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EUROPA<br />
PAGINA<br />
6 .<br />
Il cammino<br />
della Chiesa<br />
L'OSSERVATORE ROMANO Sabato 13 Gennaio 2001<br />
La Lettera inviata da Frère Roger di Taizé<br />
alle nuove generazioni che partecipano alle iniziative promosse dalla Comunità<br />
«Avverti una felicità?»<br />
«Avverti una felicità?» è il titolo della<br />
«Lettera da Taizé» scritta da Frère Roger<br />
ai giovani che hanno scelto la Comunità<br />
di Taizé come punto di riferimento<br />
per il loro cammino cristiano.<br />
Ecco alcuni passi della Lettera nella<br />
traduzione italiana:<br />
Se potessimo sapere che è possibile<br />
una vita felice anche nelle ore d'oscurità...<br />
Ciò che rende felice un'esistenza, è<br />
avanzare verso la semplicità: la semplicità<br />
del nostro cuore, e quella della nostra<br />
vita. Perché una vita sia bella, non è indispensabile<br />
avere capacità straordinarie<br />
o grandi possibilità: l'umile dono della<br />
propria persona rende felici.<br />
Quando la semplicità è intimamente<br />
legata alla bontà del cuore, anche l'essere<br />
umano più sprovvisto può creare un<br />
terreno di speranza attorno a sé.<br />
Si, Dio ci vuole felici! Ma non c'invita<br />
mai a rimanere passivi, mai ad essere<br />
indifferenti alla sofferenza degli altri.<br />
Proprio al contrario: Dio ci suggerisce di<br />
essere creatori, di arrivare a creare anche<br />
nel momento della prova.<br />
La nostra vita non è sottomessa alle<br />
sorti della fatalità o del destino. Tutt'altro!<br />
La nostra vita prende senso quando<br />
è innanzitutto risposta viva alla chiamata<br />
di Dio. Ma come riconoscere una tale<br />
chiamata e scoprire ciò che si aspetta<br />
da noi?<br />
Dio si aspetta che siamo un riflesso<br />
della sua presenza, portatori di una speranza<br />
del Vangelo. Chi risponde a questa<br />
chiamata non ignora le proprie fragilità,<br />
così custodisce nel suo cuore queste<br />
parole di Cristo: «Non temere, continua<br />
a fidarti!». Alcuni percepiscono, all'inizio<br />
forse fievolmente, che per loro la chiamata<br />
di Dio è una vocazione per tutta<br />
l'esistenza.<br />
Lo Spirito Santo ha la forza di sostenere<br />
un sì per tutta la vita. Non ha forse<br />
già deposto nell'essere umano un desiderio<br />
d'eternità e d'infinito? In lui, ad<br />
ogni età, si può ritrovare uno slancio e<br />
dirsi: «Abbi un cuore deciso, e prosegui<br />
il cammino!». Ed ecco che, con la sua<br />
misteriosa presenza, lo Spirito Santo<br />
compie un cambiamento nei nostri cuori,<br />
rapido per alcuni, impercettibile per<br />
altri. Quel che era oscuro o anche inquietante<br />
si rischiara.<br />
Sino alla fine dell'esistenza, la fiducia<br />
di un sì può portare tanta luce e tanta<br />
gioia. Chiamati al dono della nostra persona,<br />
siamo così poco costruiti per un<br />
tale dono. Il Cristo capisce le nostre resistenze<br />
interiori. Superandole, gli diamo<br />
prova del nostro amore. Attenti alla<br />
chiamata di Dio, capiamo che il Vangelo<br />
c'invita ad assumere delle responsabilità<br />
per alleviare le sofferenze umane.<br />
Lo sguardo degl'innocenti, quello di<br />
tanti poveri sulla terra, c'interroga: come<br />
condividere una speranza con chi ne<br />
è stato cosi tanto privato? E la parola di<br />
Cristo nel Vangelo offre una risposta<br />
molto limpida: «Ciò che fate per i più<br />
piccoli, lo fate a me». Dio non può che<br />
donare il suo amore e la sofferenza non<br />
proviene mai da lui. Dio non è l'autore<br />
del male, non vuole né la miseria umana,<br />
né le guerre, né i disordini della natura,<br />
né la violenza degl'incidenti. Condivide<br />
la pena di chi attraversa la prova<br />
e rende capaci di consolare chi conosce<br />
la sofferenza.<br />
Dio ci vuole felici: ma dov'è la fonte<br />
di una tale speranza? È nella comunione<br />
con Dio, vivente al centro dell'anima di<br />
ciascuno. Possiamo capirlo? Ci sarà dato<br />
d'essere afferrati dal mistero di questa<br />
comunione con Dio. Essa tocca quel<br />
che c'è di unico e di più intimo nel profondo<br />
dell'essere. Dio è Spirito e la sua<br />
presenza resta invisibile. Vive sempre in<br />
noi: nei momenti d'oscurità come in<br />
quelli di piena luce (...).<br />
Potrebbe scaturire l'impressione di<br />
una lontananza tra Dio e me, come se<br />
lo sguardo interiore si spegnesse fugacemente?<br />
Scordiamoci che Dio non ritira<br />
mai la sua presenza. Lo Spirito Santo<br />
non si separa mai dalla nostra anima:<br />
anche alla morte, la comunione con Dio<br />
rimane. Sapere che Dio ci accoglie per<br />
sempre nel suo amore diventa sorgente<br />
di serena fiducia. La nostra preghiera è<br />
una realtà semplice. Non è che un povero<br />
sospiro? Dio sa ascoltarci. E non dimentichiamo<br />
che, nel cuore della persona<br />
umana, lo Spirito Santo prega.<br />
E stare in silenzio alla presenza di Dio<br />
è già una disposizione interiore aperta<br />
alla contemplazione. Entrando nel terzo<br />
millennio, riusciamo a comprendere<br />
che, duemila anni fa, Cristo è venuto<br />
sulla terra non per creare una nuova religione,<br />
ma per offrire ad ogni essere<br />
umano una comunione in Dio? Il secondo<br />
millennio è stato quello in cui molti<br />
cristiani si sono separati gli uni dagli altri.<br />
C'impegneremo, da ora, sì senza tardare,<br />
dall'inizio del tema millennio, a<br />
compiere tutto il possibile per vivere in<br />
comunione e costruire la pace nel mondo?<br />
Quando i cristiani vivono in grande<br />
semplicità e nell'infinita bontà del cuore,<br />
quando sono attenti a scoprire la bellezza<br />
profonda dell'animo umano, sono<br />
portati ad essere in comunione gli uni<br />
con gli altri nel Cristo e a diventare cercatori<br />
di pace in ogni parte della terra.<br />
Sappiamo che ogni battezzato che si<br />
dispone interiormente a fidarsi del Mistero<br />
della Fede, è nella comunione del<br />
Cristo? Essere in comunione gli uni con<br />
gli altri comporta amare ed essere amati,<br />
perdonare ed essere perdonati.<br />
Quando questa comunione che è la<br />
Chiesa diventa limpida cercando di amare<br />
e di perdonare, lascia trasparire delle<br />
La gioia degli 80.000 ragazzi<br />
che hanno invaso Barcellona<br />
Ottantamila giovani cristiani hanno<br />
partecipato al 23° Incontro europeo<br />
promosso, a Barcellona, dalla Comunità<br />
di Taizé, conclusosi il primo gennaio.<br />
Il passaggio tra il 2000 e il 2001<br />
i giovani lo hanno vissuto nella preghiera.<br />
Dopo aver cenato con le famiglie<br />
o nelle parrocchie che li hanno<br />
accolti, hanno partecipato alla<br />
Santa Messa e quindi hanno preso<br />
parte alla veglia di preghiera per la<br />
pace.<br />
Tantissimi giovani, dunque, hanno<br />
animato questa nuova tappa del «pellegrinaggio<br />
di fiducia sulla terra» iniziato<br />
da Frère Roger, fondatore sessant'anni<br />
fa della Comunità di Taizé.<br />
Adesso sono chiamati a vivere nei loro<br />
ambienti — in famiglia, nelle comunità,<br />
nel mondo della scuola e del<br />
lavoro — ciò che hanno sperimentato<br />
a Barcellona, confrontandosi con<br />
tante persone provenienti da Paesi diversi.<br />
La città catalana è rimasta profondamente<br />
colpita dalla testimonianza<br />
di questi giovani, molti dei quali provenienti<br />
dalle terre dell'ex «blocco»<br />
comunista. Barcellona li ha visti pregare,<br />
anche la notte dell'ultimo dell'anno.<br />
Li ha sentiti pregare per la<br />
pace e perché l'Europa riesca a superare<br />
le barriere, le differenze, le paure.<br />
E dopo la preghiera hanno presentato<br />
la loro fede, esprimendola<br />
con le caratteristiche della propria<br />
cultura. Hanno cantato le loro storie,<br />
le hanno danzate. Poi, la mattina del<br />
primo gennaio, eccoli di nuovo, tutti<br />
insieme nelle parrocchie, per la Santa<br />
Messa.<br />
L'Incontro europeo promosso da<br />
Taizé è sempre vissuto all'insegna<br />
della libertà e della responsabilità. A<br />
tutti viene suggerito di assumersi impegni<br />
seri, precisi, nella propria comunità<br />
e nella società civile. Nella<br />
consapevolezza che ogni azione concreta<br />
nasce dalla contemplazione<br />
Barcellona è rimasta sorpresa di<br />
fronte a questa testimonianza cristiana.<br />
I giovani hanno pacificamente<br />
«invaso» i padiglioni della Fiera cittadina,<br />
il luogo del mercato dove — secondo<br />
l'espressione di Toni Soler,<br />
giornalista di «La Vanguardia» — l'unica<br />
colomba bianca è quella di una<br />
nota carta di credito. E invece i giovani<br />
hanno portato la loro «colomba<br />
bianca», la loro testimonianza di pace<br />
e che è possibile vivere da cristiani<br />
in questa Europa del Terzo Millennio.<br />
Infatti i confronti tra i giovani —<br />
animati dai frères di Taizé — vertono<br />
concretamente sulla possibilità di vivere<br />
il Vangelo nella quotidianità.<br />
Il dato più impressionante è che<br />
quasi la metà dei giovani viene dai<br />
Paesi dell'Est europeo. Impressionante<br />
il numero dei polacchi. Numerosissimi<br />
i russi, gli ucraini e i lituani<br />
che hanno compiuto viaggi massacranti<br />
per arrivare a Barcellona. Non<br />
sono mancate folte delegazioni dalla<br />
Jugoslavia (presenti anche gli ortodossi),<br />
dalla Croazia, dalla Slovenia e<br />
dalla Romania. Gli italiani erano<br />
7.000. Certamente molti di questi giovani<br />
hanno vissuto anche l'esperienza<br />
di Tor Vergata, della XV Giornata<br />
Mondiale della Gioventù. È quello<br />
stesso spirito che li ha condotti fino a<br />
Barcellona.<br />
Spagna: in preghiera per la pace nei Paesi Baschi<br />
«In mezzo a tutti, pace per tutti» è il titolo<br />
scelto dai Vescovi dei Paesi Baschi, in Spagna,<br />
per l'incontro di preghiera per la pace organizzato<br />
sabato 13 gennaio a Vitoria dalle<br />
quattro diocesi della regione (San Sebastián,<br />
Bilbao, Pamplona e Vitoria).<br />
Il Vescovo di Bilbao, Mons. Ricardo Blázquez<br />
Pérez, ha spiegato come questa iniziativa<br />
intende esprimere l'apprensione per «la<br />
durezza della situazione», aggravata dalla<br />
nuova campagna di attentati, ma intende anche<br />
sottolineare il contributo che la preghiera<br />
può dare per «sradicare il terrorismo e promuovere<br />
la pace e la libertà». «Siamo convinti<br />
— ha detto il Vescovo — che il terrorismo sia<br />
una questione anzitutto morale. Pregando si<br />
rafforza la reazione morale della società contro<br />
la violenza». L'inziativa congiunta è la prima<br />
del genere adottata dalle Diocesi della regione<br />
basca.<br />
UCRAINA La testimonianza di un eroico Pastore perseguitato dai sovietici<br />
Il giovane Vescovo Romža ucciso<br />
per non aver ceduto alle minacce<br />
GIAMPAOLO MATTEI<br />
Un giovane Vescovo ucciso all'età di<br />
36 anni. Teodor Romža — la cui Causa<br />
di canonizzazione è stata introdotta l'8<br />
novembre 1997 — fa parte della grande<br />
schiera di testimoni della fede che, nel<br />
corso del sanguinoso ventesimo secolo,<br />
hanno pagato con la vita la loro fedeltà<br />
a Cristo e alla Chiesa, e sono stati vittime<br />
delle folli ideologie che hanno cercato,<br />
con metodi violenti e subdoli, di sradicare<br />
la fede dalla storia dell'Europa.<br />
Quel lembo dell'Ucraina, detto «carpatico»,<br />
è stato teatro di eventi drammatici<br />
in questo secolo. La regione fino al<br />
1918 era appartenuta all'impero austroungarico.<br />
Entrò quindi nella federazione<br />
cecoslovacca, finché nel 1944 non finì<br />
anch'essa sotto il tallone di Stalin. Per la<br />
Chiesa greco-cattolica in Transcarpazia<br />
la persecuzione fu implacabile e nel<br />
1949 la Chiesa venne ufficialmente soppressa.<br />
Il giovane Vescovo di Mukacheve, di<br />
rito bizantino, Teodor Romža si trovò a<br />
vivere una stagione drammatica. Poco<br />
prima dell'arrivo della Armata Rossa,<br />
scrisse: «La frontiera fra Uzgorod e l'Unione<br />
Sovietica sta solo a sessanta chilometri<br />
di distanza... Che avvenga quello<br />
che deve avvenire. Il mio scopo è svolgere<br />
il mio lavoro apostolico appunto<br />
fra loro. Non ho nessuna intenzione di<br />
scappare... D'altra parte, non sarebbe<br />
una disgrazia se mi uccideranno. Morire<br />
per Cristo significa vivere in eterno».<br />
Quando l'Armata Rossa arrivò ad<br />
Užhorod, il Vescovo ricevette una cortese<br />
visita del comandante che lo «rassicurò»<br />
sul futuro e lo invitò addirittura a<br />
tenere un discorso per le celebrazioni<br />
dell'anniversario della rivoluzione russa.<br />
Il testo del Vescovo fu ovviamente prudente:<br />
egli ringraziava il Signore per la<br />
fine della guerra e raccomandava alla<br />
popolazione di pregare per una pace solida<br />
e duratura. I sovietici, non soddisfatti,<br />
però fecero pubblicare sul giornale<br />
una versione contraffatta del discorso.<br />
Era il segnale che dava il via alla persecuzione<br />
sistematica. Le chiese vennero<br />
occupate e assegnate agli ortodossi. I sacerdoti<br />
furono arrestati. Al Vescovo<br />
Romža si chiese una dichiarazione favorevole<br />
al regime. Egli rifiutò e venne<br />
convocato dai generali Petrov e Mechlis<br />
per rendere conto del suo operato. Mechlis,<br />
che rappresentava il potere sovietico,<br />
gli urlò in faccia che era ora di stac-<br />
FRANCIA Sarà ospitato in una nuova chiesa consacrata a Nanterre<br />
Un centro per la pastorale del lavoro<br />
Domenica 7 gennaio, Mons. François<br />
Favreau, Vescovo di Nanterre, ha consacrato<br />
la chiesa Notre-Dame de Pentecôte.<br />
In questa circostanza, ha chiuso il<br />
Giubileo dell'anno 2000 per la diocesi di<br />
Nanterre.<br />
In questa chiesa si vive una pastorale<br />
rivolta a circa 150.000 uomini e donne<br />
che lavorano nelle imprese di La Défense.<br />
Questa particolare attenzione per<br />
l'impresa, la vita economica e le condizioni<br />
lavorative, le conferisce una nota<br />
originale. Insieme ai movimenti apostolici,<br />
la Chiesa dispone qui dei mezzi per<br />
proporre la fede in Gesù Cristo al centro<br />
della vita professionale.<br />
Per farlo si avvale di un lavoro profondo<br />
in seno a gruppi di riflessione che<br />
rappresentano tutti i livelli di responsabilità.<br />
Praticando lo scambio di esperienze,<br />
l'ascolto e lo studio — al suo interno<br />
e nell'impresa — con enti intermediari o<br />
istituzioni, questa comunità cristiana desidera<br />
vivere una reale collaborazione<br />
con tutti.<br />
Russia: l'impegno<br />
per il dialogo<br />
ecumenico<br />
Il Grande Giubileo è stato vissuto dai<br />
cattolici che vivono in Russia con profonda<br />
intensità spirituale. È stato veramente<br />
un tempo privilegiato di conversione<br />
e un accento del tutto speciale è<br />
stato posto sulla dimensione ecumenica.<br />
È quanto è emerso nei lavori della Conferenza<br />
Episcopale svoltisi, di recente, a<br />
Irkutsk, in Siberia.<br />
La rinascita cristiana verificatasi nel<br />
territorio russo dopo il crollo del comunismo<br />
e dell'Unione Sovietica ha riguardato<br />
anche i cattolici. I segnali di questa<br />
positiva realtà sono evidenti. Stando alle<br />
cifre, indicative, della Conferenza Episcopale,<br />
i cattolici russi sono oggi<br />
110.000. Sono 400.000 se si contano gli<br />
stranieri residenti. Le circoscrizioni ecclesiastiche<br />
cattoliche sono cinque e le<br />
parrocchie 220. Attualmente i sacerdoti<br />
sono 114 e le religiose 127. Di questi però<br />
solo una piccola parte sono russi.<br />
Particolarmente fiorente è la vita del Seminario<br />
che ha la sede a San Pietroburgo.<br />
Questa presenza cattolica — rilevano<br />
i Vescovi — non significa affatto proselitismo<br />
a scapito degli ortodossi. Anzi,<br />
in ogni circostanza le comunità cattoliche<br />
cercano di instaurare un proficuo<br />
dialogo con i fratelli ortodossi, nella carità<br />
e nella verità.<br />
realtà del Vangelo in una freschezza tutta<br />
primaverile. Entreremo finalmente in<br />
una primavera della Chiesa? Il Cristo ci<br />
chiama, noi poveri del Vangelo, a realizzare<br />
la speranza di una comunione e di<br />
una pace che si diffonda attorno a noi.<br />
Anche il più semplice fra i semplici può<br />
riuscirci.<br />
Avverti una felicità? Si, Dio ci vuole<br />
felici!... E l'umile dono di sé rende<br />
felici.<br />
Essa intende avviare dibattiti pubblici<br />
su temi che s'inseriscono in questa prospettiva.<br />
Dal 23 gennaio, in collaborazione<br />
con il quotidiano «La Croix» e con i<br />
movimenti di funzionari e dirigenti cristiani<br />
(EDC e MCC), organizzerà il primo<br />
di questi dibattiti sul tema: «Trasformare<br />
i collaboratori in co-imprenditori.<br />
Come?».<br />
Luogo di celebrazione e di incontro,<br />
la chiesa sarà aperta ogni giorno, per<br />
quanti desiderano celebrare Dio mediante<br />
la preghiera liturgica o semplicemente<br />
disporre di un spazio di silenzio e di<br />
pace per la preghiera personale.<br />
Luogo di formazione, farà proposte<br />
alle persone presenti su questioni che riguardano<br />
l'attualità economica, internazionale<br />
o religiosa; esse avranno la flessibilità<br />
necessaria per adattarsi sia alle<br />
famiglie di questo quartiere degli affari<br />
sia a quanti vi transitano sui numerosi<br />
mezzi di trasporto che lo servono.<br />
Luogo di cultura, proporrà eventi artistici<br />
(esposizioni, concerti, ecc.): un al-<br />
tro modo per entrare nel messaggio del<br />
Vangelo attraverso la musica, l'arte plastica<br />
e il teatro.<br />
Posta al centro della diocesi di Nanterre,<br />
nel cuore del «quartiere degli affari»<br />
di La Defénse, la chiesa Notre-Dame<br />
de Pentecôte presenta una dimensione<br />
internazionale a tutti coloro che visitano<br />
il luogo: uomini d'affari, congressisti e<br />
turisti provenienti da ogni dove.<br />
Concepito dall'architetto Franck<br />
Hammoutène, l'edificio costituisce di<br />
per sé un'opera d'arte che si sviluppa su<br />
1.000 metri quadrati e su tre livelli.<br />
Ospita un insieme di opere d'arte, fra le<br />
quali la statua di Notre-Dame de Pentecôte<br />
dello scultore Etienne, i tre elementi<br />
della mobilia liturgica di Pierre Sabatier,<br />
il Muro della Gloria di Jacques Loire,<br />
il battistero di Jacqueline Wyntrop e<br />
gli arazzi realizzati a partire dai disegni<br />
di Frate Yves dell'Abbazia della Pierre<br />
Qui Vire.<br />
carsi dal Papa. Romža rispose fermamente<br />
«no».<br />
Furono promulgate due leggi: una<br />
sulla libertà di cambiare religione senza<br />
alcuna formalità e una per la confisca<br />
dei beni parrocchiali cattolici. Romža<br />
cercò di impedire che la situazione degenerasse<br />
ma, visto che gli era sempre<br />
più difficile anche solo parlare con i sacerdoti,<br />
intraprese, con una modesta<br />
carrozzella trainata da cavalli, una visita<br />
pastorale generale che durò più di un<br />
mese.<br />
La situazione non era facile. I sovietici<br />
tentarono di convincere alcuni sacerdoti<br />
a farsi nominare arbitrariamente<br />
Vescovi a patto che collaborassero. Non<br />
ottennero che sdegnati rifiuti. Il 29 giugno<br />
1945 l'Ucraina carpatica veniva annessa<br />
all'Ucraina sovietica. La situazione<br />
si aggravò. Ma più si stringeva la morsa<br />
del regime, più il Vescovo Romža insisteva<br />
nelle sue missioni pastorali. La<br />
goccia che fece traboccare il vaso fu la<br />
celebrazione dell'Assunta, quando si ritrovarono<br />
83.000 pellegrini. Soltanto<br />
3.000 erano ortodossi, gli altri 80.000<br />
erano cattolici. Era troppo e i sovietici<br />
non lo tollerarono: decisero di tendere<br />
un agguato al Vescovo mentre tornava<br />
da una delle sue visite pastorali.<br />
Il racconto del suo assassinio sembra<br />
riciclato quasi sulla falsariga di un film<br />
del terrore di «serie B». Il 27 ottobre<br />
1947 il Vescovo tornava da Lavky dove<br />
aveva consacrato una chiesa. Erano con<br />
lui due sacerdoti e due chierici. Lungo<br />
la strada tra Cereivitsi e Ivanovtsi, un<br />
autocarro carico di soldati e poliziotti si<br />
lanciò a tutta velocità contro la carrozzella<br />
con l'intenzione evidente di rovesciarla,<br />
facendo passare la morte del Vescovo<br />
per un incidente. I cavalli morirono<br />
sul colpo. La carrozzella andò in mille<br />
pezzi. Ma Romža e i suoi compagni<br />
non si fecero neppure un graffio. Allora<br />
i soldati, armati di spranghe di ferro,<br />
cercarono di completare l'opera: li picchiarono<br />
fino a quando li videro esanimi<br />
e li credettero morti. Successivamente<br />
vennero soccorsi da alcuni passanti e in<br />
gravissime condizioni vennero portati all'ospedale<br />
di Mukacheve. Sacerdoti e<br />
chierici vennero dimessi dopo qualche<br />
tempo. Il Vescovo Romža, invece, rimase<br />
in corsia perché le sue ferite erano<br />
più gravi.<br />
Con il passare dei giorni le sue condizioni<br />
stavano migliorando. Ma ecco che<br />
le suore basiliane che lo assistevano ven-<br />
nero improvvisamente allontanate e sostituite<br />
da un'infermiera «di fiducia» del<br />
regime. Fu lei, il 1° novembre 1947, a<br />
dare il colpo di grazia al Vescovo, avvelenandolo<br />
con il gas. Morì dicendo: «O<br />
Gesù...».<br />
In poco tempo della Chiesa ucraina<br />
non rimaneva quasi più nulla. Cinque<br />
diocesi, dieci Vescovi, 3.500 preti, 1.000<br />
suore, 500 seminaristi e ancora scuole,<br />
giornali, case editrici: tutto era scomparso<br />
nel nulla. Quattro milioni di fedeli<br />
erano senza Pastori.<br />
Teodor Romža ha vissuto 36 anni di<br />
intensa missione. Era nato nel 1911 in<br />
Velyki Bockiv, in Transcarpazia. È cresciuto<br />
nella complicata realtà di quella<br />
terra. Nato in Ungheria, diventò cittadino<br />
cecoslovacco e morì sotto il regime<br />
sovietico. Ha visto cambiare il nome<br />
della sua patria almeno cinque volte.<br />
Ha studiato al ginnasio di Hust dal<br />
1922 al 1930 quando venne inviato a Roma<br />
al Pontificio Collegio Germanico-Ungarico,<br />
studiando alla Pontificia Università<br />
Gregoriana. Il 7 settembre 1934 venne<br />
trasferito al «Russicum» e continuò<br />
gli studi alla Gregoriana. Nel Natale del<br />
1936 venne ordinato sacerdote, nella Basilica<br />
di Santa Maria Maggiore, dal Vescovo<br />
Evreinov.<br />
Al Pontificio Collegio Germanico-Ungarico<br />
si diede, in pratica, «il cambio»<br />
con Alojzije Stepinac, altro Pastore perseguitato<br />
e martire. Stepinac giunse a<br />
Roma nel 1924, venne ordinato sacerdote<br />
il 26 ottobre 1930 e il giorno di Tutti i<br />
Santi celebrò la Santa Messa proprio a<br />
Santa Maria Maggiore. Completati gli<br />
studi, nel luglio 1931 Stepinac fece ritorno<br />
in Croazia.<br />
Anche Teodor Romža, terminati gli<br />
studi è tornato a casa, e la sua speranza<br />
era di poter tornare a Roma per approfondire<br />
la sua preparazione. Nel 1937 è<br />
militare a Praga, dal momento che l'Eparchia<br />
di Mukacheve si trova nello stato<br />
cecoslovacco. Dopo l'esperienza in alcune<br />
parrocchie in Transcarpazia è nominato<br />
padre spirituale del Seminario e<br />
professore di filosofia. Il 24 settembre<br />
1944 è ordinato Vescovo nella Cattedrale<br />
di Užhorod dall'Amministratore Apostolico<br />
Miklos Dudas. Con lui sono ordinati<br />
anche il Vescovo latino di Satu Mar (Romania),<br />
Janos Seffler, e il Vescovo di<br />
Košice, Istvan Madaras. Da quel momento<br />
comincia la sua missione episcopale.<br />
Tre anni nel cuore della tragedia<br />
della Seconda Guerra Mondiale.<br />
Una Giornata di studio sulla Bulgaria<br />
dedicata a due beati: Papa Giovanni XXIII<br />
e il Vescovo martire Bossilkov<br />
«La Bulgaria domani alla luce di due<br />
grandi personaggi: il beato Eugenio Bossilkov<br />
e il beato Giovanni XXIII» è il tema<br />
della giornata di studio sulla Bulgaria<br />
che si svolgerà, martedì 23 gennaio,<br />
alla Pontificia Università Lateranense, su<br />
iniziativadellostesso Ateneo e della Congregazione<br />
dei Passionisti alla quale apparteneva<br />
il Vescovo martire Bossilkov.<br />
I lavori della Prima Sessione saranno<br />
aperti, alle ore 9, dal saluto del Vescovo<br />
Angelo Scola, Rettore Magnifico della<br />
Pontificia Università Lateranense.<br />
Seguiranno cinque relazioni. La prima<br />
è affidata al prof. Roberto Morozzo della<br />
Rocca, docente alla Terza Università<br />
di Roma e membro della Comunità di<br />
sant'Egidio, che parlerà sul tema: «I cristiani<br />
bulgari durante il comunismo».<br />
Quindi Attilio Tamburrini, direttore di<br />
«Aiuto alla Chiesa che soffre» di Roma,<br />
L'augurio natalizio del Patriarca ortodosso romeno Teoctist<br />
nel ricordo dell'indimenticabile abbraccio con il Papa<br />
«Da qui, dalla sede del Patriarcato,<br />
con grande amore e<br />
con viva gratitudine per questa<br />
opportunità, vi trasmetto l'abbraccio<br />
fraterno ed i migliori<br />
auguri di benedizione, salute e<br />
prosperità nella vita di ciascuno<br />
di voi». È un augurio di<br />
pace e di gioia cristiana quello<br />
che il Patriarca ortodosso<br />
di Bucarest, Teoctist, ha rivolto,<br />
in occasione del Santo Natale,<br />
dai microfoni di Radio<br />
Vaticana.<br />
Il ricordo, vivissimo, torna<br />
allo storico viaggio apostolico<br />
compiuto da Giovanni Paolo II<br />
a Bucarest dal 7 a 9 maggio<br />
1999. Il Papa venne fraternamente<br />
accolto dal Patriarca<br />
Teoctist e il loro abbraccio<br />
ecumenico avvenne davanti ad<br />
un popolo gioiosamente emozionato.<br />
Nessuno dimenticherà mai il grido «Unitate!<br />
Unitate!» che ha superato incomprensioni<br />
avviando decisamente il tempo<br />
del dialogo ecumenico. Si sono infatti<br />
intensificati i rapporti tra cattolici e ortodossi<br />
in Romania.<br />
«Ho sempre vivo e pressante il pensie-<br />
L'abbraccio tra il Papa e il Patriarca Teoctist a Bucarest<br />
(9 maggio 1999)<br />
ro — ha detto il Patriarca —, in uno<br />
spirito di coraggio, quando Dio con la<br />
sua luce farà vedere che questa è la sua<br />
volontà, di poter venire sulle orme di<br />
San Pietro Apostolo per onorare degnamente<br />
l'invito di Sua Santità e di tutti i<br />
fratelli che sono al fedele servizio della<br />
Santa Sede. Questo avverrà con la vo-<br />
lontà di Dio e col suo aiuto.<br />
Intanto preghiamo, convinti di<br />
servire la nostra Chiesa e l'ideale<br />
del dialogo così prezioso<br />
tra le nostre Chiese».<br />
«L'Anno Santo dell'Incarnazione<br />
del Nostro Signore Gesù<br />
Cristo, il Duemila, è giunto al<br />
termine — ha affermato — e il<br />
fatto che lo concludiamo celebrando<br />
il Natale del Signore è<br />
una testimonianza della profondità<br />
della nostra fede, una<br />
testimonianza che varchiamo<br />
la soglia dei millenni con il Nostro<br />
Salvatore Gesù Cristo nella<br />
Betlemme dei nostri cuori.<br />
La nostra maggior preoccupazione<br />
deve essere quella di avere<br />
sempre nei cuori il Salvatore<br />
Gesù... È giunto il tempo di<br />
aprire i cuori al mondo che<br />
soffre, al mondo che si trova ancora nel<br />
dubbio, nella notte del peccato e dell'ignoranza.<br />
Se il Figlio di Dio umiliò se<br />
stesso prendendo la nostra carne in una<br />
povera grotta, anche la Chiesa ha il<br />
compito di entrare nelle anime dei fedeli<br />
con la parola, con la bontà, con i suoi<br />
doni»<br />
interverrà sul tema: «La libertà religiosa<br />
nella Bulgaria di oggi».<br />
Dopo l'intervallo, alloe ore 11.30 il gesuita<br />
Padre Gerhard Podskalsky, del<br />
Pontificio Istituto Orientale, terrà la terza<br />
relazione sul tema: «La Bulgaria domani<br />
alla luce della sua storia». Seguirà<br />
il dibattito. Nel pomeriggio si terrà la<br />
Seconda Sessione. Alle ore 15, l'Arcivescovo<br />
Francesco Loris Capovilla, che fu<br />
Segretario di Giovanni XXIII, parlerà<br />
sul rapporto tra il beato Angelo Roncalli<br />
e la Bulgaria.<br />
La quinta e ultima relazione è affidata<br />
a Padre Fernando Taccone, della Pontificia<br />
Università Lateranense, e avrà per<br />
tema: «Il beato Bossilkov e la profezia<br />
del futuro splendido della Bulgaria».<br />
Sono inoltre previsti brevi interventi,<br />
tra gli altri, di Padre Ottaviano D'Egidio,<br />
Superiore Generale dei Passionisti;<br />
dell'Arcivescovo Mario Rizzi, primo<br />
Nunzio Apostolico in Bulgaria; di Svetlozar<br />
Raev, Ambasciatore bulgaro presso<br />
la Santa Sede: di Rodolfo Rinaldi, Ambasciatore<br />
del Sovrano Militare Ordine<br />
di Malta in Bulgaria; Daniele Franz, Presidente<br />
dell'associazione «Amici della<br />
Bulgaria»; Assia Varbanova, Presidente<br />
dell'associazione «Italia-Bulgaria».<br />
La giornata di studio si concluderà,<br />
alle ore 18, con la Santa Messa per l'unità<br />
dei cristiani in Bulgaria. A presiederla,<br />
nella Basilica di san Giovanni in<br />
Laterano, sarà il Cardinale Edward Idris<br />
Cassidy, Presidente del Pontificio Consiglio<br />
per la Promozione dell'Unità dei<br />
Cristiani.<br />
Questa giornata, dunque, è promossa<br />
dalla Pontificia Università Lateranense<br />
in collaborazione con la Congregazione<br />
dei Passionisti che sostiene la recente<br />
specializzazione in Teologia dell'evangelizzazione<br />
presso l'Istituto Pastorale e<br />
che è presente in Bulgaria dal 1781. All'organizzazione<br />
di questa importante<br />
giornata di studio si unisce anche l'Associazione<br />
«Italia-Bulgaria» e hanno aderito<br />
numerose realtà che, in diversi modo,<br />
l'hanno sostenuta e resa possibile.<br />
Lo scopo di questa importante iniziativa<br />
di studio è quello di riflettere sulla<br />
storia e sul futuro culturale e religioso<br />
della Bulgaria.<br />
A dare lo spunto sono stati la recente<br />
beatificazione di Papa Giovanni XXIII<br />
— che è stato Delegato Apostolico in<br />
terra bulgara dal 1925 al 1934 — e il<br />
centenario della nascita del Vescovo<br />
Bossilkov,avvenuta il16novembre 1900.