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PAGINA<br />
4 .<br />
24 gennaio: festa del Vescovo di Ginevra, Dottore della Chiesa<br />
fondatore dell'Ordine della Visitazione, Patrono della stampa cattolica<br />
S. Francesco di Sales: catechista eccellente<br />
evangelizzatore appassionato, apostolo di carità<br />
COSMO FRANCESCO RUPPI<br />
Arcivescovo di Lecce<br />
Nella celebre Filotea il Vescovo di<br />
Ginevra scrive che «tutte le pietre preziose,<br />
gettate nel miele, diventano più<br />
splendenti, ognuna secondo il proprio<br />
colore» e spiega che in questo modo<br />
«ogni persona si perfeziona nella sua<br />
vocazione, se unisce tale vocazione alla<br />
devozione: la cura della famiglia è<br />
resa più leggera, l'amore fra marito e<br />
moglie più sincero, il servizio del principe<br />
più fedele e tutte le altre occupazioni<br />
più soavi e amabili...».<br />
Abbiamo citato questo celebre passaggio<br />
della Introduzione alla vita devota<br />
o Filotea che fa il paio con l'altra<br />
celebre opera, il Trattato dell'amor di<br />
Dio o Teotimo, perché in queste parole<br />
è tutta la sintesi della vita, della<br />
missione e del linguaggio di quello<br />
che, a buona ragione, non solo è considerato<br />
il patrono dei giornalisti, ma<br />
egli stesso è stato, dopo l'Apostolo<br />
Paolo, il primo grande giornalista e<br />
uno, dei più illustri comunicatori della<br />
storia della Chiesa.<br />
Eppure Francesco di Sales non era<br />
nato docile e soave, ma aveva avuto<br />
da ragazzo una educazione austera e<br />
severa, frammista ad una intensa religiosità<br />
fondata sul mistero di Cristo: i<br />
suoi biografi, infatti, annotano che in<br />
lui si trovano contestualmente influssi<br />
significativi dei francescani e dei domenicani,<br />
dei gesuiti e dei cappuccini.<br />
A studiar bene, però, la vita di questo<br />
grande santo, si scorgono due matrici<br />
spirituali, entrambi valide, quella giovannea<br />
e quella paolina: di Paolo aveva<br />
la tempra del lottatore, dell'apostolo<br />
indomito, coraggioso, instancabile,<br />
che aveva il compito di difendere la<br />
verità dall'insidia calvinista, e di Giovanni<br />
aveva, spiccatissimo quell'empito<br />
di carità, che gli consentì di essere<br />
sempre amabile e severo, forte e dolce,<br />
divenendo uno degli esempi più<br />
fulgidi di pastore della Chiesa.<br />
Apostolo della Savoia<br />
Catechista eccellente ed evangelizzatore<br />
appassionato, Francesco di Sales<br />
non disdegnò di intervenire negli<br />
affari temporali, quando questi toccavano<br />
l'altare. Quando, per esempio,<br />
dopo la pace di Lione, alcuni territori<br />
della Savoia furono ceduti alla Francia,<br />
subì un forte scossone il progetto<br />
di riorganizzazione cattolica di molte<br />
parrocchie: in quella occasione il Vescovo<br />
di Ginevra fu inviato a Parigi a<br />
trattare tale spinosa questione, per<br />
trovare una soluzione ragionevole, che<br />
fosse soprattutto in linea con il suo<br />
programma pastorale.<br />
Alla salvaguardia della fede, san<br />
Francesco di Sales si era dedicato già<br />
prima di essere nominato Vescovo e<br />
quando, nel giubileo dell'anno 600, si<br />
recò a Roma poté rendersi conto personalmente<br />
di quelli che erano i pro-<br />
getti del Papa e soprattutto poté toccare<br />
con mano il cammino della vera<br />
riforma cattolica, come veniva attuato<br />
da san Filippo Neri, santa Francesca<br />
Romana e san Giuseppe Calasanzio.<br />
I suoi interventi per così dire politici<br />
furono significativi nella vertenza<br />
franco-ispanica, a proposito del marchesato<br />
di Saluzzo, ma la sua mente,<br />
però, era sempre rivolta alla edificazione<br />
spirituale della sua gente e alla<br />
riforma pastorale delle comunità, facendo<br />
della terra di Savoia quasi un<br />
laboratorio pastorale al quale anche<br />
oggi, nel ventunesimo secolo, è utile<br />
guardare.<br />
La riforma<br />
di una grande diocesi<br />
La diocesi di Ginevra era una delle<br />
più grandi della zona, con 450 parrocchie,<br />
di cui circa 130 divenute protestanti,<br />
ma non aveva un clero adeguatamente<br />
preparato, per cui la prima<br />
preoccupazione del santo Vescovo fu<br />
quella della formazione dei preti e della<br />
organizzazione dei luoghi di formazione,<br />
tra cui i seminari, tenacemente<br />
voluti dal Concilio di Trento, ma che<br />
tardavano a nascere in quasi tutta la<br />
Chiesa.<br />
Francesco di Sales si dedicò personalmente<br />
alla formazione del clero,<br />
riunendolo periodicamente in decanati<br />
e impose il sistema del concorso per<br />
la provvista delle parrocchie, allo scopo<br />
di scegliere i migliori e stimolare la<br />
preparazione intellettuale e spirituale<br />
dei suoi preti.<br />
Seguendo le direttive conciliari,<br />
promulgò le costituzioni sinodali e<br />
scrisse una specie di direttorio pastorale<br />
per i confessori, dal titolo: Avvertimenti<br />
ai confessori che tanta fortuna<br />
ebbe nei secoli successivi.<br />
Non fu facile il cammino della riforma,<br />
perché trovò molte opposizioni<br />
sia nei preti, che nei monaci: i preti,<br />
L'OSSERVATORE ROMANO Mercoledì 24 Gennaio 2001<br />
infatti, erano ancora legati all'antico<br />
sistema delle prebende e delle commendatizie,<br />
mentre i monaci, allo scopo<br />
di difendere la loro autonomia ed<br />
esenzione, si opposero alle sue indicazioni<br />
con ricorsi a Roma e alle stesse<br />
autorità pubbliche. Ma san Francesco,<br />
per così dire, snobbò gli antichi ordini<br />
e preferì sostenere e sviluppare i nuovi<br />
ordini, quali i Barnabiti che diffusero<br />
con le scuole la stessa cultura cattolica<br />
e gli dettero una valida mano<br />
per l'attuazione della riforma cattolica.<br />
Pastore amabile<br />
e affascinante<br />
L'attività costante di questo grande<br />
pastore fu rivolta alla formazione della<br />
gente, sia con la predicazione costante,<br />
sia anche con la direzione spirituale<br />
delle anime migliori. La sua predicazione<br />
era piana, calda, affascinante:<br />
la gente stava ad ascoltarlo senza fatica;<br />
i fedeli di ogni ceto e condizione<br />
lo seguivano non solo perché capivamo<br />
quello che diceva (il che, purtroppo,<br />
non sempre avviene nelle nostre<br />
prediche!) ma anche perché aveva il<br />
miele in bocca.<br />
La sua fama oratoria superava la<br />
diocesi e spesso era invitato fuori a<br />
predicare, come a Lione, a Grenoble e<br />
in altre lontane città della Francia.<br />
Ovunque portava la solidità della dottrina<br />
teologica con una veste semplice<br />
e suadente, che conquistava tutti,<br />
spesso, anche i lontani.<br />
Molte tempo dedicava poi alla direzione<br />
spirituale e nel 1604 ebbe la fortuna<br />
di incontrare la baronessa Giovanna<br />
Francesca Frémyot de Chantal,<br />
che guidò nella nascita di una congregazione<br />
religiosa femminile.<br />
Davvero feconda la vita di questo<br />
santo Vescovo, che anche oggi ci illumina<br />
con la sua dottrina e il suo fulgido<br />
esempio.<br />
Il Cardinale<br />
Angelo Sodano<br />
per la festa<br />
di sant'Andrea<br />
Corsini<br />
Il Cardinale Angelo Sodano, Segretario<br />
di Stato, celebrerà nel pomeriggio di<br />
domenica 4 febbraio, alle ore 16.30, la<br />
solenne Messa Pontificale per il settimo<br />
centenario della nascita di sant'Andrea<br />
Corsini, nella Cappella gentilizia della<br />
Patriarcale Arcibasilica Lateranense.<br />
La Commemorazione del Santo patrono,<br />
nel giorno della festa liturgica, è promossa<br />
da Mons. Franco Camaldo, Cerimoniere<br />
Pontificio e Cappellano dell'Insigne<br />
Cappella Corsiniana.<br />
Un volume sulla vita del Pastore che si recò in missione a Costantinopoli<br />
Germano di Capua<br />
artefice dell'unità della Chiesa<br />
Quanto siano intrecciate la storia civile<br />
e quella religiosa, con interferenze a<br />
volte inestricabili, ci è dato di verificare<br />
ogni volta che affrontiamo un tema di<br />
pregnanza valida, si può ben dire che lo<br />
sviluppo storico della vita della Chiesa<br />
sul posto si commisura a quello dalla vita<br />
civile in maniera direttamente proporzionale.<br />
Difatti, parlando di Capua, che ha<br />
una storia millenaria di una ricchezza<br />
incomparabile, le tradizioni di religiosità<br />
popolare affondano le radici nei tempi<br />
precristiani, come attestano del resto i<br />
numerosi reperti archeologici esistenti<br />
nella zona, e, arrivando ai secoli dopo la<br />
nascita di Cristo, s'innestano sul nuovo<br />
troncone di fede e via via si rafforzano<br />
per la presenza di santi, che operano nel<br />
territorio.<br />
Per questo, se si volesse studiare il<br />
profilo completo del martirologio capuano,<br />
non sarebbero pochi i santi da includervi.<br />
A tale discorso sulle glorie ecclesiastiche<br />
capuane ci induce la lettura di<br />
un libro da poco pubblicato su Germano<br />
di Capua, un santo Vescovo di quella arcidiocesi;<br />
vi si raccolgono alcune ricerche<br />
importanti illustrate in un ciclo di<br />
lezioni tenute nel maggio del 1998 a Piedimonte<br />
San Germano da docenti universitari<br />
e studiosi della materia di tutta<br />
Italia. Il soggetto delle indagini ci rimanda<br />
la mente al grandioso affresco di Pietro<br />
Annigoni dipinto nella cupola della<br />
basilica di Montecassino; non sappiamo<br />
se il pittore abbia letto la Vita Germani,<br />
un testo letterario agiografico di costruzione<br />
densamente semiotica, ma ha letto<br />
certamente il secondo libro dei Dialoghi<br />
di Gregorio Magno per la narrazione<br />
che riguarda la vita di san Benedetto.<br />
Ebbene, Annigoni affresca un'ardente<br />
palla di fuoco a ricordare la morte di<br />
san Germano nella visione che ne ha da<br />
Montecassino il santo di Norcia, proprio<br />
secondo il racconto di Gregorio Magno:<br />
«Davanti agli occhi di san Benedetto si<br />
presentò il mondo intero come raccolto<br />
sotto un unico raggio di sole. E mentre<br />
il venerabile padre fissava con intensità<br />
il suo sguardo su questo fulgore di luce,<br />
vide l'anima di Germano, Vescovo di<br />
Capua, portata dagli angeli in cielo dentro<br />
una sfera di fuoco».<br />
Germano muore nel 541 circa dopo<br />
una vita spesa al servizio della Chiesa di<br />
Roma; partecipa alla missione che nel<br />
519-520 ricompone il primo grande scisma<br />
ecclesiastico tra Roma e Costantinopoli<br />
e può considerarsi un pioniere<br />
dell'ecumenismo. Il libro che abbiamo<br />
tra mano è curato con meticolosa attenzione<br />
da Filippo Carcione e porta per titolo:<br />
Germano di Capua ambasciatore<br />
ecumenico a Costantinopoli e modello<br />
di santità per il cassinate.<br />
Ne scrive la prefazione l'Abate Ordi-<br />
Un recente libro sul rapporto del mondo contemporaneo con la fede<br />
«Se Dio c'è»: la consapevolezza della posta in gioco<br />
Il mondo contemporaneo vive un'epoca<br />
di incertezza e di disorientamento.<br />
Da un lato pare indirizzato verso un inevitabile<br />
destino di indifferenza nei confronti<br />
delle questioni ultime; dall'altro si<br />
moltiplicano in esso i segnali di un'inquietudine<br />
profonda: essa spinge a riproporre<br />
quelle che sono, per l'uomo, le<br />
domande decisive. Un libro di Sergio<br />
Zavoli recentemente pubblicato (Se Dio<br />
c'è. Le grandi domande. Dialogo con<br />
Piero Coda, Rai Eri-Mondadori, Roma-<br />
Milano 2000) si fa portavoce di questa<br />
inquietudine, che attraversa oggi non<br />
solo chi vive lontano dalla Chiesa oppure<br />
ai margini di essa, ma anche lo stesso<br />
cristiano, e indica un percorso efficace<br />
che può consentire di recuperare o rafforzare<br />
una dimensione di fede come risposta<br />
a quelle domande di fondo. La<br />
via scelta è quella del dialogo. Zavoli,<br />
cioè si rivolge a un uomo di Chiesa, il<br />
teologo Piero Coda.<br />
I temi che vengono affrontati sono<br />
quelli tradizionali della riflessione cristiana.<br />
L'avvio è dato dalla domanda sull'esistenza<br />
di Dio, e dalla consapevolezza<br />
della posta che in tale domanda è davvero<br />
in gioco: la possibilità, come viene<br />
detto, «di percepire l'identità, il volto,<br />
l'agire di quel mistero che è Dio, e di<br />
entrare in relazione con lui come lui è<br />
in relazione con noi». Una tale questione<br />
è affrontata all'inizio del colloquio<br />
perché gli interlocutori ben sanno, come<br />
afferma in maniera esplicita Piero Coda,<br />
che «paradossalmente il troppo parlare<br />
di religioni, come oggi si fa, rischia di<br />
mettere in ombra o addirittura di far dimenticare<br />
il vero protagonista di tanto<br />
discorrere: Dio stesso. Perché la religione,<br />
in definitiva, consiste nell'esperienza<br />
che noi facciamo di Dio, un'esperienza<br />
che per se stessa è plurale, a motivo della<br />
pluralità dei tempi, dei luoghi, in definitiva<br />
degli esseri umani e delle loro<br />
tradizioni. Dio, invece, è uno e unico».<br />
È poi affrontato il problema del male<br />
del mondo, considerato nelle sue molte-<br />
Torino. Chiesa di s. Francesco di Sales (1852) - dipinto dell'abside:<br />
il santo scrive i suoi trattati spirituali<br />
plici manifestazioni. Coda non si sottrae<br />
alle provocazioni del suo interlocutore,<br />
che danno voce a interrogativi da sempre<br />
dilaceranti sia per la coscienza comune<br />
che per il pensiero filosofico, e rivendica<br />
con adeguate argomentazioni il<br />
fatto che, nell'ambito della fede cristiana,<br />
la risposta a un tale problema «è data<br />
una volta per sempre in Cristo crocifisso<br />
e risorto». Il giornalista e il teologo<br />
passano quindi a discutere le diverse<br />
questioni, che accompagnano l'intera<br />
storia della riflessione cristiana, riguardanti<br />
non solo, in generale, la rivelazione<br />
dell'«eterno nella storia», ma soprattutto,<br />
in particolare, quell'evento straordinario<br />
dell'incarnazione che dev'essere<br />
pensato, appunto, come «un evento insuperabile,<br />
estremo», come il «massimo<br />
segno dell'amore di Dio nei confronti<br />
dell'umanità». E proprio a partire da<br />
qui, vale a dire dalla centralità dell'incarnazione<br />
e dall'inaudito della morte e<br />
della resurrezione di Cristo, è affrontato<br />
più volte nel libro — anche se tematicamente<br />
ciò avviene in particolare nel capitolo<br />
settimo — il problema, oggi così<br />
urgente, del dialogo del cristianesimo<br />
con le altre espressioni religiose. Giacché,<br />
come viene detto da Coda a Zavoli,<br />
«il dialogo è prima una necessità, poi<br />
un'ispirazione. Forse lei non lo crederà,<br />
penserà a un paradosso, ma proprio<br />
questa è la scoperta straordinaria: la<br />
condivisione di un bene più alto, l'amore,<br />
deve venire prima della globalizzazione.<br />
La sfida è questa: poter dire, nell'epoca<br />
dell'economicismo, che vincerà<br />
l'amore».<br />
Nelle altre parti in cui si articola questo<br />
colloquio, sono poi approfondite ulteriori<br />
questioni oggi particolarmente<br />
sentite. Vengono infatti messi in luce e<br />
precisati, ad esempio, i differenti aspetti<br />
e i molteplici volti di una Chiesa in cammino,<br />
la quale procede secondo quella<br />
sua propria dinamica vitale che «consiste<br />
in un movimento ritmico di sistole e<br />
diastole: di convocazione nel cenacolo<br />
intorno al Risorto e di esodo «fuori dalle<br />
mura» per incontrare Gesù crocifisso».<br />
Si passa quindi a presentare e a discutere<br />
il ruolo importante che oggi, all'interno<br />
della realtà ecclesiale e di fronte agli<br />
altri ambiti del sapere umano, può assumere<br />
la ricerca teologica. In particolare<br />
viene posto l'accento sul fatto che, all'interno<br />
del regime di autonomia acquisito<br />
nel periodo della modernità, le diverse<br />
scienze hanno bensì sviluppato positivamente<br />
numerose potenzialità dell'uomo,<br />
ma nel contempo hanno rischiato,<br />
e tuttora rischiano, «di perdere di vista<br />
la finalità ultima della loro ricerca e<br />
il criterio etico del loro stesso esercizio».<br />
Per questo, sostiene Coda, è necessario<br />
quel «riferimento sicuro alla dignità della<br />
persona» che la fede può appunto garantire<br />
e che la teologia, insieme agli altri<br />
suoi compiti, è chiamata ad articolare.<br />
Infine Zavoli e Coda concentrano il<br />
loro discorso sui modi in cui, nella realtà<br />
contemporanea, l'essere cristiani può<br />
essere testimoniato nel modo più pieno.<br />
In questo quadro, dopo aver approfondito<br />
il significato della preghiera, del<br />
culto, dei sacramenti, viene individuato<br />
soprattutto nella figura di Maria il modello<br />
di una fede «che si fa libertà e obbedienza,<br />
procedendo anche e soprattutto<br />
nel cammino della prova».<br />
Come si vede, dunque, quella che è<br />
svolta in comune dai due interlocutori è<br />
una riflessione a tutto campo. Ed essa,<br />
come accade in ogni vero dialogo, si<br />
svolge non senza il riferimento esplicito<br />
a quelle esperienze personali che fanno<br />
da sfondo privilegiato alle posizioni di<br />
volta in volta sostenute: nel caso di Sergio<br />
Zavoli, anzitutto il rapporto con il<br />
padre, accennato con delicatezza e pudore,<br />
ma anche, poi, le reiterate sollecitazioni<br />
«teologiche» a cui lo sottoponeva<br />
periodicamente Federico Fellini e il suo<br />
continuo e ricchissimo incontro con figure<br />
e situazioni le più diverse del nostro<br />
tempo; nel caso di Piero Coda, soprattutto<br />
la sua vasta esperienza di for-<br />
mazione filosofica, teologica, di dialogo<br />
con la cultura contemporanea e le altre<br />
religioni, l'incontro decisivo con Chiara<br />
Lubich. Il risultato di tale colloquio, allora,<br />
è un libro che accetta di confrontarsi<br />
con i pensieri e i dubbi della gente<br />
comune, con le opinioni diffuse, accogliendone<br />
bensì la provocazione, ma soprattutto<br />
cercando di cogliere in essi i<br />
segni di una disponibilità alla fede tuttora<br />
ampiamente presente, e che richiede<br />
di trovare corrispondenza in gesti significativi<br />
e profetici.<br />
Una riprova di questa situazione, sulla<br />
quale molto insiste Zavoli nelle pagine<br />
conclusive, è data dal recente raduno<br />
dei «due milioni di giovani venuti da<br />
centosessantotto Paesi del pianeta fino a<br />
Tor Vergata, per la celebrazione conclusiva<br />
del loro Giubileo». Giacché, nella<br />
«più inattesa e stupefacente delle assemblee<br />
convocate da questo Pontefice», è<br />
insita davvero, quale testimonianza nel<br />
presente e speranza per il futuro, «una<br />
risposta di senso a una nevrotica, sgomitante,<br />
pragmatica interpretazione dell'esistenza».<br />
Non solo. Proprio attraverso<br />
eventi di questo tipo, ma anche in virtù<br />
di altre esperienze, di grande importanza<br />
nella Chiesa di oggi — come ad<br />
esempio quelle, frutto di un quotidiano<br />
impegno, espresse dalle varie forme di<br />
volontariato, oppure quelle, ricche di<br />
potenzialità, attestate dai nuovi movimenti<br />
ecclesiali — emerge altresì l'urgenza<br />
di sperimentare ulteriori modi di<br />
apertura e di coinvolgimento, capaci<br />
davvero di creare quegli spazi nei quali<br />
tutti coloro che vengono in contatto con<br />
la comunità cristiana possano davvero<br />
«sentirsi a casa» in essa. Questa, di un'apertura<br />
e di un coinvolgimento nello spirito<br />
dell'amore che scaturisce dalla percezione<br />
viva di quel Dio Amore trinitario<br />
che in Cristo è entrato nel più profondo<br />
della storia dell'umanità, è un'esigenza<br />
che in verità attraversa tutto il<br />
dialogo tra Zavoli e Coda.<br />
ADRIANO FABRIS<br />
nario di Montecassino Dom Bernardo<br />
D'Onorio, il quale specifica: «Gli storici<br />
hanno ormai appurato che Germano ebbe<br />
un ruolo determinante, come delegato<br />
di Papa Ormisda, nella soluzione dello<br />
scisma venutosi a creare dopo che<br />
Acacio era succeduto a Gennadio sulla<br />
cattedra di sant'Andrea a Costantinopoli.<br />
Sotto di lui infatti erano cessate le relazioni<br />
tra Roma e la città sul Bosforo in<br />
seguito ad una non piena adesione alla<br />
fede di Calcedonia da parte di coloro<br />
che tacevano sul controverso termine di<br />
natura».<br />
Tra Oriente ed Occidente;<br />
tra liturgia e arte<br />
D'Onorio centra la questione dottrinaria<br />
ed introduce con saggezza i capitoli<br />
del libro.<br />
I titoli di questi indicano le sezioni di<br />
studio nelle quali si è articolata la serie<br />
di lezioni: san Germano tra Oriente ed<br />
Occidente, san Germano tra liturgia e<br />
arte, san Germano tra storia e culto,<br />
Dalla Terra s. Benedicti allo Stato feudale<br />
di s. Germano: il territorio e la formazione<br />
del Cassinate nel medioevo. Sono<br />
quattro le sezioni di studio e all'interno<br />
di ciascuna di esse, tre per ognuna,<br />
si svolgono gli approfondimenti.<br />
Nella prima sezione, del successo ecumenico<br />
della missione bizantina di Germano<br />
di Capua discute Filippo Carcione,<br />
che, partendo dall'esame della Vita<br />
Germani, tardiva rispetto ai Dialoghi di<br />
Gregorio Magno e al Liber Pontificalis,<br />
affronta i problemi biografici del santo,<br />
ma ne comprova la partecipazione all'importante<br />
ambasciata, studiata nel<br />
contesto politico-religioso dell'epoca.<br />
Rossana Avruscio si sofferma sui doni e<br />
sulle traslazioni di reliquie nel tempo del<br />
viaggio di san Germano e dell'impegno<br />
speso per la ricomposizione dello scisma<br />
acaciano, esaminando luoghi e monumenti.<br />
Sulla presenza di Germano nei<br />
Dialoghi di Gregorio Magno e sui rapporti<br />
con la spiritualità orientale indaga<br />
Francesco Pericoli Ridolfini, raffrontando<br />
il modello di visione latino (Benedetto<br />
e Germano) con quello greco (Antonio)<br />
e approfondendo la lezione escatologica<br />
dei Dialoghi tra Germano e Pascasio.<br />
Indagine sulla Basilica<br />
dei santi Stefano ed Agata<br />
La seconda sezione si apre con la lettura<br />
del Lezionario del «Codex Fuldensis»<br />
fatta dall'Arcivescovo emerito capuano<br />
Luigi Diligenza, il quale tratta il<br />
tema: «s. Germano e la liturgia a Capua<br />
nel sec. VI», scandendo i tempi liturgici<br />
per sostenere che «il Lezionario meditato<br />
da Alessandro, Germano, Vittore, Ve-<br />
scovi della Chiesa di Capua nella prima<br />
metà del sec. VI, con i loro fedeli era<br />
un richiamo necessario all'ascolto della<br />
Parola come punto chiave di tutto il<br />
processo di conversione».<br />
Di Giuseppina Torriero Nardone è<br />
l'indagine sulla basilica germaniana dei<br />
santi Stefano ed Agata con annotazioni<br />
estese sulla topografia cristiana dell'antica<br />
Capua. È di Maria Grazia de Ruggiero<br />
la ricerca di una iconografia germaniana<br />
attraverso le fonti per l'ispirazione,<br />
la cronachistica medioevale, il pannello<br />
di Monreale elastatuadifraCelso.<br />
La terza sezione è di carattere storico<br />
e si svolge attraverso le relazioni di Réginald<br />
Grégoire, di Alessandro Recchia e<br />
di Angelo Molle. Il primo analizza gli<br />
elementi prosopografici e il testo della<br />
Vita Germani in riferimento alle tipologie<br />
dell'agiografia latina altomedioevale;<br />
il secondo si trattiene sulla «Collectio<br />
Avellana» nei suoi dati statistici con nozioni<br />
di storia delle fonti del diritto canonico;<br />
il terzo sviluppa una rassegna<br />
bibliografica della figura e del culto di<br />
san Germano attraverso lo studio di testi<br />
che vanno dalla cronachistica medioevale<br />
alla storiografia moderna, arrivando<br />
fino al Lentini.<br />
I caratteri originari<br />
della terra di san Benedetto<br />
La quarta sezione si attaglia al territorio<br />
con gli interventi di Paola Visocchi<br />
sui caratteri originari della terra di san<br />
Benedetto, di Faustino Avagliano sullo<br />
sviluppo del territorio dalla donazione di<br />
Gisulfo II allo Stato feudale di san Germano,<br />
e di Maria Gabriella De Santis<br />
sul monachesimo benedettino e sull'attività<br />
educativa nel medioevo cassinate.<br />
Da quanto si è detto si evince l'importanza<br />
che ha Germano di Capua nella<br />
storia della Chiesa altomedioevale, ma<br />
pure il ruolo rilevante che svolge Capua<br />
nella storia civile come centro propulsore<br />
della vita di tutta l'antica Terra di Lavoro.<br />
In più deve sottolinearsi che il volume<br />
preso in esame, peraltro anche tipograficamente<br />
bene articolato in capitoli,<br />
sottocapitoli e capitoletti, è un punto<br />
di riferimento certo negli approfondimenti<br />
storici e storiografici su quel periodo,<br />
caratterizzato peculiarmente nel<br />
nostro territorio provinciale del tempo<br />
dalla presenza di san Benedetto e dal<br />
fervore degli albori del monachesimo<br />
europeo. Le lezioni riportate nel testo<br />
sono più che mai preziose per la riscoperta<br />
di un'epoca, sulla quale peraltro<br />
gli studi non sono facili, tanto che stentata<br />
è la ricerca di merito e limitata la<br />
bibliografia relativa. E deve ribadirsi, in<br />
conclusione, che anche le fonti sono di<br />
assai difficile reperibilità.<br />
GAETANO ANDRISANI<br />
Venezia: il Cardinale Marco Cé<br />
sul Giubileo appena concluso<br />
Il successo del Giubileo e la necessità di evitare i trionfalismi sono stati i temi<br />
tracciati dal Cardinale Marco Cé, Patriarca di Venezia, sabato mattina, 20<br />
gennaio, durante l'incontro con i giornalisti svoltosi nel Palazzo patriarcale<br />
per tracciare un bilancio dell'Anno Santo.<br />
Poche ore prima, il Porporato aveva presieduto la Celebrazione Eucaristica<br />
nella cappella san Teodoro della Basilica di san Marco per i giornalisti e gli<br />
operatori della comunicazione sociale della provincia di Venezia. «Il successo<br />
vero del Giubileo — ha spiegato il Cardinale Cé — sta nell'aver annunciato il<br />
Festeggiato, Gesù in persona. Questo ha fatto la Chiesa di Venezia. L'evento è<br />
incommensurabile, non si valuta a colpi di statistiche sull'afflusso di fedeli e<br />
non. I conti li farà Dio». Il Patriarca ha anche sottolineato la «missionarietà»<br />
dell'Anno Santo, che ha fatto proliferare in diocesi i gruppi d'ascolto.<br />
IL RETTORE<br />
PONTIFICIO ISTITUTO<br />
DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA 00185 Roma<br />
Via Napoleone III, 1<br />
Tel. 06/4465574 - Fax 06/4469197<br />
Città del Vaticano, 22 gennaio 2001<br />
Prot. Nr. 0339<br />
BANDO DI CONCORSO<br />
Visto l'art. 12, a) degli statuti del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana<br />
per la nomina dei professori;<br />
vista la proposta del Consiglio Accademico del Pontificio Istituto nella<br />
seduta del 8.1.2001;<br />
Bandisco<br />
Il Concorso pubblico per la nomina a docente Straordinario sulla cattedra<br />
di:<br />
Agiografia e Storia del Culto Cristiano<br />
La domanda, i titoli e le pubblicazioni in 5 copie devono essere inoltrate<br />
alla Segreteria Generale del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana<br />
entro e non oltre 30 giorni dalla data di pubblicazione del presente<br />
Bando che è oggi affisso all'Albo dl Pontificio Istituto di Archeologia<br />
Cristiana.<br />
Le condizioni per l'ammissibilità sono quelle previste dalla Costituzione<br />
Apostolica «Sapientia Christiana» per la nomina a docente Straordinario.<br />
Prof. Philippe PERGOLA