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PAGINA<br />

6 .<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Mercoledì 17 Gennaio 2001<br />

A Tirana, nella Cattedrale del Sacro<br />

Cuore, il 14 gennaio, durante una solenne<br />

funzione religiosa concelebrata in albanese<br />

ed in italiano dal frate Gorge Frendo,<br />

rappresentante del Vescovado, e dal frate<br />

Francesco Botta, della chiesa del Sacro<br />

Cuore, la Curia Vescovile è stata omaggiata<br />

di una Icona dal titolo «L'ingresso di<br />

Gesù a Gerusalemme». Erano presenti<br />

numerosi membri della comunità cattolica<br />

albanese ed italiana della città di Tirana.<br />

L'opera, nata dalla devozione del Mare-<br />

Tirana: icona donata alla Cattedrale del Sacro Cuore<br />

sciallo Mario Pugliese del Contingente Italiano<br />

della Kfor-Comm Z (W), ha per l'autore<br />

un significato teologico particolare:<br />

«Gerusalemme» è una città simbolica come<br />

potrebbe essere Tirana. L'ingresso di<br />

Cristo nella città vuole rappresentare l'avvenuto<br />

ritorno della libertà religiosa in Albania.<br />

Nella rappresentazione trovano<br />

spazio richiami alla cultura albanese, come<br />

la statua dell'eroe nazionale Skander-<br />

Ricordo della testimonianza della beata Maria Gabriella Segheddu (1914-1939)<br />

Un modello e una guida<br />

lungo il cammino dell'ecumenismo<br />

È appena scomparsa, negli anni recenti,<br />

la generazione che ha conosciuto<br />

suor Maria Gabriella Segheddu: le ultime<br />

fra le sue compaesane e compagne<br />

di noviziato che ancora servivano Dio<br />

nel monastero di Vitorchiano, la Trappa<br />

sorta nel 1957 nel dolce altipiano del Viterbese,<br />

ai piedi dei monti Cimini, col<br />

trasferimento della Comunità di Grottaferrata.<br />

Ancora ricordiamo il mite, lieto stupore<br />

con il quale queste anziane salutavano<br />

ogni anno le ricorrenze della Sorellina:<br />

la Settimana di preghiera per l'Unità<br />

dei cristiani, in gennaio, e la festa liturgica<br />

della Beata, il 22 Aprile. Nessuna di<br />

loro, mai, aveva pensato che quest'ottima<br />

consorella, così buona, certo, ma infine<br />

una fra le altre, e forse più delle altre,<br />

dato il suo temperamento riservato,<br />

inosservata, avrebbe fatto parlare di sé.<br />

Lo stesso stupore, in qualche modo,<br />

riprende tutti noi quando tentiamo di<br />

guardare a questa figura, una ragazza<br />

sarda di 25 anni, che la Chiesa ha voluto<br />

proporci come guida e modello per il<br />

difficile cammino ecumenico. D'altronde,<br />

da un certo punto di vista, Maria<br />

Gabriella riveste una forma di santità tipica<br />

del nostro tempo, che sembra prediligere<br />

non le grandi figure carismatiche,<br />

aventi l'impronta dell'eccezionalità,<br />

ma piuttosto persone comuni: donne e<br />

bambini in particolare. Sentivo anni fa<br />

un illustre personaggio della cultura biblica<br />

lamentare questo fatto: al posto<br />

dei grandi pastori e dottori, degli Agostini<br />

e dei Gregori dell'antichità, fanciulle<br />

e pastorelli! Possibile che la Chiesa non<br />

abbia altro da proporci? Dopo questa<br />

osservazione, la schiera dei martiri —<br />

per lo più anche qui gente abbastanza<br />

comune — si è aggiunta in numero soverchiante,<br />

quasi ad oscurare altre pur<br />

numerose figure di santi, fra cui certo<br />

non sono mancati grandi Pontefici o uomini<br />

di pensiero. Eppure, anche qui, l'unica<br />

ad essere proclamata Dottore è stata<br />

una semplice fanciulla: Teresa di Lisieux.<br />

Questa osservazione non cessa di farci<br />

riflettere. Forse proprio questo tipo di<br />

santità ci era necessaria, per spazzare<br />

via le ridondanze delle spiritualità accumulatesi<br />

lungo i secoli, che potevano ormai<br />

rischiare di distoglierci dall'essenziale,<br />

piuttosto che additarcelo. Forse proprio<br />

per questo anche nel campo ecumenico<br />

— tanto più affidato agli specialisti<br />

in quanto più delicato — ci è stata<br />

donata come esemplare una ragazza<br />

che, come lei stessa si esprimeva, non<br />

ha mai fatto niente.<br />

Certamente nel paese sardo e nella<br />

parrocchia in cui era nata e cresciuta,<br />

non aveva avuto alcun sentore del problema<br />

ecumenico. Qui aveva ricevuto la<br />

salda educazione cristiana che si dava<br />

alle fanciulle e una istruzione elementare,<br />

completata poi dalla formazione altrettanto<br />

semplice e solida della sua povera<br />

Trappa di Grottaferrata. Le poche<br />

idee acquisite da sr. Maria Gabriella in<br />

questo contesto hanno una grande chiarezza<br />

e linearità, secondo le linee essenziali<br />

della fede. Io non faccio nulla, non<br />

ho mai fatto nulla, soleva dire; salvo offrire,<br />

senza riserve e senza ritorni, la<br />

sua giovane vita al Signore che gliel'aveva<br />

chiesta, nella salute prima, nella malattia<br />

e nella morte poi.<br />

Con l'ingresso in monastero e con la<br />

professione, offre la sua giovinezza, con<br />

tutto il potenziale di desiderio che una<br />

natura forte, sana e volitiva come la sua<br />

poteva esprimere, a Gesù amato al di<br />

sopra di tutto. Fin dall'infanzia, Maria<br />

era una violenta: voleva affermarsi, voleva<br />

vincere, voleva vivere; ma dal momento<br />

decisivo della sua conversione, a<br />

18 anni, vuole vivere solo nel Bene e per<br />

il Bene. È una di quei violenti che s'impadroniscono<br />

del Regno dei cieli; con<br />

una corsa veloce, che bruciando i suoi<br />

pochi anni di noviziato l'ha portata alle<br />

nozze eterne, offrendo la sua vita per<br />

una causa che quasi non conosceva, ma<br />

che aveva sentito menzionare dalla sua<br />

badessa, in capitolo: Il Signore, ora, ha<br />

bisogno di questo: preghiere ed offerte<br />

per l'unità della sua Chiesa. E subito,<br />

dal suo cuore, l'urgenza, impossibile a<br />

trattenersi, di dire: Sì, mi offro io. Eccomi.<br />

Strano slancio in quella giovane sarda,<br />

sempre così calma e contenuta, strana<br />

insistenza (osò proporsi una seconda<br />

volta!) che quasi dispiacque alla Madre.<br />

Ma che fu, certo per volere di Dio, subito<br />

accolta: Si offra alla volontà di Dio.<br />

Farà Lui quello che vorrà. Con queste<br />

poche parole, con la corsa velocissima<br />

della malattia che inaspettatamente travolse<br />

e in 15 mesi trascinò alla morte<br />

questa giovane prima così sana e robusta,<br />

tutto si compie. Piccoli segni del volere<br />

divino di manifestare al mondo la<br />

santità di questa ragazza sconosciuta,<br />

che moriva in clausura a 25 anni, scossero<br />

per un poco la Comunità; la Badessa<br />

raccolse e rese note modeste memorie,<br />

e fu tutto. La cosa andò poi avanti,<br />

sia pure sommessamente, da sé. Tanto<br />

che la beatificazione di sr. Maria Gabriella<br />

ad opera di Giovanni Paolo II,<br />

il 25 gennaio del 1983, dopo 44 anni<br />

dalla sua morte, quasi meravigliò la Comunità.<br />

Qual è dunque la santità, l'umanità<br />

esemplare, che in lei la Chiesa pone sul<br />

candelabro, perché rischiari tutta la Casa?<br />

Quale il suo valore ecumenico? Quale<br />

il suo cammino di santificazione o,<br />

come direbbero i nostri fratelli ortodossi,<br />

di divinizzazione nel Cristo?<br />

Benché si tratti di una personalità<br />

molto volitiva, la sua ascesi non appare<br />

attratta da sforzi o gesti fuori dal comune,<br />

ma piuttosto fortemente impegnata<br />

nel vivere tutto quanto le è proposto nel<br />

monastero. Neppure si manifesta in particolari<br />

esperienze mistiche; in lei il Signore<br />

vuole piuttosto additarci una via<br />

di santità in cui la preghiera continua è<br />

vissuta con gli strumenti più semplici ed<br />

essenziali della tradizione monastica:<br />

l'intensa vita liturgica e sacramentale del<br />

monastero Cistercense; l'ascesi dell'umile<br />

lavoro manuale e del servizio quotidiano<br />

e nascosto alle sorelle; il profondo<br />

silenzio, che favorisce l'unione con Dio<br />

e l'offerta a Lui dei gesti e dei pensieri<br />

quotidiani; e in più, come aggiunta personale,<br />

la preghiera mariana consegnata<br />

al cristiano dalla tradizione popolare, il<br />

Rosario. Tutto questo in una fedeltà<br />

umile e totale alla Regola e ai superiori<br />

e in una nudità interiore accolta con<br />

semplicità, senza drammi. Era nota la<br />

stima particolare che la Badessa, Madre<br />

Pia, aveva per la compagna di malattia<br />

di sr. Maria Gabriella, la giovane sr. Michela,<br />

colpita anch'essa dalla tubercolosi,<br />

che Dio conduceva a sé per vie mistiche<br />

fuori dell'ordinario. Possiamo credere<br />

che anche sr. Michela avesse raggiunto<br />

un livello di santità esemplare; ma<br />

non lei è stata proposta all'imitazione<br />

dei cristiani. Madre Pia fu la prima a<br />

dover riflettere su questo.<br />

Oggi possiamo pensare che la via di<br />

Gabriella, nella sua lineare essenzialità,<br />

fosse terreno d'incontro più vasto, universale,<br />

ecumenico. Tanto che la sua vita<br />

può essere letta in filigrana sulla Sacra<br />

Scrittura e la Regola che ha praticato<br />

e che non vuole essere, nell'intenzione<br />

di San Benedetto stesso, se non il<br />

Vangelo applicato alla vita del monaco.<br />

Già M.Cristiana Piccardo, badessa<br />

della Comunità al momento della beatificazione<br />

di Gabriella nella festa dell'apostolo<br />

Paolo, ha voluto rileggere la sorellina<br />

sullo sfondo dell'immensa figura<br />

dell'Apostolo. Ci piace riportare qui le<br />

sue parole:<br />

«Il Santo Padre ci ha proposto una<br />

comparazione fra la festa del 25 gennaio<br />

— la conversione di san Paolo —<br />

e la vita della piccola Gabriella:<br />

La conversione: la grande folgorazione<br />

di Paolo sulla via di Damasco; la<br />

lenta trasformazione di Gabriella: «benché<br />

sia miserabile e indegna sua creatura,<br />

che non ha mai fatto altro se non<br />

offenderlo, egli non mi ha rigettata, ma<br />

mi ha accolto nel suo seno... L'amore<br />

di Gesù purifica, brucia, incendia i<br />

cuori» (13 aprile '36)<br />

La immolazione per i fratelli: «Per voi<br />

soffro e completo nella mia carne ciò<br />

che manca ai patimenti di Cristo a favore<br />

del suo corpo che è la Chiesa» (Col<br />

1, 24). «La nostra missione è di pregare<br />

per tutti, tanto per gli amici come per i<br />

nemici e noi non manchiamo di farlo<br />

sperando che il Signore si degnerà di<br />

esaudire le nostre suppliche» (29 dicembre<br />

'35). «Noi viviamo una vita di<br />

continuo sacrificio fino all'immolazione<br />

per la salvezza delle anime» (6 luglio<br />

'38).<br />

La preghiera: «Cerca nella casa di<br />

Giuda un tale di nome Saulo: ecco sta<br />

pregando» (At 9, 11). «Cantare giorno e<br />

notte le lodi del Signore: è questa la<br />

grazia che mi è stata concessa» (29<br />

marzo '36)<br />

Potremmo vedere la vicenda terrena<br />

di suor Maria Gabriella e il suo messaggio<br />

racchiusi in un'altra citazione di<br />

Paolo:<br />

«Sono stato crocifisso per sempre con<br />

Cristo. Dunque non sono più io che vi-<br />

vo, ma è Cristo che vive in me. E pur<br />

continuando a vivere nella carne, io ormai<br />

vivo per la fede nel Figlio di Dio,<br />

che mi ha amato e ha sacrificato se<br />

stesso per me» (Gal 2, 19b-20).<br />

Il documento Vita consecrata, assumendo<br />

il Vangelo della Trasfigurazione<br />

come cuore di una teologia della Vita<br />

consacrata, costituisce un invito implicito<br />

a rinnovare e approfondire la nostra<br />

identità cattolica nel dialogo e nell'ascolto<br />

della Tradizione delle Chiese Orientali.<br />

È d'altronde lo stesso percorso indicato<br />

da Orientale Lumen (cfr nn. 9-13).<br />

Così, il percorso di conformazione a Cristo<br />

di sr. Maria Gabriella secondo il brano<br />

appena citato di Gal. 2, potrebbe essere<br />

studiato secondo la categoria della<br />

divinizzazione propria delle Tradizioni<br />

orientali. Perché questo suggerimento?<br />

Talvolta un impoverimento nel dialogo<br />

ecumenico proviene dal fatto che elementi<br />

della dottrina o prassi spirituale<br />

Ortodossa vengono presi e, anziché essere<br />

messi a confronto con la genuina<br />

Tradizione cattolica, vengono direttamente<br />

importati, per così dire, nel contesto<br />

culturale occidentale odierno, così<br />

povero di spessore religioso. Tolti dal loro<br />

humus, dal ricco contesto in cui sono<br />

nati, e trapiantati quasi nel vuoto, anche<br />

elementi preziosi inaridiscono. Che cosa<br />

divengono ad esempio le pratiche della<br />

nèpsi (sobrietà del cuore e della mente),<br />

della preghiera di Gesù, l'affidamento a<br />

un padre spirituale e la stessa dottrina<br />

della divinizzazione, astratti dal contesto<br />

di una obbedienza forte e precisa alla<br />

Tradizione come viene intesa nell'Ortodossia,<br />

cioè ai Sacri Canoni dei sette<br />

Concili e agli Scritti dei Santi Padri?<br />

Tradizione ricca e variegata, sì, ma anche<br />

esigente, presa in blocco, immutabile?<br />

Nel contesto del tardo, se non postcristianesimo<br />

individualista e relativista<br />

all'occidentale, l'iniziazione a questi elementi<br />

si risolverà, nel migliore dei casi,<br />

nella consegna di una tecnica.<br />

Sarebbe dunque interessante ricordare<br />

che l'Ortodossia alla quale il Cattolicesimo<br />

potrebbe con frutto confrontarsi<br />

riunisce in sé i due principi: retta dottrina<br />

e retta vita, ovvero ortodossia e ortoprassi.<br />

Il messaggio spirituale del Vangelo<br />

della Trasfigurazione, l'invito a lasciarsi<br />

trasfigurare, divinizzare dalla<br />

contemplazione del Cristo, si colloca nel<br />

contesto di un richiamo forte e preciso<br />

a ricentrare la nostra vita nell'ascolto<br />

del Figlio, cioè nell'obbedienza alla legge<br />

di Dio: «Questo è il mio Figlio prediletto,<br />

ascoltatelo!» Questo ci richiama all'aspetto<br />

della dottrina Ortodossa da noi<br />

occidentali oggi più dimenticato: la pràxis,<br />

o osservanza dei comandamenti, è il<br />

primo e permanente grado nella vita spirituale.<br />

I comandamenti sono divinizzanti.<br />

Non si può pensare di essere mistici<br />

e violare i comandamenti. La pràxis<br />

infatti consente all'uomo di avere<br />

pensieri giusti, di conquistare la purezza<br />

del cuore, di vedere meglio la presenza<br />

di Dio nella storia, negli avvenimenti,<br />

nelle persone: cioè la théoria, o contemplazione.<br />

A questo punto diviene possibile<br />

che l'uomo diventi luogo dove Dio<br />

abita continuamente e la sua luce conquista<br />

ogni spazio, fino alla théosis, propria<br />

di chi giunge ormai al punto di vista<br />

di Dio su tutto.<br />

E come può in questo orizzonte non<br />

sentirsi a suo agio un benedettino — un<br />

seguace cioè della più tipicamente occidentale<br />

delle Regole monastiche? Come<br />

non pensare a questo punto alla visione<br />

che Benedetto ha alla fine della sua vita?<br />

«Vide tutto il mondo sotto di sé,<br />

raccolto in un unico raggio di luce»,<br />

esito di quel cammino iniziato dalle prime<br />

pagine della Regola:<br />

«(...) Cingiamo dunque i fianchi col<br />

cingolo della fede e dell'osservanza delle<br />

opere buone e sotto la guida del Vangelo<br />

incamminiamoci per le sue vie,<br />

per meritare di vedere nel suo regno colui<br />

che ci ha chiamati.(...) Quando<br />

dunque abbiamo chiesto al Signore, o<br />

fratelli, chi è che dimora nella sua tenda,<br />

abbiamo inteso l'ordine di abitarvi:<br />

ma a patto che adempiamo il dovere<br />

proprio di chi vi abita. Quindi dobbiamo<br />

disporre i nostri cuori ed i nostri<br />

corpi a militare sotto la santa obbedienza<br />

dei divini precetti: e per quel<br />

che la natura in noi è insufficiente a<br />

compiere, preghiamo il Signore di disporre<br />

che la sua grazia ci dia aiuto. E<br />

se vogliamo fuggire le pene della geenna<br />

e pervenire alla vita eterna, finché è<br />

ancora tempo e siamo in questa carne<br />

e quindi possiamo operare tutte queste<br />

cose in questa vita di luce, corriamo<br />

ed operiamo fin d'ora quel che ci può<br />

giovare per l'eternità» (RB Prol. 21-<br />

22;39-44).<br />

Ci auguriamo che queste citazioni veloci<br />

non possano trarre in inganno chi<br />

non conoscesse bene il testo della Regola:<br />

nulla, in Benedetto come in Gabriella,<br />

di una spiritualità afflittiva, con una<br />

sottolineatura riparatrice esagerata o<br />

squilibrante. La nota dominante della<br />

via benedettina, e, in essa, della via di<br />

Gabriella, è piuttosto quella che è stata<br />

messa così bene in risalto dai Padri di<br />

Citeaux (movimento monastico del 12°<br />

secolo, di ritorno alla purezza della Regola):<br />

il ritorno al Padre di un figlio<br />

creato a sua immagine, via di recupero<br />

della somiglianza perduta grazie all'Incarnazione<br />

del Figlio.<br />

«Ascolta, o figlio i precetti del maestro,<br />

e inchina l'orecchio del tuo cuore<br />

e accogli volentieri gli ammonimenti<br />

del tuo padre amoroso e con ogni potere<br />

adempili: affinché tu ritorni per il<br />

lavoro dell'obbedienza a Colui dal quale<br />

ti eri allontanato per l'accidia della<br />

disobbedienza. A te dunque ora si rivolge<br />

il mio discorso, chiunque tu sia, che<br />

rinnegando ogni tua volontà, pronto a<br />

militare sotto Cristo Signore vero Re, ti<br />

cingi le robustissime e tersissime armi<br />

dell'obbedienza» (Prol.1-3).<br />

Il ritorno al Padre è, insieme, recupero<br />

della pienezza di umanità che era stata<br />

promessa a noi mediante il cammino<br />

della conformazione a Cristo.<br />

«Eccoci dunque a costituire la scuola<br />

del servizio del Signore. E nel costituirla<br />

speriamo di non prescrivere nulla di<br />

aspro, nulla di pesante. Ma se qualcosa<br />

sarà per giuste ragioni un po' più rigoroso,<br />

per emendare i vizi e custodire la<br />

carità, non fuggire subito per questo,<br />

dominato dallo sgomento, la via della<br />

salute i cui inizi non possono essere<br />

che stretti. Col progredire poi nella vita<br />

monastica e nella fede è con cuore dilatato<br />

ed ineffabile dolcezza di amore che<br />

si corre la via dei divini voleri; in modo<br />

che non dipartendoci mai dall'insegnamento<br />

di lui, e perseverando fino alla<br />

morte nella sua dottrina in monastero,<br />

diveniamo partecipi per mezzo della pazienza<br />

dei patimenti di Cristo, per poi<br />

meritare di essere con Lui nel suo Regno.<br />

Amen» (RB, Prologo, V. 45-50).<br />

Fino a che punto questa conformazione<br />

ai patimenti del Cristo è per Benedetto<br />

anche una conformazione alla sua Signoria,<br />

dunque una divinizzazione, già<br />

in questa vita? è una domanda vasta e<br />

importante, per noi appassionante, e<br />

merita ben altra risposta di quella che si<br />

potrebbe abbozzare in queste righe. Facciamo<br />

qui solo due osservazioni: l'edizione<br />

della Regola benedettina che abbiamo<br />

usata traduce: «... diveniamo<br />

partecipi per mezzo della pazienza dei<br />

patimenti di Cristo, per poi meritare di<br />

essere con lui nel suo Regno. Amen», là<br />

dove il testo dice: «passionibus Christi<br />

per patientiam participemur, ut et regno<br />

eius mereamur esse consortes.<br />

Amen».<br />

Si tratta per lo meno di una buona<br />

differenza di sottolineatura tradurre et,<br />

che dovrebbe stare qui per anche, con<br />

poi. È ancora una piccola conferma di<br />

quanto sia necessario che ogni generazione<br />

rilegga e interpreti coi propri occhi<br />

e la propria sensibilità i testi della<br />

tradizione, perché rimangano vivi e parlanti.<br />

La seconda osservazione: quel consortes,<br />

partecipi della stessa sorte, nel male<br />

(sofferenza) e nel bene (Regno), potrebbe<br />

esprimere anche quella spiritualità<br />

nuziale così cara a sr. Maria Gabriella e<br />

a tutte le sante cistercensi, che è spesso<br />

stata mal compresa e irrisa come sentimentale<br />

e che corrisponde invece al<br />

cuore stesso della dottrina della conformazione/divinizzazione,<br />

cioè della dinamica<br />

dell'Incarnazione, espressa nella<br />

sua forma più semplice. Il realizzarsi<br />

delle nozze di Dio con l'umanità realizza<br />

il progetto e il desiderio di Dio presente<br />

fin dal principio e mai abbandonato; salvo<br />

a mutare, dopo il peccato, la propria<br />

forma in quella delle nozze di sangue<br />

sulla Croce. Una rilettura di s. Bernardo<br />

e degli altri Cistercensi del 12° secolo in<br />

questa chiave, ci riavvicinerebbe molto<br />

alla sensibilità della Chiesa ortodossa.<br />

Ancora una volta è Maria Gabriella,<br />

questa piccolissima Cistercense del XX<br />

secolo, ad additarci questa via, nelle poche<br />

ma significative parole pronunciate<br />

nel suo giorno di nozze, nella solennità<br />

di Cristo Re: «Eterno Padre, mostrate<br />

che in questo giorno il vostro Figlio va<br />

a nozze (!), e concedetemi... ».<br />

MONICA DELLA VOLPE<br />

beg, oltre che richiami bizantini presenti<br />

nei Balcani. Erano presenti il Comandante<br />

del IX reggimento fanteria «Bari», il Colonnello<br />

Vincenzo Trombetta, promotore<br />

dell'iniziativa, oltre che una vasta rappresentanza<br />

degli oltre 1.200 militari italiani<br />

del Contingente Italfor Albania. Il Reparto<br />

militare, che nell'ambito della Communication<br />

Zone West opera nel garantire la<br />

disponibilità delle principali vie di comuni-<br />

cazione con il Kosovo lungo tutta l'Albania,<br />

fin dal mese di ottobre 2000, data di<br />

afflusso nella Terra delle aquile, ha operato<br />

in stretto contatto con la popolazione<br />

locale, in particolare con le comunità di<br />

Ure e di Puke, ove hanno sede, rispettivamente,<br />

il Comando del Reggimento ed il<br />

suo distaccamento. Numerose sono le attività<br />

volte in tal senso, tra cui una stretta<br />

collaborazione con le strutture locali sanitarie,<br />

oltre che con le scuole.<br />

MAURO ALTIERI<br />

Centenario della nascita di suor Elia di san Clemente<br />

L'amore per il Signore<br />

La dedizione ai bisognosi<br />

«Perduta in Dio» è il titolo di un libro<br />

scritto da Alessandro Paolini per tratteggiare<br />

la breve vita della Venerabile Suor<br />

Elia di san Clemente. Un libro «non ricco<br />

di episodi strabilianti» — scrive l'autore<br />

— «ma una semplice biografia di<br />

una ragazza di Bari, sconosciuta in vita<br />

e acclamata dopo la morte». Presentando<br />

il libro Mons. Mariano Magrassi<br />

scrisse. «I santi ci sono ancora, con essi<br />

non abbiamo più un ritratto da appendere<br />

sopra il nostro letto». E che i santi<br />

ci sono ancora lo attestano le numerose<br />

beatificazioni e canonizzazioni svoltesi<br />

durante il Pontificato di Giovanni Paolo<br />

II: Papi, Cardinali, Vescovi, Sacerdoti,<br />

Religiosi, laici. La santità è pluralità<br />

come gli eletti dell'Apocalisse: 144.000 di<br />

ogni nazione, razza, lingua. Ognuno in<br />

cammino verso l'Agnello. La santità è<br />

lode, beatitudine, pace.<br />

Ma chi è Suor Elia di san Clemente?<br />

Come ha vissuto la sua breve vita? Teodora<br />

Fracasso, Dora per i parenti e gli<br />

amici, nacque il 17 gennaio del 1901, da<br />

genitori profondamente cristiani, in una<br />

modesta casa del borgo antico della città<br />

di Bari. Frequentò le scuole delle<br />

Suore Stimmatine poi, presso il loro laboratorio,<br />

come tutte le ragazze dell'epoca,<br />

imparò il ricamo e il cucito. Le<br />

Suore, però, avevano dato a Dora anche<br />

un'educazione religiosa che completava<br />

quella ricevuta dai genitori, in particolare<br />

dalla mamma.<br />

A dieci anni, nel maggio del 1911, si<br />

accostò per la prima volta a Gesù nell'Eucaristia.<br />

Quel contatto segnò tutta la<br />

sua vita. Da quel momento, la ricerca di<br />

Dio si fece in lei impellente. A 19 anni,<br />

chiese di entrare nel Monastero di san<br />

Giuseppe, dove il 24 novembre del 1920,<br />

vestì l'abito carmelitano col nome di<br />

Suor Elia di san Clemente. Nel chiostro<br />

fu affascinata dalla vita dei grandi santi<br />

carmelitani: Teresa d'Avila, la grande riformatrice,<br />

Teresa del Bambino Gesù,<br />

Elisabetta della Trinità.<br />

Ma fu in santa Teresa di Lisieux che<br />

cercò, soprattutto, un modello da seguire<br />

pur vivendo una spiritualità tutta propria.<br />

Nella sua vita non si conoscono estasi<br />

o rapimenti mistici. D'altra parte, l'universalità<br />

della santità non rende inutili le<br />

voci più piccole e più nascoste. La san-<br />

tità non è vocazione privilegiata per mistici,<br />

ma è lo sbocco naturale della fede<br />

e dell'amore di ogni credente. La meraviglia<br />

della santità è nel suo essere diversa,<br />

molteplice, diffusa nella sequenza dei<br />

secoli, della personalità delle singole esistenze.<br />

In Elia di san Clemente la santità<br />

fu vissuta come sigillo della fede nata<br />

dall'Amore Misericordioso che doveva<br />

fare «traboccare nella sua Anima le onde<br />

della tenerezza della Trinità».<br />

Tutta la sua vita si è svolta nell'amore<br />

per Dio nell'offerta per i fratelli, pur vivendo<br />

in clausura. Per comprendere la<br />

spiritualità della Venerabile, cito due sue<br />

frasi significative: «Voglio amarTi, mio<br />

Dio, non voglio conoscere altra scienza<br />

se non quella dell'immenso amore che<br />

Tu porti alla piccola mia anima, che sono<br />

in Te trova il “tutto”, la vera felicità»<br />

— e, ancora — «Il pensiero che io vivo<br />

per Te, o mio Dio, deve rendermi felice<br />

in tutti gli eventi, distaccarmi da tutto e<br />

vivere unicamente per Te».<br />

L'8 dicembre del 1924, si offrì «vittima<br />

di olocausto all'Amore Misericordioso»;<br />

così volle prepararsi per emettere i<br />

voti perpetui l'11 febbraio del 1925; due<br />

date mariane, dedicate alla Vergine Immacolata.<br />

Una violenta encefalite stroncò<br />

la sua giovane esistenza terrena il 25<br />

dicembre del 1927. Mentre la Chiesa ricordava<br />

il Natale del Cristo, la sua Anima<br />

nasceva al Cielo.<br />

«Profumi di eternità» è il titolo di una<br />

raccolta di pensieri scritti da suor Elia,<br />

oltre una pubblicazione di sue poesie,<br />

scritte nel silenzio del chiostro, come<br />

frutto e prolungamento della preghiera<br />

intensamente vissuta, alla luce della Parola.<br />

È di questi giorni la raccolta e la<br />

pubblicazione di tutti i suoi scritti.<br />

La Chiesa che è in Bari-Bitonto la ricorderà<br />

il 17 gennaio corrente, con una<br />

solenne concelebrazione Eucaristica presieduta<br />

dall'Arcivescovo Mons. Francesco<br />

Cacucci, nella Chiesa del Monastero<br />

di san Giuseppe, dove riposano le sue<br />

Ossa, mèta di fedeli che sostano in preghiera<br />

per lodare Dio e chiedere grazie<br />

per la sua intercessione. In tale circostanza<br />

sarà benedetta una lapide-ricordo<br />

che, il 2 febbraio prossimo sarà affissa<br />

sulla casa dove ebbe i natali.<br />

FRANCO CAMAGGIO<br />

La preziosa eredità spirituale di Madre Flora Pallotta<br />

Una missione ispirata<br />

al Vangelo della carità<br />

La comunità ecclesiale marchigiana<br />

ha reso omaggio a madre Flora<br />

Pallotta con due solenni riti funebri:<br />

l'uno celebrato a Pesaro, dove risiedeva,<br />

dal Vescovo Angelo Bagnasco,<br />

l'altro a Force (Ap), dove era nata,<br />

dal Vescovo Gervasio Gestori, di San<br />

Benedetto del Tronto.<br />

Nata a Force il 6 gennaio 1916, dopo<br />

aver militato nell'Azione Cattolica<br />

fece esperienza di vita religiosa.<br />

Chiamata da Dio ad esercitare il<br />

Vangelo della fanciullezza, fondò la<br />

congregazione religiosa delle Missionarie<br />

Francescane della fanciullezza<br />

con lo scopo specifico di recuperare<br />

e formare bambini abbandonati ed<br />

emarginati.<br />

L'istituto, prima di diritto diocesano,<br />

poi di diritto pontificio, si è rapidamente<br />

diffuso nelle Marche, in Romagna,<br />

nel Lazio, in Lombardia e<br />

poi via via in altre regioni.<br />

Ha messo le radici anche in America<br />

Latina, scegliendo come patrona<br />

Maria, Regina della pace.<br />

Oltre alla fondazione di strutture<br />

ricettive e formative per i bambini<br />

madre Flora ha voluto erigere, nella<br />

cittadina di Esmeralda, un santuario<br />

dedicato alla Vergine di Loreto per<br />

essere in comunione con la parrocchia<br />

di Santa Maria di Loreto a Pesaro,<br />

dove l'opera ha avuto inizio.<br />

Nel cuore del santuario è racchiusa<br />

la statua, perfettamente uguale all'originale,<br />

venerata nella santa Casa<br />

di Loreto. Il santuario fu consacrato<br />

dal Cardinale Eduardo Pironio. Oggi<br />

è un centro di spiritualità mariana.<br />

Il carisma di Flora Pallotta ha il<br />

fondamento nel Vangelo, precisamente<br />

nelle parole di Gesù quando<br />

manifestò il suo amore per i fanciulli.<br />

Il Vangelo della carità, della solidarietà,<br />

della dedizione, della condivisione<br />

rifulge negli atti quotidiani delle<br />

Missionarie totalmente prese nella<br />

educazione e formazione die bambini<br />

e nel recupero di quelli abbandonati.<br />

Fino alla morte, avvenuta il 9 gennaio<br />

scorso, Madre Flora è stata l'anima<br />

della Congregazione che ha<br />

guidato saggiamente nei suoi inizi e<br />

ne ha accompagnato lo sviluppo fino<br />

all'approvazione pontificia.<br />

È stata testimone del Vangelo di<br />

carità nei confronti di coloro che<br />

avevano maggiore bisogno di amore<br />

per crescere nella sapienza di Dio. «I<br />

bambini — ripeteva e ha scritto nel<br />

testamento — sono la parte eletta del<br />

mio cuore; i bambini sono da amare,<br />

da proteggere, da aiutare con tutte le<br />

forze; i fanciulli devono occupare un<br />

posto centrale nel cuore e nei progetti<br />

di ogni missionaria della fanciullezza.<br />

Nei cinquant'anni dell'opera migliaia<br />

di fanciulli sono stati accolti<br />

nella casa dell'istituto. A tutti e a ciascuno<br />

è stato dato quel patrimonio di<br />

fede che Gesù ha voluto riservare ai<br />

piccoli.<br />

Numerose sono state le testimonianze<br />

di affetto, di gratitudine e di<br />

stima di ex alunni tornati a ringraziare<br />

la madre fondatrice e le suore per<br />

averli accolti, formati e preparati a<br />

inserirsi nella vita sociale e a fondare<br />

una famiglia secondo il modello del<br />

Vangelo.<br />

Queste qualità sono state messe in<br />

rilievo dai presuli che hanno presieduto<br />

ai riti funebri e ai quali ha partecipato<br />

un numero strabocchevole<br />

di ex alunni e di fedeli, conquistati<br />

dalla sensibilità e dalla dedizione della<br />

madre.<br />

«Ora che madre Flora — ha detto<br />

Mons. Gestori — ha lasciato questo<br />

mondo, le sue numerose opere e le<br />

sue amatissime figlie spirituali, portiamo<br />

nel cuore questi preziosi ricordi<br />

della sua persona. Questi esempi<br />

— ha aggiunto il Vescovo — fanno<br />

del bene indubbiamente per la nostra<br />

vita di discepoli del Signore. In modo<br />

speciale le sue suore devono coltivare<br />

nella mente e con la vita quegli insegnamenti<br />

spirituali che sono venuti<br />

dalla loro fondatrice e che costituiscono<br />

il tesoro più caro della loro<br />

istituzione religiosa».<br />

Discendente dallo stesso nucleo<br />

della beata Maria Assunta Pallotta,<br />

madre Flora ha lasciato un'eredità<br />

per la Chiesa e la società del terzo<br />

millennio che continuerà a espandersi<br />

attualizzando il Vangelo della fanciullezza.<br />

La sua memoria è speranza che la<br />

causa dei bambini è la causa stessa<br />

di Cristo e della Chiesa.<br />

G. C.

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