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.<br />
PAGINA<br />
9 .<br />
L'incontro serale in Piazza San Pietro guidato da P. Corrado Maggioni<br />
«Il Suo sguardo<br />
apre prospettive nuove»<br />
«Mettersi in cammino per incontrare<br />
Cristo ed essere da Lui trovati. Incrociare<br />
i nostri occhi con i suoi ed avvertire<br />
che il suo sguardo apre prospettive nuove».<br />
La condizione del pellegrino e lo<br />
scopo della sua costante ricerca si trovano<br />
racchiusi in queste parole che P.<br />
Corrado Maggioni, Responsabile dell'Ufficio<br />
Liturgico del Comitato del Grande<br />
Giubileo dell'Anno 2000, ha rivolto a migliaia<br />
di pellegrini che giovedì 4 gennaio<br />
hanno partecipato all'incontro di preghiera<br />
serale in Piazza San Pietro. Tale<br />
appuntamento giubilare che ogni giorno<br />
dell'Anno Santo accompagna e guida la<br />
preghiera dei numerosi fedeli in pellegrinaggio<br />
a Roma, si avvia ora alla conclusione<br />
in vista della chiusura della Porta<br />
Santa della Basilica di San Pietro, aperta<br />
dal Papa nella notte di Natale del 1999.<br />
Facendo riferimento al brano del Vangelo<br />
narrante dei primi discepoli che seguirono<br />
Gesù (Gv 1, 35-42), P. Maggioni<br />
ha invitato i pellegrini, così numerosi, a<br />
fare tesoro di questa esperienza giubilare,<br />
a mettersi alla sequela di Cristo e annunciare<br />
ovunque la sua venuta in mezzo<br />
agli uomini. «Quanto accaduto ai seguaci<br />
del Battista — ha detto durante<br />
l'omelia —, divenuti discepoli dell'Agnello<br />
di Dio che attraversa la storia umana<br />
per colmarla della sua presenza, ci aiuta<br />
a leggere la nostra esperienza di pellegrini<br />
giubilari. Il Grande Giubileo, infatti,<br />
è stato per noi una sorta di Giovanni<br />
Battista: concentrando l'attenzione su<br />
Gesù, ci ha aiutato in questi mesi a<br />
muovere il passo verso una più spedita<br />
sequela di Cristo, alimentando il desiderio<br />
di conoscerlo meglio, di sapere dove<br />
abita, di accogliere l'invito a prendere<br />
tempo per stare con lui e gustarne la<br />
compagnia. L'esperienza di tanti pellegrini<br />
è la stessa che abbiamo ascoltato<br />
nel Vangelo: fermare lo sguardo su Gesù<br />
e sentirsi interiormente chiamati a seguirlo,<br />
diventando annunciatori di ciò<br />
che è avvenuto. Come Andrea, che dopo<br />
aver incontrato il Cristo subito ne<br />
parla al fratello Simone».<br />
Diventare discepoli di Cristo è l'esperienza<br />
che viene compiuta da chiunque<br />
decida di vivere concretamente la sua<br />
Parola. «Essere discepoli di Gesù non è<br />
affare di un giorno — ha affermato P.<br />
Maggioni — , né può durare soltanto<br />
quanto un pellegrinaggio a Roma: domanda<br />
l'impegno del cammino quotidiano,<br />
dello stare con Cristo giorno dopo<br />
giorno per assimilarne la parola e tradurla<br />
in gesti di carità, in opere di fede,<br />
in atteggiamenti di speranza. Per diventare<br />
discepoli seri del Maestro, come<br />
Andrea e Simon Pietro e tutti gli altri testimoni<br />
di Cristo, occorre abbracciare<br />
una disciplina: ossia uno stile di vita<br />
perseverante, fatto di scelte che plasmano<br />
progressivamente nel discepolo l'immagine<br />
viva del Maestro. Ci educa in<br />
questo il luminoso esempio di Maria, discepola<br />
perfetta di Colui che ha generato,<br />
donna obbediente al Signore in ogni<br />
circostanza di vita».<br />
«Se tra due giorni i nostri occhi vedranno<br />
chiudersi la Porta Santa della<br />
Basilica Vaticana, il nostro cuore sa che<br />
Nel Santuario di Castel di Leva<br />
La cura per la solitudine<br />
e la povertà<br />
Impressionante la fila di pullman parcheggiati<br />
nel piazzale antistante il Santuario<br />
del Divino Amore come pure è<br />
impressionante la serie di pellegrini che<br />
quest'oggi hanno raggiunto questo luogo<br />
prima che il Giubileo volga al termine.<br />
L'antico Santuario e la Cappella delle<br />
Confessioni hanno assistito alla processione<br />
e alla sosta di fedeli che molto devotamente<br />
hanno celebrato il sacramento<br />
della Riconciliazione per poi partecipare<br />
alla Santa Messa. In quest'ultimo<br />
scorcio di Giubileo molte sono state, infatti,<br />
le persone che in gruppi organizzati<br />
o singolarmente oppure ancora con le<br />
proprie famiglie al seguito hanno voluto<br />
usufruire dell'opportunità che questo<br />
grande evento offre per arricchire il personale<br />
cammino spirituale ed il rapporto<br />
con il Signore. Una bella realtà quella a<br />
cui si assiste nei giorni che stiamo vivendo,<br />
sì una realtà che lascia increduli anche<br />
gli occhi dei più indifferenti o dei<br />
più lontani da ogni discorso religioso. I<br />
telegiornali di tutto il mondo insieme<br />
agli organi di comunicazione più disparati<br />
stanno filmando e mettendo in rilievo<br />
le code di pellegrini che si formano<br />
in attesa di attraversare la Porta Santa a<br />
San Pietro o nelle altre basiliche giubilari.<br />
Segno questo che il messaggio evangelico<br />
è ancora attuale, non è limitato<br />
ad un particolare momento storico e,<br />
dunque, universale per il suo contenuto<br />
e per le persone a cui si rivolge. Il sacerdote<br />
nella Messa celebrata oggi al<br />
Santuario, richiamandosi al brano del<br />
Vangelo di Giovanni, ha esortato alla sequela<br />
con tali parole: «Come Gesù ha<br />
chiamato i suoi discepoli a seguirlo per<br />
l'annunzio del Regno, così chiama ognuno<br />
di noi a seguirlo per la diffusione del<br />
Vangelo con la parola e la testimonianza.<br />
Per Giovanni Gesù è la luce (Gv 8,<br />
12), il pastore (Gv 10, 4.11) e la porta<br />
(Gv 10, 9); colui che può dare senso alla<br />
vita (Gv 8, 12), è la salvezza (Gv 10, 9),<br />
è la libertà di servire gli altri arrivando,<br />
se necessario, a dare la propria vita per<br />
loro come ha fatto Gesù. Noi, come credenti<br />
abbiamo questo dovere, ci spetta<br />
tale arduo compito. La gioia dell'annuncio<br />
poi ci arricchirà facendoci maturare<br />
nel servizio e nell'amore verso il prossimo.<br />
La Vergine del Divino Amore in<br />
quell'abbraccio materno con cui stringe<br />
a sé il Figlio ci testimonia e ci indica il<br />
cammino verso il Signore Gesù. Dare la<br />
vita significa appunto amare di un amore<br />
infinito, senza misura e si riceve in<br />
cambio qualcosa di prezioso e di elevato<br />
che ci conquista il cielo». La storia di<br />
Ornella è a tal proposito emblematica di<br />
quanto ci si possa spendere per i poveri<br />
o per quanti vivono nel bisogno.<br />
«Ho trascorso le feste appena passate<br />
al fianco dei poveri della mensa della<br />
stazione Termini per condividere con loro<br />
la sofferenza e il peso di tante situazioni.<br />
«Due anni fa sono entrata in crisi<br />
quando ho visto al telegiornale la solitudine<br />
di tanti poveri anziani abbandonati<br />
a trascorrere le festività nella dimenticanza<br />
generale. Mi sono chiesta cosa<br />
potevo fare per queste persone io che<br />
avevo degli affetti di riferimento, una<br />
casa accogliente e delle discrete possibilità<br />
economiche.<br />
«La risposta l'ho trovata nel dedicare<br />
del tempo e me stessa per alleviare tanta<br />
sofferenza».<br />
ELIDE MARCUCCIO<br />
L'OSSERVATORE ROMANO Sabato 6 Gennaio 2001<br />
Pellegrini del Duemila<br />
Cristo non scompare dal nostro orizzonte:<br />
Egli è la Porta sempre aperta all'incontro<br />
con Dio e col prossimo! La sua<br />
voce non cessa di farsi sentire e di chiamarci<br />
per nome. Su ognuno di noi, come<br />
su Simone figlio di Giovanni, il Signore<br />
fissa il suo sguardo... L'apostolo<br />
Pietro, che in questi luoghi ha maturato<br />
col sangue la sua vocazione, ci aiuti ad<br />
essere discepoli credibili di Cristo».<br />
In queste ultime ore che separano<br />
dalla chiusura della Porta Santa della<br />
Basilica Vaticana, migliaia di fedeli non<br />
esitano a improvvisarsi pellegrini nella<br />
speranza di poterla attraversare. All'incontro<br />
vespertino di giovedì, sono stati<br />
numerosi i pellegrini che, usciti dalla<br />
Basilica, sono rimasti in Piazza San Pietro<br />
per concludere questa giornata giubilare<br />
e completare il loro cammino spirituale<br />
nella preghiera in comunione con<br />
il Papa e con la Chiesa. Oltre 500 venivano<br />
dalla parrocchia di s. Gabriele dell'Addolorata,<br />
in Atri, per il loro quarto<br />
pellegrinaggio a Roma, circa 150 dalla<br />
parrocchia di s. Nicola di Bari, in Frascati.<br />
Jonatan Del Greco, 13 anni, è venuto<br />
insieme con i suoi amici la parrocchia<br />
di s. Lorenzo, in Massaciuccoli<br />
(Lucca); circa un mese fa hanno ricevuto<br />
insieme il sacramento della Cresima.<br />
«Oggi siamo rimasti molto tempo sotto<br />
la pioggia, in attesa di poter varcare la<br />
Porta Santa — ha spiegato — ma è stata<br />
comunque un'esperienza bellissima<br />
che ripeterei».<br />
ELISABETTA ANGELUCCI<br />
A san Paolo fuori le Mura<br />
Il giorno<br />
di un nuovo inizio<br />
A san Giovanni in Laterano<br />
La speranza racchiusa in semplici gesti<br />
Quando mancano poco più di ventiquattro<br />
ore alla solenne chiusura della<br />
Porta Santa nella Patriarcale Arcibasilica<br />
di san Giovanni in Laterano, il numero<br />
dei pellegrini sembra crescere notevolmente<br />
di minuto in minuto anche nella<br />
mattinata di giovedì 4 gennaio.<br />
Sul sagrato si accalcano così centinaia<br />
e centinaia di fedeli in attesa di quel<br />
simbolico varco, a coronamento di un<br />
cammino spirituale percorso nei lunghi<br />
mesi preparatori. Un semplice gesto<br />
compiuto da grandi masse, ma che in<br />
profondità rappresenta quella continua<br />
ricerca da parte dell'uomo di dare risposte<br />
concrete capaci di appagare solo in<br />
parte quella sete di conoscenza verso<br />
l'infinito.<br />
«È evidente — afferma Don Antonio<br />
Di Pasquale, giunto con quarantotto<br />
suoi fedeli della parrocchia di san Michele<br />
Arcangelo di Palermo — che il<br />
pellegrinaggio giubilare riproponga la<br />
metafora del cammino inarrestabile dell'uomo<br />
cristiano, chiamato a riconoscere<br />
l'opera di salvezza che deriva da Dio.<br />
Essere a Roma permette l'occasione di<br />
vivere la fede con un respiro di universalità,<br />
di gioia e di speranza nonostante<br />
la cultura odierna non aiuti affatto a<br />
concepire la vita in questo senso. Attra-<br />
verso il rinnovamento della Chiesa e,<br />
quindi, dei cristiani, diventando noi stessi<br />
un segno di speranza voluta da Dio<br />
nel mondo. Come le feste natalizie e le<br />
altre ancora servono per consolidare un<br />
quadro di unità già presente, così anche<br />
il Giubileo porterà buoni frutti nella misura<br />
in cui c'è già stata e ci sarà continuità<br />
di fede e di pastorale. Bisogna pertanto<br />
riscoprire quella meraviglia nell'ordinario<br />
della vita ecclesiale!».<br />
Diverso invece lo stato d'animo dei<br />
coniugi Marie Paule e Jacques Delavy,<br />
giunti dalla Svizzera, dalla città di Losanna:<br />
«Pur essendo venuti a Roma più<br />
come turisti che come cattolici è toccante<br />
vedere non solo il gran numero delle<br />
persone che arriva qui da ogni parte del<br />
mondo, ma ancor più quel forte senso<br />
di devozione che li accompagna».<br />
A riprova così che la fede «straripa»<br />
in ogni confine ecco che nella Basilica<br />
Lateranense sopraggiunge un copioso<br />
gruppo di persone, provenienti per metà<br />
da Parigi e per il resto dalla Martinìca.<br />
Dall'isola delle Piccole Antille arriva la<br />
famiglia Luuilot, composta dal signor<br />
Victor, dalla signora Jeanne e dalla loro<br />
figlia 23enne Marie Claire. «Il Giubileo?<br />
Lo abbiamo sentito e vissuto — raccontano<br />
— come un profondo anno di gra-<br />
Nei primi giorni del nuovo secolo,<br />
mentre l'Anno Santo volge ormai al termine,<br />
sono migliaia i pellegrini che raggiungono<br />
la patriarcale basilica di san<br />
Paolo fuori le Mura per ripercorrere i<br />
passi dell'Apostolo delle Genti. Fedeli<br />
perseveranti che tornano ancora una<br />
volta a varcare la Porta Santa, o romei<br />
tardivi, decisi a non lasciar concludere<br />
il Giubileo senza aver lucrato l'indulgenza.<br />
Suor Maria, la chiameremo in questo<br />
modo per rispettare la sua scelta di rimanere<br />
sconosciuta, arriva dalla provincia<br />
di Palermo: il suo indugio nel mettersi<br />
in cammino è il frutto di una scelta<br />
consapevole. «Avevo rifiutato di celebrare<br />
il Giubileo, non volevo ricevere la<br />
grazia del Signore — ci confida la religiosa<br />
siciliana, aprendoci il suo cuore<br />
—: la morte improvvisa di mia sorella,<br />
la chiusura della scuola dove avevo insegnato<br />
per quasi trent'anni, alcune incomprensioni<br />
con le mie consorelle, mi<br />
avevano fatto cadere in un grave esaurimento<br />
nervoso. Le crisi psichiche accompagnavano<br />
il malessere fisico, tanto<br />
che ero arrivare a pensare di abbandonare<br />
la vita comunitaria».<br />
«Eppure il Signore si è servito di altri<br />
strumenti per riportarmi a Lui e risollevarmi.<br />
Mi ha donato la forza di superare<br />
le amarezze, di riacquistare fiducia in<br />
me stessa e negli altri: se oggi sono qui,<br />
è per renderGli grazie di essersi servito<br />
di tanti eventi negativi per riportarmi alla<br />
fede — conclude suor Maria —. Chiedo<br />
soltanto una grazia: quella di continuare<br />
ad accettare per amore del Suo<br />
nome tutto ciò che mi accadrà nei pochi<br />
anni che ancora vorrà concedermi<br />
di vivere!».<br />
zia, che abbiamo scelto di concludere a<br />
Roma, al centro della nostra Chiesa. In<br />
contemporanea con i vari Giubilei celebrati<br />
dal Santo Padre, in Martinìca abbiamo<br />
rinsaldato il nostro legame nell'unità<br />
della preghiera. Per noi che veniamo<br />
da una terra così lontana, questa<br />
esperienza si rivela unica ed irripetibile!<br />
Possiamo per la prima volta vedere la<br />
grandezza della Chiesa nelle sue opere<br />
monumentali e nelle sue celebrazioni solenni.<br />
È come se ci ritrovassimo nel<br />
cuore del mondo con migliaia di persone,<br />
che arrivano da più luoghi disparati<br />
per condividere insieme il medesimo<br />
pensiero. È una sensazione eccezionale,<br />
che forse le sole parole non bastano a<br />
spiegare cosa ognuno porta personalmente<br />
con sé!».<br />
A seguire il gruppo accanto ad altri<br />
due sacerdoti c'è Padre Matthie Malonga,<br />
un domenicano congolese, che vive<br />
ormai a Parigi. «Questo pellegrinaggio<br />
offre l'opportunità di un reciproco<br />
scambio tra due diverse realtà, quella di<br />
Parigi e quella della Martinìca. È un<br />
momento vissuto con gioia e con una<br />
forte preparazione maturata nelle comunità<br />
parrocchiali di appartenenza».<br />
SIMONETTA ANTONELLI<br />
La famiglia di un piccolo disabile nella Basilica Vaticana<br />
«Il coraggio di vedere Lui<br />
negli occhi di nostro figlio»<br />
«Il Papa ci ha dato il coraggio di vedere<br />
in nostro figlio disabile il volto di<br />
Gesù Cristo». Giuseppe ed Emanuela<br />
Camilli sono il papà e la mamma del<br />
piccolo Michele, 6 anni, un simpatico<br />
bambino diversamente abile. Giovedì<br />
pomeriggio tutta la famiglia Camilli,<br />
compresi gli altri due figli, Chiara, 18<br />
anni, ed Elia, 12, ha attraversato la Porta<br />
Santa della Basilica di San Pietro.<br />
Insieme con loro, il gruppo della «Polisportiva<br />
disabili» di Foligno, circa sessanta<br />
persone in tutto, giunte a Roma<br />
piene d'entusiasmo a celebrare il Grande<br />
Giubileo.<br />
«Era troppo importante per noi essere<br />
qui prima della chiusura dell'Anno Santo<br />
— hanno detto i genitori di Michele<br />
—. È un'occasione unica questa per rinsaldare<br />
la nostra fede e rigenerare la nostra<br />
speranza».<br />
Sarebbero voluti venire a Roma anche<br />
il 3 dicembre i coniugi Camilli ma le<br />
occasioni per celebrare l'Anno Santo<br />
non sono per la verità mancate loro:<br />
erano infatti in Piazza San Pietro già il 2<br />
gennaio del 2000, per il primo Giubileo,<br />
quello dei bambini. Poi a marzo sono<br />
stati in Israele, con i neocatecumenali,<br />
sul Monte delle Beatitudini ad ascoltare<br />
le parole del Santo Padre; infine ancora,<br />
in agosto, sono venuti a piedi da Foligno<br />
fino a Tor Vergata per partecipare<br />
alla Giornata Mondiale della Gioventù.<br />
«Abbiamo trovato tanta forza — hanno<br />
detto Giuseppe ed Emanuela — nel<br />
vedere quest'anno questa Chiesa così<br />
Ad un giorno dalla chiusura della Porta<br />
Santa, dunque, una folla consistente<br />
di romei procede, lenta, nel varcare la<br />
Soglia che rappresenta Cristo. Sedici<br />
pellegrini di Catania aspettano, in preghiera,<br />
di poter entrare nella basilica<br />
ostiense: questo pellegrinaggio è per loro<br />
il coronamento di un lungo itinerario<br />
di fede, iniziato nel 1999 con un viaggio<br />
a Santiago de Compostela e proseguito<br />
lo scorso gennaio in Terra Santa. «Il nostro<br />
cuore è sempre in cammino, anche<br />
quando restiamo nella nostra città. Ma<br />
abbiamo voluto mostrare in segni esteriori<br />
il nostro spirito giubilare: ed ora<br />
siamo qui, per varcare la Soglia della<br />
speranza e rinnovare il nostro rapporto<br />
con Gesù, per cercare di tenere saldo<br />
questo filo, affinché non si spezzi», ci<br />
spiega Alba.<br />
Dal gruppo, emerge la voce di Maria<br />
Pia: «ci sono emozioni che non possono<br />
essere descritte con le parole: ciò che<br />
ho provato, trovandomi al cospetto delle<br />
reliquie della croce, non può essere raccontato<br />
— ci dice la pellegrina, ricordando<br />
la visita nella Basilica di Santa<br />
Croce in Gerusalemme —. È stato come<br />
rivivere la gioia di trovarsi nei luoghi<br />
che hanno accolto Cristo, riscoprire la<br />
Sua presenza reale e viva accanto agli<br />
uomini vissuti duemila anni fa, una presenza<br />
che è reale ancora oggi, accanto a<br />
noi!».<br />
File interminabili di persone, allo stesso<br />
modo, si formano davanti ai confessionali:<br />
«non mi confessavo da molti anni:<br />
e probabilmente questo giorno segna<br />
per me un nuovo inizio!».<br />
LUCIANA CORETTO<br />
grande, con il suo messaggio che è arrivato<br />
in tutto il mondo. Il Giubileo ha<br />
dato finalmente la risonanza dovuta al<br />
nome di Gesù Cristo, che alcuni pensavano<br />
passato di moda».<br />
«Di questo dobbiamo ringraziare soprattutto<br />
Giovanni Paolo II — hanno aggiunto<br />
—, perché le sue parole sono state<br />
grandissime; ci ha fatto sentire un popolo,<br />
ed un popolo in missione, nella vita<br />
di tutti i giorni, nelle croci di tutti i<br />
giorni». «Il Papa ci ha dato anche il coraggio<br />
di vedere in nostro figlio disabile<br />
il volto di Gesù Cristo — hanno detto<br />
ancora i genitori di Michele —. Ci ha invitato<br />
a riconoscere nella croce che porta<br />
nostro figlio, e che l'uomo in genere<br />
rifiuta, proprio la presenza di Gesù Cristo.<br />
Con il nostro granello di fede riusciamo<br />
a dire che anche la nostra sofferenza,<br />
e soprattutto di quella di Michele<br />
e di tanti altri come lui, ha un senso, un<br />
significato, uno scopo: testimoniare la<br />
presenza di Dio in terra, in mezzo a<br />
noi».<br />
Sterminato era giovedì, come del resto<br />
in tutti quanti questi giorni di festa,<br />
il numero dei fedeli che hanno letteralmente<br />
invaso la Basilica di San Pietro.<br />
Per tutto il giorno, ininterrottamente,<br />
nonostante la pioggia battente, una fila<br />
enorme di pellegrini ha ingombrato l'entrata<br />
della Porta Santa, snodandosi lungo<br />
tutta la Piazza di San Pietro e arrivando<br />
fino all'estremità dell'imponente<br />
Colonnato.<br />
Ha fatto più di due ore di fila per en-<br />
trare in chiesa Luigi, 28 anni, un giovane<br />
pellegrino di Bari: «ma non me ne<br />
sono pentito — ha detto —, non ho mai<br />
avuto la tentazione di arrendermi e andare<br />
via: troppo forte era il desiderio di<br />
passare la Porta Santa».<br />
Un po' più breve l'attesa in fila di<br />
Barbara ed Emiliano, due giovani fidanzati,<br />
lui di Roma e lei di Sanluri, vicino<br />
a Cagliari. «Sono venuta a trovare il mio<br />
ragazzo — ha detto Barbara — e ne ho<br />
approfittato per venire a San Pietro. Ci<br />
tenevo perché questo è stato un anno<br />
molto importante, in cui ho scoperto<br />
una nuova visione di Dio, della Chiesa e<br />
della fede. Essere cristiani, cioè, ho scoperto,<br />
non significa essere sempre tristi<br />
e cupi, come un tempo pensavo. Ma si<br />
può testimoniare invece la propria fede<br />
con l'allegria, il canto e anche il ballo,<br />
insomma con la gioia di vivere».<br />
L'anno del Giubileo, e la presenza accanto<br />
di Barbara, hanno significato molto<br />
anche per la fede più dubbiosa di<br />
Emiliano: «Se non era per lei forse non<br />
sarei mai venuto oggi a San Pietro — ha<br />
ammesso —.<br />
«Io non sono un cattolico in piena regola,<br />
non sono praticante, ma quest'anno<br />
ho avuto modo senz'altro di riflettere<br />
e di vedere la Chiesa in maniera sicuramente<br />
diversa da prima: ho visto cristiani<br />
vivere la fede in maniera più diretta<br />
ed autentica».<br />
ALESSANDRO IAPINO<br />
A Santa Croce in Gerusalemme<br />
Quella comunità<br />
crescente di romei<br />
ste, che hanno spinto la nostra comunità<br />
a compiere questo notevole sforzo organizzativo,<br />
hanno dimostrato soprattutto<br />
che la gente oggi ha molto bisogno di<br />
sacro e di luce divina. Nonostante che<br />
tutti i vari pellegrinaggi li abbiamo organizzati<br />
in giorni feriali per motivi logistici,<br />
i parrocchiani sono stati pronti a<br />
compiere dei piccoli sacrifici pur di partecipare,<br />
come prendersi un giorno di<br />
permesso o ferie. Ogni volta che ritornavamo<br />
dall'esperienza giubilare incontravamo<br />
sempre una risposta crescente, e<br />
questi sono tutti dei segni da decifrare<br />
ai quali occorrerà dare una risposta che<br />
va oltre l'anno giubilare.<br />
Anche l'ingente numero dei pellegrini<br />
che sono ritornati più volte sui loro passi<br />
è significativo, ed indica il fatto che<br />
hanno apprezzato soprattutto l'esperienza<br />
comunitaria, la vera ed unica variabile<br />
in diversi pellegrinaggi che hanno<br />
avuto più o meno gli stessi percorsi. Riflettendo<br />
su questo, infatti ho compreso<br />
che il pellegrinaggio è l'unica occasione<br />
sociale che riunisce persone diverse fra<br />
loro per condividere uno stesso scopo.<br />
Solitamente qualsiasi altra aggregazione<br />
raccoglie persone di una stessa categoria,<br />
accomunate dal ceto, o dal tipo di<br />
lavoro, o dall'impegno sociale. Al contrario<br />
nel pellegrinaggio cadono ogni<br />
barriera e differenza sociale. Questo è<br />
un segno, un'esigenza attraverso la quale<br />
la gente dimostra di volersi confrontare.<br />
«Per questo abbiamo pensato di continuare<br />
ad organizzare altre occasioni di<br />
incontro con altri itinerari».<br />
RITA DIETRICH<br />
A Santa Maria Maggiore<br />
Insieme, per rafforzare la testimonianza<br />
I pellegrini provenienti dai vari paesi<br />
della terra, espressione simbolica dei popoli<br />
del mondo intero, continuano a raccogliersi<br />
in preghiera nella Basilica di<br />
Santa Maria Maggiore per unirsi a<br />
quanti, nel corso di questo anno giubilare,<br />
hanno già avviato il loro cammino fisico<br />
e spirituale nella città emblematicamente<br />
considerata il centro della cristianità.<br />
Recitando il santo rosario, cantando<br />
inni di lode alla Vergine Santa oppure<br />
rivolgendo al Signore i propri pensieri<br />
e le proprie paure, anche nella giornata<br />
di giovedì 4 gennaio migliaia di fedeli<br />
hanno atteso con pazienza il momento<br />
di poter varcare la soglia del Santuario<br />
mariano, animati dalla consapevolezza<br />
che la Porta Santa, in procinto di essere<br />
chiusa, rimarrà sempre aperta nei loro<br />
cuori.<br />
«Rappresenta il passaggio dal peccato<br />
alla grazia, e dalla morte alla vita. A livello<br />
simbolico, essa ci proietta già da<br />
ora verso il Regno dei Cieli». Sono queste<br />
le parole con cui Noemi Jiménez<br />
Santos, una giovane pellegrina di 30 anni<br />
proveniente dalla città messicana di<br />
Pedro Escobedo, nello stato del Querétaro,<br />
esprime la gioia che le deriva dall'a-<br />
Penultimo giorno del Giubileo. La<br />
grande folla di pellegrini che fino all'ultimo<br />
si accalca nelle basiliche dimostra<br />
ormai quanto è entrato nei cuori dei fedeli<br />
questo momento di grazia. Ma lentamente<br />
fra i fedeli si fa largo una domanda<br />
che si fa già risposta: cosa succederà<br />
dopo la chiusura dell'Anno Santo,<br />
che cosa accadrà a quanti si sono convertiti<br />
del Grande Giubileo del Duemila?<br />
Quali frutti avrà nei singoli cuori, nel<br />
cammino necessario a testimoniare al<br />
mondo Gesù? Queste sono le domande<br />
che la comunità parrocchiale della chiesa<br />
di san Gabriele dell'Addolorata di Atri<br />
si pone. Come tante altre, anche questa<br />
parrocchia della diocesi di Teramo, si è<br />
messa in cammino per approfondire il<br />
suo rapporto con Cristo, domandandosi<br />
però cosa accadrà dopo questa partenza,<br />
quali frutti matureranno dai semi<br />
giubilari?<br />
Per l'ultimo pellegrinaggio, per loro il<br />
quinto sulle tombe degli apostoli e dei<br />
martiri in questo anno di grazia, lo spirito<br />
giubilare ha toccato più di 550 cuori<br />
e li ha raccolti la mattina del 4 gennaio<br />
nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme<br />
per una Santa Messa presieduta<br />
dal loro parroco don Paolo Pallini.<br />
«La prima volta siamo venuti a Roma<br />
con quattro pullman — racconta don<br />
Paolo — Poi con sei, e per finire oggi ce<br />
ne sono voluti dieci per trasportare tutti<br />
i pellegrini. In cinque volte i partecipanti<br />
saranno stati circa 1.700, dei quali un<br />
30% ha voluto ripetere l'esperienza.<br />
«Momenti realmente di grazia questi,<br />
accompagnati da una preparazione accurata,<br />
con catechesi e celebrazioni penitenziali.<br />
Ma tutte le numerose richie-<br />
ver varcato la Porta Santa della Basilica<br />
Liberiana. Giunta a Roma insieme con<br />
un gruppo di 24 persone, la ragazza si<br />
trova a percorrere un breve, ma intenso,<br />
itinerario giubilare. «Nel momento in<br />
cui ho oltrepassato la soglia di questo<br />
Santuario ho avuto la percezione di essere<br />
nella grazia del Signore, di essere<br />
amata e protetta da Lui — ha proseguito<br />
Noemi —. Dio ha un atteggiamento<br />
di predilezione per tutti noi, come ha dimostrato<br />
con il sacrificio della Croce».<br />
La solidarietà, l'amicizia e l'instaurazione<br />
di un rapporto sincero con le persone<br />
che ci circondano sono gli elementi<br />
che possono aiutare ogni cristiano a testimoniare<br />
il Vangelo nella società contemporanea.<br />
È quanto ha affermato la<br />
giovane Noemi, proseguendo la propria<br />
testimonianza: «Se noi sosteniamo di<br />
credere in Dio, ma non possediamo una<br />
condotta di vita conforme agli insegnamenti<br />
del Vangelo, pronunciamo la più<br />
ignobile delle bugie. Pertanto è compito<br />
di ciascuno impegnarsi per amare e rispettare<br />
il proprio fratello, anche e soprattutto<br />
quando questo comportamento<br />
richiede fatica. Possiamo pronunciare<br />
migliaia di belle parole, ma se il nostro<br />
atteggiamento non è conforme a quanto<br />
il Signore ci chiede, esse non valgono a<br />
nulla».<br />
La quotidiana presenza di fedeli provenienti<br />
dai vari paesi dei cinque continenti,<br />
è un elemento che contribuisce a<br />
creare quel clima di fratellanza universale<br />
percepibile nelle parole, nelle espressioni<br />
e nei percorsi personali dei tanti<br />
pellegrini che, giorno dopo giorno, continuano<br />
a varcare la soglia della Basilica<br />
di Santa Maria Maggiore. Padre Matteo<br />
Mali Essr, ad esempio, è un giovane sacerdote<br />
indonesiano, nato nella città di<br />
Sumba, che nella mattinata di giovedì 4<br />
gennaio ha raggiunto il santuario per oltrepassare<br />
ancora una volta la Porta<br />
Santa e per celebrare la Santa Messa.<br />
«Io vengo da un paese che si trova a vivere<br />
una situazione molto difficile a livello<br />
religioso — ha confidato il sacerdote,<br />
membro della congregazione del<br />
Santissimo Redentore —. Ma nel corso<br />
di questo anno giubilare ho avuto la<br />
possibilità di constatare quanto sia forte<br />
il clima di solidarietà universale esistente<br />
al mondo fra persone che credono<br />
nella stessa fede».<br />
SIMONA RUBEIS