo Maria Viganò, dei Vescovi Bruno Bertagna e<br />
Franco Croci, del Prefetto della Biblioteca Apostolica<br />
Don Raffaele Farina e del Direttore della Libreria<br />
Editrice Vaticana Don Nicolò Suffi — raccolto nel<br />
cuore di Roma, nella preziosa cornice artistica e architettonica<br />
della Sala Riaria, è quindi risuonata la<br />
splendida lingua che fu di Orazio e di Cicerone, che<br />
ha dato voce per secoli alla creatività di letterati e<br />
di poeti, che ha mediato nell'antichità una cultura<br />
ancora oggi foriera di valori perenni.<br />
Una cultura che, proprio in virtù delle vette raggiunte<br />
nei suoi storici sviluppi, è capace, anche nella<br />
nostra contemporanea civiltà ipertecnologizzata,<br />
di stimolare la riflessione e la produzione artistica.<br />
Lo ha ben messo in evidenza il Presidente della<br />
Fondazione «Latinitas», Don Anacleto Pavanetto:<br />
«Il Certamen ha quest'anno registrato un grandissimo<br />
numero di partecipanti, superiore a quello di<br />
tutte le altre edizioni, anche come qualità delle<br />
composizioni sia in prosa che in poesia. E soprattutto<br />
è bello aver visto la risposta dei giovani che<br />
hanno dimostrato di voler dare un contributo alla<br />
formazione di questa umanità che rischiamo di perdere<br />
per mancanza di cultura classica».<br />
Del resto l'impegno della Fondazione «Latinitas»<br />
è proprio quello, riconosciuto ed apprezzato, di non<br />
R. Almagno:<br />
«Flutto»<br />
(1998-'99)<br />
far disperdere una cultura, quella latina, che è alle<br />
radici dell'intera civiltà occidentale, il portato di un<br />
mondo che, erede delle sparse sementi dell'antica<br />
sapienza, seppe indagare nei più intimi recessi dell'essere<br />
umano, seppe nutrirsi di sentimenti di profondissima<br />
religiosità e presentarsi pronto all'appuntamento<br />
con l'«evento» evangelico che rivoluzionò<br />
la storia.<br />
* * *<br />
A dimostrazione di come il messaggio della civiltà<br />
latina sia sempre in grado di lasciarci parole<br />
attuali, coinvolgenti ed emozionanti, ogni anno la<br />
Festa del Latino è caratterizzata dalla messa in scena<br />
di testi della classicità rielaborati all'uopo da latinisti<br />
moderni.<br />
Se l'anno scorso l'attenzione dei partecipanti venne<br />
indirizzata ai grandi temi dell'Ifigenia in Aulide,<br />
quest'anno la scelta degli organizzatori si è posata<br />
su un testo scritto da un monaco benedettino del<br />
XVIII secolo, Rufinus Widl, che s'ispirò a un racconto<br />
mitologico estratto dal primo libro delle Storie<br />
di Erodoto: l'Apollo e Giacinto. L'opera venne<br />
messa in musica tra il 1766 e il 1767 dall'undicenne<br />
Wolfgang Amadeus Mozart, dando vita a un intermezzo<br />
musicale che ottenne un enorme successo.<br />
L'intermezzomusicaleè stato messo in scena, per<br />
la regia di Paola Sarcina, grazie all'esecuzione dell'Orchestra<br />
da Camera dell'associazione «Music<br />
Theatre International», del coro polifonico «Hemiola»<br />
e dei cantanti solisti Luigi Petroni, Margherita<br />
Pace, Virna Sforza, Gabriella Martellacci, Rosalina<br />
Ruffolo.<br />
Oltre i virtuosismi mozartiani, la rappresentazione<br />
ha naturalmente regalato momenti d'intensa riflessione<br />
sul tema dell'amicizia, della sincerità dei<br />
sentimenti, e, soprattutto, proponendo gli accenti di<br />
una fortissima religiosità. «Potremmo riassumere il<br />
messaggio di quest'opera — ha affermato Don Pavanetto<br />
— usando le parole di Orazio quando dice<br />
che la divinità si lascia piegare da una preghiera<br />
R. Almagno: «Ranapoa» (1992)<br />
Ernesto Porcari: «Vela» (1997) E. Porcari: «Fiore astrale» (1995)<br />
fatta con sincerità e ritorna sempre benigna incontro<br />
all'uomo».<br />
* * *<br />
Dopo l'emozione artistica, la Festa del Latino ha<br />
raggiunto il suo momento culminante con la premiazione<br />
dei vincitori del Certamen Vaticanum.<br />
Nella sezione dedicata alla Prosa, il primo premio<br />
è stato assegnato a Mario Vitali per il suo componimento<br />
«Minima Grammaticalia»: un monito a tutti<br />
noi moderni affinché ricordiamo che tutto quello<br />
che noi crediamo d'inventare oggi, è stato in qualche<br />
maniera realizzato nel passato.<br />
Il secondo premio è andato a Oreste Carbonero<br />
per il suo «Infantis Iesu lacrimae», mentre tre<br />
menzioni di merito sono toccate a Gustav Wallner<br />
(«Italiane cor viride»), a Guido Angelino («Et ego<br />
italicus miles») e a Ferdinando Salvoni («Quomodo<br />
Dantes Alagherius Iubilaei vates habeatur»).<br />
Per quanto riguarda la sezione della Poesia, è stato<br />
Luigi Carta ad aggiudicarsi il primo premio per<br />
la sua opera «Villa Ferrigni ad Veseveum A.D.<br />
MDCCCXXXVI»: alle falde del Vesuvio, lì dove aveva<br />
riposato anche Giacomo Leopardi, il letterato ha<br />
rielaborato delle opere poetiche dell'artista tedesco<br />
August von Platen.<br />
Un ex aequo ha caratterizzato il secondo premio<br />
del Certamen: il riconoscimento è stato infatti assegnato<br />
a Orazio Antonio Bologna per il suo componimento<br />
«Musarum Sacerdos» e a Florindo Di Monaco<br />
per il suo «Fatima».<br />
Anche per questa sezione vi sono state tre menzioni<br />
di merito: a Oreste Carbonero («Desine, stulte<br />
pater, ridendo ignoscere proli»), a Mauro Pisini<br />
(«Hamaxosticus») e a Dante Salvo («Perfugae»).<br />
Nell'ambito della manifestazione, il prof. A. Taglieri<br />
ha presentato i risultati del corso intensivo di<br />
lingua latina svolto in autunno per iniziativa della<br />
Fondazione: il latino continua infatti ad affascinare<br />
e a garantire alle nuove generazioni gli strumenti<br />
per attingere ai preziosi tesori dellaculturaclassica.